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.Aveva perso il conto del tempo passato in lacrime, ormai. Forse erano passati secondi, forse minuti, forse ore. Fatto sta che il trucco le era colato lungo il viso e non aveva perso nemmeno un secondo per toglierselo, abbastanza disperata da non badare alle apparenze. E comunque, chi avrebbe dovuto vederlo ed apprezzarlo? Si era fatta bella per Daniele così come faceva sempre ed era andata da lui per fargli una sorpresa, ma chi aveva trovato? Più o meno il corrispettivo "dell'amica di cui non doveva preoccuparsi". Ma non solo era là, era anche avvolta da uno degli asciugamani che Jess aveva visto centomila volte nel bagno di Daniele... segno inequivocabile che si era fatta la doccia. Magari se l'erano fatti addirittura insieme.
Aveva sentito il cuore di piombo mentre, piangendo, si era allontanata dall'abitazione di quello che considerava il suo primo amore, allontanandosi dunque verso la propria di casa. Non poteva crederci che fosse tutto vero, eppure avrebbe dovuto trovare insolito il fatto che un docente si interessasse ad una ragazzina e che le fosse fedele.
Aveva mandato un messaggio piuttosto confusionario al suo migliore amico, probabilmente commettendo più errori di quelli concepiti dal suo livello di istruzione, ma aveva gli occhi annebbiati e non si era esattamente preoccupata di che cosa stesse digitando, la mente occupata da ben altri pensieri.
Solo quando era tornata a casa ed aveva affondato la testa nel suo materasso, era scoppiata in lacrime. L'unica nota positiva era l'assenza dello zio che le avrebbe fatto fin troppe domande.
Tornando al presente, dopo quelle che le sembrarono addirittura settimane, sentì l'inconfondibile suono del campanello che riempì la casa con il suo suono tonante. Si alzò, osservando le misere condizioni in cui versava. Il vestito blu notte, aderente e lungo fino appena alle cosce, era strappato -doveva essersi impigliata in qualche ramo, correndo-, la sua pelle era gelida e pallida, mentre il suo viso, tutto sporco di mascara, era in condizioni ancora più pietose. Ma ad ogni modo non le interessava niente di tutto ciò, quindi si avviò verso il piano di sotto senza preoccuparsi né di mettersi le scarpe né di ricomporsi in generale.
Arrivò alla porta trafelata e con il respiro irregolare. La aprì di pochi centimetri, pronta a richiudergliela in faccia in caso dall'altro lato, ci fosse stato il suo docente. Ma probabilmente non avrebbe avuto le palle -o forse, semplicemente, non gliene sarebbe fregato un cazzo- di andare da lei per provare a spiegarsi. Forse era meglio così.
Quando, però, vide che dietro l'uscio c'era il suo migliore amico con un fiore in mano, le braccia scivolarono lungo i fianchi ed improvvisamente si vergognò delle sue condizioni, come se lui non l'avesse vista in maniere di molto peggiori, nei loro lunghi anni di amicizie.
Osservò prima gli occhi di ghiaccio e poi i petali colorati, sentendo sciogliersi uno dei nodi al petto per poi ricomporsi in qualcos altro di non ben definito e che non aveva intenzione di definire.
Si scostò, afferrando il fiore e lasciandolo entrare, chiudendo la porta dietro di lui. Perché lo amo e credevo che lui... non finì la frase, lasciando andare un altro singhiozzo che però cercò di non dare seguito ad un'ennesima crisi di pianto. Già era evidente quanto fosse disperata.
Victoria è tipo... un'amica della moglie del suo migliore amico o qualcosa del genere. In quel momento proprio non ricordava che tipo di legame ci fosse tra i due e come si conoscessero e sinceramente, nemmeno le importava indagare.
Lo seguì in direzione del divano dove lui aveva deciso di posizionarsi, lo stesso sul quale gli aveva chiesto di diventare padrino di Alex, sedendosi accanto a lui e posandogli la testa sulla spalla. Lo adorava ed il loro rapporto era la cosa più bella che avesse in tutta la sua vita, nonché unica certezza. Delicato come un fiore ma forte come solo loro due sapevano essere.
Mi ha tradita sussurrò più a se stessa che a lui, andando a cercare la mano dell'amico per stringerla forte senza nemmeno rendersene conto.Jessica Whitemore
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