The Power of Three will set us free

ven, 09.12.22 | Florian Fortebraccio

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  1. Annie M. Welsh
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Molte erano le cose cambiate nella sua vita da quando aveva terminato gli studi. A partire dal suo percorso al San Mungo che la vedeva ormai impegnata quasi ventiquattro ore al giorno e dove ci passava dal reparto allo studio, anche il suo vivere con i Barnes era stato un passo decisivo, che aveva fatto per non sentire la solitudine nel suo loft, dove - certo - ci tornava quando aveva bisogno di spazio, ma ormai era diventato solo un luogo dove passare del tempo con Lancelot. Tempo che ormai si era anche ridotto visti gli impegni di entrambi.
    Tutta la sua vita era soggetta a costanti cambiamenti, anche quelli non programmati. Lo aveva capito fin dall'adolescenza, quando i cugini Olwen erano partiti, quando aveva dovuto dividere il suo cuore e perderne una parte. Le certezze in quel percorso erano sempre state poche e quelle che l'erano rimaste erano ancora meno di quante pensasse, fosse si potevano ridurre a due: Eilidh ed Aaron.
    Erano le sole persone che erano sempre rimaste, seppur la prima aveva deciso di allontanarsi per un periodo forse troppo lungo, ma che aveva ritrovato ben preso al suo rientro, quando il tempo sembrava non essere mai passato per loro.
    Eppure, ricordava quei tempi in cui tutto quello era molto più facile, quando il solo problema era capire perché Lancelot non l'avesse ancora invitata al ballo e che vestito indossare per una festa di compleanno che avrebbe portato al disastro più totale.
    Quando erano tre.
    Il numero perfetto.
    Il trio che avrebbe retto a qualsiasi intemperia.
    Quella triade che aveva iniziato con esplosioni e calzini scomparsi, quaderni di appunti che venivano fatti sparire, ma che era comunque un modo per esserci. Quante volte si era fermata a pensare a quello che avevano perso? Forse troppo, forse abbastanza da sperare - un giorno - di riuscire a creare un portale temporale per poter tornare indietro e fermare gli eventi, gridare ad una Brianna che quello che avrebbe fatto da lì a breve l'avrebbe portata alla sua morte, così da evitare il danno irreparabile di quel funerale che aveva portato a quel viaggio in Scozia che sembrava durare troppo, prima di giungere su quella tomba - vuota - a piangere la morte di un pezzo di quel triangolo equilatero. Non erano riusciti a recuperare il suo cadavere, nemmeno quel corpo aveva avuto degna sepoltura eppure, tutti loro, avevano creduto a quella prematura ed ingiusta morte.
    Quella perdita che aveva fatto capire al gruppo che erano, che da quel momento non sarebbero più stati quelli di una volta, mai più, seppur stavano viaggiando insieme verso la Scozia, proprio come quel Natale...
    Tutto era cambiato e quel giorno, tali ricordi, tornarono a galla quando Eilidh le diede quell'appuntamento, Eleonor, la mamma di Bri, voleva vederle entrambe. Sapeva che Eilidh vi era rimasta in contatto, lei non ci era riuscita, lei aveva cercato di dimenticare quanto quella perdita avesse fatto male e quanto ora non sarebbe mai più stato lo stesso. Era come se fosse caduto il piedistallo che teneva in piedi tutt'e tre.
    Accetto, tuttavia, quell'incontro, non volendo far altro che rivedere in quella donna che era la signora Scott, in quel volto, ritrovare anche solo un briciolo di quei lineamenti che si mescolavano sul volto della figlia.
    Florian Fortebraccio, il luogo prescelto.
    Era lì, davanti ai suoi occhi e doveva solo avere il coraggio di muovere i passi per giungervi definitivamente, aveva indossato qualcosa di semplice, un vestito nero, sfiancato, che in lunghezza giungeva a fin poco sopra il ginocchio, tacco alto di un decoltè nero e un cappottino sabbia a coprire il suo outfit, con uno sciarpone panna ad attorcigliarsi attorno al proprio collo. Socchiuse le iridi celesti, prendendo un respirone ed entrando in quel locale, pronta a vedere la signora Scott dopo tutto quel tempo.
    Il campanello della porta trillò ancora, Annie non era consapevole che fosse la seconda volta che suonasse, in così poco tempo e che la persona che fosse entrata prima di lei, fosse proprio Brianna.
    Cercò con lo sguardo Eilidh, trovandola al solito tavolino che amava, legata anche lei a ricordi troppo forti da mandar via, ma non era sola. E non si riferiva di certo alla piccola Bri che giaceva sotto il suo cappotto. Davanti al suo tavolo c'era qualcun altro.
    Quei colori, quella corporatura.
    Le fiamme di quei capelli erano familiari e - per quanto potesse ricordare, non appartenevano alla signora Scott - eppure sembravano troppo familiari. Avrebbe potuto riconoscerli ovunque, ma continuava a ripetere dentro di sé che fosse impossibile che questo potesse succedere. Mise le mani nelle tasche del cappottino, stringendo fortemente il telefono e il catalizzatore da una parte e il portabanconote dall'altra. Sentiva il cuore palpitarle forte nel petto. Un tonfo che le annebbiava vista ed udito. Prese un respiro e, mentre la stretta allo stomaco si faceva più forte, mosse passi dietro quella figura, arrivando in tempo per ascoltarne la voce.
    Era lei?
    Non era possibile.
    Annie sgranò le iridi di ghiaccio, che piano divennero liquide come se si stessero sciogliendo, quindi sentì le mani diventarle sempre più calde e il volto cercare di divampare al massimo, quasi a raggiungere il rosso dei suoi capelli. Una mano si sarebbe allungata a tentare di afferrare un suo braccio per farla girare in sua direzione e se questo fosse avvenuto, Annie avrebbe sentito il cuore fermarsi per un momento troppo lungo.
    «Bri?»
    Sembrava strano anche proferire quella parola, per quanto la nipotina che Eilidh le aveva donato avesse lo stesso nome dell'altra.
    Se solo tutto questo fosse avvenuto, dopo una manciata di attimi incontabili, Annie avrebbe mollato di scatto il braccio della scozzese, facendo un rapido passo verso di lei e spingendola con entrambe le mani, mentre lacrime scesero sul suo volto e la voce le si rendeva isterica in gola.
    «Non è possibile! Non sei tu! E' un pessimo scherzo!»
    Avrebbe alternato ogni frase con una spinta, una spinta di rabbia ma che conteneva un desiderio di scaricare su di lei tutto il dolore che aveva provato davanti a quella tomba vuota. Il carattere della Welsh non era cambiato poi tanto, impulsiva ed esplosiva come sempre, anche nel momento in cui stava spingendo Brianna, mentre piangeva copiosamente, manco avesse visto un fantasma (?).
    «Non sei tu e se sei tu ti odio. Ti odio perché ci hai abbandonato, eri morta! Ora non lo sei più! Ci hai lasciato sole! E ora torni? E vuoi pure una cioccolata? Io la cioccolata te la getto in faccia, hai capito?! Dimmi che non sei tu, per favore. Dimmi che è solo uno scherzo di pessimo gusto... non sei tu... Bri non l'avrebbe mai fatto...»
    E quelle ultime parole furono un sussurro, mentre i pugni stretti si fermarono di spingerla, cadendo inermi lungo i fianchi, mentre il volto veniva abbassato a guardare la punta delle proprie scarpe.
    Annie-Macrae Welsh

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    Amor, ch'a nullo amato amar perdona.
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    Medimaga

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4 replies since 10/12/2022, 12:23   103 views
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