Skyler Mave
Infermiere | 23 anni
Tutto pareva tranquillo in Infermeria… seh, magari: era una frase che non aveva più pronunciato - tanto meno pensato - da almeno un mese; ed ora, col fatto che tutto fosse finito… beh, sicuramente avrebbero potuto godersi un periodo di pace. Ma, purtroppo si sa, la pace porta il bisogno di ricostruire ciò che è stato rovinato dalla battaglia: e in quel momento, quella necessità si traduceva nel rimettere il più possibile in piedi le ragazze rapite e coloro coinvolti nella lotta contro Naga.
‘Insomma, una bella luna di miele… quando torneranno le vere domeniche da coma?’
Lanciò come al suo solito uno sguardo intorno, investigando la stanza che ormai da un anno era divenuta il suo regno. Pareva che quasi tutti i pazienti fossero ancora addormentati: non era ancora l’ora di visitarli e prendersi cura di loro, perciò il suo sguardo fu attirato dall’unica figura in piedi (per modo di dire): Theresa.
‘Ah - la ragazza della gamba… o era la caviglia? Boh? Male male, Sky: devi ricordarti dei pazienti, testa di cazzo di un gattaro.’
La ragazza apparentemente era caduta, e pareva avere anche macchiato gli abiti che indossava - meglio non chiedere di cosa. Poteva solo immaginare quanto potesse essere imbarazzata e frustrata, nel sentire che il corpo non le rispondeva a dovere. Insomma, un mese di prigionia non è affatto una passeggiata nel bosco - e se si pensa che a questo giro la passeggiata nel bosco era stata costellata di cristalli succhiavita, piante carnivore e una Druida mestruata in menopausa (‘Sì, è un ossimoro - ma porca troia, avete seguito un po’ la faccenda Naga?’)... insomma, la ragazza ancora se la stava cavando benino.
Si avvicinò, cercando di evitare di dare l’impressione di voler assalire e assillare Theresa: nel mentre, avrebbe richiamato a raccolta attorno a loro i paraventi incantati, un po’ per assicurare la privacy della visita alla ragazza, un po’ per evitare che gli altri pazienti si svegliassero.
‘Paziente che dorme non rompe...’
“Buongiorno, Theresa - so che è una domanda del cavolo, ma come stai?”. Sì, con gli studenti spesso non assumeva atteggiamenti troppo formali. Meglio piuttosto provare a metterli a loro agio, soprattutto se mostravano tutti i segni della Sindrome dell’Angst Adolescenziale: sguardi truci, mutismo e/o scoppi di favella violenta, sbuffi, sospiri, occhi al cielo e chi più ne ha più ne metta.
“Come procede con le stampelle?”
‘Ma da dove cazzo le abbiamo fatte uscire? Non ricordavo la presenza di stampelle qui ad Hidenstone…’
Se la ragazza glielo avesse permesso, l’avrebbe aiutata a rimettersi a letto, incurante di odorini poco piacevoli e dello sporco. Insomma, non era certo roba di cui preoccuparsi, in quel momento: una spugna o una saponetta incantate avrebbero fatto miracoli… e tra gli ultimi giorni del Nonno e il tirocinio al San Mungo aveva visto certamente di peggio.