Pixie, where are you?

[Joshua]

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    Gyll McKenzy
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    26 Novembre 2019 - h 20.00


    «Ma dico... tra tanti posti dove potevi andare a nascondermi le cose, giusto la guferia, Pixie?» saliva affannosamente quelle scale, con la poca voglia di proseguire a farlo, se non per una giusta causa.
    Eppure, mantenendosi la gonna della divisa per evitare che continuasse a farle il solletico sulle gambe, stava proseguendo la risalita di quella scala della Torre Est. «Guarda, Pixie, se il quaderno è rovinato, ci parli tu con Ensor, poi.» l'affanno complicava un po' la sua conversazione, ma adesso vi chiederete con chi stesse parlando la ragazzetta bionda, dagli occhi colore delle montagne stampate sulle etichette delle bottigliette d'acqua (?).
    Beh, attorno al collo, quasi come fosse una sciarpetta, aveva un qualcosa che muoveva una lunga coda pelosa. Il manto del corpo era rossiccio, come di base erano i capelli della ragazzina, e non sembrava reagire particolarmente a quello che diceva la studentessa.
    «Davvero, Pixie, questa storia deve finire. Insomma, possibile che ogni volta che dico che non puoi mangiare un biscotto, allora devi farmi qualche dispetto? Sei grande!» il panda rosso sembrò ignorarla, fingendo di dormire.
    Finalmente in cima, ecco la ragazzina guardarsi intorno, in mezzo a tutti quei gufi che la osservavano girando il capo a destra e sinistra, quasi completando il giro «Ecco perché non mi piacciono i gufi, sono così... strani. Sono inquietanti...» la ragazzina cercava a destra e manca il suo quadernino, ma senza trovarlo. Il panda rosso sospirò, come se fosse soddisfatto di quella ricerca che non portava frutti, eppure non era mica tranquilla, la piccola Pixie, con quegli occhioni da gufo puntati addosso «Guarda, quasi ti lascerei qui per una notte intera, a dormire con loro.» sbuffò la ragazzina, alquanto contrariata da quella caccia al tesoro che lei non aveva la minima voglia di continuare.
    Si piazzò davanti all'ingresso dell'entrata della guferia, con le braccia incrociate sotto i seni, sbuffando.
    «No, Pixie, non è per niente divertente.»
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  2. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
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    Erano giorni ormai che non scriveva ai suoi genitori e, per quanto Daniel cercasse di tenerli aggiornati grazie ai messaggi che i due si scambiavano regolarmente col magifonino, sua madre esigeva una bella lettera di tanto in tanto, di quelle che rimangono nonostante il trascorrere del tempo, tralasciando il fatto che Josh non si considerasse affatto bravo a scrivere.
    Ma, ehi, se bastava così poco a rendere felice la mamma, perché non farlo?
    Era per quel motivo che il ragazzo, dopo aver trascorso due ore e mezza a scrivere tre fogli di pergamena, si stava recando verso la guferia, esibendosi in un grande sbadiglio e portando le braccia verso l'alto, per stiracchiarsi. Aveva fame e sonno, una pessima accoppiata per chi doveva ancora studiare gran parte del capitolo sulle Piante dei Desideri. Eppure, si era detto, cenare lo avrebbe aiutato a recuperare le forze.
    In quei giorni andava molto meglio: chiarire con Elisabeth e trovare una sorta di pace interiore gli era servito immensamente, aveva infatti ripreso a sorridere, aveva intenzione di parlare con Jesse affinché quest'ultimo si sentisse sereno e tranquillo nel comportarsi come sempre con lui e soprattutto voleva riprendere la vita di poche settimane prima, quando tutto andava bene, nonostante moltissime cose fossero cambiate in maniera irreversibile.
    Quando salì l'ultimo gradino e virò per entrare nella torretta diroccata, sgranò gli occhi e fece un passo indietro.
    Una ragazza sostava a braccia incrociate proprio lì davanti, impedendogli di entrare e, notò Josh abbassando lo sguardo artico sulle sue spalle, portava una strana pelliccia intorno al collo. Il moro inarcò un sopracciglio ma fece finta di nulla: i gusti erano soggettivi.
    «Ehi, ehm... ti spiace?»
    Disse lui accennando col capo a voler entrare. Poi, come se non fosse abbastanza chiaro ciò che cercasse di fare, sollevò la mano destra che reggeva la lettera, mentre la sinistra sostava nelle tasche dei pantaloni della divisa, protetta dal freddo che a breve sarebbe divenuto invernale.
    Attese dunque che la ragazza gli permettesse di entrare, notando tuttavia la sua espressione corrucciata.
    «Va tutto bene? Se aspetti qualcuno, tranquilla, lego questa alla zampa del primo pennuto che mi capita e me ne vado.»

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    Gyll McKenzy
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    Niente, quei gufi continuavano a guardarla male e lei non riusciva a trovare quel quadernino che le serviva per i compiti che doveva svolgere. Sbuffò, visibilmente offesa della cosa, ma non con il nulla, ma con la piccola Pixie, che sembrava non soffrire della mancanza di questo quaderno, tanto che era stata lei a farlo sparire.
    E poi, c'era altro che Gyll stava cercando di gestire: lo schifo che aveva per quei pennuti. Aveva provato ad entrare, ma era uscita di corsa, fermandosi davanti all'ingresso della guferia e questo non aiutava di certo le sue ricerche.

    Qualcuno, tuttavia, le sopraggiunse alle spalle, com'era facile immaginare nel momento in cui ci si ferma davanti ad un ingresso.
    Sia Gyll che Pixie, saltarono in aria «AAAAH! GLI UCCELLI PARLANOOOO!» il panda rosso si rifugio nelle braccia della padrona, mentre questa si stringeva al panda come se avessero appena visto un fantasma.
    Si girarono dietro di loro, con il volto terrorizzato e quando si trovarono innanzi Joshua Evans, Gyll si rilassò, mentre Pixie lo guardò perplesso, con quegli occhi a palla che sbatterono un po' di volte.
    «Pff... e io che pensavo fosse un gufo gigante...» socchiuse gli occhi e sospirò.
    Sembrava quasi essersi tranquillizzata, tuttavia, improvvisamente si rese conto di chi aveva davanti, lo indicò con l'indice teso verso di lui«AAAAAH! JOSHUA EVANS!» il panda di nuovo sembrò stringersi a lei, forse per l'urlo che la padrona fece improvvisamente.
    L'ametrino, ai tempi di Hogwarts era un compagno di Grifondoro di Gyll, seppur un anno più grande.
    «Joshua Benjamin Evans, che diamine ci fai qui!» poi vide la lettera e guardò alle sue spalle «Quegli uccellacci sono strani, Evans! Non ti fidare di loro...» si fece da parte, continuando a rimanere sulla soglia e facendo passare il ragazzo.
    Si portò la punta dell'indice alle labbra, mangiucchiandone qualche pellicina. Era nervosa, un po' imbarazzata «Senti Josh... in memoria dei vecchi tempi... da bravo compagno Grifondoro, non è che butteresti un'occhiata lì dentro? Magari... boh, trovi un quaderno di appunti ... così, giusto per caso...» sorrise a trentadue denti.
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  4. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
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    Gli uccelli potevano fare tante cose, anche perché ne esistevano davvero tanti e non per forza tutti con le ali, ma di certo non parlavano. Motivo per cui, quando la biondina urlò una cosa simile, Josh fece un passo indietro spaventato e sgranò le palpebre. Ce l'aveva evidentemente con lui.
    «Sta' calma, ragazza, non sono un uccello.»
    Non proprio.
    La vide stringersi a uno strano animaletto dallo sguardo curioso e, quando l'altra si rese conto che non fosse nulla di particolare, se non un semplice ragazzo, parve rilassarsi. Josh la osservò attentamente, certa di averla già vista da qualche parte, e quando lei urlò il suo nome, oltre a farlo saltare nuovamente nella direzione opposta, confermò le sue supposizioni.
    Si conoscevano. Il moro ci mise un po' a riconoscere quei lineamenti che in un anno si erano fatti più taglienti e femminili, mentre il corpo di quella che aveva lasciato ragazzina si formava, accennando un paio di curve di tutto rispetto.
    «Gyll, ehi! Come stai?»
    La riconobbe come una ex concasata a Hogwarts, dato che fino a due anni prima avevano entrambi indossato i colori rosso e oro dei Grifondoro. Si avvicinò un po' di più, stando bene attento a non esagerare: quella ragazzina era un vero tornado e anche un po' strana, ma in fondo gli era sempre risultata simpatica.
    «Come sarebbe che ci faccio qui? Frequento Hidenstone da un anno, ormai.
    Wow, sei davvero cresciuta! Intendo dire, sei diventata proprio una bella ragazza!»

    Accolse il commento sui gufi sollevando su di loro lo sguardo e ridendo in risposta alle sue parole, prima di agitare in aria la lettera.
    «Farò in fretta.»
    Infilò l'ingresso e con un fischio richiamò a sé un giovane Barbagianni che atterrò sul suo polso. Gli legò la lettera al polso e nel mentre si volse a guardare la ragazza che aveva ripreso a parlare.
    «Un quaderno, dici? Certo.»
    Si avvicinò alla finestra della torre diroccata e lasciò che il pennuto prendesse il volo, prima di voltarsi e iniziare a guardarsi in giro alla ricerca dell'oggetto desiderato dalla compagna.
    «Sei sicura di averlo lasciato qui? Io non vedo niente.»
    Controllò persino nelle varie tane e sui trespoli, ma non trovò nulla che somigliasse a un quaderno e sperò vivamente che non fosse sotto le cacche di quegli uccelli.
    «Intanto che mi racconti? In che Casa sei andata a finire?»
    Di certo non era tra gli Ametrin, o l'avrebbe notata subito, e non poté guardare neppure i colori della divisa, impegnato com'era a prendersi le beccate di una civetta mentre cercava nel suo rifugio.

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    Gyll McKenzy
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    Restare ancora un minuto in quella guferia, avrebbe significato correre all'impazzata verso il bagno per fare una bella doccia. Gyll odiava veramente quei pennuti, sapevano di sporco e lei odiava lo sporco. Quando le arrivò risposta al primo urlo, la piccola divenne tutta rossa, di colpo «No, cioé, scus---» al riconoscere il volto dell'ex compagno Grifondoro, Gyll si rasserenò, tornando ad un colorito normale.
    Per fortuna era una che si imbarazzava ben poco delle sue uscite da sclerata, erano troppo frequenti per poter diventare rossa ad ogni cosa buffa che facesse.
    Sorrise felice di trovare un volto amico e le fece un po' strano non vederlo più con quel rosso e giallo che caratterizzava la loro divisa. «Adesso veramente meglio, tranne per quei piccioni che continuano a guardarmi male. E tu? MA DA QUANTO TEMPO NON CI VEDIAMO? Io mica sapevo che fossi qui anche tu!» era visiblmente contenta di aver incontrato l'Ametrino, tanto che si lanciò verso di lui, tentando di buttargli le braccia al collo in un abbraccio improvviso, per poi staccarsi subito dopo (se ci fosse riuscita).
    Tuttavia, il momento di imbarazzarsi non era terminato, tanto che a quel complimento, la biondina si toccò un ciuffo di capelli, rigirandolo intorno all'indice della mano destra «Oh, beh... grazie... cioé non sono sicura che io sia cambiata così tanto... però... cioé... se lo dici tu mi fido!» Pixie, nel frattempo si era messa seduta sulla sua testa e guardava il ragazzo con fare interrogativo «Ti ricordi di Pixie? Se non ricordo male, un giorno te la ritrovasti anche in camera. Lei non è cambiata per niente, è la solita dispettosa.»
    Annuii alle sue parole, quindi, osservandolo dalla soglia richiamare quel pennuto. Fece un'espressione schifata, ma cercò di non metterci troppa attenzione.
    «Oh, beh... non so. Pixie me lo ha preso, l'ho vista scappare da questa parte e boh, credo sia lì. Non lo trovi?» sbuffò, alzando gli occhi verso la sua testa, era evidente che fosse un'occhiataccia al panda che aveva in testa.
    Si distrasse solo quando Joshua le fece domande riguardo la sua permanenza lì, quindi sospirò appena e gesticolando iniziò a rispondergli «Io sono nei Black Opal! E tu? Devo dire che mi trovo molto bene, anche se il mio letto è un po' scomodo, Pixie mi ruba le coperte e ... Lo sai che abbiamo un bambino?!» i suoi occhi si illuminarono di felicità a dirlo.
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  6. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
    Studente | 17 anni
    Ricordava bene quella ragazza, che in età più tenera era stata una vera e propria rovina. A Josh era sempre stata molto simpatica, e nonostante per alcuni professori la sua personalità fosse un tantino esuberante e sopra le righe, lui la trovava fantastica. Con lei non ci si annoiava mai e lo faceva sempre ridere, qualità che, soprattutto di recente, aveva imparato ad apprezzare nelle persone.
    Ritrovarla lì era sicuramente una bella piega che gli eventi avevano preso.
    «Beh, sarà più di un anno, ormai. E sì, in realtà ero intenzionato a terminare gli studi a Hogwarts, ma l'idea di approfondire qui quelli specialistici non mi dispiaceva, così...»
    Si strinse nelle spalle e le sorrise prima che lei gli si lanciasse letteralmente addosso e lo abbracciasse, cosa a cui lui rispose con stupore ma ricambiando immediatamente quel caloroso gesto d'affetto con una mezza risata.
    «Oh, wow! E' bello anche per me riveder...»
    Peccato che il corpo di Gyll non fosse più il corpo di una dodicenne e anzi, anche attraverso i numerosi strati di vestiti, non fu difficile percepire contro il suo petto due abbondanti forme che Josh era sicuro non ci fossero fino a qualche mese prima. E arrossì, tentando di allentare quella stretta.
    «Oh. WOW.»
    Già. Solo quando la bionda si staccò lui tentò di riacquisire un contegno, portandosi la mano sinistra a strofinarsi il retro del collo, chiaro segno di imbarazzo, per chi lo conosceva bene.
    «Certo che me la ricordo. E ricordo anche che te la sei venuta a riprendere infischiandotene di bussare e trovando me e gli altri in mutande.»
    Le disse con aria da rimprovero ma senza riuscire a nascondere un sorriso.
    Quando inviò la propria lettera e iniziò a cercare il quaderno della ragazza, una ormai nota sensazione iniziò a farsi strada in lui. Era molto simile a ciò che aveva nutrito per la professoressa di Antiche Rune: una sorta di richiamo da parte di Gyll che lo spingeva a guardarla spesso, a considerarla bella e molto, per quanto fosse sempre la ragazza che aveva incontrato a scuola.
    Nel momento stesso in cui lei lo aveva abbracciato, il suo profumo lo aveva fatto capitolare, non potendo frenarsi nell'accarezzarle distrattamente una ciocca di capelli, prima di lasciarla andare.
    Josh scosse la testa, non pensando minimamente che nella ragazza potesse scorrere il sangue di una Veela.
    «Non c'è nulla, mi dispiace.»
    Le disse con un sospiro, mentre tornava indietro stringendosi nelle spalle. Si portò talmente vicino a lei da dover fare un passo indietro, costringendosi a distogliere lo sguardo. Sì, c'era decisamente qualcosa che non andava.
    «Un bamb-che?!»
    Disse esibendosi in un improbabile acuto, mentre ricapitolava quanto detto dall'altra. Un bambino, certo. Tirò un sospiro di sollievo e si passò una mano sulla tempia.
    «Intendi Alex, sì. E' un pulcino, io lo adoro e sua madre è una mia buona amica. Sono sicuro che ti troverai molto bene in quella Casa.»
    Non dimentichiamo, in fondo, che al suo interno si trovavano alcune delle persone a cui lui era più legato e che gli stavano rendendo la vita molto, molto difficile.
    «Ricordi l'ultimo ballo natalizio a cui abbiamo partecipato insieme a Hogwarts? Quest'anno ce ne sarà uno anche qui e immagino non te lo perderai. Hai già conquistato il cuore di qualche cavaliere?»
    Non lo reputava affatto impossibile e lasciò un buffetto sul naso della ragazza, sottraendosi subito a quel contatto che quasi gli fece bruciare le dita.
    «Sul serio, Gyll, ti trovo fantastica e penso di non essere l'unico.»
    La trovava persino troppo fantastica.

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    Avere un volto amico degli anni di Hogwarts, per Gyll significava sicuramente una certezza in più, in quel posto un pochino sconosciuto, dove ancora non riusciva ad individuare una persona fidata.
    Forse il destino le aveva voluto sbatterle in faccia Joshua per dimostrarle che era proprio una brava persona, sicuramente era questa la motivazione per cui l'Ametrino era finito in quella trappola mortale che era l'euforia di Gyll.
    «Effettivamente ha un buon curriculum vitae questa scuola. Mi piacciono anche i docenti... oh, beh... non tutti sia chiaro.»
    Quello slancio d'affetto spontaneo e esagerato, sembrava aver messo in difficoltà Evans «Oh... scusa non volevo darti... fastidio? Credo...» si grattò la guancia in maniera quasi perplesso. Era certa che quache hanno prima aveva già abbracciato il ragazzino, magari non così improvvisamente, ma... vabbé, Gyll scrollò le spalle come se volesse cambiare scenario a quella piccola scena che si era creata. Ma quando quell'esclamazione arrivò, Gyll sussultò leggermente, sgranando gli occhi glaciali. Non si aspettava sicuramente un commento come WOW con così tanta facilità «Suvvia, non sono poi così diversa da qualche anno fa, Evans.» cercò di sdrammatizzare, senza dare nell'occhio sull'imbarazzo.
    Per fortuna era abbastanza peperina da avere sempre qualcosa da dire.
    Rise a quel ricordo, sentendo il calore di quel tempo passato, sospirò «Giuro che non ho visto niente. A parte le tue bellissime mutande nere con i pallini rossi. Sono eccezionali.»
    Purtroppo Pixie sembrava averci messo lo zampino e quel quaderno non sembrava star lì. Sbuffò, incrociando le braccia sotto i seni, sollevandoli appena, senza darci peso «Bene un altro burtto voto con Ensor. Questa peste mi farà morire prima o poi.» la distanza con il ragazzo non la sconvolsse più di tanto, quindi non si scompose da dov'era, a differenza di lui, che sembrava essere totalmente a disagio.
    Un indice lo indicò, con un gran sorriso solare «Proprio lui. E' un criceto, ne sono certa. Ogni tanto lo porto a spasso sulle spalle, devi vedere come ride! Lo amo!» sì, Gyll adorava quella piccola creaturina con cui giocava molto spesso.

    Ancora un ricordo venne ripescato dall'Ametrin, che fece sollevare gli occhi al cielo alla mezza, con un sorriso davvero soddisfatto «Come potrei dimenticarlo. Abbiamo mangiato dolci a volontà e rubato da bere. Insomma, abbiamo fatto un vero casino.» annuii soddisfatta, come una manager che vedeva crescere la sua azienda, quidni tornò a incastrare gli occhi sul volto del ragazzo «Sì, ho sentito del ballo. Sono tutti così euforici per questo evento. Non so qui come funziona, ma spero ci sia da mangiare.» la sua domanda la fece sussultare e un passo indietro venne fatto, iniziando a giocare con una ciocca di capelli «Non... non credo di aver conquistato cavalieri. Cioé, non mi ci sono messa nemmeno d'impegno. Lo sai com'è per me il ballo: un evento in cui poter divertirmi, ma... se devo pensare a chi potrebbe invitarmi, beh... ammetto che non ci avevo ancora pensato per niente. Cioé... alla fine qualcuno che ancora non ha una damigella ci sarà, che ripiegherà su di me, non credi?»
    Guardò il dito di Joshua, incrociando gli occhi e fingendo di morderlo, mentre lui lo sottraeva a contatto.
    Poi ancora un complimento «Evans, sono certa che tu abbia bisogno di vederci meglio... dico sul serio, cioé... sono sempre la stessa Gyll.» allargò le braccia e fece un giro lentamente su se stessa «Guarda! Niente di diverso, se non questa divisa» quindi si fermò di nuovo faccia a faccia e sorrise, inclinando il capo.
    «Ed invece, con chi va il nostro latin lover, Joshua Benjamin Evans?» domandò con leggerezza, provando ad allungare un braccio, il destro, verso la pancia dell'Ametrino, simulando del solletico «Quante vittime hai mietuto in questa mia assenza di un anno, al tuo fianco?»
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  8. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
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    «Non mi hai dato fastidio, Gyll, l’esatto contrario. Dovresti stare attenta: lanciarti così su un ragazzo potrebbe avere delle conseguenze.»
    E le avrebbe avute, si disse, evitando di dare voce a quei pensieri per non turbare una ragazza che, detto tra le righe, non sapeva che tipo di rapporti potesse intrattenere con l'altro sesso. Insomma, lui era un giovane uomo e abbracciare a quel modo una ragazza gli faceva un certo effetto, ma nutriva troppo rispetto nei confronti dell’altra per avanzare delle avance, soprattutto poi nella condizione sentimentale estremamente delicata in cui si trovava. Gli mancava solo complicare ulteriormente le cose.
    Al commento della compagna circa il fatto di non essere cambiata poi molto, Josh inarcò un sopracciglio e le rivolse un’espressione scettica. Diceva sul serio? Insomma, sì, era sempre stata una ragazzina tra le nuvole, ma non fino a quel punto. Anche lei doveva essersi accorta del fatto che il suo corpo fosse maturato, che le sue curve si fossero accentuate e che i lineamenti del viso fossero più sottili e femminili, lasciando che la diretta interessata assumesse espressioni attraenti, a volte persino buffe, ma di certo molto piacevoli.
    E poi, Josh non sarebbe stato di certo l’unico a pensarlo, Gyll era in grado di frastornare chiunque avesse davanti con quel suo sangue di Veela a scorrerle nelle vene. Una sensazione familiare per l’Ametrin, a cui però non aveva associato questa verità. Come poteva saperlo, d’altro canto?
    Rise nel ricordare l’episodio del dormitorio e sì, si rese conto di quanto gli mancassero gli spensierati anni a Hogwarts. Aveva fatto bene a lasciare la scuola di magia, scegliendo invece di recarsi a Hidenstone? Non si era mai pentito di quella decisione, ma era sicuro che avrebbe avuto molte meno preoccupazioni restando di là.
    «Ensor è uno stronzo, ti metterà un’insufficienza in ogni caso se è questo ciò che vuole.»
    Quanto ad Alex, beh, lui lo adorava ma non doveva dividerci il dormitorio, motivo per cui sarebbe stato interessante scoprire se, a distanza di qualche mese, Gyll avrebbe o meno cambiato idea.
    Passando a parlare del ballo, Josh rise nel ricordare gli anni passati, assumendo però un'espressione particolarmente seria, seppur senza riuscire a celare totalmente un accenno di ghigno.
    «Beh, l'atmosfera è molto simile, ma almeno non dovrà rubarlo l'alcol: sono maggiorenne adesso.»
    Lo disse con un certo orgoglio, come fosse qualcosa che dipendesse da lui. Quando la ragazzina indietreggiò con aria quasi afflitta e una ciocca di capelli a scorrerle tra le dita, Josh rimase sorpreso: evidentemente non era cambiata solo nel fisico.
    «Gyll, ma che dici? Tu non potresti mai essere un ripiego. Ascolta, mi sorprenderò realmente se ti vedrò al ballo da sola, d'accordo? E dovrai offrirmi da bere, se ho ragione.»
    Nel mentre, però, cercava di mantenere le distanze di sicurezza, come se una voce dentro la sua testa lo avvertisse di starle alla larga. Ancora una volta sentì una strana sensazione spingerlo verso quella la ragazza che conosceva da qualche anno, un'emozione del tutto nuova nei suoi confronti ma che era già comparsa da qualche mese con un'altra persona. Mentre Gyll parlava, Josh non riusciva a fare a meno di osservare i movimenti delle sue labbra, per poi costringersi a distogliere lo sguardo e deglutire.
    Non può essere. Che lei sia...
    Fu il lieve solletico infertogli dalla ragazza a riportarlo con la mente al presente, lasciando che si guadagnasse un mezzo sorriso da lui.
    «Io? Un latin lover? Ma dai. No, penso resterò per qualche minuto dopo cena, saluterò un paio di amici e andrò in camera o da qualche altra parte. Non amo molto questi eventi, lo sai, in fondo ora l'alcol posso prenderlo liberamente... che gusto c'è?»
    Ammise ridendo, per poi schiarirsi la voce durante qualche secondo di silenzio per lui piuttosto imbarazzante, in cui cercava di non guardarla.
    «Vittime... non ti sembra un parolone? Diciamo che mi sono divertito a sufficienza, ecco. Una ragazza del quarto anno mi ha fatto scoprire un mondo nuovo all'inizio del mio percorso a Hidenstone e l'ho portato avanti, diciamo così.»
    Una maniera alquanto particolare di descrivere le circostanze in cui aveva perso la verginità ormai un annetto prima.
    In evidente imbarazzo, si portò una mano dietro la nuca e distolse lo sguardo da lei, cercando il modo più delicato per chiarire un dubbio che aveva iniziato a tormentarlo da quando aveva capito che quella strana e prepotente attrazione, che lo spingeva a fissare il corpo della compagna a ogni movimento di quest'ultima, fosse molto simile a quella nutrita per la professoressa di Aritmanzia.
    «Gyll... ecco... scusa la domanda, ma... insomma puoi non rispondermi se non vuoi, ma mi chiedevo se...»
    Una domanda, solo una domanda.
    «Non avrai mica... non è che mi hai somministrato dell'Amortentia senza che me ne accorgessi? Mi sento... strano.»
    O poteva essere una sirena. Sì, insomma, era sempre piuttosto convinto che quella potesse essere un'adeguata alternativa alla ormai comprovata Veela, sperando che le sue convinzioni fossero errate.

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    Ascoltò le parole di Joshua inclinando il capo e sorridendo poco dopo che lui terminasse la frase «E quali conseguenze potrebbe avere? Dai, abbracciare la gente non ha mai portato morti e distruzioni... credo.» sollevò lo sguardo verso l'alto e con l'indice si sfiorò e labbra, a cercare nella sua memoria storia l'abbraccio come causa di guerre mondiali tra maghi (?), no. Non ricordava niente del genere, e sicuramente era una cosa che avrebbe ricordato con facilità, invece niente.
    Scrollò le spalle, quindi, tornando a puntare il cristallo dei suoi occhi da cerbiatto sul ragazzo.
    Lo guardò dall'alto al basso «Beh, tu sembri più alto, quindi anche tu sei diverso rispetto ad Hogwarts.» se avesse saputo anche cos'altro era cresciuto, probabilmente sarebbe scappata a gambe levate dall'imbarazzo, ma questo è un dettaglio insignificante al momento perché non era qualcosa che interessava Gyll.

    Quando il discorso si spostò su Ensor, sentendo le sue parole, Gyll sbianco, letteralmente. «Non scherzare, Evans. Davvero. Ho già preso un'insufficienza ad ogni sua lezione, un'altra sarebbe la tragedia.» ma quindi erano vero le voci che giravano su Ensor? E quelle sue punizioni, quindi, erano reali? Oddio, adesso sì che Gyll sarebbe stata molto più tranquilla. Ed era anche il Responsabile della sua Casa.
    Sospirò, portando le iridi celesti verso la panda che aveva in testa «Giuro che la punizione di Ensor, sarà nulla in confronto a quella che ti darò se non esce il mio quaderno, Pixie.» l'animale non sembrò preoccuparsene troppo.
    «Tu come te la cavi con Difesa, Josh? Me la daresti una mano?» di scatto, cercò di afferrare una mano del ragazzo, per rinchiuderla tra le sue mani e battere un po' le ciglia per provare a fare gli occhi dolci per ottenere una risposta positiva dall'Ametrino.

    «Oh, beh... anche io sono maggiorenne, adesso. Posso fare le cose da maggiorenne senza... senza preoccuparmi di non esserlo. No?» gli fece un occhiolino complice, come se cercasse di coinvolgere il ragazzo nel suggerire un qualcosa che non era più vietato alla loro età.
    Ecco una sfida che non poteva non accettare, l'Opalina, che si divertiva a fare scommesse più disparate.
    «Accetto! Però, qualsiasi sia la vincita, se non mi inviterai a ballare almeno una volta, non ti parlerò più, Evans! Sono chiara?» finse di arrabbiarsi, per poi ridere tranquilla.
    Ascoltò scuotendo la testa, le parole dell'ametrino «Nah, non ti credo. Sono certa che anche io ti vedrò con una ragazza. E allora sarai tu ad offrirmi da bere, tanto paga la Preside, no?» gli occhi non mollavano il viso del ragazzo, come se cercasse di mantenere quel contatto visivo per non perdere la sua attenzione.
    La sua faccia di convertì in curiosità, quando Joshua parlò della ragazza del quarto anno «Un mondo nuovo? Cioé? Daiiii, fallo conoscere anche a me! Qui ad Hidenstone ancora non trovo niente di interessante da fare.»
    La curiosità aumentò quando lo studente del secondo anno, si spinse a fare una domanda che sembrava quasi preoccuparlo o metterlo a disagio.
    Sgranò gli occhi alle sue parole «EVANS, MA CHE DICI!» era quasi scoppiata come un palloncino vicino ad un ago, fece un passo verso di lui, cercando di esaminare la sua faccia per vedere se c'era qualche sintomo che conoscesse «Che ti senti? Mal di pancia? Stomaco? Febbre?» tentò di portare una mano sulla fronte, confrontandola con la propria, con la mano opposta «No, non hai la febbre. Dimmi, Joshua... cosa ti senti?» il suo tono, oltre che preoccupato, fu anche molto gentile, mentre tentò di sfiorare il mento del ragazzino, con indice e pollice della mano destra, delicatamente, guardando bene i suoi occhi, come se potesse trovare in quelli i sintomi del suo malessere. «Dai, dimmi...»
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  10. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
    Studente | 17 anni
    Josh era un ragazzo alquanto alla mano e, nonostante non si fosse fatto alcun problema a divertirsi in passato, di certo non aveva mai insistito con una ragazza, non gli era mai parso il caso. Più volte, però, gli era capitato di avere a che fare con studentesse ben consce delle loro potenzialità, del fascino di cui godevano e dell'attrazione che erano in grado di scaturire nei ragazzi... tutte cose di cui, a quanto pareva, Gyll non sapeva nulla.
    Al moro risultò alquanto strano, e lo sarebbe parso ancora di più se avesse saputo che si trattasse di una mazza Veela, ma questa sarebbe stata un'altra storia.
    «Si, eh? Quindi tu non ti rendi conto dell'effetto che fai, vero? Bah, probabilmente è meglio così.»
    La osservò inarcando un sopracciglio e con espressione alquanto scettica, nonché divertita. Con le braccia incrociate al petto, ridacchiò quando l'altra iniziò a parlare del docente di Difesa contro le Arti Oscure, scuotendo la testa e consapevole di cosa significasse tentare di non metterselo contro. Lui ormai vi aveva rinunciato da tempo, ma non per questo compiva atti suicidi.
    «Diciamo che me la cavo, anche se non sopporto Ensor. Ma se hai bisogno di un aiuto, conta pure su di me. Potremmo studiare insieme qualche volta, magari puoi raggiungermi in biblioteca.»
    Rispose alla richiesta d'aiuto dell'altra: gli avrebbe fatto bene frequentare un po' Gyll, in ricordo dei vecchi tempi. E a proposito di quei tempi, il ragazzo sorrise alla minaccia dell'altra, sapendo che se non l'avesse accontentata, probabilmente avrebbe fatto una brutta fine.
    «Un ballo con te, promesso.»
    Lui non aveva mai danzato e sperava, pur desideroso di mantenere la promessa appena fatta, che con un eventuale accompagnatore, di certo più capace di lui a ballare, la bionda sarebbe stata troppo presa per rammentarsi di un vecchio amico.
    Quando poi la ragazza decise di urlare alla domanda da lui posta, Josh sgranò gli occhi. Nessun filtro d'amore, dunque... che fosse un qualcosa di simile a quello che era la professoressa di Aritmanzia? Una mezza Veela?
    Quello sì che sarebbe stato un problema.
    «No, non esattamente... accaldato forse sì, ma non è febbre.»
    Disse mentre lei gli sfiorava la fronte e, un attimo dopo, gli afferrava il mento con le dita.
    Josh sentì il cuore accelerare a quel contatto, ma solo perché era consapevole di ciò che avrebbe provato da lì a breve: nel guardare i suoi occhi, si sentiva perso, come vittima di una sostanza stupefacente che gli rendeva impossibile ragionare... pareva ammaliato ed era una sensazione ormai familiare, quella, che non desiderava sperimentare.
    «Gyll, davvero, non è il caso.»
    Le disse cercando di mostrarle un mezzo sorriso, prima di allontanare la sua mano da sé. Non voleva essere scortese, ma detestava l'effetto che le mezze Veela avevano su di lui.
    «Mi fai uno strano effetto, tutto qua. E' una cosa che non mi so spiegare, che ho già provato con una donna o due, ma... no, non può essere.»
    Non voleva darlo per scontato così si limitò unicamente a prendere un tantino le distanze da lei, passandosi una mano sul viso e prendendo un profondo respiro. Quando tornò a guardarla, si ripromise di imparare a resistere a quella sensazione e alle relative conseguenze.
    «Evitiamo di complicarci le cose, che ne dici? Te l'ho detto, Gyll, ormai fai un certo effetto ai ragazzi... persino a me, evidentemente.»
    Le disse ridendo, per poi passarsi una mano tra i capelli.
    «Io... beh, è meglio che vada. Fammi sapere quando vuoi che studiamo insieme, d'accordo? Ci conto.»
    Le disse in un accenno di saluto, mentre si avviava verso l'ingresso della guferia. Prima di andarsene, però, si volse verso la ragazza e le sorrise ancora, sincero.
    «Gyll... è bello averti qui.»

    «Parlato» - Pensato - Ascoltato | Scheda PG - Stat.

    RevelioGDR
     
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