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Erin - Post vacanze di Natale

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  1. Erin Murphy
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    Erin Brighid MurphyAmetrin

    Hidenstone era stata capace di uccidere persino l’innocenza del Natale.
    Nonostante le turbolenze di tutta una vita, quello era il primo anno in cui Erin rientrava dalle vacanze con tanta, troppa pesantezza nel cuore. Gli eventi più recenti non avevano fatto altro che confermarle d’aver compiuto un riprovevole errore nell’inscriversi in quell’accademia, avevano portato a galla la vera essenza di molte realtà, di molte persone, di quelle che aveva sempre considerato più importanti in effetti.
    Erano verità a cui non sapeva dirsi pronta, ma non significava forse questo diventare grandi?
    Da quando erano ricominciati i corsi lei aveva letteralmente rifuggito qualsiasi responsabilità; si limitava a seguire le lezioni arrivando per ultima ed andandosene dall’aula per prima, evitava i contatti umani, la sala comune, gli spazi condivisi, persino i confronti con la propria coscienza. Era come se una parte di lei si rifiutasse di credere a tutti i cambiamenti che le erano piovuti addosso come meteoriti, rifuggiandosi in un’insolita apatia che potesse proteggerla dalla consapevolezza.
    Quel giorno, non diverso da molti altri, aveva raggiunto l’area che credeva più riservata dei giardini di buon’ora, non appena dopo l’alba, stretta in un cappotto beige lungo fino alle caviglie ed armata unicamente di tre libri dalle copertine consunte. Si era accomodata ai piedi di una fontanella, scostando la neve con una mano guantata per sedersi direttamente sulla roccia, la schiena addossata alla struttura e da questa completamente riparata alla vista del sentiero. Era domenica, la maggior parte della scuola avrebbe impiegato il tempo libero a scorrazzare per la cittadina o a ritrovarsi con amici e parenti, Erin avrebbe semplicemente aspettato che terminasse l’ennesimo sterile giorno.
    Era immersa nella lettura del romanzo quando uno scalpiccio soffuso si lasciò catturare in lontananza dalle sue orecchie. Il silenzio intorno era assoluto, sarebbe stato facile cogliere persino il precipitare di una stalattite sulla neve soffice. Erin riprese la lettura pensando al guardiacaccia o al custode, chiunque fosse di passaggio l’avrebbe superata certamente senza neppure notarla. Eppure, contro ogni aspettativa, quel suono ritmico di passi anziché allontanarsi parve dirigersi proprio verso di lei.
    Fu l’istinto a convincerla a sporgersi appena dal corpo della fontana, i lunghi capelli di fuoco avrebbero anticipato lo spuntare del volto lentigginoso, degli occhi attenti e le labbra carnose. Quel che Erin non avrebbe mai saputo prevedere, a quel punto, fu che i propri occhi avrebbero incontrato proprio la figura inconfondibile di Lilith Clarke.
    Trasalendo impercettibilmente scattò in piedi, la testa a riempirsi dei flashback del ballo, assordata da rimproveri che non aveva compreso, colpita da dardi infuocati che non credeva d’aver meritato. La Caposcuola Dioptase rientrava in quel ventaglio di persone che Erin si stava impegnando meticolosamente ad evitare, ma ormai doveva aver imparato che la sorte non giocava mai dalla sua parte.
    «...Scusa, me ne stavo andando.»
    Scandì un labiale che per Lilith forse non avrebbe avuto suoni, considerate le cuffiette che l’irlandese non poteva vedere. Tuttavia il volto crucciato e la fretta della rossa a raccogliere le proprie cose avrebbero facilmente potuto suggerire alla mora quali fossero le parole appena scandite.
    E sarebbe stata disposta a confermarle con la pratica, Erin, senza alcuna esitazione avrebbe imbracciato i propri libri e puntato gli occhi sul sentiero. Non era certa di aver recuperato abbastanza forze da affrontare un secondo scontro.
    Non era certa di essere disposta a farlo, in effetti.

    RevelioGDR
     
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1 replies since 5/1/2023, 19:37   81 views
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