Time is running out

Erin - Post vacanze di Natale

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    Dioptase
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    Lilith Clarke
    Dioptase - Caposcuola | Metamorphomagus
    Correre. Questo era quello che faceva quando sentiva che stava perdendo il controllo della propria vita. Era ciò che faceva quando sentiva di dover scaricare la tensione, era ciò che l'aiutava quando aveva bisogno di capire quale strada intraprendere, davanti ad un bivio. E quella volta, il motivo per cui correva era perché il tempo in quella scuola stava scorrendo talmente tanto velocemente che lei si ritrovava a fare i conti con l'idea di uscire da quella scuola e gettarsi nel mondo degli adulti, con il suo ingresso nel ministero, a fare l'auror. Lei che aveva scelto quella carriera, ora non faceva altro che chiedersi se ne fosse all'altezza. Il timore di non riuscire a reggere quei ritmi, di non avere tempo per la danza e per i suoi allenamenti, ma - soprattutto - iniziava a rendersi conto che adesso non avrebbe visto più tutti i giorni, i suoi amici, quei pochi che le rimanevano. E non avrebbe potuto più tenere sotto controllo la vita di Barnes, non avrebbe potuto più lanciare occhiatacce a Kwon. Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile, da lì a pochi mesi e aveva la necessità di razionalizzare quest'idea prima che diventasse reale.
    Aveva indossato una felpa nera, cappuccio a coprire i suoi ricci legati verso l'alto, auricolari nelle orecchie, pantalone nero ed era un ombra che si muoveva nel freddo mattino di quella domenica invernale.
    Era rimasta in Accademia per dare una mano dopo il terremoto, ma prima di iniziare con gli incarichi di ripristino, aveva deciso di dedicarsi degli attimi per sé. Si era diretta verso la zona Nord-Est dei giardini, continuando quel giro di corsa. Si arrestò solo quando lo zampillare della fontana della gioia ne catturò lo sguardo celeste. Si fermò e si specchiò nella vasca piena, mentre ancora la musica scandiva il ritmo del suo tempo. Riprendere fiato con una pausa non le avrebbe fatto male, quindi si affacciò affannata a specchiarsi, godendosi il volto riflesso che le mostrava quanto sarebbe stata bene con quel sorriso a coronarne il viso.
    RevelioGDR
     
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    Erin Brighid MurphyAmetrin

    Hidenstone era stata capace di uccidere persino l’innocenza del Natale.
    Nonostante le turbolenze di tutta una vita, quello era il primo anno in cui Erin rientrava dalle vacanze con tanta, troppa pesantezza nel cuore. Gli eventi più recenti non avevano fatto altro che confermarle d’aver compiuto un riprovevole errore nell’inscriversi in quell’accademia, avevano portato a galla la vera essenza di molte realtà, di molte persone, di quelle che aveva sempre considerato più importanti in effetti.
    Erano verità a cui non sapeva dirsi pronta, ma non significava forse questo diventare grandi?
    Da quando erano ricominciati i corsi lei aveva letteralmente rifuggito qualsiasi responsabilità; si limitava a seguire le lezioni arrivando per ultima ed andandosene dall’aula per prima, evitava i contatti umani, la sala comune, gli spazi condivisi, persino i confronti con la propria coscienza. Era come se una parte di lei si rifiutasse di credere a tutti i cambiamenti che le erano piovuti addosso come meteoriti, rifuggiandosi in un’insolita apatia che potesse proteggerla dalla consapevolezza.
    Quel giorno, non diverso da molti altri, aveva raggiunto l’area che credeva più riservata dei giardini di buon’ora, non appena dopo l’alba, stretta in un cappotto beige lungo fino alle caviglie ed armata unicamente di tre libri dalle copertine consunte. Si era accomodata ai piedi di una fontanella, scostando la neve con una mano guantata per sedersi direttamente sulla roccia, la schiena addossata alla struttura e da questa completamente riparata alla vista del sentiero. Era domenica, la maggior parte della scuola avrebbe impiegato il tempo libero a scorrazzare per la cittadina o a ritrovarsi con amici e parenti, Erin avrebbe semplicemente aspettato che terminasse l’ennesimo sterile giorno.
    Era immersa nella lettura del romanzo quando uno scalpiccio soffuso si lasciò catturare in lontananza dalle sue orecchie. Il silenzio intorno era assoluto, sarebbe stato facile cogliere persino il precipitare di una stalattite sulla neve soffice. Erin riprese la lettura pensando al guardiacaccia o al custode, chiunque fosse di passaggio l’avrebbe superata certamente senza neppure notarla. Eppure, contro ogni aspettativa, quel suono ritmico di passi anziché allontanarsi parve dirigersi proprio verso di lei.
    Fu l’istinto a convincerla a sporgersi appena dal corpo della fontana, i lunghi capelli di fuoco avrebbero anticipato lo spuntare del volto lentigginoso, degli occhi attenti e le labbra carnose. Quel che Erin non avrebbe mai saputo prevedere, a quel punto, fu che i propri occhi avrebbero incontrato proprio la figura inconfondibile di Lilith Clarke.
    Trasalendo impercettibilmente scattò in piedi, la testa a riempirsi dei flashback del ballo, assordata da rimproveri che non aveva compreso, colpita da dardi infuocati che non credeva d’aver meritato. La Caposcuola Dioptase rientrava in quel ventaglio di persone che Erin si stava impegnando meticolosamente ad evitare, ma ormai doveva aver imparato che la sorte non giocava mai dalla sua parte.
    «...Scusa, me ne stavo andando.»
    Scandì un labiale che per Lilith forse non avrebbe avuto suoni, considerate le cuffiette che l’irlandese non poteva vedere. Tuttavia il volto crucciato e la fretta della rossa a raccogliere le proprie cose avrebbero facilmente potuto suggerire alla mora quali fossero le parole appena scandite.
    E sarebbe stata disposta a confermarle con la pratica, Erin, senza alcuna esitazione avrebbe imbracciato i propri libri e puntato gli occhi sul sentiero. Non era certa di aver recuperato abbastanza forze da affrontare un secondo scontro.
    Non era certa di essere disposta a farlo, in effetti.

    RevelioGDR
     
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1 replies since 5/1/2023, 19:37   65 views
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