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.alyce coffey
psychopathicanche la follia merita i suoi applausi1 Novembre 2019 - 02.00 a.m.
«Io te lo dico: se non fosse stato per quello che hai detto tu, per me quei ragazzini potevano anche rimanere dov'erano.» il tono della rossa era pacato e tranquillo, mentre camminava accanto a Brian, stringendosi nelle spalle, le mani in tasca nella felpa nera «Adesso voglio bere. Sappilo, quindi dovrai mostrarmi quanto regge questo bel tuo fisichetto, professor Ensor.» lo punzecchiò con un gomito, senza togliere le mani dalla felpa, quindi rise appena, guardando con lo smeraldo il volto del docente.
Lei era totalmente diversa dalla freddezza e la postura di Ensor. Lei era folle, non se ne fregava di usare un atteggiamento sociale sbagliato, tuttavia, quando stava con il ragazzo, la sua stranezza sembrava a tratti accentuarsi, a tratti placarsi. Non era mai totalmente sicura di quale fosse il motivo, eppure era così.
Quella sera aveva cercato ti espletare il suo bisogno di alcol, andando al Canto della Sirena, ma il destino aveva deciso che non doveva trovarsi lì per bere, ma essere coinvolta in una questione che non la riguardava per nessuna ragione al mondo.
«Senti, Brian, ma com'è che quella stronza di Naga è riuscita a tornare? E soprattutto, a rapirvi quelle bambinette!» rise leggermente, come se Aly ci vedesse qualcosa da ammirare alla druida appena defunta, solo perché era riuscita a farla alla sicurezza dell'Accademia.
Aveva deciso, la rossa, di trascinare Ensor nei sobborghi della Londra Magica, con la scusante che «Per oggi ne ho abbastanza di Denrise.» e come biasimarla, d'altronde? Lei voleva solo passare un Halloween favoloso, con una bottiglia di buon alcol e della compagnia ottima. Compagnia che però era occupata sul fronte, a sua insaputa e che, quindi, l'avrebbe bucata.
Problema che Alyce avrebbe risolto in pochissimo tempo, visto che avrebbe trovato su chi sfogare la sua frustrazione in un battito di ciglia.
Tuttavia, l'irrefrenabile voglia di affiancare Brian, aveva avuto la meglio, facendo arrivare lì dove tutti stavano combattendo un nemico comune, che non era sicuramente lo stesso di Alyce.
«Ma... dici che tu sai chi si arrabbierà se viene a sapere che ero alla barriera oggi? Sì, insomma, non erano affari miei.» abbassò un tantino la voce, così come la testa, stringendosi ancora di più in quelle spalline carne ed ossa. Non aveva fatto danni, questo era certo, ma la preoccupazione di fare una mossa sbagliata non gliela toglieva nessuno di torno. Il tono era basso, quasi trapelava quel suo turbamento.
«Scegli tu in quale pessimo posto andare a bere.» si fermò al centro della strada più colma di locande, taverne e pessimi bar.SPOILER (clicca per visualizzare)brian ensorcode made by zachary, copia e t'ammazzo©. -
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.alyce coffey
psychopathicanche la follia merita i suoi applausi«No, davvero dico: come cazzo fai a sopportarli per tutto il fottuto giorno, tutti i giorni? Io penso che sarei letteralmente impazzita, perché stanno sempre a frignare, ad urlare, a...» con la mano imitò il becco di papere che parlavano tra di loro, per poi guardare il docente «Non so se mi spiego. E poi... si cacciano sempre così tanto nei guai?» sicuramente avrebbero concordato tutti che Alyce non era una di quelle donne dove l'istinto materno si era sviluppato quasi naturalmente, anzi, a lei sembrava mancare proprio.
Non era una cosa che la preoccupava chissà quanto, anche se molti sembravano guardarla in maniera orribile, quando diceva che non voleva avere niente a che fare con mocciosi.
«Vedrai che non potrai fare a meno di dire no agli occhi di un bambino, se li troverai davanti.
Oh, certo come no. Infilo due dita dentro e vedi come sto bene.
Ma smettila! Sei orribile.
Tu, sei orribile.» anche le sue voci interiori erano particolarmente in disaccordo tra loro, sulla questione bambini.
Ma per fortuna, Brian non sembrava elargire istinto paterno, quindi questo equilibrava bene quella parte di lei che voleva vedere tutti i ragazzini bruciare nei vulcani attivi.
«Non so esattamente di che compito si tratti, ma... da quanto tempo porti avanti questa scenetta? Chapeau, per la costanza.» disse la rossa, stringendosi nelle spalle, con le mani in tasca.
Al suo progetto appoggiato dal professore, Alyce si illuminò come una bambina, sorridendo felice «Oh sì, questo è il Brian che ho conosciuto a quel bancone! Così mi piaci!» disse, mentre provò ad afferrare un braccio per stringerlo con le mani e strusciarsi come un gattino.
Si ricompose subito dopo, quasi non accorgendosene.
Il discorso passò a qualcosa di serio, qualcosa che era stata la stessa Alyce a tirar fuori, quasi per curiosità.
«Secondo me, avete delle spie in quell'Accademia. Cioé... intendo dire, senza offesa, qualcun'altro che fa il doppio gioco, qualcuno che ha permesso a Naga o a chi per lei di entrare nelle vostre mura e prendersi quelle ragazzine scoppiate.» lo guardò con la coda dell'occhio. Probabilmente la sua era solo una paranoia, una teoria complottista, ma perché non pensare una cosa del genere? Tutto andava in quel verso.
Sembrava quasi una passeggiata normale, la loro, anche se erano appena usciti da una battaglia che aveva stremato quasi tutti, avevano salvato delle ragazzine puzzolenti e avevano rimandato indietro una strega con manie di beauty style.
E poi... beh, erano tra i vicoli di Nocturn Alley, dove nessuno sano di mente avrebbe portato qualcuno a bere qualcosa, soprattutto non una donna. Ed invece era stata proprio lei a premere per andare in un posto tranquillo come quello.
Annuì alle parole di Brian, sorridendo ancora. Aveva ragione, alla fine era stata bravissima a non combinare disastri. E questo stupiva anche lei, probabilmente era dovuto al fatto che aveva ben capito che se lei avesse fatto disastri, Brian poteva finirci di mezzo? Non si sa, però era andata bene e... sì, potevano divertirci.
«Puoi starne certo...» e il suo tono, in quella frase, si calò leggermente, con un ghigno diverso dal solito, mentre avanzava davanti al docente, entrando nella locanda da lui scelta.
«Oh.» esclamò guardando il posto e il suo nome.
Alyce conosceva quella locanda, ci era stata diverse volte. Ma forse non c'era bisogno di dirlo a Brian, vero?
Tirò un sospiro, quindi, approfittando di quella galanteria fuori dal normale di Brian. Lo guardò perplessa e a tratti divertita, mostrando visibilmente come non si aspettasse quel gesto da uno come lui.
Si voltò di spalle alla sala, sentendo il suo dire, quindi lo indicò con l'indice e rise.
«Oh perfetto! Ma sappi che potresti andare in deficit economico, caro. Però... poi saprei come farmi perdonare.» sbuffò un'ulteriore risata.
Quando si voltò, andò a scontrarsi con una vecchia signora, anziana, con un occhio di vetro e uno nero, i denti marci e i capelli bianchi. Aveva le mani sui fianchi, come se conoscesse benissimo Alyce e non fosse tanto contenta di vederla.
«Ancora tu?! Ma allora vi mettete d'accordo tu e Tom per venire a rompere le scatole a casa mia?»
Alyce fece un passo indietro, per allontanarsi dalla figura di quella che probabilmente era la proprietaria della locanda, quindi sollevò gli occhi al cielo e sbuffò annoiata «Senti Gina. Ti ho già spiegato che non è stata colpa mia. E... comunque non puoi apparire alle spalle delle persone così, quando ti si guarda in faccia potresti richiare infarti multipli.» era evidente che Alyce la conoscesse, per quanto non fosse proprio felice di vederla.
Eppure la signora Gina sembrò anche nascondere un piccolo sorrisetto alle sue parole «Cercate di starvi alla larga, oggi. Altrimenti sarò costretta a chiudere i battenti quando vi vedo arrivare.»
«Promesso, Gina. E poi... sono con una compagnia migliore oggi, lui è...» fece appena in tempo a indicare Brian, per poi tornare a guardare la proprietaria che questa sparì, Alyce scrollò le spalle «Gina sembra antipatica, ma... è una brava donna. Bella no, ma brava sì...» che poi... chissà cosa significava brava, tra le strade di Nocturne Alley.
«Sediamoci lì.» indicò un tavolino molto distante dagli altri.
Per arrivarci passò dal banco e si sporse verso di questo «Noi ci sediamo in fondo, per me una bottiglia di whisky e un posacenere, per favore. E... per te?» avrebbe atteso la risposta del docente, prima di andarsi ad accomodare al tavolino prescelto.code made by zachary, copia e t'ammazzo©. -
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.alyce coffey
psychopathicanche la follia merita i suoi applausiCon la coda dell'occhio che non lasciava mai andare l'attenzione sul volto di Brian, Alyce rubò quello scatto di quel sorriso appena accennato, chinando poi la testa sulla strada, con un ghigno quasi soddisfatto nascosto agli occhi del docente.
Era sicuramente un passo enorme vedere quell'accenno di sorriso, da parte di Ensor e Alyce si gasava e non poco, nel pensare che anche solo lontanamente, in qualche meandro strano della sua mente, quel sorriso lo avesse provocato lei.
Cercava di impegnarsi abbastanza, quando Brian era nei dintorni, anche solo per attirare un minimo la sua attenzione e poter strappare un minimo di soddisfazione e, questa notte, ci avrebbe messo tutto l'impegno che aveva per poter arrivare a passare anche solo una notte con lui.
Sollevò un sopracciglia alla sua risposta. Era chiaro che esistevano diversi tipi di fede, non era certa di quella che seguisse Brian, ma sicuramente non prevedeva angeli e luci bianche come lampeggianti, ad illuminare il suo cammino.
«Concordo. Hai una capacità di mantenere buon viso a cattivo gioco, che ti invidio quasi. Ma i tuoi colleghi sono sempre così scoppiati? Insomma, erano tutti strani. O forse sono io che con i docenti non ho un bel rapporto e li vedo strampalati.» come se lei fosse normale, poi.
Ascoltò il resto e annuì, guardando il seme «Beh, quella biondina non sembrava eccellere in intelligenza, devo dire. Ognuno di loro sembrava farsi trasportare troppo da... come si dice, dai sentimenti, no? Non so se mi spiego. Io che li vedevo da occhio esterno, sembravano tutti avere un'aureola intorno di cuoricini rosa.» fece una smorfia disgustata, come se quello che aveva appena detto aveva fatto arrotolare le interiora perfino a lei che si era strusciata come una gatta sul suo braccio.
«Cosa hai intenzione di fare con quello?» guardò davanti a sé, senza fare riferimento a cosa intendesse con quello, perché sapeva che Brian avesse ben chiaro a cosa si riferisse.
Quando entrarono nella locanda, l'argomento era ben che diverso da quella serata che avevano passato ed era anche giusto che si cambiassero un po' le linee di discorso, anche perché - come aveva detto poco prima - adesso che erano sopravvissuti, voleva solo divertirsi.
Era davvero interessata alla motivazione che Brian le stava dando, ma Gina aveva deciso di interrompere quella bellissima voce che stava ammaliando la ragazza, per apparire come uccello del malaugurio davanti a loro.
Dannazione se era brutta.
Finalmente li lasciò liberi e, come ciliegina sulla torta, Alyce si voltò verso le spalle della donna e le fece una linguaccia.
Gina non avrebbe mai vietato alla rossa di entrare nella sua locanda, questo Aly lo sapeva, ma doveva pur mantenere quei modi burberi che aveva con tutti, anche con la ragazza.
Quando si sedettero, l'attenzione tornò su Brian che spiazzò Alyce con quella domanda.
Trattenne un po' il respiro, sgranando gli occhi smeraldo. Chi era Tom? Quella domanda non se l'aspettava, era chiaro dal suo volto. Scrollò le spalle, quindi e sospirò, tornando pacata e tranquilla.
Alla fin dei conti era giusto che anche gli altri le facessero domande sul suo conto, non poteva essere sempre e solo lei quella impicciona «Tom è un tizio strano che gira da queste parti. Adesso, se ti volti, esattamente dal lato opposto al nostro tavolo, c'è Tom.» glielo indicò col mento, cercando poi di non incrociare il suo sguardo e di distoglierlò quasi immediatamente «Diciamo che quando alza un po' il gomito, è molesto. Forse troppo. E qualche sera fa ha rotto troppo le scatole alla sottoscritta e...» sorrise quasi a volersi mostrare angelica agli occhi di Brian «Gli ho dato un pugno nelle palle, lui ha fatto delle storie assurde, ha cercato di "farmela vedere" e ... ho scatenato una rissa con alcuni che erano qui dentro. Ma giuro che non volevo, Brian.» stava anche cercando di giustificarsi, ma questo non era sicuramente uno dei modi migliori, dire quello che era successo e poi nascondersi dietro un "non era mia intenzione" «A me piace il sesso, non lo nego, ma se dico no, è no. E questo, Tom non lo aveva capito. E poi diceva che era l'unico modo per pagargli l'erba che avevo preso da lui. Ma... avevo già pagato con i miei bellissimi soldi. Quindi non dovevo proprio niente a quell'energumeno.» il suo sorriso angelico si disegnò sul volto di porcellana, illuminandole anche gli occhi smeraldo che aveva.
L'ordinazione arrivò, Alyce però la scostò di lato, per non averla davanti al volto perfetto di Brian. Voleva sicuramente godere di quella visione che aveva bramato per tutta la serata.
Il docente sembrava in vena di conoscere un po' di pezzi di Alyce e questo, per quanto la rossa cercava di non darlo a vedere, sembrava un attimino agitarla.
Per fortuna, fino a quel momento, le attenzioni erano rivolte alla conoscenza con Gina. Sorrise appena, quindi e rispose, versando un po' di liquido ambrato nel bicchiere. Iniziò a giocare con il vetro, come a ricordare in quelle trasparenze dorate, immagini di un vecchio passato «Gina è un po' come se fosse una specie di mamma strana. Ho lavorato per un periodo qui, poi ho lasciato, ma mi ha sempre accolta in questa catapecchia ogni volta che mi si sono chiuse le porte in faccia.» parlava con leggerezza di qualcosa di talmente pesante che stava cercando di non far trapelare, quindi prese il bicchiere e lo sollevò «Brindisi a questa serata di divertimento e nessuna regola, che ne dici?» attese il ragazzo prima di bere.
C'era ancora una domanda a cui doveva rispondere, ma fece prima scivolare l'alcol dentro di lei, prendendo tempo «Per quanto riguarda i guai, non sempre ho avuto soldi per pagarmi alcol e ... altra roba, Brian. E quindi chi sapeva che lavoravo qui, veniva a cercarmi, spesso con modi non troppo carini ed educati. E... non sono una tipa molto diplomatica, come hai potuto constatare. Anche se...» corrugò la fronte «... ultimamente sono sicuramente più calma.» rise appena, quindi, spostando il bicchiere ormai vuoto al centro del tavolo, quindi su questo incrociò le braccia e si sporse avanti con il busto.
«Avanti, cos'altro vuoi sapere di me? Ho deciso che oggi risponderò ad ogni tua domanda, richiesta o... desiderio...» il tono si affievolì sull'ultima parola, mentre il piede sotto il tavolo, cercava quello del docente, quasi distrattamente.code made by zachary, copia e t'ammazzo©. -
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.alyce coffey
psychopathicanche la follia merita i suoi applausiSembrava quasi una conversazione normale, la loro, eppure quando si trattava di Alyce, qualsiasi avvenimento poteva prendere sfumature inaspettate. Era molto stanca, doveva ammetterlo e questo, in aggiunta alla presenza di Brian, faceva si che prendesse molto più seriamente quello che stava vivendo quella sera. Sembrava quasi che la presenza del docente, facesse sentire Alyce un tantino più nella norma, rispetto ai suoi standard, quindi questo andava decisamente meglio. Annuì alle sue affermazioni sui docenti dell'Accademia «Immagino che tu debba fare un duro lavoro lì dentro, per acquistare più credibilità di coloro che tu dici essere spine nel fianco.» sembrava stupido ribadirlo, ma si sapeva, Alyce non pensava più di tanto a quello che aveva da dire. Era completamente senza alcun filtro.
Ascoltò quello che sembrava essere la sintesi del suo piano o di quello che il capo volesse «Se avrai bisogno di una compagna per creare un diversivo, chiamami pure.» gli fece un sorriso complice, con quegli occhi smeraldo che spiccavano sulla porcellana chiara del suo viso.
Alla domanda di Brian, su Tom, Alyce roteò gli occhi verso il soffitto, con fare un tantino pensieroso «A dire il vero, ogni tanto mi arriva qualche minaccia sul telefono, ma quando sono in compagnia di qualche uomo non si avvicina. Credo che abbia una specie di timore di finire in qualche rissa con quelli del suo stesso sesso. Forse perché non mi conosce davvero arrabbiata.» scrollò le spalle, con un sorriso dolcissimo, come se avesse appena raccontato la sua semplice giornata, né più, né meno.
Poi scosse il capo fiammante «Sta' tranquillo, bel fusto. Non ci disturberà più di tanto. E se lo farà, prometto di ignorarlo così da non scatenare nessuna situazione scomoda per te.» gli fece un occhiolino, quasi a voler suggellare quella promessa.
Rise all'affermazione su Gina «Diciamo di sì, ma devi ringraziarla, altrimenti non ci saremmo trovati al bancone di quella festa hippy a Denrise, non credi?» sollevò un sopracciglio, totalmente rilassata, mentre poggiava la schiena alla seggiola.
Annuì a quella regola messa da lui, quindi bevve, prima di rispondere, come se dovesse trovare il coraggio di rispondere.
Aveva due possibilità «La verità o quello che voglio far pensare. Ti darò entrambe le motivazioni, ma starà a te decidere quale sia il vero motivo di questo mio avvicinamento a voi.» per quanto fosse folle e fuori di testa, Alyce aveva un angolo buio dentro di sé, che era chiuso con un lucchetto di cui aveva perso la chiave, buttata chissà dove: quel posto era quello che rinchiudeva ciò che non voleva dire a nessuno, ma aveva fatto un patto con se stessa, per cercare di essere sincera quanto più potesse e a domanda, si rispondeva. «Da Denrise, sono completamente ossesionata da te. Quindi qualsiasi cosa ti giri intorno, dove posso ficcarmi, lo faccio.» disse di colpo, per poi proseguire «Ti sei mai sentito uno scarto? Un pezzo che non serve in un puzzle perfetto? Bene, voglio trovare un posto in questo mondo, Brian. E per trovare un posto, devo fare delle scelte. Ne ho fatte di sbagliate e li fuori c'è gente molto peggio di Tom che mi sta cercando. Lì fuori nessuno è disposto a dare una mano a qualcuno come me. Io ho bisogno di un senso di appartenza, ho bisogno di sentirmi parte di qualcosa per sentirmi viva e il posto giusto, l'ho scelto. Non ho paura a sporcarmi le mani per il mio - ops, scusa - nostro gruppo e ci morirei se questo significasse raggiungere l'obiettivo prefissato.» si sporse in avanti, sul tavolo, quasi a voler mostrare i seni, ma semplicemente per poter sussurrare a mezza voce le ultime parole di quel discorso «Io so quel che posso dare là fuori, e ho deciso di metterlo a disposizione di un qualcosa di forte.» ritornò con la schiena alla sedia, quindi, con un sorriso beffardo sul volto. «Ora sta a te scoprire quale sia la verità, no?» rise appena per poi lasciare il dubbio aleggiare.code made by zachary, copia e t'ammazzo©.