Levitating

L. C.

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    Non aveva mai avuto bisogno di ripetizioni o sostegno in fatto di compiti, tuttavia ultimamente sembrava aver riscoperto il piacere che poteva derivare da una sessione di studio fatta in compagnia.
    In genere, non aveva problemi con alcuna materia - per quanto ne apprezzasse alcune e ne deprecasse altre, come ad esempio astronomia e divinazione - ma quel giorno la penna sembrava più pesante del solito e la sua voglia di mettersi a scrivere un saggio per la Ivanova doveva essersi persa in chissà quale meandro di Hidenstone.
    A seguito della pausa post pranzo, aveva approfittato del pomeriggio libero per chiudersi in biblioteca, ma aveva dovuto ben presto arrendersi all'evidenza del fatto che, semplicemente, quel giorno non aveva voglia.
    I suoi pensieri continuavano ad essere dirottati alle ore che aveva trascorso assieme a Lilith solo un paio di giorni prima. Non avrebbe saputo dare un nome alla veste che aveva assunto quella loro sottospecie di "appuntamento", figlio di una sfida persa, ma poteva giurare di ricordare ogni singolo dettaglio di ciò che era stato detto e fatto quel pomeriggio.
    Stare dunque a riflettere sul Natale, su Halloween o su Diwali era praticamente l'ultima delle sue priorità di quel giorno, tuttavia qualcosa avrebbe dovuto buttarla giù in un modo o nell'altro, tanto per evitarsi un brutto voto.
    Quasi che le sue ossessioni fossero in qualche modo profetiche quel giorno, qualche minuto prima era riuscito ad adocchiare la Clarke in preda ad un'ispezione delle librerie ed era proprio a lei che aveva voluto recapitare un biglietto.
    Un biglietto, sotto forma di piccolo drago di carta, che avrebbe ormai dovuto aver raggiunto le sue mani.

    Quanto ne sai di Diwali? Non riesco a concentrarmi oggi.

    La calligrafia stretta e ordinata con la quale aveva vergato il foglio avrebbe preso forma davanti allo sguardo cristallino della Dioptase che, qualora avesse deciso di voltarsi per intercettare la fonte di quel messaggio, avrebbe potuto raccogliere nel suo campo visivo la figura del sud coreano.
    Occupava da solo un banco per due e c'era una tracolla nera che sfiorava quasi il pavimento agganciata alla spalliera della sedia sulla quale se ne stava seduto.
    Aveva il mento poggiato sul palmo della mano sinistra, le iridi nere inchiodate su di lei e una penna a sfera incastrata tra le falangi del medio e dell'indice della mano destra.
    Continuava ad agitare l'oggetto, così come faceva con il piede al di sotto del banco dove teneva le gambe incrociate all'altezza delle caviglie.
    Era fermo, ma visibilmente irrequieto.
    Solo nel momento in cui i suoi occhi avessero incontrato quelli di Lilith, avrebbe a quel punto pizzicato la carne del labbro inferiore nella presa dei denti, deglutendo piano in attesa che l'altra si avvicinasse al banco per dargli una mano.
    O per chiedergli per quale motivo non riuscisse a concentrarsi.
    Anche se l'occhiata che rifilò alla sua intera figura avrebbe potuto fornirle un indizio abbastanza chiaro.
    Joo-hyuk
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    Le ronde in biblioteca non erano proprio la sua gita preferita, anzi cercava di evitarle quanto più poteva, perchè sapeva il fastidio di sentire il borbottare qualcuno mentre gli altri studiavano. Lei lo odiava.
    Per lei la biblioteca era sacra e doveva rimanere come tale; tuttavia, era arrivata una segnalazione da parte delle Chandler, che richiedevano immediatamente un Caposcuola: qualcuno si era divertito ad entrare durante la notte e disordinare tutti i volumi del reparto "Fatture e pruriti". Le sorelle Chandler erano disperate, pareva che mancasse anche un preziosissimo pezzo da collezione "Come scaccolare il naso di un troll" e loro piangevano diamanti letterali dagli occhi alla perdita di quel volume.
    Lilith, che d'altro canto amava passare il tempo tra l'odore delle pagine dei libri, decise di prendersi quest'onere ed era andata lì subito dopo la lezione di Difesa delle Arti Oscure, aveva due ore libere e poteva cercare di risolvere il mistero di quel volume mancante, dopo aver aiutato le due a sistemare gli scaffali.
    Quando era arrivata gli studenti là dentro erano pochi, a mano a mano che le lezioni finivano, ognuno veniva a prendere la propria postazione preferita. Lilith ne conosceva diversi di loro, quindi si distraeva giusto quadno qualcuno di questi le rivolgeva saluto o qualche domanda per cercare di avere l'opporturnità per parlarle.
    Nessuna distrazione, tuttavia, l'aveva distolta dall'aiutare le due gemelle, visto che dopo la sistemazione sarebbe dovuta andare a fondo sulla questione del volume scomparso. Tra i tanti studenti che entravano ed uscivano, Lilith aveva notato anche Kwon: il primino non si era accorto di lei, nascosta tra le scale e le pile di libri che erano sparse per terra, e lei aveva fatto in modo di non farsi notare, anche solo per strappare per se stessa qualche immagine di troppo, rubata nell'osservare l'altro approcciarsi con un ambiente che apparteneva totalmente a lei. Di nuovo. Cercò di fare il giro degli scaffali non passando innanzi ai tavoli, così da non sentire l'esigenza di fermarsi, seppur di tanto in tanto ne cercava i lineamenti, memore di quel pomeriggio strano passato da lei, di cui l'era rimasto il suo profumo addosso per i giorni a seguire e, forse, se lo avesse cercato tra i suoi vestiti, era ancora appiccicato come colla ai tessuti.

    Stava mettendo su una mensola in alto l'ultimo dei volumi che era stato spostato, quando davanti al suo naso un draghetto di carta arrivò svolazzando. La bacchetta dell'altra rimase a mezz'aria, trattenendo quel wingardium che reggeva un tomo piuttosto pesante, posando una mano sotto il draghetto, quasi a volerlo far poggiare. Su di esso vi lesse quelle parole e arricciò le labbra a nascondere un sorriso. Lo sguardo di ghiaccio si volse in direzione dell'altro, non troppo distante dal pluteo dov'era arrivata.
    Osservò l'agitazione di quella penna, sposarsi perfettamente con quella del piede sotto il banco.
    Per un breve frangente, quando vide quel labbro rapito dai suoi denti, senti un brivido lungo la schiena che dovette cercare di ricacciare indietro, insieme al sapore che le aveva lasciato quel pomeriggio. Passò la lingua là dove aveva ferito il proprio di labbro, non c'era più niente...
    Lasciò levitare il tomo al suo posto, quindi abbassò la bacchetta e la ricacciò nella tasca della giacca della divisa, indossata perfettamente come se l'avesse stirata addosso al suo stesso corpo. Non si diresse da lui, sparì dal lato opposto, tra gli scaffali, quasi a lasciar intendere all'altro che non sarebbe andata minimamente ad aiutarlo con i suoi compiti. Tuttavia, non si sarebbe fatta sfuggire un'occasione del genere: la verità era che aveva raggiunto uno scaffale poco distante da quello, per recuperare un libro che probabilmente lo avrebbe aiutato; quindi si avvicinò con passo tranquillo ed elegante, degno portamento di una danzatrice di danza classica, con la schiena dritta e lo sguardo fiero, al banco del ragazzo. Gli occhi erano fissi su di lui, mentre ne aggirava la figura e si siedeva lì dove la postazione era libera. Avrebbe potuto accorciare ed evitare di girargli intorno, ma era stato irrefrenabile il desiderio di avvolgerlo con il suo stesso profumo, quella vaniglia mista all'albicocca del suo balsamo. Chissà se lo ricordava...
    Si sedette, accavallò la gamba, senza infilarle sotto il banco e ne guardò la pergamena. Bianca. Non aveva scritto niente.

    «È Diwali che ti distrae o...?»

    Lasciò in sospeso quel sussurro, proferito a voce bassa così da non infastidire i presenti. Sul tavolo fu fatto scivolare un libro - Del bene e del male. Feste e tradizioni. - lo conosceva a memoria, visto quanto nel biennio lo avesse utilizzato. La sua mano, però, rimase sulla copertina, quasi come sigillo, mentre tamburellò un paio di volte soltanto le dita su essa, quasi in attesa di una risposta.

    «La festa delle luci... la vittoria del bene sul male... audace scelta.»

    I suoi occhi non lo avrebbe liberato nemmeno una volta dal travaglio del suo ghiaccio che lo incatenava. Lei non aveva bisogno di leggere libri per sapere qualcosa, soprattutto del suo programma.
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    Dalla posizione che occupava non aveva alcun problema nel tenere sotto controllo i movimenti di Lilith. La vide agguantare il bigliettino che le aveva mandato, ma non potè fare a meno di accigliarsi quando la vide abbandonare lo scaffale per sparire dietro il primo angolo disponibile.
    Allungò appena il collo, cercando con gli occhi neri di intercettare la figura dell'altra, non riuscendo a fare a meno di domandarsi se il suo invito fosse risultato chiaro o meno. Era, in qualche modo, già pronto a seccarsi ed infatti il movimento del suo piede sotto il banco si fece visibilmente più nervoso.
    Poi, fu la fragranza della Dioptase ad invadere il suo spazio sensoriale.
    Prima ancora che fosse in grado di riacciuffare la figura di lei con lo sguardo, socchiuse ancor di più - per quanto possibile - le palpebre sottili sugli occhi scuri, inspirando profondamente così da permettere alla fragranza dolce di lei di invaderlo completamente.
    In una risposta immediata alla presa di coscienza del fatto che Lilith aveva colto il messaggio, rilassò le spalle e rallentò il movimento forsennato della penna a sfera, posando i suoi occhi sul suo volto da una distanza così ravvicinata dall'ultima volta che si erano visti.
    Lo scenario era stato ben diverso, così come la posizione dalla quale aveva potuto raccogliere il suo sguardo.
    Un fremito ne agitò l'inguine a quel ricordo.

    La tua bocca.

    Quella risposta si precipitò fuori dalle sue labbra prima ancora che lui fosse capace di imbrigliarla e tenerla per sé. Non aveva timore alcuno nel dare voce ai suoi pensieri, così come non si vergognava di ammettere dell'ossessione che l'aveva travolto da quando la bocca di lei l'aveva accolto dentro di sé.
    Lo sguardo rimase rigido nel suo, il respiro era silenzioso e appena percettibile.
    Serrò la mascella, cercando di accantonare il desiderio di allungare una mano sotto il tavolo per costringerla a spostare le ginocchia al riparto della superficie del banco per concedere a lui la possibilità di toccarla senza essere visto.
    Concentrarsi sul compito avrebbe potuto aiutarlo in quel suo tentativo di resisterle ed infatti così cercò di fare.

    Più che audace, è una scelta un po' di comodo. L'Induismo e il Buddhismo si somigliano molto.

    Non ebbe problemi nell'ammettere che la sua scelta era ricaduta su Diwali esclusivamente perché la sua fede era proprio una diretta conseguenza dell'Induismo.
    Fu in quel momento che si rese conto del fatto che Lilith, probabilmente, non era al corrente delle sue credenze, ma avrebbe lasciato a lei l'onere di interessarsene e fargli domande a riguardo, qualora l'avesse voluto.

    Anche noi festeggiamo Diwali, ma in maniera un po' diversa. Avevo in mente di concentrare il compito per la Ivanova sul Diwali classico dell'Induismo, approfondendo per lo più le motivazioni dietro le celebrazioni del Naraka Chaturdashi...

    Si interruppe a quel punto, aggrottando appena la fronte nel rendersi conto che, per qualche strana ragione, il suo blocco poetico sembrava essersi sbloccato ora che Lilith era seduta lì con lui.
    Ne dedusse che gli conveniva cominciare a scrivere ed infatti attrasse a sé il blocco degli appunti e cominciò a mettere giù ciò che aveva appena espresso ad alta voce.

    ... che sarebbe il secondo giorno di festa. Ma questo, molto probabilmente, lo sai già.

    Con il capo rivolto al foglio, sollevò soltanto lo sguardo per qualche istante per dirigere le iridi nere sul volto della Clarke.

    La componente magica rintracciabile nella figura del demone mi sembra abbastanza esplicita. No?

    Chiese conferma, ma non perché ne avesse bisogno. Voleva vedere le sue labbra muoversi ed infatti fu lì che si concentrò il suo sguardo, mentre attendeva una risposta con la penna sollevata a pochissimi centimetri dalla superficie del foglio.
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    Per lei non era nuovo aiutare qualcuno dei primi anni, lo aveva fatto da sempre, anche quando aveva poca voglia di farlo; tuttavia, sembrava quasi come se fosse diverso dalle altre volte, aiutare Kwon con il suo compito.
    Non sapeva se questo era determinato da quello che era successo tra loro durante quel sabato strano o se forse era solo condizionata dall'idea di freschezza che le donava il ragazzino, fatto sta che quando quel draghetto era arrivato da lei, aveva fatto scattare dentro di lei il desiderio di riavvicinarsi a lui, di osservarlo mentre studiava e di capire quanto riuscisse ad essere interessante in quella veste che ancora non conosceva.
    Che avrebbe accettato l'invito era certo, ciò nonostante voleva creare in JH un momento di attesa più lungo di quello che forse meritava e quindi aveva aggirato lo scaffale - con l'intenzione di prendere un volume che forse nemmeno le sarebbe servito - e allungare un po' il percorso per giungere a lui. Sentiva l'impazienza di raggiungerlo, di respirare ancora quel profumo troppo maturo ma perfetto per lui; riuscì comunque a mantenere un'andatura pacata, mascherando bene quella voglia di distruggere le distanze calpestando i corridoi di quella biblioteca. Ne osservò il taglio orientale di quegli occhi che erano oblio posizionato sul volto del ragazzo, aveva paura di perdersi tanto che si constrinse, per pochi secondi, a spostare lo sguardo sul ripiano di studio.
    Tre parole.
    Furono solo tre le parole che arrivarono a lei in risposta di quella domanda lasciata a metà, per essere completata da lui. Inaspettata e impulsiva, quella frase scosse ogni centimetro della pelle chiara della riccia, che dovette quasi trattenere il respiro per non mostrare quel sussulto che la portò a socchiudere gli occhi per un istante tanto breve, quanto intenso, nel ricordo di quel morso che le aveva ferito l'inferiore. Ancora una volta si affacciava la traccia dei suoi denti nella carne, un segno celato che avrebbe voluto nuovamente riaprire per sentirne il gusto che le aveva lasciato sulle labbra. Si morse la carne del labbro inferiore, recuperandolo tra i denti, non riuscendo a ricacciare indietro la memoria dell'irruenza che aveva utilizzato l'altro nel farlo. Il ghiaccio delle iridi si spostò a guardarlo di sottecchi, quasi a non voler dare dimostranza di quanto quelle parole l'avessero spiazzata, un punto trigger in cui lui aveva ficcato il dito e aveva spinto, rendendola - quasi - incapace di rispondere.

    «Impertinente.»

    Ne sillabò le lettere, con un tono che palesava ironia, quasi come se stesse ammettendo, ad armi basse, quanto avesse segnato il suo primo punto della giornata. Non era sconosciuta ai complimenti che le venivano fatti, ma quello aveva un sapore di realtà, un profumo di qualcosa di autentico e sentito, come se la spontaneità di quelle parole avesse strappato via l'importanza di ogni qualsiasi confessione le fosse stata fatta in precedenza da altri.
    Doveva concentrarsi su altro, perché quello sguardo che sentiva addosso, sembrava quasi la stesse spogliando di ogni velo di stupide apparenze che vestiva in quei corridoi, mettendone a nudo la sua carne ed esponendola a troppi pericolo; per non parlare di quel volto che si ritrovò a guardare nuovamente troppo da vicino, trovandolo perfetto nei lineamenti che ne dipingevano ogni spigolo. Sicuramente lo studio era una distrazione migliore, quindi si strinse nelle spalle e roteò il busto affinché si trovasse nella sua stessa posizione, quasi come se volesse fuggire all'idea di avere una via di fuga facile. Il palmo della sua mano sinistra si piegò a reggerne il volto dalla guancia, mentre ascoltava interessata l'altro.

    «Sei buddhista?»

    Un sussurro di curiosità, dimentica che fosse lì per aiutarlo, non per conoscere ancora briciole della sua vita. Eppure era così complicato rimanere sul tema che doveva trattare, quando aveva l'opportunità di fare un passo avanti verso di lui. Era come se ogni volta che le loro strade si incrociasse, lei avesse la necessità di strappargli qualcosa, per poterne fare furto e tesoro, allo stesso tempo.
    Lo lasciò parlare, chiedendosi se realmente si fosse trovato in difficoltà col compito o la sua fosse solo una semplice scusa per averla lì vicino. Non volle illudersi della cosa, quindi rimase dell'idea che probabilmente aveva davvero necessità di confrontarsi con lei riguardo qualcosa che non era certo andasse bene, per questo rimase in attesa, annuendo - infine - alla sua osservazione riguardo la sua conoscenza del secondo giorno di festeggiamento del Diwali.

    «Chooti Diwali. Il giorno in cui la dea Kalì e il dio Krishna hanno distrutto l'asura Narakasura.»

    Mormorò quasi a conferma delle sue parole, ritrovandosi a piegare il capo ancora una volta in senso di accettazione delle sue parole.
    Socchiuse gli occhi e istintivamente avvicinò la sedia - non provocando alcun rumore - alla sua, quasi a voler condividere meno distanza possibile, ma ovviamente (?) era per non trovarsi a disturbare gli altri con il loro chiacchiericcio accademico.

    «Durante questa giornata, vengono bruciate effigi di demoni, ad esorcizzarne le forze. Direi che è carico di componente magica. L'esorcismo qui viene ad assumere una principale componente del festeggiamento, viene iliminato per ridonare luce alla vita.»

    Soffiò via quelle parole, accostando il corpo a quello dell'altro, al fine di sfiorarne con la spalla, quella dell'altro e da avere centimetri ancora minori di distanza, mentre la gamba destra ne sfiorava la sinistra.

    «E nel Buddhismo? Potresti creare un ponte tra le due festività se vi sono convergenze a riguardo. Che ne pensi?»

    Il cristallo si spostò ad osservare meglio il suo volto, accennando un sorriso che ancora avev remore ad uscire realmente allo scoperto, quasi come fosse segnale di cedimento.
    Lilith Clarke

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    Preferiva non rivelarle che, in realtà, non aveva alcun bisogno del suo aiuto nella composizione di quel compito. Aveva perfettamente chiaro in testa il tema della trattazione e probabilmente, solo per retaggio culturale, conosceva Diwali meglio di chiunque altro risiedesse tra quelle mura.
    Tuttavia, lo stuzzicava l'idea di consegnare nelle mani di Lilith l'illusione di essere necessaria in quel dibattito. Fingersi in difficoltà lo esaltava, solo per poi dimostrare - all'improvviso - che era perfettamente in grado di prendere in mano la situazione a plasmarla a suo piacimento.
    L'aveva già fatto una volta con lei, pochi giorni prima, ed era pronto a ripetere quel pattern all'infinito, se necessario. Perché la cosa lo eccitava e lo divertiva.
    E la Clarke gli piaceva. Le labbra di lei erano divenute la sua ossessione e non si fece alcuna remora nel sbatterle in faccia quella verità.

    Scommetto che ti hanno detto di peggio.

    Cercò di minimizzare l'intensità con la quale aveva proferito le sue precedenti parole, per quanto la pesantezza del suo sguardo permanesse addosso a lei con un'insistenza tale da risultare davvero sfrontato, così come aveva detto lei.
    Fingere di concentrarsi sul compito gli risultava complicato, ma cercò di tenere per sé la difficoltà che avvertiva. Difatti, all'esterno, sembrava davvero assorbito da quella bega scolastica.
    Annuì dapprima con il capo alla domanda di lei, mentre cominciava a tracciare parole sul foglio con la stessa calligrafia contenuta nel bigliettino che le aveva spedito poco prima. Stretta e ordinata, rigida e composta.

    Sì, sufficientemente praticante anche. Seguo la corrente Seon, quella coreana del Buddhismo, che in realtà è strettamente correlata allo Zen giapponese.

    Proferì quelle parole con gli occhi neri riversi sul foglio, mentre continuava ad appuntare cose seppur le sue labbra stessero parlando di tutt'altro. Circa.
    Aveva una capacità di concentrazione fuori dal normale. Non di rado gli capitava di riuscire a scollegare il cervello dalla situazione che stava vivendo fisicamente, per lanciarsi in ragionamenti mentali che avvenivano contemporaneamente a tutto il resto.
    Si irrigidì appena nel momento in cui potè avvertire la figura di Lilith farsi più vicina alla sua, con la sua coscia a premere contro la propria gamba. Staccò appena la penna dal foglio, deglutendo silenziosamente, per poi riprendere a scrivere fingendo che nulla fosse avvenuto.
    Il desiderio di allungare una mano e nascondere le dita sotto la sua gonna stava pian piano montando dentro di lui al pari di un'onda inarginabile, ma si costrinse a continuare ad appuntare ciò che la Dioptase gli stava suggerendo ad alta voce, tracciando periodi in maniera meccanica.

    Diciamo che l'unica differenza nella concezione di Diwali rispetto all'Induismo è che nel Buddhismo si festeggia l'anniversario della conversione dell'Imperatore Ashoka al Buddhismo, appunto. Per il resto, lo festeggiamo in maniera identica.

    Divaricando appena le gambe sotto il tavolo, cominciò ad imprimere una lieve pressione contro la coscia di lei, a continuò a far finta di niente, riprendendo a scrivere.

    Però, potrei soffermarmi sul fatto che... diede vita, a quel punto, ad un dettato a se stesso, rendendo partecipe Lilith di ciò che aveva intenzione di mettere nero su bianco "È interessante notare come il termine "Chhoti" significa "piccolo", mentre "Naraka" vuol dire "inferno". Dunque viene festeggiata la liberazione delle anime contaminate dagli spiriti, per illuminare così la loro strada per il loro viaggio ciclico nell'aldilà. Quindi l'esorcismo in quanto tale è essenziale al fine della realizzazione del Samsara."

    Mise un punto alla frase, sollevando finalmente un po' il busto e tornando a spostare lo sguardo sul profilo del viso di lei.

    Dici che funziona? Non mi soffermerei troppo sui rituali specifici nelle varie zone dell'India, ma solo perché non credo che alla Ivanova interessi del motivo per cui le donne accendono le lampade nei bagni solo nella speranza di diventare più belle.

    Assunse una smorfia un po' scettica, mentre proferiva quelle parole, e gli occhi sostavano su di lei.

    Tu ci credi alla reincarnazione?

    Il modo in cui le pose quella domanda stonava totalmente con la natura della stessa. Sembrava averle chiesto se credesse di poter rinascere in veste di qualcos'altro, ma in realtà la stava guardando come se volesse capire se si sentisse rinata anche solo sfiorandolo.
    Perché quello era ciò che gli interessava: diventare la sua ossessione e tormentare le sue giornate. E non sapeva neppure lui il perché.
    Joo-hyuk
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    Il dubbio che lui non avesse alcun bisogno di aiuto si faceva via via più palese ai suoi occhi, mentre lo vedeva destreggiarsi perfettamente nella festività che aveva scelto. E questo, a suo parere, voleva dire che aveva solo deciso di attirare la sua attenzione, forse per un motivo che a Lilith non voleva essere così tanto palese, ma la riccia si ritrovò più che soddisfatta del fatto che lui avesse trovato una scusa per poter passare del tempo con lei. Dopo quel pomeriggio in piscina non erano riusciti a vedersi e - forse - lei lo aveva anche evitato di proposito, delle volte, riscoprendosi incapace di non desiderare di punzecchiarlo ancora una volta fino a giungere al contatto fisico, proprio com'era stato quel passato weekend. Sentiva la necessità di conoscere, di scavare quel muro che Joo-Hyuk aveva davanti, ma allo stesso tempo aveva il timore di giungere troppo vicino e trovare un campo minato a proteggere la muraglia, campo che avrebbe potuto farla saltare in aria.
    Sapere che davanti non aveva una persona con poca cultura, la stimolava ancora di più a fare un passo verso quel campo minato. Era come se JH sapesse esattamente quali fossero i punti da colpire per poter avere la sua attenzione, doveva solo capire - la Caposcuola - se fosse una messa in scena o lui fosse davvero quello che i suoi occhi stavano guardando.
    Scrollò le spalle alle sue parole, quasi con leggerezza, come se non fosse importante cosa le fosse stato detto prima o cosa sarebbe stato detto dopo, il suo dargli dell'impertinente aveva sicuramente scoperto la carta dello stupore. Qualsiasi complimento le fosse stato fatto in quel momento, non sarebbe stato all'altezza di quello fatto dall'orientale. E non perché chissà quanto fosse elaborato, quanto per il semplice motivo di essere stato spontaneo e genuino, tanto da calzare a pennello con la normalità.
    Sentiva i suoi occhi tagliati penetrarle nella pelle ed era come se ad ogni secondo che rimanevano su di lei, lui stesse slacciando un bottone della propria camicia, fino a scoprirne la pelle. Dovette concentrarsi sul luogo, sul bisbigliare di molti e sulle lamentele dei tanti, sullo sfogliare delle pagine e su quello che lui doveva fare, per non cadere nella tentazione di lasciarsi andare a rivelazioni che non erano da lei.
    Di contro, lui sembrava essere preso dal suo studio e questo favorì Lilith, lasciando che anche lei potesse distogliere la testa dall'immaginare quanto sarebbe stato elettrizzante buttar giù i suoi libri da quel tavolo per potersi sedere davanti a lui, afferrarlo dai capelli per poter spingere la sua testa indietro e mordergli il collo, cibandosi di quella carne che bramava nuovamente sentire tra le sue dita.
    La sua voce fu come una frustata davanti agli occhi, mentre la costringeva a tornare alla realtà e riprendere possesso di se stessa, nascondendo in un cassetto della sua mente quel sogno ad occhi aperti.
    «La strada verso la libertà spirituale... giusto?»
    Chiese ben curiosa di conoscere quel suo lato religioso-spirituale, che faceva di lui un soggetto ancora più interessante.
    Tuttavia, quella necessità di trovare contatto, si fece tangibile quando la propria gamba sfiorò quella dell'altro. Lo osservò, per studiarne la reazione: rigidità, deglutizione, mano che si ferma. Poi nuovamente concentrazione.
    Celò un sorriso arricciando le labbra. Il fatto che lui reagisse al suo tocco rendeva l'altra consapevole di quanto avesse ancora un briciolo di controllo della situazione. Fece una leggera pressione, spingendo la gamba dell'altro, quasi in un dondolio breve, ancora a voler palesare la sua presenza lì vicino, prima di fermarsi per parlare e ascoltare ancora una volta.
    «Così come per i jainisti è il raggiungimento del Nirvana da parte di Mahavira.»
    Suggerì appena.
    Il suo celeste era puntato sulla pergamena, quando sentì le gambe dell'altro divaricarsi appena. Non ebbe alcuna reazione, rimanendo per qualche attimo di troppo ad osservare lo scritto, prima di volgere lentamente il ghiaccio sul suo volto con un sorriso appena accennato all'angolo sinistro delle labbra.
    Lentamente la mano della Caposcuola scivolò verso il basso, accarezzando la propria divisa, fino a riconoscere il termine della sua gonna, per poi spostarsi lentamente sulla gamba dell'altro a sfiorare appena la sua coscia vicina.
    «Dico che funziona. E... sono curiosa di sapere perché accendono le lampade nei bagni? Se all'Ivanova non può interessare, a me sì.»
    Confessò l'interesse verso quella cultura di cui lei sapeva solo a livello accademico, tramite letture fin troppo superficiali. Aveva ripreso a parlare come se la sua mano non avesse accentuato quel contatto, se lui lo avesse permesso.
    La sua domanda la colse impreparata. Lo guardò, aggrottando la fronte, mentre rifletteva.
    Lasciò scivolare, questa volta inconsapevolmente, il piede della gamba vicina a quella dell'altro, a cercare di incrociarsi con il piede dell'orientale, mentre provava a riordinare i suoi pensieri.
    «Sì.»
    Fu una prima risposta secca, per poi argomentare appena con quello che cercava di intendere.
    «Ci credo alla reincarnazione, ma credo anche che questa sia limitata nel suo significato. La reincarnazione non è solo nuova vita, dopo la morte. La reincarnazione è anche rinascita di una vita già attiva. Credo nella liberazione spirituale intesa come nuova consapevolezza di sé, come riscoperta del proprio io e... come superamento di limiti. Come una rottura di catene...»
    Non era consapevole se stava parlando ancora di religione o di quello che stava provando ogni volta che i loro corpi si sfioravano, fatto sta che quel contatto leggero stava agevolando il riordino di quei pensieri. La consapevolezza di poter sentire quella scarica elettrica che non aveva una razionalità, ogni volta che lui ricambiava quel contatto, stava diventando il suo tarlo nel cervello e questa era una delle mine sui cui aveva messo il piede, avvicinandosi al suo muro, e sapeva che se avesse sollevato anche solo per sbaglio la punta del piede, sarebbe saltata in aria.
    RevelioGDR
     
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5 replies since 2/12/2022, 17:49   119 views
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