Domenica da com... AH, no.

3 novembre 2019

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    Skyler Mave
    Infermiere | 23 anni

    I giorni seguenti alla morte di Naga stavano passando veloci, data la mole di studenti e professori che avevano avuto bisogno di una cura o di un po’ di conforto. Anche alcuni tra coloro che non erano rimasti coinvolti in prima persona negli scontri, come Adamas Vesper, si erano recati in Infermeria, se non altro per avere qualche pozione calmante o soporifera. Probabilmente erano, chi più chi meno, tormentati dai ricordi e dagli incubi.
    Per fortuna, Skyler sembrava essere rimasto quasi indenne dallo scontro, sia fisicamente che mentalmente: certo, ora era più conscio del suo ruolo di guaritore e soprattutto della fottuta paura di morire che aveva, ma almeno non era stato seviziato per un mese intero, o peggio. I racconti di ciò che era successo alle quattro ragazze rapite erano abbastanza conosciuti, ma Skyler non ci aveva ancora avuto nulla a che fare; temeva un po’ quel momento, in cui avrebbe dovuto mostrare molte più capacità empatiche e consolatorie di quante in realtà se ne sentisse. Insomma, che fai se il paziente che stai curando scoppia a piangere all’improvviso - soprattutto, se non vuoi bombardarlo di farmaci?
    Fino a quel momento tutto era andato bene, e il lavoro procedeva tranquillo. Aveva ancora Jessica in cura ma, si sa, se arrivi ad un passo dalla morte è improbabile che ti riprenda in pochissimo tempo.
    ‘Diamine, ma che ore sono? Oh - le 10 del mattino. Di domenica. Che merda lavorare di domenica - se solo ci fosse un posto al mondo dove non si lavora in ospedale, di domenica’. Skyler ovviamente non conosceva gli ospedali italiani, che secondo qualche politico non erano aperti appunto durante il weekend. Certo, a meno che uno non abitasse in Veneto. Ma cosa ne poteva sapere, il nostro caro gallese?
    ‘Beh, fammi prendere un altro caffè e poi iniziamo il giro’: era stato attento al suono di eventuali campanelli, che fortunatamente avevano taciuto fino a quel momento. Giustamente, i pazienti che erano sopravvissuti alla furia urlante di Naga finalmente potevano fare ciò che era più giusto per loro: dormire.
    ‘Ma beati loro…’
    Si voltò verso SevenUp, l’altro beato che poteva sonnecchiare. Tuttavia, un po’ di invidia lo spinse a provare a svegliarlo; non è giusto che si sveglino solo i padroni degli animali, no? Ogni tanto si potrebbero svegliare anche gli animali.
    “Che fai, SevenUp? Vieni? Vabbè, in caso ti lascio la porta socchiusa…”
    Gli occhi di SevenUp si aprirono un istante, prima che il felino afferrasse un lembo della sua copertina con le fauci per portarsela meglio sul corpo e si riaddormentasse. Le poltroncine del suo ufficio non erano mai sembrate tanto comode ed invitanti.
    Soppesò un attimo l’idea di sonnecchiare ancora un poco, prima di finire il caffè in un sorso e aprire la porta che portava all’Infermeria per mettersi a lavorare.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Per Theresa van Aalter
     
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    Theresa van Aalter ( ▲ Scheda |▼Stat ) - 16 anni -Lycan - Ametrin - I Anno
    «Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del Rey
    Cazzo! Doveva fare pipì, e adesso?



    Tess si tirò su a fatica puntellandosi con i palmi in modo da poter risollevare tutto il busto, aprì gli occhi a fatica e mosse la bocca ancora impastata dal sonno. S’era svegliata con quella fastidiosa sensazione in corpo impellente di dover urinare. Non era ancora in grado di camminare granchè bene con le stampelle, era scomodo e faticoso. Ne prese solo una per ora, erano appoggiate vicino al suo comodino, la saggiò per bene prima di scivolare facendosi più in avanti verso il bordo del letto e sorreggersi su quella, allungandosi poi nel tentativo di prendere anche l’altra per poi rimettersi in piedi, ma non successe quanto sperato, perché sentì di colpo il corpo scivolarle inavvertitamente troppo in avanti mentre si stava sporgendo e si ritrovò immediatamente in terra e con l’osso sacro battuto sul freddo pavimento. “Ouchhh!... Nghh!” Uggiolò a denti stretti per il dolore come una bestia ferita e quando si accorse di avere una larga macchia scura sul pigiama e di essere zuppa, mollò di malagrazia una di quelle stampelle per terra, facendola sbattere con forza fra porta e pavimento e generando ulteriore fracasso. Era stufa di dover dipendere da qualcuno anche solo per alzarsi e prendere da bene e vuoi o non vuoi, pisciare nel letto a sedici anni era davvero imbarazzante! Aveva ancora i dannati incubi per tutto ciò che le era capitato e quella situazione che non riusciva a controllare le instillava una rabbia in corpo che non aveva eguali. La gamba le doleva da morire, durante la caduta aveva provato a proteggerla ritirandola e portando in avanti l’altra ma fu tutto inutile, la urtò lo stesso e la sentiva di nuovo pulsare. Era peggiorata successivamente all’averne forzato l’utilizzo e quando era tornata nuovamente al castello con Philipp, una volta che tutto quel pandemonio con Naga era finito era stata costretta immobile a letto per diverso tempo, qualcuno si sarebbe occupato di lei ma a quanto sembrava c’erano state urgenze più gravi. Beh, se non altro non c’era la necessità di andare più urgentemente in bagno.



    Si portò una mano sul volto, distrutta. Ne massaggiò le tempie e respirò forte, ma poi il malessere prese il sopravvento ed iniziò a lamentarsi con gridolini sommessi e ringhi ansanti di dolore. Era l’unico metodo che le era rimasto per comunicare qualcosa, ormai persino parlare le era divenuto qualcosa di estremamente difficile ed inaccessibile. Le altre persone di fianco a lei si sarebbero svegliate di nuovo? Pazienza, non poteva rimanere lì così, anche perché non avere la forza di rialzarsi le provocava non poco nervosismo. Non esser più autosufficiente, che brutta cosa. Ormai lo vedeva il modo in cui suo fratello la guardava, se non altro lui però durante le visite le era sembrato lieto di volerla aiutare, certo dispiaciuto, ma era l’unico che si sforzava veramente di non farla sentire a disagio. Suo padre invece era fuori di se con l’accademia e con la preside, non era stato facile spiegargli che tutta Hidenstone si era movimentata per cercare di salvare lei e tutte le ragazze. Che gran brutto affare.
    Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.
     
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    Skyler Mave
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    Tutto pareva tranquillo in Infermeria… seh, magari: era una frase che non aveva più pronunciato - tanto meno pensato - da almeno un mese; ed ora, col fatto che tutto fosse finito… beh, sicuramente avrebbero potuto godersi un periodo di pace. Ma, purtroppo si sa, la pace porta il bisogno di ricostruire ciò che è stato rovinato dalla battaglia: e in quel momento, quella necessità si traduceva nel rimettere il più possibile in piedi le ragazze rapite e coloro coinvolti nella lotta contro Naga.
    ‘Insomma, una bella luna di miele… quando torneranno le vere domeniche da coma?’
    Lanciò come al suo solito uno sguardo intorno, investigando la stanza che ormai da un anno era divenuta il suo regno. Pareva che quasi tutti i pazienti fossero ancora addormentati: non era ancora l’ora di visitarli e prendersi cura di loro, perciò il suo sguardo fu attirato dall’unica figura in piedi (per modo di dire): Theresa.
    ‘Ah - la ragazza della gamba… o era la caviglia? Boh? Male male, Sky: devi ricordarti dei pazienti, testa di cazzo di un gattaro.’
    La ragazza apparentemente era caduta, e pareva avere anche macchiato gli abiti che indossava - meglio non chiedere di cosa. Poteva solo immaginare quanto potesse essere imbarazzata e frustrata, nel sentire che il corpo non le rispondeva a dovere. Insomma, un mese di prigionia non è affatto una passeggiata nel bosco - e se si pensa che a questo giro la passeggiata nel bosco era stata costellata di cristalli succhiavita, piante carnivore e una Druida mestruata in menopausa (‘Sì, è un ossimoro - ma porca troia, avete seguito un po’ la faccenda Naga?’)... insomma, la ragazza ancora se la stava cavando benino.
    Si avvicinò, cercando di evitare di dare l’impressione di voler assalire e assillare Theresa: nel mentre, avrebbe richiamato a raccolta attorno a loro i paraventi incantati, un po’ per assicurare la privacy della visita alla ragazza, un po’ per evitare che gli altri pazienti si svegliassero.
    ‘Paziente che dorme non rompe...’
    “Buongiorno, Theresa - so che è una domanda del cavolo, ma come stai?”. Sì, con gli studenti spesso non assumeva atteggiamenti troppo formali. Meglio piuttosto provare a metterli a loro agio, soprattutto se mostravano tutti i segni della Sindrome dell’Angst Adolescenziale: sguardi truci, mutismo e/o scoppi di favella violenta, sbuffi, sospiri, occhi al cielo e chi più ne ha più ne metta.
    “Come procede con le stampelle?”
    ‘Ma da dove cazzo le abbiamo fatte uscire? Non ricordavo la presenza di stampelle qui ad Hidenstone…’
    Se la ragazza glielo avesse permesso, l’avrebbe aiutata a rimettersi a letto, incurante di odorini poco piacevoli e dello sporco. Insomma, non era certo roba di cui preoccuparsi, in quel momento: una spugna o una saponetta incantate avrebbero fatto miracoli… e tra gli ultimi giorni del Nonno e il tirocinio al San Mungo aveva visto certamente di peggio.
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