Votes taken by Lacie Stark

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Per molti quel lavoro poteva sembrare estremamente noioso. Monotono. Pensavano che non faceva altro che sistemare gli scaffali, sorridere alle persone e assecondarle. Invece Aurore amava lavorare lì. E amava allo stesso modo anche cucire i vestiti che vendeva. Era ovvio che alcune cose le arrivavano già pronte e confezionate (come le cravatte o i vari cappelli) ma era più che fiera nel dire che la maggior parte della merce che vendeva l'aveva cucita lei nel corso degli anni. Non smetteva mai di creare nuovi vestiti, nuovi completi. Era una valanga di idee e creatività inimmaginabile.
    Non era una ragazza presuntuosa, ormai era risaputo. Ma era sempre grata del fatto che tanti clienti erano soddisfatti dei prodotti che vendeva e che creava artigianalmente.
    La sarta come ogni giorno aveva aperto il negozio verso le otto di mattina, aveva dato una pulita al locale e aveva cominciato a mettere in ordine gli scaffali ed il bancone con una grandissima dedizione, come era solita fare. Quindi arrivarono i primi clienti e si dedicò a loro, cercando di accontentarli e aiutarli come meglio poteva.
    Quella mattinata era davvero impegnativa, doveva ammetterlo. Era entrata molta gente ed ogni persona aveva una richiesta completamente differente dall'altra. Ma Aurore non si spazientiva, anzi! Cercava di essere sempre disponibile e gentile con tutti.
    Insomma, era stata una mattinata piuttosto movimentata.
    Nel primo pomeriggio il negozio era più tranquillo. Si era messa a sedere di fronte alla sua macchina da cucire e stava cominciando a lavorare ad una sua nuova creazione. Non avrebbe passato tutto il tempo lì, però. Poco dopo era arrivata nuova merce che doveva essere sistemata sugli scaffali e quindi si mise a svuotare lo scatolone e riporre i prodotti su una mensola. Intanto il campanello segnalò l'entrata di qualcuno. Sentì che tra quelli che entrarono c'era anche una bambina e la sarta sorrise, mentre riposava l'ultimo papillon sulla mensolina.
    E mentre si voltava per dare il benvenuto ai clienti, la bambina sbattè contro di lei. Aurore abbassò lo sguardo, guardò la bambina con un sorriso divertito sulle labbra e poi spostò lo sguardo sulla donna che chiese scusa per la bambina.
    La sarta scosse la testa con un sorriso “non si preoccupi. Sono sempre bambini ed è difficile farli stare fermi”.
    Si accovacciò per guardare la bambina, portò la mano sulla sua guancia per accarezzargliela e un dolce sorriso si stampò sul viso della negoziante. “Ma lo so che sei una bravissima bambina, vero? Se ascolterai la mamma magari ti farò un piccolo regalo, che ne dici?”.
    L'indice toccò il nasino della piccola e col sorriso sulle labbra si rialzò e finalmente salutò come si deve la cliente. “Buon pomeriggio. Benvenuta nel mio negozio.” disse sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “Di cosa avete bisogno?
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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  2. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Aurore era venuta lì per rilassarsi un pochino. Le onde del mare erano un bellissimo suono che calmava i nervi e liberava la mente. Aveva ragione, quell'uomo, a fare ciò che stava facendo in riva al mare.
    Quell'uomo, poco dopo, dopo essersi accorto della presenza della sarta alzò lo sguardo verso di lei, per salutarla.
    “Ciao” rispose lei, alzando una mano in segno di saluto, col sorriso sulle labbra. “Beh sì, mi piace vedere il mare e l'alba quando non c'è nessuno. Solo il rumore del mare”
    Poi scosse la testa a quello che disse dopo, sorridendo divertita. “Non stavo pensando a nulla di male, lo giuro! Immaginavo che si trattasse di una cosa del genere. Ero solo...curiosa, ecco” Rispose. “Posso sedermi?” chiese e se avesse avuto risposta positiva si sarebbe seduta sulla sabbia ed avrebbe voltato lo sguardo verso il mare. Fece un respiro a pieni polmoni e poi tornò a guardare l'uomo. “Io mi chiamo Aurore. Tu? Sei di queste parti? Spero non ti abbia dato fastidio...nel caso toglierò il disturbo senza alcun problema” disse infine.
    Ovviamente non poteva fare a meno di notare quanto fosse carino quel ragazzo. E da come si muoveva, immaginava che fosse una persona atletica, sempre allenata. Magari era un combattente, un guerriero di Denrise.
    Quel posto, tra l'altro, non lo conosceva molto bene. Era forse la prima volta che si avvicinava così tanto al villaggio. E doveva dire che era davvero curiosa di visitare proprio il villaggio. Aveva sentito parlare, tramite anche la scuola, che i denrisiani non erano molto ospitali, soprattutto con gli inglesi. Però lei non era inglese...magari aveva qualche possibilità? E magari lui poteva esaudire quel suo piccolo desiderio.
    Voleva conoscere quella persona, sembrava gentile. Ma allo stesso tempo temeva di averlo disturbato, interrompendo il suo allenamento. Come gli aveva già detto, se lo avesse disturbato si sarebbe allontanata da lui.
    Un altro respiro profondo e sorrise “è proprio bello qui, soprattutto a quest'ora. Credo sia la prima volta che visito questo posto. Il massimo che ho visto è stata Hidenstone e il porto, mi sa...”
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Tra il fatto di avere uno psicopatico che voleva portarsela a letto ed un'amica piuttosto iperattiva, Aurore non sapeva più cosa fare.
    La libraia era arrivata nel suo negozio e senza nemmeno qualche messaggio di preavviso le aveva detto che sarebbero andati...
    “Al canto della sirena??” Aurore guardò l'amica confusa “Dove caspita si trova, il canto della sirena?”
    Ma non poteva fare altro che accettare quella proposta e seguirla. Quindi, dopo essersi sistemata ed aver chiuso il suo negozio avrebbe seguito la libraia, che la prese per mano e si smaterializzarono in un luogo che lei forse aveva visto solo pochissime volte. Ma non si fece domande. O meglio...decise di non fare domande, anche se ne aveva un casino nella sua testa.
    Poco dopo presero un'imbarcazione ed alla fine raggiunsero il posto dove sarebbe dovuto esserci questo locale. “Dove mi stai portando, Chloé...?” Mormorò quasi spaventata, come se l'amica avesse intenzione di ucciderla e nasconderne il cadavere.
    Ma dopo alcuni minuti a girare per i vicoli e le viuzze di quel posto, finalmente Aurore riuscì a scorgere l'insegna di questo famoso 'canto della sirena'.
    “Oh...è questo il locale?”
    chiese, annuendo al commento dell'amica riguardo alla bellezza di quell'isola. Non era mai stata in quel posto. Non ricordava se avesse davvero visitato Denrise e doveva ammettere che l'amica aveva ragione. Per quanto gli abitanti non fossero così tanto ospitali, il posto in se era davvero carino e poteva essere utilizzato meglio di come in realtà lo usavano gli abitanti di quel posto. Insomma, poteva essere una meta turistica e potevano trarne guadagno...ma ovviamente non lo disse ad alta voce e non sapeva nemmeno cosa facessero realmente gli abitanti di denrise.
    Quando Chloé aprì la porta, Aurore entrò, camminando lentamente e, entrata dentro quel locale si guardò intorno, senza sapere dove andare. Si fermò all'ingresso, in attesa che l'amica la raggiungesse e, in questo modo, poteva starle dietro. Era decisamente un pesce fuor d'acqua, in quel locale.
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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  4. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Probabilmente con quel ragazzo stava prendendo una bruttissima strada. Ma, Evan lo trovava gentile, simpatico e dannatamente bello. Lo aveva pensato diverse volte dalla prima volta che lo aveva visto ed ora gli piaceva sempre di più.
    La sarta, dopo che si era cambiata tornò da Evan, che apprezzò ciò che aveva messo con un fischio. Non era abituata a complimenti del genere. Tanto meno al commento che fece prima di cambiarsi a cui aveva risposto con un semplice sorriso timido e le guance leggermente arrossate.
    Il rossore alle guance, però, non si affievolì nemmeno quando le disse che era comunque bellissima. A dire la verità, la sarta non era abituata a nulla di tutto quello che stava facendo.
    Non sapeva dove l'avrebbe portata, cosa avrebbero fatto e quali intenzioni aveva il ragazzo, ma qualsiasi cosa fosse voleva godersi la giornata, ovviamente nei limiti (deve sudarsela il caro Evan(?) non è mica Madison!).
    Quando lui tese la mano verso la franco-spagnola, lei la prese con un sorriso e lo seguì.
    Da quello che notò, Evan l'avrebbe portata a fare un giro nella Londra babbana e quando le fece la domanda a riguardo, annuì voltandosi verso di lui e rispondendogli. “Si certo che ci sono stata...ci sono anche stoffe babbane, nel mio negozio ed io sono una nata babbana...e poi...ci vivo ancora”
    Aveva acquistato un piccolo appartamento, nella Londra babbana e ci viveva assieme a suo fratello.
    “Dove si trova questo parco? Si! Certo che mi va...”
    Non c'era niente di più bello di fare una passeggiata al parco assieme ad un ragazzo gentile e carino come Evan.
    Quindi rimase in silenzio per un po', stringendo la mano del ragazzo e seguendolo, senza la più pallida idea di ciò che Evan avesse in mente. Ed ovviamente, senza nemmeno sapere in che guaio si stava per cacciare.
    Non sapeva cosa dire e di cosa parlare. Conosceva davvero poco di lui e, effettivamente, lui conosceva poco di Aurore. Forse, quel giorno avrebbe deciso di raccontargli qualcosa in più della sua vita?
    Nessuno poteva ancora saperlo. Nemmeno lei, che era davvero molto riservata sulla sua vita.
    “Tu sei purosangue?” chiese all'improvviso, tanto per spezzare quel silenzio che aveva fatto iniziare.
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Se la povera Aurore avesse modo di ribellarsi dalle dita del player che la controlla, probabilmente sarebbe già scappata da questa situazione. O forse, se Aurore fosse una persona reale, molto sicuramente sarebbe una ragazza più sicura di se e meno stupida. Ma è stato il player a decidere di farla in questo modo. Non era mica in grado di muoversi secondo le sue volontà, come se fosse all'interno del mondo di toy story! Insomma se il player decide di farle fare la parte dell'imbarazzata, lei faceva la parte dell'imbarazza, solo perché lui l'ha descritta così. Se doveva fare l'ingenua, faceva l'ingenua. Non poteva farci nulla. Ad esempio, vedendolo avvicinarsi così tanto a lei, Aurore avrebbe potuto reagire in modi diversi: Poteva starci e provocarlo ulteriormente. Poteva dirgli direttamente di evitare queste cose perché si conoscevano appena (e se fosse così, la situazione sarebbe finita molto prima, non accettando l'invito ad entrare in casa sua). Ma la povera ingenua ed innocente Aurore, non era né l'una né l'altra. Era semplicemente e irrimediabilmente (e qualsiasi altra parola che finisce per “-mente”) imbarazzata. Era bloccata lì, a pochi millimetri da lui e si voltò appena sentì quelle parole sussurrate.
    “S...sì...l'Inghilterra la trovo sempre molto affascinante...m...mi è piaciuta sin dalla prima volta che la vidi...” la sua voce era leggermente tremolante e imbarazzata. Non perché non gli piaceva quell'uomo. Ma solamente perché non era brava in queste situazioni. Oltretutto era un ragazzo appena conosciuto, che si era rivelato gentile...ed ora era pericolosamente troppo vicino a lei. “Ma..forse...credo che sia ora che...che me ne vada. Ti...ti ringrazio per avermi aiutata ed avermi...offerto da bere. Ma devo...devo andare” disse, poggiando lentamente il bicchiere sul tavolino di fronte a lei. Solo che c'era un problema: Sembrava che le proprie gambe non avevano intenzione di muoversi. Infatti, nonostante lei avesse detto ciò, rimase ferma. Lì, dove si trovava. Con la coscia a contatto con quella dell'uomo e le loro ginocchia che si toccavano. Sembrava incollata sul divano. Cosa diavolo le stava succedendo?
    Questa povera donna era letteralmente circondata da ben quattro ragazzi, uno più carino dell'altro...e se fosse stata un'altra ragazza sarebbe saltata addosso a tutti e quattro. Ma è Aurore...e ce ne vorrà di tempo, prima di vederla in sala giochi...



    ...forse...
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Ormai Aurore aveva capito che quel ragazzo era una brava persona. Decisamente di buon cuore. Aurore era anche così, non provava odio per una persona solo per il piacere di farlo, non era una di quelle persone che provavano solamente invidia perché qualcuno aveva più fortuna di lei. E doveva ammettere che lei, di fortuna, ne aveva avuta abbastanza. Dopo essere riuscita a scampare dalla furia immotivata dei suoi genitori, si era rifugiata a Londra ed era riuscita a rilevare il Madama McClan, grazie ad alcuni risparmi ed ai lavoretti che era riuscita a fare nel corso degli anni. Doveva ritenersi decisamente fortunata. Non aveva mai fatto qualcosa che l'avrebbe fatta pentire subito dopo. E finora era andato tutto bene.
    Le parole di Thomas, i suoi complimenti e le congratulazioni, la fecero sentire felice e sorrise cordiale verso di lui.
    “Ti ringrazio davvero, Thomas. Sto cercando di dare sempre il meglio di me. Mi piacerebbe anche fare del bene in qualsiasi modo. Aiutare chi ne ha bisogno per quel che posso fare. Potrei magari tentare di migliorare ancor di più il mio negozio...rinnovarlo in qualche modo. Sai...è da un po' che ci sto pensando...” disse, col sorriso sulle labbra. Era anche una ragazza che diceva sempre la verità. Non è brava a mentire in nessuna situazione.
    Sentendo le parole che il giovane ragazzo disse in merito alla sua domanda, capì subito che era molto simile a lei. L'unica differenza era che lei non aveva mai avuto una 'musa ispiratrice'. O almeno...lei non amava chiamarla in quel modo. Era normale che aveva voluto ispirarsi alla vecchia proprietaria del McClan, era vero che per creare nuovi vestiti, cercava ispirazione su qualcosa o qualcuno. Su un luogo, su un oggetto o su un personaggio famoso che trovava davvero affascinante. Ma non aveva una reale musa ispiratrice.
    “Mi piace quello che hai detto, Thomas. Forse, se fossi stata una persona così coraggiosa come te, avrei potuto fare l'auror anche io. Ma...insomma, non sono per niente in grado di far del male ad una persona. Uso la bacchetta solo per il mio lavoro e per pulire la casa ed il negozio” e a quel punto scoppiò in una riasatina. Era vero, non farebbe del male nemmeno ad una mosca. Forse era troppo buona per vivere in un mondo come quello.
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Il mare. Quel luogo, per Aurore era uno dei più affascinanti del pianeta. Era il suo posto preferito assieme alla montagna. Non aveva mai preferito l'uno rispetto all'altro.. Per lei avevano lo stesso livello di bellezza. Entrambi la rilassavano, entrambi le miglioravano le giornate e le aumentavano la voglia di creare nuove cose, nuovi vestiti sempre più interessanti. Il momento che preferiva più di tutto, per andare a fare una passeggiata al mare, era l'alba e il periodo primaverile. Non c'era quasi nessuno, non c'era il chiasso dei bambini o della gente che chiacchierava durante il periodo estivo. Insomma, l'unico rumore che sentiva, era quello del mare. Niente di più bello.
    Aurore aveva avuto quella voglia improvvisa di andare lì per rilassarsi e magari per trovare nuove idee. Si era quindi alzata molto presto e con calma raggiunse le coste di Denrise. Arrivata lì, tolse le scarpe e cominciò a camminare a piedi nudi sulla riva del mare.
    Tutto ciò di cui aveva bisogno quel giorno era proprio quello: Vedere l'alba, le onde del mare, l'acqua che bagnava i piedi e la sabbia che si insinuava tra le dita. E tutto ciò le stava mettendo una voglia assurda di relax.
    Si mise a camminare per una buona mezz'ora, respirando a pieni polmoni lasciando che la salsedine riempisse completamente le sue narici.
    La spiaggia, quel giorno era completamente vuota...tranne per una sola persona, oltre lei. Ad una decina di metri da lei, dopo una lunga camminata, vide qualcuno seduto sulla spiaggia e sulla sabbia, vicino a lui, c'era un cerchio con alcune scritte che da quella distanza non riusciva a decifrare. Volle avvicinarsi.
    Riprese a camminare e si fermò a pochi metri dall'uomo. Non volle disturbarlo, però. Decise di sedersi sulla sabbia e si mise ad osservare in silenzio il mare. Attese che quell'uomo finisse ciò che stava facendo, e magari si sarebbe presentata e gli avrebbe chiesto che cosa stesse facendo.
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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  8. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Bontà. Ingenuità. Dolcezza. Tre aggettivi che indicavano un'unica persona: Aurore Nieto.
    La sarta era una ragazza così buona, ma così buona, che l'ultima volta che ha usato un incantesimo contro una persona è stato ad Hidenstone, durante un esercitazione di difesa contro le arti oscure. E dopo è andata di corsa a chiedere scusa al compagno.
    Davvero, non usava mai la bacchetta per colpire una persona, non riusciva più a farlo. Forse lo avrebbe fatto solo contro i genitori, ma in quel caso aveva un motivo più che giustificabile, almeno per lei.
    Ed era una ragazza che non odiava una persona senza un serio motivo. Infatti, quando Jack disse quelle parole, Aurore scosse la testa, col sorriso sulle labbra. “Non ho pensato a nulla di male, davvero. Avrai avuto i tuoi impegni e non pretendo che tu venga da me ogni giorno!” anche se, ovviamente, le faceva piacere vederlo più spesso. Le piaceva, quel ragazzo.
    Alla domanda, poi, socchiuse le labbra, sorpresa dalla sua richiesta. Non si aspettava di dover uscire, quel giorno. Infatti aveva messo vestiti più comodi. Solo un paio di jeans ed un maglione nero.
    Rimase ferma per qualche minuto, tra un balbettio e l'altro (“ma...non...non sono vestita bene...” “A...adesso?” non sapeva nemmeno lei perché stava balbettando, tra l'altro) cercando di decidere in fretta.
    Non vedeva Jack da molto tempo. Durante questo periodo aveva pensato spesso a lui ed al loro incontro. Era da un po' che non usciva, a parte le volte in cui lo faceva per lavoro, quindi la voglia di dirgli di sì era davvero tanta. Ma stava tentennando e non sapeva il perché. Ma la sua supplica e l'espressione che fece il ragazzo la fecero desistere e finalmente decise di dare una risposta. “Va bene...ma non c'è nulla da perdonare Jack, davvero. Però accetto...anche se non sono vestita bene e non ho nulla con me. Non pensavo di dover uscire e quindi non avevo preparato niente! Però...posso risolverlo” rispose finalmente la sarta con un sorriso, davvero felice per l'invito che aveva ricevuto. “Devi solo aspettare cinque minuti, il tempo che sistemo il negozio per la chiusura” un ultimo sorriso e si allontanò momentaneamente dal ragazzo, per sistemare la merce e spegnere le luci. Poi con un incantesimo trasformò i suoi jeans e il suo maglione in un paio di pantaloni neri ed una delicata camicetta bianca. Prese quindi le sue cose, chiuse il negozio e raggiunse Jack. Non aveva idea di cosa sarebbe successo quella sera, ma sapeva solo che voleva passare una bella serata con quel ragazzo.
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Era stata una giornata tranquilla, quella al Madama McClan. Clienti tranquilli, nessuno che andava a consumare la taaaaanta pazienza che la Franco-spagnola aveva.
    Una giornata che capitava raramente e che Aurore amava un sacco. In questo modo aveva più tempo per sistemare, pulire e ordinare il negozio e aveva la possibilità di chiudere all'orario che aveva deciso dal primo giorno in cui aveva aperto. Il suo desiderio era che questo giorno capitasse più spesso, durante l'anno.
    Quindi, come da programma, Aurore salutò l'ultimo cliente e sistemò le ultime cose prima di chiudere, finalmente in orario.
    Quando sentì la porta aprirsi, fece per alzare gli occhi al cielo, aspettandosi un cliente dell'ultimo minuto. Ma poi sorrise appena sentì la voce della sua amica Chloé, la proprietaria del ghirigoro.
    “In..in ritardo? Per andare dove?!”
    Aurore aveva messo un paio di Jeans, che usava per lavorare e trovava comodi ed un maglione rosso. Niente di speciale, anche perché non sapeva che quella sera sarebbe uscita con lei. A casa non la aspettava nessuno, in effetti. Suo fratello usciva con i suoi amici e sarebbe tornato tardi, come ogni sabato. Quindi non potè fare a meno di seguirla (anche perché la libraia l'aveva praticamente obbligata. Insomma, quelle sue parole non ammettevano repliche!)
    “La sera...coraggio liquido? Dove hai intenzione di portarmi, Chloé? Fammi cambiare d'abito, almeno! Non sono nemmeno vestita bene..non sono truccata!” Non che lei si truccasse così tanto. Usava solo qualche trucco leggero per ravvivare la sua pelle sempre candida (per non dire cadaverica).
    Non aveva nemmeno la più pallida idea di cosa fosse questo 'canto della sirena', prova del fatto che lei usciva davvero poco.
    “Un attimo...fammi sistemare, almeno.” e con un vestis molto accurato, trasformò i suoi Jeans in una gonnella nera che arrivava fino al ginocchio, con dei collant a coprire le gambe e il maglione diventò una camicetta bianca. Niente di speciale ma pur sempre elegante.
    Si truccò leggermente e finalmente fu pronta per uscire. E per capire che intenzioni aveva la cara libraia.
    Aidan Hargraves

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    .Accetti ogni dettame, senza verificare. Ti credi perspicace. Ma sei soltanto un altro dei babbei
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    Dioptase, 17 anni

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  10. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Era ormai risaputo che Aurore non amava parlare della sua vita, a meno che non si trovava di fronte ad un amico o un'amica con cui aveva ormai preso confidenza e che frequentava da molto tempo. Doveva davvero fidarsi di quella persona, per parlarle del suo passato. Finora nemmeno la sua amica libraia, Chloè, conosceva appieno la sua vita prima del Madama McClan.
    Doveva trovare il tempo ed il momento giusto per farlo, dato che con lei ormai aveva un po' più confidenza.
    Con i ragazzi era sempre diverso: Aurore non era molto timida (Forse lo era quando frequentava la scuola), ma quando parlava con un ragazzo cercava di aprirsi un po' di meno, rispetto al solito. O meglio, ci metteva di più ad aprirsi, che con una ragazza. Forse le piaceva che le facessero domande? Perché così sapeva che quella persona era davvero interessata a lei. Era solita farsi diversi film mentali, in questo caso.
    Thomas le faceva diverse domande ma non lo trovava per nulla fastidioso, per la ragione detta qualche riga prima.
    La sarta annuì con un sorriso gentile e gli rispose “Assolutamente...ci sarà un'altra occasione per raccontarti tutto di me. Perché davvero, è una storia lunga e non molto felice. Solo con mio fratello ho ricordi felici”
    Arrivati al bar, Aurore si sedette e sorrise ancora al ragazzo “Un bacio onesto, un po' di gentilezza se li meritano tutti, piccoli o grandi che siano” disse la ragazza senza pensarci “Non ricordo dove ho sentito questa frase ma la trovo davvero davvero bella. Essere gentili è una cosa rara, in questi tempi.”
    Appoggiò i gomiti sul tavolino e il mento sulle mani ed ascoltò la domanda del ragazzo con un sorriso. “Beh, in quel negozio ci sono entrata tante volte, quando frequentavo Hidenstone ed era sempre un'emozione immensa. Il McClan non ha mai sbagliato un colpo. Ogni vestito in vendita in quel negozio era sempre un capolavoro. E io sto cercando di fare del mio meglio per tenere alta la fama di quel nome. È sempre una sfida, lavorare lì dentro. E non devi assolutamente stare zitto! Anzi, a me fa piacere quando mi fanno delle domande.” Fece ancora un sorriso e poi fu lei a fargli una domanda “Cosa ti ha spinto a diventare Auror? Da quello che ho visto di te, che ti ho conosciuto da poco, sembri fatto per aiutare e difendere i civili. La tua gentilezza e il tuo modo di parlare mettono a proprio agio”
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Era una delle solite giornate lavorative della sarta. Cucito, ordine degli scaffali, servizi ai clienti, sorrisi. Niente di diverso, niente di nuovo. Forse, una persona diversa avrebbe trovato noioso quel lavoro. Ma per lei era tutt'altro che noioso. Anzi si metteva pure a canticchiare, durante le sue attività. E, cosa alquanto rara, cantava in francese. Rara perché, da quando si era allontanata dalla Francia e da quando era successo quel fatto, con i suoi genitori, aveva deciso che non avrebbe più parlato francese. Si era anche allenata duramente per cercare di togliere la classica “R” che caratterizzava l'accento francese. Non che odiasse il suo paese natale, naturalmente. Era solo un modo tutto suo per cercare di dimenticare suo padre e sua madre. Ovviamente non ci riusciva mai, perché era impossibile dimenticare cose del genere. Forse era stata una mossa sbagliata anche acquistare il Madama McClan, dato che fu la madre ad insegnarle il cucito, ma lei si sforzava a non pensare a questo e cercava anzi di fare meglio di lei, di essere migliore di lei. E, a detta dei tanti clienti soddisfatti e felici che aveva, sembrava di starci riuscendo.
    “Sur le pont d'Avignon
    On y danse, on y danse
    sur le pont d'Avignon
    on y danse tout en rond”

    Mentre canticchiava quel motivetto che le rigirava in testa dalla mattina, la sarta stava mettendo in ordine uno scaffale pieno di stoffe e nel frattempo pensava. Forse canticchiava perché si sentiva felice? Finalmente, dopo tutto quel tempo. Lei era sempre felice e allegra, era vero. Però, se cantava e soprattutto cantava in francese...beh, era davvero molto felice. Ed era per un motivo particolare.
    “Sur le pont d'Avignon
    On y danse...”
    si interruppe appena sentì il campanellino dell'ingresso suonare e lasciò perdere ciò che stava facendo per dare il benvenuto ai nuovi clienti. Stava per avviarsi verso l'ingresso quando sentì la voce pronunciare il suo nome. Si bloccò all'istante, riconoscendo subito la voce e gli occhi si illuminarono leggermente, mentre un sorriso dolce si disegnò sul suo volto. Fece un profondo respiro ed avanzò, arrivando di fronte alla persona che la chiamò.
    Rimase sorpresa dalla sua presenza. Non aveva ricevuto nessun messaggio da lui, nessuna chiamata. Pensava si fosse dimenticato di lei, però, non sapeva per quale motivo, era felice quel giorno perché si aspettava qualcosa di bello. Aveva fatto un sogno, la notte precedente che l'aveva svegliata di buon umore. Ma non si aspettava affatto che Jack, il ragazzo che era venuto lì qualche mese prima, si sarebbe ripresentato con una rosa rossa.
    “Jack...” mormorò la ragazza col sorriso sulle labbra, prendendo la rosa in mano. “Gr...grazie mille! Che...che ci fai qui?” chiese, lievemente rossa ma con un sincero sorriso felice sul viso.
    Aurore Nieto

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    Sarta, 24 anni

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Aurore rimase in silenzio ad osservare Daniele mentre riempiva il bicchiere di acque per poi offrirlo alla sarta. Lei ringraziò, prese il bicchiere e lo sorseggiò, senza distogliere lo sguardo da quell'uomo.
    Abbassò leggermente il bicchiere, appena vide il ragazzo bere direttamente da una bottiglietta recuperata nel frigo. Non trovò strano il fatto che stava bevendo dalla bottiglia, per quanto sapeva non fosse una cosa da fare, con ospiti, e non le importava nemmeno del galateo e di tutte queste cose...insomma, se fosse stata una ragazza del genere avrebbe detto qualcosa anche per il fatto che fosse ancora senza la maglietta, anzi, non le dispiaceva affatto, doveva ammetterlo.
    Però trovò molto curioso il modo in cui si era attaccato alla bottiglia...era come se non beveva da giorni. Una sete...incontrollabile.
    Comunque, sotto invito dell'uomo, Aurore andò a sedersi sul divano, seguendo ancora con lo sguardo Daniele che infine andò a sedersi accanto a lei.
    Cominciò a parlare ed aurore era come se pendesse dalle sue labbra. La sua voce la confondeva molto e non ne capiva il motivo. Più che confonderla, la sua voce la attirava...le piaceva e non desiderava altro che sentirlo parlare. Era davvero strano.
    Forse nemmeno aveva capito molto di ciò che aveva detto. Era come se sentisse la voce ma non era concentrata sulle parole. Solo quando le rivolse delle domande, la sarta ritornò dal paese delle meraviglie.
    “C...oh sì...sì sì ecco...” Adesso era un po' imbarazzata e ovviamente confusa “Ho frequentato hid...” spalancò leggermente gli occhi ricordandosi del fatto che si trovava nella Londra babbana. Tutto ciò che le era successo e soprattutto l'uomo di fronte a lei l'avevano confusa “Sì...beh...sono venuta qui a circa sedici anni, ho frequentato la scuola qui a Londra ed ora ho un negozio e lavoro qui. Vivo assieme a mio fratello che frequenta ancora la scuola...” disse infine. Poi distolse lo sguardo da lui, fissando lo sguardo altrove e riprendendo a bere l'acqua, stringendo il bicchiere con entrambe le mani.
    Aurore Nieto

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  13. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Thomas era bravo a parlare e questo, ad Aurore, piacque molto. Trovava quel giovane molto gentile e, perché no, anche molto buono. Immaginava già che avrebbe fatto il lavoro che successivamente gli avrebbe riferito.
    Alle sue parole, la sarta fece un sorriso e rimase affascinata e davvero grata dalla sua gentilezza, quando le chiese se poteva aiutarla a portare le buste che aveva in mano. “Ti ringrazio tanto, Thomas. Sei davvero gentile. È raro in questi tempi, trovare una persona così gentile e disponibile.” Quindi gli lasciò qualche busta e nel frattempo continuò ad ascoltarlo. “Hai ragione...a volte parlo senza pensarci. È un gesto istintivo, dovuto al mio carattere...credo” Aurore era anche una persona che non amava mentire e forse anche questo era una sorta di 'punto debole'. Una cosa che poteva avvantaggiare i malintenzionati. Doveva capitarle qualcosa per reagire davvero. Il passato non le aveva insegnato nulla, forse.
    A ciò che disse dopo, la sarta arrossì lievemente ma annuì “Non risulti saccente...hai ragione. Dovrei imparare...” Dovrebbe essere meno gentile? No, non meno gentile ma meno ingenua. A volte, prima di fidarsi di qualcuno doveva prima conoscere meglio quella persona e capirne le vere intenzioni. Potrebbe succederle qualcosa, prima o poi.
    E doveva anche essere consapevole del fatto che era davvero una brava sarta e che le sue merci erano davvero di buona qualità. Soprattutto perché erano in tantissimi a dirlo. Doveva anche essere sicura di se stessa e fiera di ciò che faceva.
    Sorrise lievemente imbarazzata ai complimenti sui suoi capi “Ti ringrazio Thomas. Sono felice che ti piacciano i vestiti che faccio e spero di vederti ancora nel mio negozio!”
    Infine Thomas rivelò il lavoro che faceva “Auror! È un lavoro bello ma pericoloso...Sono sicura che te la cavi bene nel tuo lavoro!” alla domanda la sarta sospirò. “È una storia un po' lunga che magari forse ti racconterò più avanti se ce ne sarà l'occasione” Rispose infine con un sorriso.
    Nel frattempo erano arrivati di fronte ad un locale con dei tavolini posti all'esterno. Aurore si incamminò verso uno di quelli liberi e si ci sedette. “Cosa vuoi allora?” Gli chiese all'auror con il sorriso sulle labbra.
    Aurore Nieto

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  14. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Aurore era rimasta così affascinata da quel ragazzo che ormai il suo viso aveva preso precisamente la colorazione 'rosso tiziano'. La bellezza evidente, il fatto che era a torso nudo, che era stata a pochi centimetri dal suo viso e la sua gentilezza e delicatezza incredibile, avevano confuso decisamente la povera sarta.
    Oltretutto, Daniele sfiorò la sua guancia per alcuni istanti, tornando poi al suo posto.
    Sentì le sue parole e subito annuì alla sua proposta. Avrebbe seguito Daniele fino alla sua abitazione. Ma i suoi movimenti, il suo comportamento momentaneo le sembrò molto strano. Non sapeva cosa gli era preso e ciò che disse poco dopo la fece accigliare. Ma non ci perse poi così tanto tempo.
    Aurore non afferrava subito le cose. Non che fosse stupida, anzi. Ma alcune volte ci metteva tempo, prima di capire che qualcosa non andava. Era più distrazione che stupidità. Era ingenua, a volte, era vero. Ma era anche intelligente ed, certe volte riusciva a capire se c'erano problemi o meno. Quella volta, forse la distrazione, non aveva fatto così tanto caso a quegli strani comportamenti che aveva Daniele.
    La sarta, dopo l'invito, seguì il ragazzo fino al suo appartamento e lo ascoltò. Scosse la testa con un sorriso “Non ti preoccupare. Non c'è alcun problema...non ti ringrazierò mai abbastanza, invece, per aver evitato un mio brutto incidente".
    Alla domanda che le fece alla fine, Aurore fece nuovamente segno di no con la testa. “Sono nata in un paese francese, al confine con la Spagna. Sono Franco-spagnola e vivo e lavoro qui a Londra da un bel po' di tempo!” Ovviamente, non conoscendo la sua vera natura, Aurore non disse proprio tutto su di lei. Osservò Daniele con un sorriso, curiosa di conoscere meglio il ragazzo. “Tu, invece? Sei di Londra?” Chiese, infine.
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  15. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Aurore ovviamente doveva sempre chiedere scusa, anche se la colpa non era sua. E non era nemmeno del ragazzo, a dire il vero. Erano cose che potevano succedere a chiunque. Ma la sarta era così: Doveva per forza rimediare a qualsiasi danno avesse combinato.
    Ma come capitava da un po' di tempo, la sarta incontrava solamente gente cordiale e simpatica.
    Il ragazzo disse ad Aurore che non c'era alcun bisogno di risarcirlo. Al massimo lei avrebbe potuto offrirgli un caffè. La sarta annuì, senza pensarci nemmeno. Sorrise e successivamente prese la parola. “Allora vada per un caffè pagato da me! Anche più di un caffè, se vorrai!”
    Poco dopo il ragazzo riparò lo schermo del suo cellulare con la bacchetta e, a quel punto la mano della francese andò a battere sulla sua fronte “Che scema! A volte dimentico che con la magia possiamo riparare le cose senza dover pagare!” fece una piccola risata scuotendo la testa “Me l'ero dimenticato!”.
    Il ragazzo parlò ancora ed Aurore annuì nuovamente facendogli un sorriso. In effetti anche lei aveva bisogno di bere e mangiare qualcosina, magari qualche snack. E quindi avrebbe preso la palla a balzo e ne avrebbe approfittato per pagargli il pasto per sdebitarsi.
    “Sì è vero...ma il danno l'hai subito tu1! Insomma ti si era rotto lo schermo del cellulare, anche se poi lo hai riparato con la magia...Però sì, andiamo pure a mangiare o bere qualcosa.. Ovviamente offro tutto io!”
    Successivamente, il giovane si presentò, rivelandole il suo nome “Piacere di conoscerti Thomas!”
    Fece cenno di sì col capo alla sua domanda e continuò “Sì, lavoro qui a Diagon Alley...credo tu conosca il Madama McClan! Sono la sarta e proprietaria di quel negozio”.
    Infine, Aurore con il sorriso sulle labbra guardò Thomas “Tu invece? Che lavoro fai?” E si incamminò verso un posto dove poter prendere qualcosa da bere. Forse aveva ragione lui: Forse era una sorta di destino. Dovevano semplicemente incontrarsi.
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