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Joshua B. Evans.
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.Quando aveva letto la risposta del docente di Alchimia di Hidenstone per un attimo, un fottutissimo brevissimo attimo, aveva quasi pensato di mollare tutto e annullare la sua richiesta. Aveva ricevuto il gufo in un tardo pomeriggio di ottobre, le foglie che facevano a gara per entrare nella sua stanza insieme alla civetta, e per un attimo il suo monolocale le era sembrato ancora più claustrofobico del solito. Eppure aveva fatto le sue ricerche, aveva contattato tutti i docenti migliori che si erano dimostrati raggiungibili e quando aveva trovato l'indirizzo di Keegan le era sembrato tutto così naturale, così positivo.
"Calma, respira, va tutto bene." si era detta parlando al nulla, la civetta che aspettava paziente sul davanzale una risposta da poter recapitare. L'aveva fissata a lungo, tentennando sulla possibilità di lasciarla andare senza una risposta o di scribacchiare un rapido "no grazie" senza nemmeno spiegare perchè.
Si era ricordata solo in un secondo momento che niente di tutto quello faceva parte della sua personalità, veniva spesso accusata di non valutare prima i rischi e di lanciarsi sempre a testa bassa in qualunque situazione, non era proprio una che ragionava a lungo prima di buttarsi. Anche il suo istinto ormai era un senso accessorio, una parte di se che era abituata ad ignorare, ancora di più quando si trasformava in ansia immotivata o paura dell'ignoto: lei non voleva essere così, non poteva permettere alla paura di frenarla.
Alla fine si era convinta ad agire, in qualche modo: aveva riposto la lettera nel cassetto, scribacchiato su un foglio che accettava le condizioni dell'insegnante e poi si era buttata a capofitto nei preparativi per la "partenza". Non che ci fosse molto da preparare, viveva a Londra ormai da qualche settimana, in un monolocale sovra prezzato in centro, e l'unica cosa di cui avrebbe dovuto preoccuparsi era di fare una buona prima impressione.
A voler essere onesti era più l'idea di tornare a scuola che la terrorizzava, più che quello che avrebbe fatto: lo aveva realizzato con una certa chiarezza quando, nel cuore della notte, si era svegliata urlando dopo aver sognato Hogwarts gremita di suoi coetanei che la guardavano con astio. Ancora una volta, l'autocritica non era mai stata un suo forte, preferiva molto di più lasciarsi tutto alle spalle piuttosto che analizzare ogni dettaglio, ma nel silenzio assordante della stanza illuminata solo dai lampioni esterni si era ritrovata costretta a prendere una pausa e affrontare i suoi demoni.
Aveva lasciato Hogwarts anni prima, assicurandosi che niente della sua esperienza in quella scuola o delle persone che aveva incontrato la seguissero. Non era stato facile, aveva fatto molto più male di quanto le piacesse ricordare, ma si era imposta freddezza, si era ritrovata a pensare che passare per stronza fosse meglio che distruggere tutto dopo, con la sua natura, il suo carattere o qualsiasi parte di lei portasse ogni rapporto a disintegrarsi, prima o poi.
Aveva preso quella decisione drastica quando era solo una ragazzina, eppure non si era più legata a nessuno tanto era stato traumatico prendere quella strada, e fino a quel momento si era convinta che stare da sola fosse la cosa più giusta e sicura per tutti quanti.
Alla fine nonostante le sue incertezze e il fatto che solo l'idea di Hidenstone le annodasse lo stomaco, quella mattina si era svegliata, due profonde occhiaie che fece scomparire prima di soffermarcisi troppo, e si era trascinata all'Accademia cercando di pensare meno possibile alle conseguenze. Anche entrando nella scuola aveva cercato di concentrarsi solo sulla meta, certe dinamiche, certi corridoi, anche solo le divise le facevano ancora effetto e ptreferì muoversi rapida verso l'aula di Alchimia prima di fuggire a gambe levate.
Vedere il Professore l'aveva in parte rasserenata, o almeno le aveva permesso di concentrarsi sul motivo per cui era lì, almeno fino a che quel secondo di calma non venne interrotto, prima ancora che potesse abituarsi alla sensazione.
Avrebbe riconosciuto quell'accento e quel tono di voce ovunque, nonostante ora avesse un timbro leggermente diverso, un suono che risultava piacevole e sbagliato al tempo stesso perchè non era quello che ricordava lei e dannazione l'aveva portata a voltarsi prima che potesse impedirlo. Ed eccolo lì, in carne ed ossa: cresciuto senza ombra di dubbio, eppure con gli stessi occhi di cui si era innamorata la prima volta e con addosso il peso di tutte le promesse che lei aveva distrutto.
Sospirò piano, sforzandosi di mantenere la calma, ancora di più perchè non era quello il momento di farsi prendere dal panico.
"Non uno dei migliori." finì per rispondere a denti stretti, salvo poi fare appello ad una calma che non aveva mai avuto, le parole che premevano sulle labbra per uscire come se proprio non potesse tacere ora che lo aveva di fronte. "Non sapevo frequentassi Hidenstone." ammise con innocenza, e in effetti come poteva saperlo? Aveva tagliato ogni contatto con Joshua e chiunque altro avesse frequentato Hogwarts nel suo stesso periodo, aveva resistito all'impulso di cercarlo sui social o di rivangare troppo il passato, di certo non poteva sapere qualcosa della sua vita.Juniper Smith""Run girl run! this world is not made for you""METAMORFOMAGUS[URL=]STAT[/URL]code by ©#fishbone
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.La possibilità, seppur remota, di rivedere Joshua, un giorno non meglio definito, viveva senza pagare l'affitto in un piccolo anfratto della sua mente, conservata gelosamente insieme a tutti i ricordi di lui e del loro rapporto che fingeva di aver dimenticato ma che non erano mai sbiaditi del tutto.
In quel momento le sembrava quasi di non essere padrona del suo corpo, come se quella sensazione di elettricità che le scorreva sulla pelle o i nodi allo stomaco non le appartenessero davvero. Come non le apparteneva la persona di fronte a lei, che aveva caratteristiche famigliari ma che al contempo era ben diversa dal ragazzo che aveva conosciuto in passato e che mai avrebbe usato un tono come quello per apostrofarla.
La sua risposta, pronta e tagliente, ebbe lo stesso effetto di una doccia gelida, costringendola a svegliarsi dallo stupore iniziale e scontrarsi con la realtà.
Si meritava una risposta del genere, meritava tutta l'acidità che poteva rivolgerle, a dire il vero sospettava di meritarsi anche qualche schiaffo o qualche risposta più piccata, ma immaginava che quello non fosse il luogo adatto per quel genere di conversazione. Non che tutto il resto ora avesse importanza, sembrava quasi che l'aula fosse scomparsa, che tutto intorno a loro il tempo si fosse fermato, aspettando col fiato sospeso di capire che cosa sarebbe successo.
Lei, di preciso, che cosa si aspettava? Nulla, avrebbe voluto dire, ma la verità era che avrebbe voluto qualcosa di diverso, anche se non sapeva in che modo.
Joshua era stato davvero la sua prima grande cotta, aveva provato per lui un sentimento che non si era più concessa, e forse proprio per colpa di quella astinenza la sua presenza non riusciva ad esserle indifferente. Era abbastanza certa che se avesse incontrato di nuovo qualsiasi altro amico dell'epoca, se avesse incrociato per i corridoi un qualunque altro volto famigliare, sarebbe riuscita, seppur con fatica, a voltarsi dall'altra parte e proseguire ma con lui di fronte, così vicino e così lontano al tempo stesso, le sembrava di non poter fare altro che fissarlo.
Era cambiato, era più alto, più magro, la sua voce era più profonda e roca di quanto ricordasse e portava i capelli più lunghi di una volta, un taglio che gli donava un'aria quasi tenebrosa. In un altro momento avrebbe quasi provato a fargli una battuta in merito, ma le parole del ragazzo l'avevano colpita in pieno petto e la ferita bruciava abbastanza da renderle impossibile cambiare discorso.
"Touchè" replicò a mezza voce, quasi più a se stessa che a lui, abbassando lo sguardo sulle proprie mani interrompendo forzatamente il lorok movimento rapido e incontrollato, infilandole subito dopo direttamente nelle tasche della giacca.
Si strinse nelle spalle, nascondendosi dietro un velo di indifferenza, ma tornò comunque a studiarlo, inclinando appena la testa.
"Se per questo ci sono molte cose che nemmeno tu sai." Ed eccola che usava la sua strategia preferita: l'attacco. Avrebbe potuto ammettere le sue colpe, crollare in ginocchio e implorare il suo perdono, ma aveva un orgoglio e una dignità e continuava a voler tenere fede alle motivazioni che l'avevano spinta ad allontanarsi. Ormai aveva capito cosa succedeva a chiunque si affezionasse a lei e, per quanto potesse essere giudicata egoista, lei proprio non ci teneva a vedere che cosa l'Universo avrebbe causato per rovinare tutto ancora una volta. Per questo quando si sentiva punta nel vivo tutto quello che riusciva a fare era correre ai ripari e rispondere a tono, nella speranza che le persone si stancassero più in fretta e se ne andassero da sole.
Eppure non voleva che Joshua se ne andasse, si scoprì inconsciamente intenta a trovare una qualsiasi scusa per continuare la conversazione, per proseguire con quella tortura ancora per un po'.
"Studi qui quindi?" domandò, dando subito della sciocca per la stupidità di una frase come quella.Juniper Smith""Run girl run! this world is not made for you""METAMORFOMAGUS[URL=]STAT[/URL]code by ©#fishbone
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