Votes taken by Hades S. Lestrange

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    Nuove targhette gruppi utenti:

    CITAZIONE
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  2. .
    Doveva essere uno scherzo del destino. No, no, sbagliato. Non "doveva", non poteva essere vero. Non poteva esserlo, non voleva, non c'era modo. Non in quel mondo, non se si sentiva ancora viva. Non poteva essere vero, perché la realtà non cambia, la menzogna sì.
    Un riflesso nello specchio gemello comunicante era stato un segnale che non aveva ignorato, arrivando a mettere a soqquadro l’appartamento di Brianna Scott ad appena un paio di mesi dall’averla sotterrata davanti agli occhi spenti e ormai privi di lacrime della donna che l’aveva messa al mondo. Dal quattro settembre, giorno ufficiale della sua morte, Eilidh non era più stata la stessa persona, perdendo il sorriso, i legami ma anche la ragione: quella mente da corva continuava ad analizzare elementi che aveva raccolto, così come il dossier su quella dannatissima missione che aveva fatto rubare a Xander prima di entrare in quelle mura che avevano ancora il suo profumo, seppur privo dell’intensità cui era abituata. Più volte si era chiesta se in quell’appartamento tra polvere ed olezzo del chiuso potesse captare anche una fragranza delicata di lavanda, bucato appena fatto e cacao o se ormai sarebbe stata persa per sempre. Eppure, nonostante il tentativo di ostinarsi a crederla viva l’avesse portata alla follia e poi nella più cieca e profonda depressione, la Rheon aveva compiuto piccoli passi di risalita dal burrone, aiutata dall’amore -seppur breve- di un uomo capace di ridarle speranza, che dopo un lutto profondo e doloroso ci sarebbe stata sempre la possibilità di continuare a vivere, anche se in maniera diversa, perché c’erano piccoli miracoli lungo il cammino che avrebbero avuto il dono di rischiarare la strada. La sua strada si era illuminata con Logan ed il piccolo avocado cui aveva dato il nome della sua persona, Brianna, augurandole di essere forte, leale e sincera come la donna che era cresciuta con lei. E fu proprio quella bambina di un anno e mezzo a dimostrare di essere figlia dell’uragano multicolore. A cavalcioni sulla sua coscia sinistra, Bri si mise dritta, spingendo con le manine sul seno alla ricerca di spinta e poi stabilità di posizione, portando via con sé un lembo di cappotto che ricadde morbido lungo il fianco, mentre una figura ferma davanti a loro, nascondeva parzialmente quel viso che, seppur più vecchio dall’ultima volta che l’aveva visto, rimaneva inconfondibile per quella forma di occhi, quel colore grigio perla o tempesta a seconda dello stato d’animo, che l’avevano perseguitata nei suoi sogni e perfino nella realtà. «Non è possibile», le mani erano ancora sul corpicino di sua figlia ma la sua mente non era più tra loro, impegnata a proteggere la medimaga dal dolore che sapeva sarebbe arrivato di nuovo. Doveva essere uno scherzo del destino, lo stress o persino qualche visione allucinatoria sintomo di qualche tumore al cervello, ma non poteva essere vero. Brianna Claire Scott era sotterrata al cimitero di Inverness da tre anni, due mesi e quattro giorni, non lì, i capelli rosso fuoco come quella vigilia di Natale di quasi dieci anni prima. La piccola Bri, sorda alla presa della madre, si scostò fino a voltarsi verso l’auror incurante di averle rifilato un paio di gomitate allo stomaco con anche un paio di calci alle gambe e all’addome. Non ricordava che il fratello fosse così irruento più o meno alla sua età. Un gemito di dolore le uscì, soffocato però dall’arrivo di Annie, insieme a quel diminutivo che pronunciò la Scott. O forse era successo prima? Ma poi, era la realtà o ancora frutto del suo sogno, quindi doveva ancora svegliarsi, prepararsi -lei ed i bambini- e poi incontrare Eleanor? Una realtà alternativa di quello che avrebbe desiderato al posto di vedere quella donna che per lei era stata una madre? Nel vedere la zia baby Bri si dimostrò per un attimo confusa nel vederla così rabbiosa, ben lontana dallo zuccherino che le portava ogni sorta di pensierino ogni qualvolta passava a trovarla o che lei portasse Brianna con sé a lavoro. La piccola metamorfa, curiosa peggio della Rheon, scese dalle sue gambe, ondeggiando verso le due donne, incurante dei toni della Welsh e studiando la Scott come se volesse riconoscerla. Come avrebbe potuto farlo? Eppure, vedere sua figlia andare ad aggrapparsi al capospalla dell’ex Prefetta Grifondoro fu un duro colpo. «B-basta», gracchiò, cinerea in volto, posando una mano sul tavolino per accertarsi che almeno quello fosse tangibile. «Non penso di» tentò di alzarsi, traballando sulle gambe che sembravano non avere alcuna intenzione di sorreggere il peso, soprattutto emotivo, che si stava portando dietro. «sentirmi be-». Scivolò sulla sedia, mancandola per buona parte, sbattendo con la fronte al tavolino e collassando, di fatto, sul pavimento di Florian Fortebraccio, il luogo dove quindici anni prima era iniziato tutto.
    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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    It's never too late to become who you want to be. I hope you live a life that you're proud of, and if you find that you're not, I hope you have the strenght to start over.
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    metamorphomagus
    medimaga
    pozionista

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  3. .
    Inutile negarlo: nella vita accadono eventi capaci di segnare dei veri e propri giri di boa nel cammino dell'esistenza. La fine di un percorso scolastico, la firma sul primo contratto di lavoro, la perdita di una persona cara e la venuta al mondo di qualcuno che ti farà sentire davvero, per la prima volta, la terra mancare sotto i piedi, rendendo pallide imitazioni ciò che è venuto prima e ciò che accadrà dopo. Nella vita di Eilidh tutto è riconducibile ad un nome: Brianna.
    Due persone diverse accomunate da un nome dal significato di forte, nobile, inferno. La prima è quella che l'ha accompagnata dalla sua adolescenza fino all'ingresso nell'età adulta: una figura cui appoggiarsi, confrontarsi e contare anche nei momenti più oscuri e delicati. Una persona, la sua persona, che aveva perso per un orribile scherzo del destino. Ma procediamo per gradi.
    Il primo giro di boa ricollegabile alla prima Brianna era avvenuto al loro quinto anno ad Hogwarts, dopo una breve parentesi al primo -o secondo anno?- dove una piccola uragano infastidita da Cad aveva sollevato un dito medio che la rossa pensò essere rivolta a lei, quando davanti ad una coppa di gelato più grande delle loro facce avevano dato inizio ad un rapporto che avrebbe delineato il suo futuro da grande. Con la loro alleanza si erano aggiunti altri protagonisti alla loro storia, dai cugini Olwen con Xander il suo primo amore e Lancelot, il cavaliere senza macchia con cui spesso si era scontrata ma che in realtà finiva con l'essere quella figura ai margini di un'esistenza che avrebbe sempre provato a proteggere (e viceversa); con Bellamy, il suo migliore amico ben prima dell'arrivo di Barnes nonché il grande amore della Scott; con Annie-Macrae, la sua migliore amica che aveva allontanato al momento della morte di Brianna. Non aveva evitato solo la Welsh, era volata dall'altra parte del mondo, peregrinando alla ricerca di quel sé che era stato sotterrato insieme alla tomba -vuota- di Brianna. Dalla baia del Golfo fino alla terra dei fuochi, Mae aveva appreso di nuovo il modo del meravigliarsi delle piccole cose come i bambini, guardando tutto ad occhi spalancati e trovando il suo nuovo inizio in un villaggio ai confini dell'Argentina nella figura di Sewati e del piccolo Logan. Un'esperienza breve, intensissima, che le aveva lasciato in dono un'amore perfetto ma nel momento sbagliato -interrotto dall'ascia della morte- ed una cascata di ricci esplosiva che imparò ad amarla fino a chiamarla mamma. Ed in quel viaggio si era riconciliata con la Brianna che aveva fatto scattare in lei la vena di auror, tornando a Londra con un'altra Brianna. La seconda.
    Nel momento in cui aveva scoperto di aspettare una figlia non c'erano stati dubbi sul suo nome: Brianna. Solo Brianna, se non si consideravano i tre cognomi che poi ne seguivano, precisamente quello del padre biologico, il suo e quello dell'uomo con cui aveva iniziato a costruire la sua famiglia fino a quando non li aveva messi in pericolo.

    Quel venerdì mattina era iniziato in modo alquanto strano: aveva trovato Logan nella culla della sorella, stretti in un abbraccio, con la piccola che teneva il viso nascosto nei suoi riccioli ribelli e i pugnetti stretti sulle braccine di lui. Di solito baby Bri odiava che qualcuno occupasse i suoi spazi, soprattutto il suo materassino su cui si sdraiava in diagonale e a stella marina. Li aveva svegliati con solletico e coccoline, issandoli ognuno su un fianco e preparando loro una colazione salutare, a base di pancake conditi con frutta fresca e crema di nocciole. Uno solo per l'indemoniata di casa a scapito di un maggior quantitativo di frutta.
    Aveva in mente di approfittare di quella giornata di riposo per dedicarsi a tutte quelle incombenze che aveva posticipato nel corso della settimana una volta lasciati i due all'asilo. Se Logan non fece problemi, dimostrandosi contento di andare a scuola, Brianna quel giorno le rimase attaccata come un koala fa con il suo albero di eucalypto, non mollando la presa neanche per un attimo. Era quasi prossima al ritardo all'appuntamento delle nove con Annie tanto da optare di tenere la piccola, sicura che l'amica sarebbe stata felice di viziare la sua nipotina, e dirigersi veloce fino al Paiolo Magico, da lì entrare nella Londra vera e andare ad occupare uno dei tavolini di Florian Fortebraccio. Nessuna delle due medimaghe aveva scelto quella location come luogo d'incontro, bensì la signora Scott. Eleanor, con cui era rimasta in solidi rapporti nel corso degli anni, spedendole cartoline dall'America e andandola a trovare con il pancione prima e sua figlia poi, era stata una sorta di madre silenziosa per lei, molto più presente della sua, tanto da rendere Inverness casa molto più di Wigtown. Ad ogni modo la sera prima la donna le aveva scritto che si sarebbe trovata a Londra per l'intero fine settimana e che avrebbe tanto desiderato rivedere anche Annie insieme a lei. Nessun accenno a Logan e Brianna, cosa che l'aveva portata a credere che volesse incontrarle per dar loro qualcosa che aveva ritrovato della figlia e che sapeva avrebbe reso vera e propria gelatina le due amiche superstiti di quel trio che tanto aveva fatto negli anni d'oro hogwartsiani.
    E così eccola lì, seduta allo stesso tavolino di quella prima volta, con un'altra Brianna che le era stesa addosso, mezza occultata dal cappotto che la Rheon indossava, visto che l'aveva sollevato per usarlo come coperta. Testa su cuore, braccia a stringerla, il suo profumo a riempirle le narici. Non le restava da far altro che attendere.
    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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    metamorphomagus
    medimaga
    pozionista

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    Annie-Macrae Welsh e Brianna C. Scott.
  4. .
    «Non sono che carta. Fragile e sottile. Se mi si tiene contro sole, esso risplende attraverso di me. Mi scrivono sopra, e non mi si può riutilizzare. Ognuno di questi graffi è una storia. Questi graffi sono una storia. Raccontano cose che gli altri leggono, ma vedendo sempre e solo le parole, mai quello su cui le parole sono scritte. Non sono che un foglio di carta, e sebbene ce ne siano molti altri come me, nessuno è mai perfettamente identico all'altro. Io sono arida pergamena. Ho solchi. Ho buchi. Bagnami, e mi scioglierò. Dammi fuoco, e brucerò. Stringimi tra mani inaccorte, e mi accartoccerò. Non sono che carta. Fragile e sottile».

    La Casa sul Mare Celeste
    T.J. Klune

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    Da quando il Paiolo era esploso più nessuna cosa era andata per il verso giusto. Si sentiva occhi bendati e mani legate, la magia funzionare a rallentatore così come i processi mentali di razionalizzazione e processamento di eventi e informazioni. Qualcosa non andava in quell'antro oscuro -i dadi, maledetti- e tra un (ex?) compagno e la sua migliore amica non in perfetta forma sul piano della performance magica sentiva sempre più l'ansia farsi largo tra l'adrenalina che l'aveva condotta nella caverna. Un tunnel nella roccia che vedeva come se ci fosse un piccolo sole al suo interno, visto che riuscì a notare degli artigli sulle pareti. Li tracciò con le dita, senza però toccarli davvero, notando come fossero vecchi, probabilmente di decenni. Ma il tempo di voltarsi e condividere l'informazione con gli altri due che si trovò Charles in versione Cristo morente ed Annie a dar di matto con la sua magia. E poi Charles. Le bacchette sembravano non riuscire più a rispondere alla magia e ai comandi dei loro padroni. «In teoria, ma sembra che ci sia qualcosa qui» -si toccò la tempia con un dito- «blocca tutto ciò che so». Finì quindi con il toccare lì dove c'erano le rune che si erano illuminate con la punta del catalizzatore, in un ultimo disperato tentativo. «Specialis Revelio». Successivamente avrebbe affiancato l'auror, allungando una mano verso Annie, per procedere verso la direzione del rumore di acqua. Se prima si era servita di uno scudo dalle influenze planetarie, questa volta preferì tornare alle basi, agli antichi albori di un incantesimo che l'aveva salvata, che l'aveva aiutata a salvare diverse altre persone anni prima nei territori inesplorati -per lei- di Denrise. Avrebbe avanzato quindi di un passo, invocando calma e pace. interiore, il desiderio di voler tornare sana e salva dai propri figli, e facendolo confluire tutto nella linea che tracciò da sinistra verso destra. Una sola parola risuonò potente: «protego!»

    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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    metamorphomagus
    medimaga
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    Azione 1: Specialis Revelio sulle rune che si illuminano
    PP: Intuito, 32
    Incantesimo: Nome: Incantesimo di Rivelazione
    Classe: Percezione
    Formula: Specialis Revelio
    Movimento: con la punta della bacchetta toccare delicatamente la parte di cui si vuole scoprire la vera natura
    Effetto: rivela i segreti e la vera natura di oggetti/piante/animali e uomini
    Note: consigliato per saggiare l’autenticità di oggetti di antiquariato, per trovare incantesimi e trucchi di vario genere e per scoprire gli ingredienti di una pozione

    Azione 2: Protego
    PP: Empatia, 36
    Skill: Dif 1
    Quirk: Protezione 104
    Va bene essere medimaghi, ma non ti sembra di affezionarti troppo ai casi umani, Eilidh?
    +1 Empatia se esegui su terzi Protego. +2 se costui ha meno del 50% dei PV.
    Incantesimo: Nome: Incantesimo di Protezione
    Classe: Scudo
    Formula: Protego
    Movimento: Linea da sinistra verso destra
    Effetto: Crea uno scudo in grado di contrastare gli incantesimi più semplici. Decisamente poco efficace contro gli incantesimi oscuri.
    Note: Come gli altri sortilegi Scudo scala su Empatia e dovrà essere confrontato con il PP ed i vari modulatori dell'attacco da cui vuole difendere. Se il valore difensivo sarà inferiore all’attacco subito, si subirà comunque un danno pari alla differenza tra i due valori, in caso invece la difesa superi l’attacco, lo scudo rimanente potrà essere impiegato per difendersi da una seconda magia nello stesso turno scagliata dallo stesso mago.
    Nel caso in cui lo scudo venga sfondato, si dovrà applicare anche la Schivata.
    Mezza azione: verso l'acqua con gli altri

    PP
    Coraggio: 21
    Empatia: 34+2 conversione: 36
    Intelligenza: 32
    Resistenza: 41+1 bonus Paiolo
    Tecnica: 20+1 bonus Paiolo
    Intuito: 32
    Destrezza: 32
    Carisma: 26+2 conversione: 28

    Skill
    Med I
    Rune I
    Dif I
    Res I
    Poz I
    Poz II - Immunità

    Oggetti
    Bonus Poz 1:
    1. Unguento cura ustioni: si tratta di una pozione curativa che va applicata direttamente sull'ustione. L'unguento dona una sensazione di sollievo (cura 1d4-> se chi l'ha preparata dispone di Des >35 cura 1d8), crea un nuovo strato di epidermide rigenerata seppur al tatto si avrà la sensazione di maggiore ruvidezza rispetto alla pelle originaria diventando quindi una porzione ignifuga, dando un sollievo e una minore percezione degli effetti delle fiamme e del caldo in generale (D4=2)
    2. Pozione Corroborante: pozione ottenuta aggiungendo alla ricetta sangue di abraxan e oleandro in infusione. Avvelena chi la beve, ma dona +3 a tutti i tiri

    A. bacchetta
    B. magifonino
  6. .
    CITAZIONE (Giadì @ 24/11/2022, 20:24) 
    Aggiornatissimo *3* Ed iscritto pure Keegan già che c'ero. Ed Elisabeth.

    A sto punto mettevi pure amico-Fitz v.v
  7. .
    Alla fine Y. N. ?
  8. .
    Probabilmente le sarebbe scoppiato a breve un mal di testa di quelli così forti da riuscire a mettere k.o. un rinoceronte. Più guardava quelle rune e più non riusciva a venirne a capo; si concentrò sulle rivelazioni dell'unica migliore amica che era rimasta in vita e non riuscì a vedere poi altro. Sentiva la pressione aumentare, la vista cedere a quel chiarore iridescente e la rabbia salire di livello. E con rabbia castò il favellio e con il fastidio pose le domande. Per tutta risposta l'oggetto, davvero vecchio, le rispose così tanto per enigmi, in una voce strascicata e con un accento a dir poco orribile che se non fosse stato per Charles Freeman che le ricordava i suoi sentimenti per lei per anticiparla nell'ingresso alla grotta designata, probabilmente l'avrebbe distrutto con un bombarda. O anche a suon di calci.
    E invece... il lycan voleva indossare le vesti dell'eroe. «Ma dove cazzo vai!» Lo riprese, tirandolo per la collottola, e scuotendolo. «Non fare altre cazzate, per favore», ma voleva prepararle la terza proposta di matrimonio o la buca in cui far calare la sua bara? Il trio si castò un visibula ed il suo la portò dalla tv in bianco e nero a quella ad ultra hd, probabilmente persino 4k. Cercò di studiare qualunque cosa, per recuperare indizi o crepe in quella galleria. Poteva vedere persino i capelli rossi degli altrui due leggermente impolverati per via dei detriti dello scoppio del pavimento dell'ehi fu, Paiolo. Non osava immaginare il suo aspetto. Fu nello scorgere il viso di Charles che perse qualche anno di vita: «stai sanguinando dagli occhi» una constatazione dell'ovvio la sua, ma si avvicinò all'uomo studiandolo per cercar di capire se stesse bene. «Ci vedi? Quante sono queste?» Sollevò tre dita, poi le trasformò in un quattro ed infine in uno, il medio. Ma neanche il tempo di preoccuparsi del suo amico/amante/ex/amico di letto/futuro sposo/boh che Annie la richiamò con un sussurro. «Ma cosa succede? Perché entrambi avete problemi con la vista?» Passava lo sguardo dall'uno all'altra con fare preoccupato. «O è la magia?» Tornò dall'auror, tracciando un occhio stilizzato con la bacchetta. «Victus Lacrima», sebbene non sembrava essere affetto da un incanto , si rivolse a quella formula per lenire eventuali lesioni, irritazioni e donare un po' di beneficio. Infine richiamò la potenza degli astri a loro protezione: un quadrato venne tracciato, il simbolo di Nettuno disegnato al suo interno. «Protego Astralis». Qualcosa stava arrivando, sperava solo di trovarlo per tempo.

    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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    metamorphomagus
    medimaga
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    Mezza azione: vista la vista (?) cerca di vedere quanto più possibile
    PP: Intuito 32
    Skill: /
    Quirk: /

    Azione 1: Victus Lacrima su Charles
    PP: Empatia, 36
    Skill: med I, Poz I
    Quirk: /
    Incantesimo: Nome: Incanto Occhiolimpido
    Classe: Curativo
    Formula: Victus Lacrima
    Movimento: tracciare un occhio stilizzato
    Effetto: genera sulla punta della bacchetta delle gocce limpide che, se versate su un occhio, hanno effetto collirio balsamico
    Note: Funge da controincantesimo a Conjunctivictus. Cura da accecamento purché su base oculare: ripara piccole lesioni, lenisce le irritazioni e pone rimedio all'abbagliamento. Con Emp>25 causa un bonus alle azioni di osservazione. Con Med1 provoca un effetto rigenerativo con durata temporanea, che provoca un piccolo aumento di PV nei turni seguenti. Con Poz1 libera sostanze balsamiche che prevengono temporaneamente insulti irritativi sull'occhio. Con Tec1, consente di organizzare in stato semisolido le lacrime, generando sulla cornea una lente a contatto. Con Alc1, permette di rendere il liquido più viscoso, potendo fungere da lubrificante.

    Azione 2: Protego Astralis Nettuno
    PP: Empatia, 36 Intuito, 32
    Skill: /
    Quirk: /
    Incantesimo: Nome: Incantesimo dello Scudo Planetario
    Clsse: Sortilegio Scudo
    Formula: Protego Astralis
    Movimento: tracciare un quadrato e al centro di esso un simbolo astrale
    Effetto: evoca uno scudo influenzato dall'astro richiamato
    Note: ogni astro genera un effetto diverso. Lo scudo scala regolarmente su Empatia, ma gli effetti secondari scalano tutti su Intuito. Data la complessità e la variabilità dello scudo, si lancerà 1d16.
    Con Astro1 si lancia 1d20 e non 1d16
    Nettuno: genera uno scudo gelatinoso che impantana ciò che vi sbatte contro. Con Pozioni 1, la gelatina ha azione acida.


    PP
    Coraggio: 21
    Empatia: 34+2 conversione: 36
    Intelligenza: 32
    Resistenza: 41+1 bonus Paiolo
    Tecnica: 20+1 bonus Paiolo
    Intuito: 32
    Destrezza: 32
    Carisma: 26+2 conversione: 28

    Skill
    Med I
    Rune I
    Dif I
    Res I
    Poz I
    Poz II - Immunità

    Oggetti
    Bonus Poz 1:
    1. Unguento cura ustioni: si tratta di una pozione curativa che va applicata direttamente sull'ustione. L'unguento dona una sensazione di sollievo (cura 1d4-> se chi l'ha preparata dispone di Des >35 cura 1d8), crea un nuovo strato di epidermide rigenerata seppur al tatto si avrà la sensazione di maggiore ruvidezza rispetto alla pelle originaria diventando quindi una porzione ignifuga, dando un sollievo e una minore percezione degli effetti delle fiamme e del caldo in generale (D4=2)
    2. Pozione Corroborante: pozione ottenuta aggiungendo alla ricetta sangue di abraxan e oleandro in infusione. Avvelena chi la beve, ma dona +3 a tutti i tiri

    A. bacchetta
    B. magifonino
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    Sai già quale sia il mio prefe *^*
  10. .
    Potevano due persone amarsi così tanto ma non riuscire a stare insieme? Purtroppo, sì. Il mondo era pieno di storie così e loro rientravano tra quelle.
    Dubitare della veridicità dei sentimenti di Charles sarebbe stato ingiusto, così come l'affetto e l'istinto di protezione che nutriva nei confronti di Brianna e Logan, quasi paragonabile a quello che provava per sua sorella. Nel risentire il suo nome la medimaga sorrise. Avrebbe voluto chiedere di più, sapere di più ma non voleva risultare invadente. «Lo so che non sono stati mesi facili anche per te», rubò un'oliva denocciolata masticandola lentamente. «Per questo hai accettato anche la missione all'estero, no?» Perché per quanto cercasse di tenere la sua vita privata il corpo degli auror era a conoscenza della loro relazione ed uno di loro, forse poco avvezzo al sano gossip d'ufficio, l'aveva rassicurata sul mancato coinvolgimento nello scontro con un gruppo di maghi ribelli. Era rimasta scossa da quella notizia, tanto che aveva passato diverse ore col magifonino tra le dita indecisa se chiamarlo o meno. Alla fine aveva vinto l'amor proprio. Ovviamente lui non ne aveva la minima idea. E non l'avrebbe mai avuta.
    Il vino scorreva, piacevole, dando loro la scusa per poter parlare senza freni, per avvicinarsi. E se lei aveva fatto dei passi avanti, lui li azzerò. Risentire le mani sui suoi fianchi dopo tutti quei mesi fu strano. Chissà se si era accorto che non fossero più pieni e morbidi come un tempo. Si lasciò stringere, mentre i suoi avambracci trovarono posto sulle sue spalle, con il calice di vino ad oscillare tra indice e medio della mancina. «Sì, stiamo bene», l'attenzione però erano sulle labbra di lui dove una gocciolina di vino aveva macchiato la pelle dell'angolo della bocca. Voleva toglierla via. «Cosa?» Smarrita inizialmente si ritrovò a ridere, fragorosamente. «Oh, ti prego, non dirmi che hai preso gli anellini al miele!» Lo prese in giro, mentre la mano libera arrivò a toccargli la spalla, con le dita a sfiorare il collo. Pochi centimetri e sarebbe riuscita a togliere quella gocciolina. Ma lui si scostò per prendere un pacchetto che non aveva notato aver preso prima di seguirla in cucina. Biscotti. «Li ha fatti Mia?» Gli occhi brillavano al nome della "piccola" Freeman. «Lo sai vero che tra tre giorni chiederò di prepararne degli altri, vero?» E finalmente ci riuscì. Col pollice strofinò per cancellare il misfatto. Pollice che rimase lì quando lui riprese un discorso ben lontano dal tono leggero di quegli ultimi minuti. Erano cose che sapeva, non si era mai nascosto, eppure faceva un certo effetto sentirgli dire di non essersi mai riuscito a vedere in duo e poi in una famiglia. E quelle parole erano frutto di un doloroso passato che non sarebbe stato facile da cancellare e superare mai definitivamente del tutto. Sciolse quell'abbraccio, girandosi verso il bancone e posando il calice solo dopo averlo vuotato. Le sue braccia tornarono a reclamarla, a stringerla, così come il suo mento a ritrovare quel piccolo avvallamento sulla spalla. Si aggrappò al bordo del bancone per rimanere stabile sulle sue gambe. «Quella volta avrei voluto lanciarti una fattura, credimi, eri così odioso», rise non solo nel tono della voce. Si appoggiò a lui, con la testa sulla sua spalla. «Ma non avrei mai pensato di arrivare fino a qui, non pensavo di innamorarmi di te». Si diede una spinta, girando su se stessa fino a ritrovarsi di nuovo di fronte a lui. Voleva baciarlo, lo desiderava così tanto da fare male. Era così vicina da sentire quasi le sue labbra sulle sue. Bastava che uno dei due si sbilanciasse un po' e... «Mammaaaaa, Brianna sta colorando il divano col ghiacciolo!» Il lamento di Logan fu una vera e propria doccia fredda che la portò ad allontanarsi dal rosso. «Scusami», si armò di bacchetta e prima di uscire voltò il viso sulla spalla. «Va bene la pizza, stasera?» Non voleva che andasse via, non ancora e visto che mancava poco alla cena perché non fermarsi ancora un po' con loro?
    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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    metamorphomagus
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  11. .
    Non passò molto prima che Charles Freeman li raggiungesse. Era così strano anche il solo pensiero di una uscita di gruppo con due dei suoi ex -uno un po' meno- che vederli lì davanti ai suoi occhi a stento credeva. In un'altra ottica potevano essere visti come due coppie di colleghi che trascorrevano insieme il giorno di shopping più stressante dell'anno, una vera e propria tortura per sociopatici e per uomini. Beh, tutti tranne Olwen, lui era lo shopping. «Ciao», salutò il rosso, sporgendosi fino ad incontrare la guancia ricoperta da un sottile strato di barba in un bacio leggero. «Avete già pensato da dove iniziare il giro dei negozi? Io volevo passare da Accessori per vedere se ci sono sconti sulle scope giocattolo», Merlino era davvero così strano parlare di giochi per bambini con loro quando era solo ieri il loro metter in scena drammi nei corridoi di Hogwarts. Ma oltre agli acquisti di biancheria sexy ora si aggiungevano anche vestiti misurati in mesi ed anni.
    La sua attenzione però scivolò dal terzetto fino al pavimento dove una leggera nebbia sembrava farsi largo. «Ehi, ma per caso c'era anche un concerto oggi?» Non aveva la minima idea di chi ci fosse dietro la proprietà del Paiolo, ma se il processo di svecchiamento dello stesso stava continuando, chi era lei per andarne contro? Si voltò verso il bancone per ordinare un drink quando il pavimento prese a tremare. Veloce, troppo veloce per lei, spuntò qualcosa in mezzo al locale. Qualcosa di oscuro, di nero. Il suo respiro divenne affannoso e poi si sentì presa, stritolata da arti invisibili. Un boato. Le urla.
    La caduta.
    Avrebbe dovuto essere più dura, dovrebbe sentire dolore, ma è come se qualcosa l'avesse attutito. «La nebbia?!» Si chiese, a bassa voce, mentre si rimetteva in piedi andando alla ricerca dei suoi amici. «State bene?» Si guardò intorno e le sembrò surreale. Il paiolo non esisteva più. Solo roccia scura e nuvolette grandi abbastanza da contenere delle persone. E segni. Segni sulle pareti. Brillavano in tutto quel buio, in quell'oscurità che voleva renderli ciechi ma non abbastanza.
    La Rheon aguzzò la vista mentre cercava di scorrere nel suo bagaglio di Corva le conoscenze atte per riconoscerle, mettere insieme i pezzi ed i loro significati.
    E le tre gallerie davanti a loro. Non aveva la minima idea della loro esistenza. Così come non riusciva a capire se ci fossero dei feriti. «Forse quelli più vicini a quello spuntone», si avvicinò alla Welsh, la bacchetta pronta ad essere usata. «Cerchiamo di non dividerci» e poi un piccola circonferenza, verso l'alto, per richiamare un po' di luce in quell'oscurità. «Lumos!»

    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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    It's never too late to become who you want to be. I hope you live a life that you're proud of, and if you find that you're not, I hope you have the strenght to start over.
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    Chiede se tutti stiano bene, prova ad analizzare le Rune, segue comunque il gruppo e fa un lumos.

    Azione 1: cerca di capire qualcosa in più sulle rune
    PP: Intuito 32
    Skill: Rune I
    Quirk: /

    Mezza azione: prova a capire se ci sono feriti vicino al gruppo (Med I?)

    Azione 2: Lumos
    PP: Intelligenza 32
    Skill: /
    Quirk: /


    PP
    Coraggio: 21
    Empatia: 34+2 conversione: 36
    Intelligenza: 32
    Resistenza: 41+1 bonus Paiolo
    Tecnica: 20
    Intuito: 32
    Destrezza: 32
    Carisma: 26+2 conversione: 28

    Skill
    Med I
    Rune I
    Dif I
    Res I
    Poz I
    Poz II - Immunità

    Oggetti
    Bonus Poz 1:
    1. Unguento cura ustioni: si tratta di una pozione curativa che va applicata direttamente sull'ustione. L'unguento dona una sensazione di sollievo (cura 1d4-> se chi l'ha preparata dispone di Des >35 cura 1d8), crea un nuovo strato di epidermide rigenerata seppur al tatto si avrà la sensazione di maggiore ruvidezza rispetto alla pelle originaria diventando quindi una porzione ignifuga, dando un sollievo e una minore percezione degli effetti delle fiamme e del caldo in generale (D4=2)
    2. Pozione Corroborante: pozione ottenuta aggiungendo alla ricetta sangue di abraxan e oleandro in infusione. Avvelena chi la beve, ma dona +3 a tutti i tiri

    A. bacchetta
    B. magifonino
  12. .
    Osservando la reazione di Logan non potè fare a meno di chiedersi se avesse fatto bene nell'invitare nuovamente Charles Freeman nelle loro vite quando non era ancora sicura di rivolerlo di nuovo al suo fianco. Non poteva però, in quel momento, farsi prendere dal panico di aver preso una pessima scelta aveva una situazione da risolvere: lo stato d'animo del più grande dei suoi figli. Stretto a lei come un koala, il visino seminascosto dai suoi capelli come faceva quando era ancora spaesato di essere in un paese completamente diverso da quello in cui era nato. La stessa forza e resistenza in quelle braccia, così come il caldo di quelle lacrime che continuavano a scendere nonostante le rassicurazioni dei due adulti. La ferita di Logan era più profonda di quella che pensava.
    Il bambino, comunque, quando si avvicinò il rosso si strinse sì di più a lei ma non si nascose più, calamitato dalla parola magica: giochi. Per non parlare di uno dei suoi eroi preferiti. «Davvero?» chiese, tirando su col naso e pastricciandosi con un pugnetto l'occhio, con la mente già proiettata al giocattolino promesso. «Mamma, mamma, quando andiamo?!» Ah, come voleva che fosse così facile anche per lei cedere così velocemente. Certo, Logan era ancora un po' restio ma non più così astioso come all'inizio per quella figura paterna che era tornato a bussare alla sua porta. «Vedremo», lo rassicurò, mentre una Brianna sgambettante, con il vecchio peluche, si protendeva verso Charles, lasciandola stupefatta. Uno versetto ed un gattino in piena faccia furono la risposta di sua figlia a quella domanda. Ancora poche erano le parole che pronunciava, preferendo usare gesti e versi strani per comunicare. E forse vedendo la sorella così calma tra le braccia dell'auror anche il ricciolino decise di buttarsi tra le sue braccia, reclamando la gamba lasciata libera da Brianna.
    Sembrò quasi che la Terra avesse ritrovato il suo asse. Quella scena le stava scaldando il cuore, togliendole un peso invisibile sulle spalle, ma c'era ancora tanta strada da fare. Ne era assolutamente consapevole.
    «Allora, chi vuole un bel gelato?»

    Dopo aver consegnato un ghiacciolo alla frutta ai due piccoli che preferirono guardare un cartone invece di tornare dai grandi, la Rheon servì per lei e per il licantropo un bicchiere di vino più che generoso. Erano in cucina ma da lì poteva comunque tenere sotto controllo i figli per poter intervenire al minimo accenno di problema o capriccio. «Penso tu abbia capito perché sia così frenata», non ci girò intorno, ma tenne comunque la voce bassa. «Pensavo di essere stata brava nel nascondere, ma Logan è un bambino troppo sveglio», si umettò le labbra con un paio di sorsi di vino, dandogli le spalle per aprire qualche pensile e preparare una serie di stuzzichini da accompagnare al sapore pieno del rosso che aveva servito. Olive, salatini e del formaggio vennero proposti, anche perché non è che avesse poi molto da offrire, la spesa l'avrebbe dovuta fare l'indomani al ritorno dal turno al San Mungo. «Non ti nascondo che sono preoccupata, che ci sarà tanto da lavorare Charles, perché quando ritornerò a ca- alla villa è perché sarò sicura di voler passare il resto della mia vita con te», ammise, ripensando alle ben due proposte di matrimonio che aveva ricevuto dall'auror. Era ferma su quel punto, così tanto che sapeva che a nulla sarebbero valse le sue arringhe, qualora le avesse pronunciate. «Questo non significa che non ti ami o che non stia morendo dalla voglia di baciarti, di fare l'amore con te, ma ho loro due a cui pensare». Sollevò lo sguardo su di lui, col viso nascosto dal calice che teneva vicino alle sue labbra. «Di certo non aspetterò di essere alla villa per fare le ultime due cose», le gote si colorarono di rosso, era in chiaro imbarazzo. «Però, ecco, andiamoci piano», si avvicinò a lui, lo sguardo a superarlo momentaneamente per vedere Bri e Logan seduti sul tappeto, «non troppo piano, però». Sorrise mentre sentiva il battito accelerare. Una parte di lei continuava ad odiarlo profondamente per quello che aveva fatto, per la scelta di non rivelarle subito la verità, ma le era mancato, in ogni sua piccola sfaccettatura. «Per te va bene?» Ormai erano vicini che le sarebbe bastato allungare una mano per toccarlo.
    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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  13. .
    Una volta scattata la mezzanotte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre qualcuno decideva di mettere da parte la colonna sonora di Arancia Meccanica per dar spazio agli scongelati Michael Bublé e Mariah Carey in un terrorismo psicologico che voleva dire solo una cosa: il Natale stava arrivando.
    Non sapeva fare un bilancio per quell'anno: era stata fin troppo buona e protettiva, depressa e miserabile, giocatrice funambolare con i sentimenti altrui e pertanto non sapeva se nella sua calza avrebbe trovato dolcetti o carboni. Ad ogni modo lei non era più l'occhio del ciclone -in un certo qual modo- e aveva ben due creature che a stento arrivavano al lustro. Togliamo lo stento, che è meglio.
    Ecco perché quando vide che il suo ex numerovattelapesca aveva creato un gruppo whatsapp con lei, la sua migliore amica e l'indefinibile -ricordate che si era parlato di circo?!- Charles Freeman per una sessione di shopping che gridava Natale e contusioni multiple a più non posso: il Black Friday! E che venerdì nero sarebbe stato per quell'anno visto che stavano sul serio facendo una gran rimpatriata?!
    Complice il giorno libero in ospedale e i bambini parcheggiati all'asilo, la medimaga aveva evitato di rispondere alla chat di gruppo -più per pigrizia che volontà di fare un'entrata ad effetto- pigiando sul nome del rosso ed inviandogli poche parole in privato: se vuoi sarò con gli altri. Stava a lui decidere cosa fare del suo tempo libero, lei la sua parte l'aveva fatta. Al momento non se la sentiva di pronunciarsi oltre con l'uomo che amava ma che aveva messo a rischio lei e i suoi figli, stava ancora valutando sul lungo periodo di osservazione se riprendersi l'auror non solo nel suo letto ma anche nella sua vita.
    Con un vestitino di lana bianco e nero, le gambe coperte da collant neri e chelsea boot ai piedi, la Rheon si fermò qualche secondo allo specchio per usare i suoi poteri di metamorfa per tornare scura di capelli per acconciarli in uno chignon alto fermato da un nastro rosso. Unico tocco di colore per quel giorno di caos. Una smaterializzazione e via, si trovò in un vicolo babbano non così distante dall'ingresso al Paiolo magico. Il trillo del telefono le annunciò un nuovo messaggio, una foto a voler essere precisi: Annie e Xander la stavano aspettando.

    Entrare nel locale e trovarli fu più facile del previsto dato che i capelli rosso fuoco della scozzese erano come un segnale luminoso nella pista d'atterraggio. Quanto a Xander... beh, non avrebbe sprecato ulteriori pensieri su quanto comunque fosse un gran pezzo di manzo. No, una buona bottiglia del miglior wiskey invecchiato. «Ora non si usa neanche aspettare gli amici per bere?!» Cercò di coglierli di sorpresa, avvicinandosi prima alla collega e poi all'auror per il canonico saluto di baci sulla guancia, adocchiando il maglioncino di Olwen e scoppiando a ridergli praticamente in faccia. «Sempre detto che tu avessi buon gusto», a lui decidere se interpretare o meno. Poi si volse verso la Welsh: «Abbiamo capito ormai che vedere il tuo fidanzatino fuori Hiddenstone è chiedere la luna, ma dov'è finito Barnes?» Lo sguardo comunque era intento a cercare quello di Freeman. Sarebbe arrivato?

    Eilidh Mae
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    Interagisce con Alexander Olwen, Annie-Macrae Welsh, Charles Freeman. Cita Aaron Barnes e Lancelot Olwen.

    PP
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    Resistenza: 41
    Tecnica: 20
    Intuito: 32
    Destrezza: 32
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    Skill
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    Rune I
    Dif I
    Res I
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    Poz II - Immunità

    Oggetti
    Bonus Poz 1:
    1. Unguento cura ustioni: si tratta di una pozione curativa che va applicata direttamente sull'ustione. L'unguento dona una sensazione di sollievo (cura 1d4-> se chi l'ha preparata dispone di Des >35 cura 1d8), crea un nuovo strato di epidermide rigenerata seppur al tatto si avrà la sensazione di maggiore ruvidezza rispetto alla pelle originaria diventando quindi una porzione ignifuga, dando un sollievo e una minore percezione degli effetti delle fiamme e del caldo in generale (D4=2)
    2. Pozione Corroborante: pozione ottenuta aggiungendo alla ricetta sangue di abraxan e oleandro in infusione. Avvelena chi la beve, ma dona +3 a tutti i tiri

    A. bacchetta
    B. magifonino
  14. .
    Con Logan offeso per il comportamento della sorellina e la stessa che aveva preteso di esser presa in braccio, Eilidh non ebbe il tempo per andare nel panico più totale quando il trillo del citofono riempì l'appartamento. La bambola ed il gattino passarono in secondo piano, con i due under cinque elettrizzati nello scoprire chi fosse venuto a trovarli tra i gemellini di Effy o qualche membro del clan Aileanach-Rheon. Anche per il campanello, fu la stessa storia, con lei che aprì la porta insieme ai due piccoli e a Bau tra le loro gambe. Il cane fu il primo a dare il benvenuto all'uomo, riconoscendone l'odore che scatenò un movimento di coda da far invidia ai più veloci tergicristalli mai prodotti; che cercasse poi di mettere il suo naso vellutato sul pacchetto che aveva in mano fu un altro paio di maniche.
    L'attenzione della strega però scivolò via dalla mise e dal mazzo di primule, che stringeva in dita già troppo affollate, per dirigersi al ricciolino che ora stringeva con forza i jeans blu scuro tirandoli verso il basso. Il visino seppur in ombra non riusciva a tradire lo stupore e la confusione nel vedere sulla porta della loro casa l'uomo che era divenuto una figura paterna, dopo la dipartita prematura di Sewati. «Mamma?» La sua vocina arrivò flebile alle sue orecchie, complice anche una Brianna che aveva deciso di fare dei suoi capelli il suo nuovo gioco del momento, usandoli persino come mantello invisibile per studiare al meglio Charles Freeman. Dubitava potesse conservarne i ricordi di lui, tanto era piccola quando era stata l'ultima volta che erano stati nella stessa stanza, a differenza del fratello che ora aveva smollato un po' la presa su di lei per fare un piccolissimo passetto avanti ed inquadrando l'uomo con i suoi grandi occhi dorati. «Amore, ti ricordi di Charles?» Le parole vennero pronunciate lentamente, con una dolcezza che sperava bastasse a nascondere il suo nervosismo, mentre afferrava le piccole falangi tra le sue per rincuorarlo che lei fosse ancora lì, con lui. Lui che in tutta risposta si lanciò verso le gambe dell'auror per tempestarle con il pugnetto libero. «Tu hai fatto male alla mamma», senza giri di parole era arrivato dritto al punto. Sperava almeno che si fermasse lì con le rivelazioni. «Piangeva sempre, anche se pensa che io non la vedevo». Ecco appunto. Non sapeva se dirsi più arrabbiata per aver detto qualcosa di ovvio o aver usato una grammatica a dir poco orribile, ma comunque passabile per un bambino di quattro anni. Sollevò lo sguardo verso il viso dell'ospite che era ancora sulla soglia, quasi a volersi scusare per l'atteggiamento protettivo del figlio. Quasi, appunto.
    Il momento però di rabbia finì così veloce così com'era divampata. Le spalle di Logan tremarono, il pugnetto si abbassò e anche senza vederlo la Rheon sapeva che da un momento all'altro sarebbe scoppiato a piangere.
    Cercò di agire tempestivamente. Posò a terra la piccola, lasciandola sulle sue gambine che avevano imparato a camminare stabilmente da poco, per prendere il ricciolino, confortarlo, e lasciare finalmente la possibilità all'uomo di entrare. «Accomodati», mimò con le labbra, non pensando di alleggerirlo dei doni che aveva portato poiché troppo impegnata a passare la mano sulla schiena di Logan. «Tranquillo, va tutto bene», continuava a ripetere, incamminandosi verso il divano certa che in un modo o nell'altro tutti avrebbero finito col trovarsi lì. «La mamma e Charles hanno avuto dei piccoli problemi, lo sai» l'umidità che avvertiva sul collo e la spalla sembrava diminuire. «Ma Dada è andato via come papà», piagnucolò, tirando su col naso, mentre sul suo viso sarebbe stato visibile lo stupore di sentire quel diminutivo con cui aveva imparato ad appellare Freeman qualche giorno prima che lasciassero la villa. Non sapeva nemmeno se l'altro avesse mai avuto la possibilità di sentirlo. «Logan...» cercò di iniziare un discorso che lo portasse a comprendere come l'allontanamento di Sewati fosse permanente a differenza di quello di Charles, ma non ci riuscì. Alzò lo sguardo alla ricerca di una mano da parte del diretto interessato quando vide Brianna che si avvicinava a lui, la testa inclinata a destra e le braccine che si tesero lentamente verso di lui per essere afferrata, con una mano però che aveva afferrato il gattino con cui aveva dormito sin dall'inizio nella culla. «Cosa diamine sta succedendo qui?»
    Eilidh Mae
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  15. .
    Era agitata più del solito quel tardo pomeriggio di fine settembre. Ogni tre secondi controllava le lancette al polso in attesa che scoccassero l'ora x mentre le gambe facevano lo slalom tra i giocattoli che Logan e Brianna avevano sparso sul tappeto su cui erano soliti giocare davanti alla tv. L'appartamento in cui ora vivevano era a non poca distanza dal San Mungo, nonché a metà strada dall'asilo dei suoi figli partendo per il posto di lavoro, ed anche se piccolo era il suo luogo sicuro. Non ne aveva uno davvero suo da quando aveva lasciato la casa dei suoi a Wigtown, con quel bellissimo sottoscala aperto trasformato in una libreria a golfo con tanto di letto su cui sdraiarsi per leggere il più comodamente possibile. Ora il suo porto sicuro erano quelle quattro mura e quelle due pesti che si stavano litigando un vecchio peluches di quando era piccola, con Bau a scodinzolare allegramente tra i due. Si chinò afferrando una bambolina di pezza per darla a Logan così che lasciasse andare il gattino tutto consunto alla piccola di casa. «Sarebbe così terribile se mi prendessi un bicchiere di vino?» pensò mentre raccoglieva gli eccessi di lego e altre diavolerie simili per infilarle nella scatola dei giochi. Una delle tante, a dir la verità. «Mamma, Bri non mi ridà la bambola» si lamentò ad alta voce il maschietto, correndo ad abbracciarle le ginocchia. Ormai le arrivava quasi all'anca ed era impressionante come stesse crescendo così velocemente. Amava ancora che qualcuno gli leggesse le favole prima di andare a dormire, coinvolgendo la sorella anche in quella attività di cui era stato geloso al momento della sua nascita. La verità era che si sentiva grata per aver avuto quelle due piccole pesti, anche quando la facevano disperare come in quel momento. «Piccola Bri, lo sai quali sono le regole: un giocattolo per volta» le parlò con calma, avvicinandosi con Logan per mano fino ad inginocchiarsi davanti a lei. «Avanti scegline uno, uno soltanto, e l'altro dallo a Logan» flebili proteste si levarono dalla sua bocca mentre il ricciolino, pensando di non essere visto, aveva afferrato la zampetta del gattino per tirarla sempre con più forza. Bau, in tutto quel caos, arrivò con la sua stazza travolgendo tutti e tre, dando piccole leccate sulle manine della piccola che sembrava aver preso il carattere della donna di cui portava il nome. «Bauuuuu» provò ad allontanarlo lei con divertimento, finendo però con lo sprofondare nella pelliccia del cane. «Briiii, daiiii, lascialo» continuò a insistere il più grande, con l'altra che gli riservò un'occhiata di rabbia -inquietante a dir poco- per vincerlo con la migliore faccia di corno angelo che aveva nel suo repertorio. «Iei, Oooga» ed allungò la bambola. Non riuscì a non ridere davanti a quella scena, dimenticandosi che da lì, a pochi secondi il loro ospite sarebbe arrivato. Infatti, il messaggio che gli aveva inviato era stato piuttosto semplice: la geolocalizzazione di casa insieme ad un se vuoi ancora recuperare, ci vediamo alle 18.00.
    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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    Charles Freeman
211 replies since 22/8/2017
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