Paper mache world

JH&Erin

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  1. Erin Murphy
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    Erin Brighid MurphyAmetrin

    Degli uomini ci si può approfittare a volontà, ma con le donne non bisogna tirare troppo la corda. Perché la donna, in fondo al cuore, desidera sempre dire la verità. Quanti mariti ingannano la moglie portandosi il segreto nella tomba? Quante mogli ingannano il marito e poi gli rovinano la vita sbattendogli in faccia la verità? E lo fanno perché qualcuno ha tirato troppo la corda. Seguendo un impulso improvviso (del quale si pentiranno, bien entendu), dimenticano ogni prudenza e si ribellano, proclamano la verità concedendosi un grande sollievo momentaneo.
    Accartocciata sulla propria spina dorsale, Erin si era tirata le ginocchia al petto incastrandole contro il bordo del tavolo che occupava, una mano a sorreggere il libro e l’altra impegnata a limitare l’avanzata sul viso di qualche ribelle ciocca rossa smossa dal vento. Amava perdersi nei pensieri d’altri tempi che incontrava inchiostrati sulle pagine dei propri libri, ancor più quando questi sembravano pizzicarla nel profondo dell’inconscio costringendola a soffermarsi su questa o quella riflessione.
    Fu in quel nugolo di pensieri che comparve la limpidezza della voce gentile di Joo-Hyuk, leggera e morbida nonostante la sua figura avesse letteralmente appena fatto irruzione nel più intimo spirito dell’irlandese. Erin, d’altro canto, non esitò a sollevare gli occhi nei suoi per restituirgli un sorriso caldo quanto il sole d’agosto.
    «Esattamente!» Una voce pulita e sicura, nonostante il volto si immobilizzò d’esitazione subito dopo. «...Sempre che tutto stia andando secondo i piani.»
    Sporgendosi in avanti avvicinò un occhio ad una delle fessurine intagliate nella scatola, quasi bastasse uno sguardo ad assicurarsi che la lucertola pietrificata non fosse ancora morta asfissiata. Soddisfatta da quell’analisi amatoriale, tornò piuttosto a riservare la dovuta attenzione alle parole del Black Opal, uno spunto il suo che sembrava dover essere tutt’altro che casuale.
    «Da queste parti non sembra esserci un buon rapporto con le differenze in generale.» Fece spallucce, quasi dovesse scusarsi lei per delle tradizioni che neanche le appartenevano. «Io sono abituata a rispettarle.»
    Aggiunse con noncuranza, disinteressata a porsi al centro di qualsivoglia merito esattamente come in qualsiasi altro aspetto della vita. Viveva di comprensione ed inclusione fin da che aveva memoria, non ne aveva mai fatto un vanto né qualcosa potenzialmente enfatizzabile.
    Richiuse il libro sospendendo con esso persino la citazione della Christie su cui si era concentrata poco prima, ma ebbe l’impressione che non fu quel gesto a far virare l’attenzione di Kwon sulla sua lettura, sembrava piuttosto che l’attenzione dell’altro cadesse con estrema facilità su quei dettagli davanti ai quali la maggior parte dei coetanei si mostrava indifferente.
    «Oh, è L’Assassinio di Roger Ackroyd.» Lo strusciò sul tavolo per riporlo da parte, prima di accennare un sorrisino a metà tra il vispo e l’impacciato. «Lo so, è strano, ma ti assicuro che il suo sarà l’unico cadavere su questo tavolo.»
    Si sarebbe presupposto di lei che leggesse fiabe e romanzi rosa, guardandola, il fascino degli enigmi da risolvere non sembrava dover appartenere ad un animo tanto puro e genuino: solo il tempo avrebbe svelato quanto Erin Murphy non fosse altro che la punta del suo stesso iceberg.
    Recuperata una posizione più consona sulla seduta, indicò a Joo-Hyuk una delle altre poltroncine in ferro battuto, quindi spinse verso di lui una tazza ancora miracolosamente fumante di tè verde.
    «Dovrebbe essere ancora caldo.»
    Impugnò a propria volta il rispettivo recipiente, e riprese a parlare solo dopo aver scaldato l’esofago con un paio di sorsi bollenti.
    «È per la religione, quindi?» Indicò il tomo di Alchimia con un gesto distratto. «Ti va di spiegarmelo?»
    Era abituata a rispettarle, le differenze culturali, ma v’era un lato estremamente scalpitante nel suo spirito che era anche costantemente spinto verso nuove conoscenze. Qualsiasi cosa riguardasse l’ignoto o il non-ancora-svelato, era per Erin una fonte inestimabile d’attrazione.


    RevelioGDR
     
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3 replies since 2/12/2022, 10:09   141 views
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