Joshua Benjamin Evans

whoiam nome&cognome: Joshua Benjamin Evans
età&luogonascita: 17 anni (7 Aprile 2002), Bradford, Inghilterra
casata: Ametrin
professione: //
statosangue: Mezzosangue (madre strega, padre Babbano)
statosociale: Benestante
caratteristicaparticolare: //
segnipparticolari: //
allineamento: Neutrale Puro
bachetta: Legno d'ulivo, nucleo in corda di cuore di drago, 14 pollici, sufficientemente elastica.
L'ulivo è robusto e molto resistente, il suo padrone ideale è un mago leale, forte e che difficilmente si lascia distogliere dalle proprie idee. Questo legno è molto ambito per via della sua predisposizione nei duelli e negli incantesimi non-verbali, chiunque abbia una bacchetta di ulivo può ritenersi fortunato, una volta creato un legame con essa, diventerà una compagna fedele.



Aspetto fisico Josh è all'apparenza ciò che di più normale si potrebbe riscontrare in un ragazzo di appena diciassette anni: molto alto, invero, tanto da raggiungere la vetta del metro e ottanta senza troppa difficoltà, un fisico che inizia a prendere forma sotto i costanti allenamenti sostenuti fin dalla più tenera età -ha delle spalle piuttosto larghe, nonostante la muscolatura non sia ancora ben definita- e uno sguardo "che conquista", o almeno così gli dicono.
E' ordinario, forse un po' troppo pallido, ma un ragazzo piuttosto carino, soprattutto da quando ha deciso di darsi al look da "trasandato", con quell'accenno di barba ispida. I capelli sono castani, decisamente scuri e difficili da trattare, tanto che non è insolito notarli in disordine; Josh, povero caro, tenta di domarli passandovi più volte le dita tra le ciocche, ma senza ottenere grandi successi.
Come già detto, il suo incarnato è piuttosto pallido, mentre gli occhi sono di un azzurro limpido e cristallino; ha un tono di voce basso, roco, e quando non è costretto a indossare la divisa dai colori sabbia e lilla -che gli stanno bene quanto un pugno in un occhio, per capirci- è nella norma vederlo aggirarsi tra i corridoi del castello o le vie di Denrise con un berretto sulla fronte.
prestavolto: Dylan O'Brien

_{"Happiness is enjoying the little things in life"}

Carattere E' di compagnia, socievole e ha la battuta pronta; gli piace divertirsi, scherzare, far festa e ha sempre una parola gentile e un sorriso per chiunque; questo, però, non deve trarre in inganno: è un tipo che sa come difendersi, non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno e, anzi, è facilmente irascibile. La pazienza non è il suo forte, soprattutto se si trova davanti a persone che non rientrano nella lista delle sue preferenze.
E' fondamentalmente un buono, ma solo con chi se lo merita.
Ha un carattere piuttosto impetuoso, coinvolgente se vuole, e tentare di frenare il suo entusiasmo equivarrebbe a spegnerlo -cosa decisamente infattibile data la sua energia. E' un Ariete, un segno di Fuoco, e come tale necessità di qualcosa per cui lottare, per dare sempre il meglio di sé; questo lo rende estremamente testardo e determinato, è impossibile dirgli che non è in grado di fare qualcosa, perché farà di tutto per dimostrare il contrario. Si dice, in effetti, che un Ariete senza scopo sia una mina vagante.
E' naturale, spontaneo e patisce l'impossibilità di esprimere questo suo modo di essere: non si lascia influenzare.
La sua è un'energia grezza, non raffinata dall'esperienza, e come tale ha il vantaggio della semplicità e della purezza.
Ha una natura calda e a suo modo generosa ed emana il fascino che deriva dal suo approccio avventuroso, appassionato, energico ed aperto a tutto ciò che la vita offre, al coraggio che sconfina nella spavalderia, alla purezza d'animo che sconfina nell'ingenuità, alla sincerità che a volte rischia però di diventare mancanza di diplomazia ed arroganza.
E' temerario e impulsivo, di quell'impulsività che porta fuori controllo e rischia di far sì che saboti se stesso e chi gli sta intorno.
Tende a ripetere gli stessi errori poiché per lui ogni esperienza è una nuova avventura, non ne fa tesoro; è il tipico caso di chi prima agisce e poi pensa, con l'unico intento di sentirsi vivo grazie alle emozioni provate in quel frangente. Non c'è paura, non c'è ragionamento logico, c'è solo l'esigenza incontrollabile di fare.
Per lui una vita senza passione, sfida, rischio e novità affrontate anche controvento, non vale la pena di essere vissuta.



storia Sono trascorsi diciassette anni da quel lontano aprile in cui Joshua venne al mondo e in questo frangente mai, neppure una volta, i suoi genitori hanno pensato di poter essere più felici di quanto non lo siano stati in quel momento.
Quella degli Evans era, d'altra parte, una famiglia come tante altre: una madre, un padre, due figli maschi -Joshua era il più piccolo- che vivevano in una casetta a Bradford, nello Yorkshire.
Tutto normale, all'apparenza, tranne per un singolo e insignificante dettaglio: mamma Annabelle era una strega.
Ebbene, suo marito Frederick e il figlio maggiore, Dylan, non condividevano mica il dono di quel ramo della famiglia e nessuno se n'era mai fatto un problema, in fondo Annabelle si era lasciata tutto alle spalle per poter sposare l'uomo che amava e vivere con lui una vita lunga e felice, priva di magia. Con Joshua, però, dovette ricredersi: il bambino manifestò poteri magici fin dalla più tenera età, consapevolezza che i genitori accettarono tuttavia di buon grado e che li spinse a dover lasciare che il bambino iniziasse i propri studi a Hogwarts, dove venne smistato tra i Grifondoro.
Joshua era stato da sempre un ragazzino in gamba, pieno di voglia di fare, determinato e con quel pizzico di ambizione che non guasta mai. Da ché sua madre e suo padre ricordassero, erano state davvero poche le volte in cui lo avevano visto piangere o rattristarsi, poiché quando lo si guardava non si poteva non notare l'ampio sorriso che gli illuminava costantemente il viso.
Persino la diagnosi del LES non lo scoraggiò più di tanto, non dopo aver compreso come potesse continuare la sua vita in maniera quasi del tutto normale. Il Lupus Eritematoso Sistemico lo costringeva a letto per diversi periodi o, in alternativa, gli procurava aumenti di pressioni ingiustificati, anemie, febbre, debolezza o perdite di peso inspiegabili, tutti sintomi impossibili da non scorgere, ma che il ragazzino aveva sempre fatto in modo di minimizzare di fronte ai compagni di scuola o ai genitori, per evitare che si preoccupassero.
Nonostante le difficoltà che tale malore comportava e i pianti che seguirono la diagnosi, Joshua non lasciò che la cosa lo demoralizzasse, e cercò invece di vivere la propria vita senza preoccuparsi troppo di quelli che erano sintomi -ben più gravi- a cui probabilmente sarebbe andato incontro ma che, per il momento, sembravano non interessarlo.
Tale particolare a parte, Joshua riuscì a ottenere i G.U.F.O. con voti brillanti e tra le sue materie preferite spiccarono Aritmanzia, Trasfigurazioni e Antiche Rune; trascorse gli ultimi due anni a Hogwarts nella squadra di Quidditch di Grifondoro, riuscendo a ottenere il posto da Cercatore titolare solo l'ultimo anno e conducendo la squadra alla vittoria del campionato.
Nonostante la vita a Hogwarts lo soddisfacesse, però, sentì parlare di un'accademia di magia fondata da pochi anni, una scuola unica nel suo genere e atta a formare maghi e streghe con corsi di specializzazioni di altissimo livello. Joshua trascorse l'intera estate precedente l'inizio del suo sesto anno cercando informazioni al riguardo, confrontandosi con il Preside e tentando di capire se uno come lui potesse avervi accesso; era una scuola costosa, di élite, ma sapeva di poter contare su una borsa di studio dati i suoi ottimi voti.
La verità era che, per quanto Hogwarts gli piacesse e non avesse idea di cosa fare del proprio futuro, l'idea di poter studiare a Hidenstone pareva averlo stuzzicato fin da quando aveva saputo della sua esistenza.
Fu così che, dopo aver salutato gli amici -o parte di questi- che lo avevano accompagnato per cinque anni, il ragazzo si trasferì nell'accademia di magia, pronto per dare inizio a un nuovo capitolo della sua vita.

_{"Sorrow looks back, Worry looks around, Faith looks up"}

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