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Joshua B. Evans.
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« scheda - 16 ANNI - AMETRIN - NEUTRALE PURO - statistiche »Partendo dal presupposto che Josh non aveva problemi a gestire la sua vita nonostante le difficoltà che questa gli aveva propinato a causa della sua malattia, di tanto in tanto l'idea di avere un esperto e competente infermiere tra le mura dell'accademia lo faceva stare più tranquillo.
Se l'era sempre cavata da solo -i suoi genitori e i medici che lo avevano seguito fin da piccolo, naturalmente, lo avevano preparato a saper reagire a ogni tipo di sintomo potesse percepire- ma quando le macchie rosse sul viso non sembravano avere intenzione di svanire o la tachicardia si faceva pressante e insostenibile o, ancora, quando la spossatezza gli impediva di studiare o di prestare attenzione durante le lezioni, recarsi dall'infermiere Mave era l'unica soluzione che gli pareva sensata.
Per quello stesso motivo Josh evitava di raccontare la verità ai genitori quando gli chiedevano come si sentisse, se avesse avuto picchi di una certa rilevanza; non voleva che si preoccupassero e, in misura forse un po' egoistica, temeva che dicendo davvero come si sentiva lo avrebbero fatto tornare a casa. D'altro canto era ancora minorenne, doveva sottostare alle loro decisioni e poteva immaginare che fosse la scuola stessa a tenere aggiornati i suoi sulle sue condizioni.
Lui, però, aveva bisogno di quella normalità, o sarebbe impazzito.
Quel giorno, a causa della stanchezza che lo aveva costretto ad addormentarsi durante la lezione della professoressa Constantine, la quale lo aveva caldamente invitato a recarsi in infermeria -"caldamente" era un eufemismo, lo aveva più che altro costretto, arrivando a minacciarlo di accompagnarlo lei in persona se non si fosse alzato immediatamente- era giunto a fatica davanti alle porte della sala, bussando e, non sentendo alcuna voce al suo interno, entrando.
Non vide nessuno, ma certo che l'infermiere Mave sarebbe giunto da un momento all'altro, si recò nelle vicinanze di uno dei letti, lasciò scivolare ai suoi piedi lo zaino e si sdraiò sul materasso senza neanche scostare le lenzuola, abbandonandosi a un sospiro di sollievo.
Era stanco ma non aveva sonno, decisamente un gran dilemma.
Si portò la mano al berretto e se lo sfilò, poggiandoselo sugli occhi chiusi e portandosi l'avambraccio destro sulla fronte.
Aveva male ovunque, ma quello non era mai stato un problema. Aveva persino pensato di dover lasciare il Quidditch una volta per tutte, ma sarebbe giunto a quella decisione solo se le cose si fossero messe davvero male e fosse arrivato a una condizione talmente debilitante da impedirgli di fare altrimenti.
Rimase dunque in attesa, contando pecorelle immaginarie.SPOILER (clicca per visualizzare)
Edited by Joshua B. Evans - 16/3/2019, 18:11. -
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Edited by Skyler Mave - 17/3/2019, 20:06. -
Joshua B. Evans.
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« scheda - 16 ANNI - AMETRIN - NEUTRALE PURO - statistiche »Nel giro di cinque secondi possono succedere davvero tante cose, ma ad una velocità talmente elevata da rendere impossibile ricordare tutto nel dettaglio. Josh, per esempio, non saprebbe dire con esattezza cosa accadde in quei cinque secondi, quando sentì un dolore lancinante sulla bocca dello stomaco che gli spezzò il respiro per un istante.
Ma facciamo un paio di passi indietro: dopo essere arrivato in infermeria ed averla trovata vuota, il sedicenne aveva deciso di provare a dormire un po'; sapeva che non era la mancanza di sonno il suo problema principale, ma continuava a sperare che non si trattasse della malattia. Aveva faticato un po' ad addormentarsi, ma non appena vi era riuscito, aveva iniziato a sognare splendidi unicorni, un lupo che li osservava estasiato e una coccinella che si infilava nelle narici di quest'ultimo con la speranza di portargli fortuna. In tutto ciò, un uomo alto e ben piazzato osservava la scena da lontano, prendendo appunti su come tre creature tanto dissimili potessero coesistere in pace e armonia e, nell'osservarlo bene, Josh non poté non riconoscere uno dei suoi professori.
Ora, ditemi, quale uomo sano di mente si metterebbe a prendere appunti elogiando la magnificenza di quella scena tanto utopistica? Ma naturalmente la risposta è unica, così come unico era l'uomo in questione: il professore di Antiche Rune, tale Lancelot Olwen.
A Josh piaceva il docente, peccato che delle volte lo considerasse un tantino... eccentrico, sì, diciamo così.
Poi, a interrompere quello scenario a dir poco inquietante, ecco il dolore allo stomaco, una sorta di pugno ricoperto di spilli che infilzarono la carne lasciandovi segni a dir poco evidenti -le unghie, maledizione, le unghie!
Solo dopo, con un gatto che balzò via alla velocità della luce dalla sua pancia e l'infermiere Mave che si lanciava su di lui senza alcun motivo apparentemente sensato, si chiese cosa stesse accadendo, mentre una lacrima gli rigava il viso a causa del dolore intenso provato solo per un attimo.
Quando riprese a respirare, il mondo che sembrava essere andato in pausa per un periodo di tempo indecifrabile riprese il suo regolare andamento, mentre un verso stridulo fuoriusciva dalla bocca spalancata e la spossatezza di poco prima lasciava spazio a una sorta di mancamento... si riprese appena in tempo per rivolgere all'infermiere un'occhiata di fuoco, mentre indicava con la mano sinistra il punto in cui il gatto era svanito nel nulla.
Che... che diavolo di problemi ha quel gatto?!
Lui, che tecnicamente doveva amare gli animali e pareva essere particolarmente empatico, avrebbe dovuto comprendere che il micio non aveva fatto ciò che aveva effettivamente fatto per fargli del male, ma nelle condizioni in cui si trovava, l'unica cosa che avrebbe voluto fare all'animale era piazzargli una mela tra i denti e infilarlo in un forno a 200°C, non di certo provare a capirlo.
Dio! Quasi rimpiango il professor Olwen...
E si lasciò cadere rumorosamente sul materasso, portandosi entrambe le mani sugli occhi per strofinarli.. -
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Joshua B. Evans.
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« scheda - 16 ANNI - AMETRIN - NEUTRALE PURO - statistiche »L'unica cosa a cui Josh era in grado di pensare nel restare sdraiato, dolorante e con un'orribile nausea era il nome di quell'assurdo gatto che, da come ne parlava l'infermiere, pareva essere di quest'ultimo.
SevenUp.
Sul serio? Come la bevanda gassata e dolciastra che lo faceva letteralmente dare di stomaco? Aveva di certo un motivo in più per odiare quel gatto, lui, a cui in genere gli animali piacevano.
Strofinò più volte la faccia, più per la frustrazione che per altro, tentando di non pensare al dolore e ai graffi che di certo si erano aperti sul torace al passaggio di quella belva infernale. Quando l'infermiere nominò i Doxy, il ragazzo si decise finalmente a guardarlo in faccia dalla sua postura orizzontale, rivolgendogli un'occhiata infastidita: gatti e Doxy, che genere di infermeria era quella?
Ma le sue proteste furono interrotte sul nascere, non appena il tizio nominò gli antidolorifici. Con le labbra spalancate per dirne quattro al giovane uomo, Josh si lasciò sfuggire un sospiro e chiuse gli occhi, annuendo lievemente.
Antidolorifici, sì, grazie a Dio.
Si costrinse dunque a mettersi a sedere, notando solo in quel momento quell'odioso gatto poltrire in un angolo della stanza, indisturbato e indifferente al disagio che gli aveva appena procurato. Josh, che in quel momento lo guardava con una dose di odio non irrilevante e inusuale per lui, si limitò a pensare quanto sarebbe stato bello portarlo in cucina e lasciare che gli elfi lo cucinassero a dovere per la cena di quella sera.
Lui non lo avrebbe mai mangiato, naturalmente, ma Erik non avrebbe fatto lo schizzinoso e lui avrebbe liberato Hidenstone da una piaga inaudita.
E a completare il tutto, ecco un poderoso e rumorosissimo starnuto.
Favoloso, sul serio!
Quella giornata andava di male in peggio e stava anche scoprendo, cosa, un'allergia ai gatti? In fondo non ne aveva mai avuti in casa e non poteva esserne certo, ma era una possibilità da non escludere.
Quando l'infermiere Mave gli portò l'analgesico e avvicinò una sedia al suo letto, Josh gli fece un cenno col capo per ringraziarlo, iniziando a bere lentamente la soluzione. Era abituato al sapore delle medicine, qualunque esso fosse, dunque mandò giù sorso dopo sorso, prendendo aria di volta in volta e sperando facesse effetto in fretta.
Lanciò uno sguardo alla camicia che indossava, individuando un paio di strappi dovuti alle unghie del felino, ma non se ne curò: gli elfi erano bravi a sistemare gli indumenti. Inoltre, improvvisamente più calmo di prima, non voleva far pesare -più di quanto non avesse già fatto- la situazione sul povero infermiere che, in fondo, c'entrava poco.
Quando sentì le parole dell'uomo, Josh spostò su di lui lo sguardo e, una volta svuotato il bicchiere, gli si rivolse.
E' sempre la stessa storia: sono perennemente affaticato, non riesco a prestare attenzione a lezione e ho una forte nausea... per non parlare del dolore al polso, non riesco neanche a scrivere.
Nel sentirsi parlare a quel modo, si diede della femminuccia; era cresciuto con quelle disfunzioni, perché la stava facendo tanto tragica?
Senta, mi serve solo qualcosa per riattivare il cervello. Non sarei venuto se la Constantine non mi avesse costretto e non posso perdere le sue lezioni. Lo sa che cosa mi farebbe quella se andassi male in uno dei suoi compiti? E' totalmente fuori di testa, glielo dico io.
Forse non era saggio parlare a quel modo di uno dei docenti dell'accademia, ma Josh non era mai stato troppo a pensare alle conseguenze delle sue azioni. Tuttavia, teneva abbastanza alla propria media da tentare di rimediare alla situazione.
Sì, insomma, dovrebbe divertirsi un po' di più, sa... Lei è single? Magari potrebbe portarla fuori una di queste sere, in fondo è una bella donna.
Bella era bella, niente da dire, nonostante quegli occhi eccessivamente inquietanti e la sua fastidiosa capacità di trasformarsi in un lupo -oh sì, l'aveva vista eccome abbandonare la propria forma umana per trasformarsi in una belva dal manto nero come la notte e ammalianti occhi d'ambra. In effetti, nonostante la paura di trovarsi di fronte a un lupo in quell'occasione, Josh non poté non pensare a quanto dovesse essere figo avere l'abilità di Animagus.. -
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Joshua B. Evans.
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« scheda - 16 ANNI - AMETRIN - NEUTRALE PURO - statistiche »Dopo aver bevuto ciò che l'infermiere gli porse, Josh sistemò il cuscino dietro di sé in modo da poter restare seduto senza sforzo, lasciando che l'uomo gli disinfettasse le ferite inferte dal gatto del demonio.
Fatica e attenzione potevano non rappresentare un fastidio tanto insopportabile, ma la nausea era qualcosa che il giovane Ametrin non riusciva a tollerare e, quando l'infermiere gli porse il decotto di cui stava parlando, il giovane annuì un paio di volte, scommettendo tra sé e sé quanto la cosa potesse andare a buon fine: era ormai abituato a quella serie di intrugli -babbani o magici- spacciati come la soluzione a qualunque suo disturbo e ben pochi avevano fatto effetto in quei lunghissimi sedici anni di vita.
Quando poi il consiglio si spostò sulle questioni più pratiche, Josh si limitò ad osservare il suo interlocutore con un cipiglio sorpreso; non era certo che l'infermiere si riferisse alle pratiche di tutti i giorni, ma non avrebbe mai osato pensare che potesse alludere a qualcosa di più intimo... o forse sì?
Annuì una seconda volta, prima di spostare il proprio sguardo sul decotto e rigirarselo fra le mani.
Nessun problema, devo solo sceglierne una.
Non era serio -o sì?- pertanto lasciò che le labbra si schiudessero in un sorriso beffardo, mentre si chinava a prendere lo zaino e infilare la boccetta nella tasca più interna, al sicuro.
Quando il discorso si spostò sulla professoressa Constantine, il ragazzo quasi si pentì di averla nominata: certo, di solito le insegnanti giovani e belle -entrambe cose che si rispecchiavano perfettamente nella figura della rumena- erano il sogno proibito degli studenti con gli ormoni a palla, ma quando avevano la malsana abitudine di valutarti con una "T" ogni qualvolta non facevi esattamente ciò che richiedevano, era normale che qualunque fantasia erotica su di loro andasse a scemare.
In quel momento, gli parve quasi di immaginare sua madre con l'infermiere Mave e, reazione causata anche dalla leggera nausea, si portò una mano davanti alla bocca.
Dice sul serio? Non è troppo vecchia per Lei?
Come se in amore (?) l'età contasse qualcosa.
Con un'espressione che rasentava il disgustato, il giovane Ametrin si schiarì la voce, prima di proseguire.
Come conquistarla, eh? Potrebbe trasfigurarsi in un libro di Alchimia! In quel caso avrebbe la sua completa attenzione, mi creda... o in un palo di legno, come quello che ha...
Infilato in posti in cui, almeno per quanto ne sapeva lui, non batteva il sole.
Sorrise assumendo l'aria angelica che più di una volta gli aveva garantito la salvezza, sperando che quella volta non fosse diverso e che nessuno, oltre la soglia dell'infermeria, lo avesse sentito.
In camera, come quello che ha in camera. Le piace così tanto.. -
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Joshua B. Evans.
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« scheda - 16 ANNI - AMETRIN - NEUTRALE PURO - statistiche »In quel momento, a Joshua sarebbe realmente servito essere capace di leggere nella mente altrui. Aveva sempre considerato l'abilità da Legilimens interessante, ma non indispensabile nella vita, in fondo era abbastanza empatico da comprendere quasi a prima vista lo stato d'animo di qualcuno, ma questa sua capacità poco poteva tornare utile quando vi era una riserva di Idromele nascosta chissà in quale angolo dell'infermeria -o della stanza di Skyler Mave- che non vedeva l'ora di essere scoperta.
Tuttavia, Josh non è il Narratore e il Narratore non è Josh, motivo per cui sarebbe inutile continuare a disquisire oltre a tal riguardo.
Quando l'infermiere difese la bellezza e l'età della sua insegnante di Trasfigurazione, Joshua non poté fare a meno che stringersi nelle spalle, della serie "se sta bene a te, amico, non vedo il problema". Lui, probabilmente, avrebbe condiviso volentieri l'opinione dell'uomo circa la docente, peccato che non riuscisse proprio ad andare oltre al fatto che quella donna potesse essere la responsabile di una sua eventuale bocciatura.
Un modo più terreno...
Si soffermò per un momento a pensare a quanto detto dall'infermiere, abbassando lo sguardo e soppesando quelle ultime parole. Immaginare la Constantine fare sesso gli risultava impossibile e non perché non fosse una donna affascinante, come già detto, quanto per l'impossibilità di realizzare che fosse talmente umana da provare qualsivoglia piacere. Josh l'aveva vista sorridere forse un paio di volte da quando aveva messo piede a Hidenstone ed era certo che quel sorriso non fosse rivolto né a lui né a nessun altro dei suoi compagni di classe.
A quel punto non poté fare a meno di chiedersi se la donna avesse mai provato ad avere un orgasmo. Non voleva essere ottimista e pensare subito a un tentativo riuscito, ma almeno che ci avesse provato!
Non appena si rese conto di ciò a cui stava pensando da attimi interminabili, si costrinse a riscuotersi schiaffeggiandosi neanche troppo delicatamente la faccia.
Gesù Cristo.
Amen.
Quando l'infermiere si propose di permettergli di rimanere a riposo per qualche giorno usando espressioni a dir poco colorite, Josh non tentò neppure di trattenere un sorriso, dando addirittura adito a una risatina. Era divertito dall'atteggiamento dell'uomo, tutt'altro che formale come quello del resto degli adulti all'interno del castello.
Stava addirittura soppesando l'idea di perdonare l'attacco del suo felino.
Sì, resterò magari un'altra mezz'oretta.
Tornare in classe a lezione iniziata non sarebbe stata una buona idea, per quanto il professor Ensor fosse accondiscendente -ma chi, Brian Ensor? Ma andiamo!
Infermiere Maeve.
Lo chiamò Joshua nel levarsi il cappellino e poggiarlo sul comodino a fianco del letto.
Sa, Lei non è tanto male... per essere un adulto.
Gli riservò un ghigno divertito e si infilò sotto il lenzuolo..