Ferite da combattimento

Amelie & Sigurth (Lavorativa per Amelie)

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    San Mungo
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    Amèlie De Maris


    [Domenica notte ore 04.30, Ospedale San Mungo]



    Ogni turno che passava dentro al San Mungo era come se la portasse a trovare qualcosa di nuovo, qualche malato che passava dall'ospedale per farsi rimettere in forma era una scoperta continua. Poi nelle nottate del weekend c'erano anche un sacco di giovani maghi e streghe che avevano esagerato con l'alcool a giro per locali o si facevano qualsiasi danno dovuto sempre all'abuso di alcool che scorreva nei locali. Effettivamente era la norma e ormai si era abituata a tutto ciò, non cambiava molto dalla Londra magica alla Parigi magica, ogni grande città aveva i suoi problemi. Nel suo ambulatorio per quella serata erano già passati diversi giovani che con qualche semplice incantesimo e pozioni erano tornati come nuovi, ma spesso non bastavano essi per fare come tutto non fosse successo. Qualcuno veniva anche ricoverato all'ospedale per avere delle cure un po' più approfondite e quello era la norma del turno notturno, uno di quelli più complicati dell'intero giorno anche solo per la stanchezza che poteva portare non dormire nelle ore notturne. Tornò alla sua scrivania per aggiungere nella lista dei pazienti passati dal suo lettino una giovanissima ragazza, aveva poco più di 20 anni e si era fatta tutte le scale di un locale a Diagon Alley con un tasso alcolemico decisamente alto ma anche per lei tutto era stato nella norma, pochi incantesimi e una pozione da bere per ella. Poi era tornata a casa con le sue gambe e senza apparentemente dolori. Scrisse tutto quello che le aveva fatto e dato poi si diresse verso la macchinetta del caffè che era fuori dagli ambulatori, se ne preparò uno per darle energia e sfruttando la pace che c'era stranamente al momento si mise a sedere nel suo ufficio a gustarselo. La porta dell'ambulatorio restò in ogni modo socchiusa nel caso che ci fosse stato bisogno di lei per un paziente.


    Sembra che nella vita si abbia successo grazie a tre fattori: la salute, l’intelligenza ed il carattere, aggiungiamo un quarto fattore; un po’ di fortuna.
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    Sigurth Gunnarsson
     
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Il sorrisetto divertito e sfrontato non avrebbe abbandonato facilmente il volto di Sigurth che, in quel momento, con un sopracciglio aperto e il sangue secco sul volto era più simile ad uno di quei Berserkr mai spariti dalla cultura Denrisiana. Non a caso, con il suo metro e novantasei, il Predone aveva fatto desistere un paio di Inglesini che, all'ennesimo insulto, rivolto verso la loro stupida partita di calcio avevano tentato di menarlo con una stecca da biliardo. La stecca si era frantumata in mille pezzi scontrandosi contro la schiena del Predone e, a quel punto, un ghigno ferino si era preso possesso del volto di Sigurth. Indossava una canottiera nera, sopra di essa il giubbotto di pelle nera gli copriva le braccia fino ai polsi e un paio di Jeans neri con un paio di anfibi con tacco in ferro. Si era scrocchiato le dita delle mani e, afferrando per la maglietta due di quei tizi, aveva costretto gli altri a seguirlo nel retro del locale. Lì aveva fatto in modo che, quei tizi, sentissero su di loro un po' di spirito diplomatico tipico di Denrise e, una volta fatto, da quel vicolo ne era uscito solo lui sulle proprie gambe. Non si era nemmeno accorto di quando, nella furia della rissa, qualcuno lo aveva colpito poco sopra al sopracciglio causandogli quel taglio. Non voleva nemmeno dirigersi al San Mungo, avrebbe volentieri lasciato l'incombenza di curare quegli ematomi e quei taglietti ad uno dei numerosi Druidi rispettati di Denrise ma con il blocco di Sigurd il Predone non avrebbe raggiunto facilmente la propria patria nell'immediatezza. «È permesso? Avrei bisogno di un Guaritore.» Esordi arrivando nell'atrio della struttura ospedaliera, in tutta la sua vita non era mai stato lì e, quella gita, avrebbe richiesto dazio in sonanti Galeoni dorati.

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    Amèlie De Maris


    Quella pace del momento non durò molto e di fatto mentre iniziò a sorseggiare quel caffè sulla piacevole e confortevole poltrona in pelle bordeaux, che si era portata personalmente al San Mungo, sentì una voce che arrivava dall'atrio ed era una persona che cercava aiuto. Essendo libera si mise subito al servizio, nuovamente, del San Mungo e del paziente che sembrava essere decisamente bisognoso di aiuto. Si avvicinò al paziente con cura.

    Salve, sono Amelie de Maris, una medimaga del San Mungo. Mi prenderò cura di lei. Mi segua per piacere nell'ambulatorio.

    Una piccola pausa per vedere meglio cosa avesse fatto quell'uomo, aveva dei tagli, sembrava come aver preso parte a una rissa, o una cosa del genere. La sua esperienza le diceva ciò a primo attrito. Arrivati all'ambulatorio aprì la porta con un colpo di bacchetta e fece accomodare l'uomo bisognoso di aiuto. Chiuse quindi la porta per una privacy maggiore, era il minimo che poteva fare.

    Come si chiama?

    Conoscere il paziente era il secondo passo per poterlo curare al meglio, ma mai quanto sapere come mai aveva quei tagli e cosa era successo. Ma prima doveva anche creare una sorta di rapporto di fiducia reciproco con quel paziente che era entrato nel suo laboratorio.

    Come mai è venuto al San Mungo? Mi vuole raccontare cosa le è successo? Le assicuro che qualunque cosa mi dirà resterà qui tra noi e non uscirà da questa stanza.

    Le ferite erano chiare, ma era bene saperlo dalla stessa persona che cosa lo avesse portato lì e soprattutto cosa poteva essere successo per arrivare a quelle ferite.


    Sembra che nella vita si abbia successo grazie a tre fattori: la salute, l’intelligenza ed il carattere, aggiungiamo un quarto fattore; un po’ di fortuna.
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Ad accoglierlo venne una ragazza, una rossa pelle e ossa che in confronto alle donne Denrisiane sembrava uno spaventapasseri. Il primo pensiero di Sigurth fu se, le donne inglesi mangiassero abbastanza ma, quando la ragazza si presentò, capi che non era Inglese bensì francese e di solito, quelle avevano la pessima abitudine di mangiare per poi andare in bagno e vomitare permanere la "linea". La ragazza lo condusse in una zona appartata e gli chiese di presentarsi. «Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson piacere di conoscerti Amélie.» Disse, era più che certo che lei non avrebbe avuto idea di come si scrivesse e così, dopo un sospiro, le fece lo spelling. Avrebbe sollevato lo sguardo alle domande della Guaritrice però trattenne la sua indifferenza rispetto agli usi e costumi moderni e si sforzo di guardare negli occhi la ragazza con le efelidi sul viso. «In tutta onestà non sarei nemmeno venuto, sarei ritornato a Denrise da uno dei nostri Druidi ma con il porto chiuso mi sarebbe stato difficile trovare una nave.» Eppure, tornare a Denrise, non sarebbe stato possibile nell'immediato, doveva ancora trovare informazioni riguardo gli artefatti. Una risata proruppe dalle labbra di Sigurth quando la donna disse che era legata al segreto professionale e, scuotendo il capo, le avrebbe detto. «Non ho nulla da nascondere, ero in un locale babbano e gli animi si sono surriscaldati un po' al gol dell'Arsenal. Qualcuno ha preso a male il mio commento riguardo alla delusione dei tifosi di quello sport insulso ed è iniziata così la rissa. C'è da dire che, di tutti quelli presenti nel vicolo, solo io ne sono uscito sulle mie gambe.» Mai fare arrabbiare un Denrisiano, specialmente se era un Predone e aveva fatto del combattimento la propria arte primaria. Dei Babbani inglesi non avrebbero potuto nulla contro di lui e, per non elevarsi troppo al di sopra dei propri avversari, aveva lasciato la bacchetta nella fondina di pelle contenuta nella tasca sulla coscia dei suoi pantaloni militari. Aveva affrontato quello scontro a mani nude e, per uno abituato a combattere contro troll, hobgoblin e ogni genere di creatura magica quella baruffa era uno gioco da ragazzi.

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    Amèlie De Maris


    Duelli magici, risse per delle donne, una bevuta di troppo, aveva sentito di tutto per giustificare dei tagli del genere, ma anche delle cose nascoste talmente male come sentire che una persona era cascata a terra da sola anche se chiaramente la cosa non era possibile. Quel ragazzo già dalla vista non sembrava essere nativo londinese, o britannico ma sentendo il suo nome ebbe la conferma della cosa. Sinceramente a lei la cosa le importava poco, era sempre un paziente seppur fosse decisamente un sexy paziente.

    Il piacere è tutto mio Sigurth. L'ho detto bene il nome? Sennò scusami. Posso darti del tu vero?

    Una piccola pausa per poi riprendere.

    Allora hai fatto bene a venire qui al San Mungo per farti curare e tornare come nuovo.

    Guardò meglio quelle ferite mentre ascoltava la storia che le venne raccontata dal suo paziente.

    Non volevo dire che avevi qualcosa da nascondere, non mi fraintendere è solo prassi la nostra.

    Non avrebbe mai pensato una cosa del genere di un suo paziente, poteva essere anche il peggio criminale ma doveva curarlo.

    Una rissa quindi? Non è una cosa rara nei locali babbani. Sono certa che sei riuscito a ben difenderti.

    Una nuova pausa.

    Oltre la ferita che hai sul sopracciglio hai altre ferite nel corpo che devo curare dovute alla colluttazione che hai avuto? Nel caso potresti farmele vedere per permettermi di curartele? Se sono nella zona petto o cose simili ti chiedo di levarti la maglia per farmi lavorare al meglio.

    Poteva anche essere un modo per vedere al meglio il corpo del ragazzo, che a occhio oltre che sexy doveva essere anche decisamente muscoloso, ma faceva tutto parte del suo lavoro alla fine. Nel frattempo iniziò a sistemare la ferita che aveva sul sopracciglio, e stava facendo ancora un po' di sangue.

    Fammi sistemare questa ferita sul sopracciglio. Stai fermo per piacere.

    Prima dette una pulita alla ferita con il cotone che era con un po' alcool, poi andò di magia per sistemare la stessa ferita. Fece una linea delicata sopra la ferita da curare poi disse la formula magica.

    Epismendo.

    Quando la ferita finì di sanguinare fece un breve tratto orizzontale con la bacchetta che era rivolta sempre verso la stessa. Poi disse la formula magica.

    Emplastrum.

    Un cerotto apparve sulla ferita, almeno era coperta. Ora le bastava vedere se aveva altre ferite, anche piccole, da sistemare e curare.


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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Un cenno del capo, annuendo alle parole della Medimaga. «Si, lo hai pronunciato bene il mio nome, puoi darmi del tu.» Non avrebbe accennato nulla riguardo al fatto che se Dumisama non era riuscito a portarlo al cospetto di Odino niente di ciò che avrebbero potuto fare quei cinque sarebbe bastato per aprirgli le porte del Valhalla «Avrei definito rissa uno scrontro tra più persone ma in questo caso non lo è stato, cinque persone contro di me, poveri loro, non erano abbastanza.» Per sottolineare la cosa avrebbe aggiunto un'altra cosa. «Di recente mi sono iscritto alla Lega dei Duelli qui di Londra, probabilmente avrai modo di poter vedere come combatte un Denrisiano.» Il mezzo sorriso si allargò ancora sdi più e, seguendo le istruzioni della Medimaga avrebbe chiarito. «Forse qualche ematoma ma nulla di grave, mi hanno colpito con una stecca da biliardo sulla schiena.» Il Predone avrebbe levato la giacca di pelle e sollevato la canottiera fino a togliersela per mostrarle il fisico e le ferite. Avrebbe lasciato la Medimaga fare il suo lavoro osservandone le mosse con attenzione, alcune ecchimosi erano presenti sul corpo dell'uomo nei punti in cui era stato bersaglio dei colpi di quei babbani e le nocche sbucciate sulle mani era per via dei colpi che aveva inflitto ai propri avversari. Non batté ciglio quando l'alcool sarebbe entrato in contatto con la ferita sul sopracciglio, bruciava ma era abituato al dolore, forte delle scalate che si faceva regolarmente sui Picchi di Odino. «Grazie.» Le disse, una volta che ella aveva finito con i suoi incanto curativi. Per quanto gli riguardava Sigurth avrebbe anche fatto a meno di quella seconda parte, in cui si sarebbe occupata di rimuovere le ecchimosi con della pasta per la rimozione di lividi, un prodotto che avevano creato e venduto i gemelli Weasley nella loro attività.

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    Amèlie De Maris


    Lavorare con i pazienti adulti era decisamente più facile per certi versi che lavorare con i giovanissimi, loro potevano dare più problemi nello stare calmi e farsi curare, poi quell'uomo sembrava uno che ne avesse passate un sacco nella sua vita, almeno a prima vista. Fece un cenno di approvazione sentendo che il nome lo aveva detto correttamente.

    Scusami, non sono un'esperta di risse o scontri tra più persone, non ci finisco spesso.

    Fece un sorriso ma rimase sempre professionale in quello che faceva. Far parlare un paziente era un modo per capire di più su di esso.

    Verrò volentieri allora a vederti lottare nella lega dei Duelli. Sono molto curiosa.

    Sarebbe andata seriamente a vederlo in quel campo di "battaglia", se riusciva a sconfiggere cinque avversari, con uno non doveva avere alcun problema. Osservò come si tolse quella giacca e la canottiera per far vedere quella piccola ferita che aveva sulla schiena. Alcune si sarebbero rimesse da sole senza problemi in un paio di giorni, per le nocche o cose simili non poteva fare molto. Ma sinceramente era una vista decisamente bella da vedere davanti a se.

    Fammi dare una sistemata a quella peggiore, una bella ecchimosi che ti ha provocato questa stecca da biliardo. Le altre si rimetteranno da sole in un paio di giorni al massimo, te le disinfetto e basta.

    Quindi si mise all'opera, su quella ferita poteva utilizzare un metodo diverso. Il ghiaccio era alla base della riuscita per permettere ai vasi sanguigni di tornare in forma.

    Scusami, sentirai un leggero freddo per il ghiaccio sul livido.

    Detto ciò, avvertito anche il paziente, iniziò a disinfettare quei lividi con un po' di cotone e alcool. E in alcune mise dei semplici cerotti con la magia curativa. Fece un breve tratto orizzontale con la bacchetta che era rivolta sempre verso la stessa. Poi disse la formula magica.

    Emplastrum.

    Ripetette la stessa cosa per i lividi minori. Poi passò a sistemare del tutto quel livido più grosso. Lì prese il ghiaccio spray che aveva nella stanza e iniziò a passarlo sullo stesso livido. Poi prese delle bende che coprirono la zona del livido più grosso. Finito ciò si rivolse nuovamente al paziente.

    Ho finito. Mi raccomando, su questo livido che ti ho bendato ti consiglio di mettere del ghiaccio a intervalli regolari per farlo rientrare prima. Poi ti lascio una crema che puoi mettere su quell'ecchimosi, una volta al giorno quella.

    Alla fine poteva dare dei consigli, ma era il paziente che doveva seguire le sue indicazioni. Dette una crema già confezionata e pronta all'uso al ragazzo.

    Ho finito. Mi raccomando, su questo livido che ti ho bendato ti consiglio di mettere del ghiaccio a intervalli regolari per farlo rientrare prima. Poi ti lascio una crema che puoi mettere su quell'ecchimosi, una volta al giorno quella.

    La medicazione era finita, non doveva fare altro.

    Abbiamo concluso, direi che puoi rivestirti adesso. Se non c'è altro direi che puoi andare, sei a posto.

    Sempre che non fossero uscite altre ferite nascoste.


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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Il Predone avrebbe atteso pazientemente che il lavoro della Guaritrice De Maris facesse il suo regolare corso. Altri piccoli taglietti vennero curati e medicati e, ciò che il figlio di Gunnar fece, fu solo un cenno del capo in ringraziamento alla ragazza. Il suo pensiero andò a quei cinque, lasciati a terra sull'asfalto umido, che si erano imbattuti in lui. Chiuse gli occhi, calmò il respiro come gli aveva insegnato Marina e cercò di connettersi con la mente al piano del Divino. Odino, padre degli Dèi aveva vegliato nuovamente su di lui e, in quella sorta di trance, avrebbe rivolto un ringraziamento al padre di Thor Odinsson. Una volta finito di rivolgere quella preghiera alle ali di Huginn Sigurth riaprì gli occhi e scoprì che la Medimaga aveva concluso il proprio lavoro. «Grazie.» Avrebbe detto, scendendo con un balzo dal lettino per rivestirsi. «So che la visita non è gratuita, una volta finito qui andrò all'ingresso dove ci sono quelle donne al bancone per pagare il prezzo.» Ormai del tutto ristabilito il Predone avrebbe messo anche la giacca di cuoio sollevando il colletto. «Alla prossima Amélie De Maris, forse la prossima volta ci incontreremo in circostanze meno spiacevoli anche se non ti nego che raramente vengo nel Regno Unito. Forse con la mia partecipazione alla Lega dei Duelli la cosa potrebbe cambiare.» Sarebbe uscito dallo studio e, percorso il corridoio a ritroso sarebbe arrivato fino al bancone dell'accettazione. Dalla sua scarsella l'uomo avrebbe estratto quindici Galeoni d'oro poggiandoli sul bancone. «Questi sono per la visita, arrivederci.» Con il conto ormai pagato Sigurth si sarebbe carezzato la barba, rendendosi conto che fosse ancora appiccicosa del sangue perso dalla fronte e, prima di uscire, l'uomo si sarebbe diretto al bagno pubblico per potersi sciacquare il viso dal sangue incrostato.

    by RevelioGDR
     
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