Origami kira

Missione autogestita auror #1a

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    Madison E. Loire
    Auror | Rettilofona
    Era una di quelle giornate veramente noiose in ufficio. Non c'era niente da fare e l'unica cosa che poteva creare un po' di movimento era lei che girava sulla sua poltrona, mentre giocava a reggere sul ponte tra il naso e gli occhi una matita, facendo in modo che non cadesse. Di tanto in tanto sbuffava e spiava verso lo schermo del computer che aveva sulla scrivania, sperando di aver dimenticato di fare qualche rapporto; niente, aveva terminato tutto il da fare e non le restava altro che sperare che quel turno finisse prima del dovuto. Sapeva quanto fosse impossibile, ma aveva terminato ogni possibile alternativa.
    Lei e Thomas avevano anche fatto una lunga pausa merenda al distributore automatico, svaligiandolo come sempre, prima di ritornare in ufficio e non aveva altro che attendere che anche l'altro terminasse i suoi rapporti per poter giocare a canestro con qualche carta appallottolata.
    Erano appena le 21:00 di quella domenica senza senso, ancora un paio d'ore e forse sarebbe stata libera da ogni catena, potendo finalmente andare a bere con il suo parabatai senza runa.
    «Quanto ti manca?»
    Domandò all'altro, lanciandogli una pallina di un foglio che usava per molestare il collega.
    Stava quasi per alzarsi dalla scrivania, per andarsi a sedere su quella di Thomas e distrarlo, quando il telefono squillò.
    Si lanciò come una saetta, disturbando Nagiri che dormicchiava sul ripiano della scrivania, facendo cadere anche qualche penna, dopo aver rovesciato il contenitore che cercava di non rotolare giù dal banco.
    «Pronto?»
    Rispose con quella voce melodiosa e un sorriso spensierato. Sorriso che fu il primo a sparire, mentre dall'altra parte della cornetta la voce di Nik Lebosky suonava cupa e preoccupata.
    Maddie volse le spalle alla scrivania di Thomas, poggiando parte del suo sedere sulla propria, mentre Nagiri strisciava verso le sue cosce, bardate da un leggins di pelle nera opaca che le accentuava le forme generose, cingendo in vita un corsetto nero dello stesso materiale, senza spalle a reggerlo, se non il suo seno ben disegnato. Sulla pelle che il corsetto lasciava nuda, vi era una giacca, a completare il look total black che la dipingeva come un'ombra dalla silhouette perfetta.
    «Va bene. Veniamo subito.»
    Il suo tono si era spento, come se quello che aveva appena sentito fosse qualcosa di inaspettato e non desiderato.
    Chiuse il telefono e guardò verso Thomas, disincastrando gli anfibi che si erano incrociati tra di loro, mentre ascoltava.
    «Hanno trovato un corpo. Lebosky dice che è roba nostra. Chiamo Halvorsen e andiamo.»
    Si spinse dalla scrivania, mentre la vipera blu le si attorcigliava sulle spalle. I passi vennero mossi dall'altra parte del corridoio, a cercare l'altro collega che era in turno quella sera.
    «Halvorsen. Lebosky ci vuole sul Tamigi. Hanno trovato un corpo.»
    Avrebbe atteso quindi i suoi compagni di avventura e solo se loro fossero stati pronti, avrebbe provveduto a smaterializzarsi con loro e la vipera, sul luogo del ritrovamento, posto reso sicuro dal mago, capo della Polizia Babbana, che aveva assicurato di aver allontanato tutti gli occhi indiscreti del luogo.
    RevelioGDR
     
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