Levitating

L. C.

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  1. Lilith Clarke
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    Dioptase
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Per lei non era nuovo aiutare qualcuno dei primi anni, lo aveva fatto da sempre, anche quando aveva poca voglia di farlo; tuttavia, sembrava quasi come se fosse diverso dalle altre volte, aiutare Kwon con il suo compito.
    Non sapeva se questo era determinato da quello che era successo tra loro durante quel sabato strano o se forse era solo condizionata dall'idea di freschezza che le donava il ragazzino, fatto sta che quando quel draghetto era arrivato da lei, aveva fatto scattare dentro di lei il desiderio di riavvicinarsi a lui, di osservarlo mentre studiava e di capire quanto riuscisse ad essere interessante in quella veste che ancora non conosceva.
    Che avrebbe accettato l'invito era certo, ciò nonostante voleva creare in JH un momento di attesa più lungo di quello che forse meritava e quindi aveva aggirato lo scaffale - con l'intenzione di prendere un volume che forse nemmeno le sarebbe servito - e allungare un po' il percorso per giungere a lui. Sentiva l'impazienza di raggiungerlo, di respirare ancora quel profumo troppo maturo ma perfetto per lui; riuscì comunque a mantenere un'andatura pacata, mascherando bene quella voglia di distruggere le distanze calpestando i corridoi di quella biblioteca. Ne osservò il taglio orientale di quegli occhi che erano oblio posizionato sul volto del ragazzo, aveva paura di perdersi tanto che si constrinse, per pochi secondi, a spostare lo sguardo sul ripiano di studio.
    Tre parole.
    Furono solo tre le parole che arrivarono a lei in risposta di quella domanda lasciata a metà, per essere completata da lui. Inaspettata e impulsiva, quella frase scosse ogni centimetro della pelle chiara della riccia, che dovette quasi trattenere il respiro per non mostrare quel sussulto che la portò a socchiudere gli occhi per un istante tanto breve, quanto intenso, nel ricordo di quel morso che le aveva ferito l'inferiore. Ancora una volta si affacciava la traccia dei suoi denti nella carne, un segno celato che avrebbe voluto nuovamente riaprire per sentirne il gusto che le aveva lasciato sulle labbra. Si morse la carne del labbro inferiore, recuperandolo tra i denti, non riuscendo a ricacciare indietro la memoria dell'irruenza che aveva utilizzato l'altro nel farlo. Il ghiaccio delle iridi si spostò a guardarlo di sottecchi, quasi a non voler dare dimostranza di quanto quelle parole l'avessero spiazzata, un punto trigger in cui lui aveva ficcato il dito e aveva spinto, rendendola - quasi - incapace di rispondere.

    «Impertinente.»

    Ne sillabò le lettere, con un tono che palesava ironia, quasi come se stesse ammettendo, ad armi basse, quanto avesse segnato il suo primo punto della giornata. Non era sconosciuta ai complimenti che le venivano fatti, ma quello aveva un sapore di realtà, un profumo di qualcosa di autentico e sentito, come se la spontaneità di quelle parole avesse strappato via l'importanza di ogni qualsiasi confessione le fosse stata fatta in precedenza da altri.
    Doveva concentrarsi su altro, perché quello sguardo che sentiva addosso, sembrava quasi la stesse spogliando di ogni velo di stupide apparenze che vestiva in quei corridoi, mettendone a nudo la sua carne ed esponendola a troppi pericolo; per non parlare di quel volto che si ritrovò a guardare nuovamente troppo da vicino, trovandolo perfetto nei lineamenti che ne dipingevano ogni spigolo. Sicuramente lo studio era una distrazione migliore, quindi si strinse nelle spalle e roteò il busto affinché si trovasse nella sua stessa posizione, quasi come se volesse fuggire all'idea di avere una via di fuga facile. Il palmo della sua mano sinistra si piegò a reggerne il volto dalla guancia, mentre ascoltava interessata l'altro.

    «Sei buddhista?»

    Un sussurro di curiosità, dimentica che fosse lì per aiutarlo, non per conoscere ancora briciole della sua vita. Eppure era così complicato rimanere sul tema che doveva trattare, quando aveva l'opportunità di fare un passo avanti verso di lui. Era come se ogni volta che le loro strade si incrociasse, lei avesse la necessità di strappargli qualcosa, per poterne fare furto e tesoro, allo stesso tempo.
    Lo lasciò parlare, chiedendosi se realmente si fosse trovato in difficoltà col compito o la sua fosse solo una semplice scusa per averla lì vicino. Non volle illudersi della cosa, quindi rimase dell'idea che probabilmente aveva davvero necessità di confrontarsi con lei riguardo qualcosa che non era certo andasse bene, per questo rimase in attesa, annuendo - infine - alla sua osservazione riguardo la sua conoscenza del secondo giorno di festeggiamento del Diwali.

    «Chooti Diwali. Il giorno in cui la dea Kalì e il dio Krishna hanno distrutto l'asura Narakasura.»

    Mormorò quasi a conferma delle sue parole, ritrovandosi a piegare il capo ancora una volta in senso di accettazione delle sue parole.
    Socchiuse gli occhi e istintivamente avvicinò la sedia - non provocando alcun rumore - alla sua, quasi a voler condividere meno distanza possibile, ma ovviamente (?) era per non trovarsi a disturbare gli altri con il loro chiacchiericcio accademico.

    «Durante questa giornata, vengono bruciate effigi di demoni, ad esorcizzarne le forze. Direi che è carico di componente magica. L'esorcismo qui viene ad assumere una principale componente del festeggiamento, viene iliminato per ridonare luce alla vita.»

    Soffiò via quelle parole, accostando il corpo a quello dell'altro, al fine di sfiorarne con la spalla, quella dell'altro e da avere centimetri ancora minori di distanza, mentre la gamba destra ne sfiorava la sinistra.

    «E nel Buddhismo? Potresti creare un ponte tra le due festività se vi sono convergenze a riguardo. Che ne pensi?»

    Il cristallo si spostò ad osservare meglio il suo volto, accennando un sorriso che ancora avev remore ad uscire realmente allo scoperto, quasi come fosse segnale di cedimento.
    Lilith Clarke

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    La cosa bella dei rapporto è che dimentichi come sono iniziati.
    "
    Dioptase, Caposcuola

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5 replies since 2/12/2022, 17:49   134 views
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