Mi mandi in bestia!

Jessica

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  1. Giadì
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    Black Opal
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    Non riusciva proprio a comprendere il motivo per il quale Lucas la stesse trattando così e che cosa non capisse del suo comportamento. Semplicemente, odiava che lui corresse da Elisabeth ogni volta che lei lo chiamava, anche dopo avergli spezzato il cuore preferendo il compagno di stanza. Ma... era davvero solo quello? Non c'era dell'altro? Scosse mentalmente la testa, cercando di scacciare quell'idea, no, perché il solo ed unico motivo per il quale se l'era presa così tanto, era proprio perché detestava essere messa da parte per gente così.
    Guardò gli occhi di ghiaccio di Lucas e se si fosse sforzata, probabilmente avrebbe potuto vedere anche delle fiamme ardere per la rabbia e l'incomprensione del momento. Avrebbe voluto tranquillizzarlo e scusarsi con lui, spiegargli con sincerità che non sapeva proprio cosa le prendesse e che il problema era solo lei, tuttavia era troppo orgogliosa per anche solo pronunciare delle scuse.
    Abbassò lo sguardo dove i suoi palmi entravano in contatto con il suo petto e, al contrario di Lucas, Jess sentiva il gelo nel punto di contatto, un gelo che doleva, ma allo stesso tempo non era in grado di allontanare i palmi, come se facendolo, avrebbe perso ogni speranza di chiarirsi con lui. Come se facendolo, lo avrebbe perso per sempre.
    Dovresti fare il magipsicolo per quanto sei comprensivo, Jones. Ecco, come suo solito, invece di tentare di capire, di mettere apposto le cose, ricorse al sarcasmo per proteggersi, ergendo quel muro impenetrabile che -pensava lei- avrebbe impedito al mondo esterno di ferirla, quel guscio di apatia che l'avrebbe protetta da qualsiasi avversità. Peccato che la vita non funzionasse esattamente così.
    Io... non posso farlo. Sussurrò, perché guardarlo e dirgli di andarsene era impossibile. Avrebbe voluto abbassare di nuovo lo sguardo, dirlo sarebbe stato molto più facile, ma la mano di lui sotto il mento, glielo impediva.
    Lucas era sempre stato come un fratello per lei, una persona importante che non avrebbe mai potuto ferire nemmeno per errore, eppure lo stava facendo ora e lo aveva fatto in passato. Ne era ben consapevole, eppure non riusciva proprio a farne a meno. Forse era quello il loro destino: non capirsi ed odiarsi.
    Sì, ne ho paura. L'ammissione le fece male come se lui le avesse tirato un pugno, ma non avrebbe potuto fare nient'altro. Ho paura che con il tempo tu ti stanchi di me come tutti gli altri. Ho paura che tu preferisca avere altre priorità o altre persone, ho paura che tu smetta di volermi bene. Anche i miei genitori pensavo che sarebbero stati per sempre, insomma, a chi può venire in mente che delle persone possano lasciare una figlia a sedici anni? Una pausa drammatica, le mani che si allontanavano con costernazione dal suo petto per ricadere inermi lungo i fianchi, protraendo quel silenzio doloroso.
    La mano di lui iniziava a far male attorno al suo polso, ma non disse nulla, guardandolo negli occhi senza più il desiderio di distogliere lo sguardo. Non essere presuntuoso. E' di questo, che ho paura. Lo concluse in un sibilo, dilatando la cassa toracica con un espiro. Il suo fiato era caldo e sapeva di cioccolato, gli accarezzò la pelle del viso.
    Non voglio dividerti con loro perché sono delle stronze! Stava per aggiungere qualcos altro quando lui ben decise di inserire altri coltelli all'interno del suo cuore, giocando con quel sentimento d'amore prorompente che aveva animato la sua vita fino a quando Daniele non aveva deciso di cancellarne la memoria. Ne aveva parlato con l'ametrino, anche se gli aveva risparmiato i dettagli, sapeva quanto lei gli avesse donato il cuore e come fosse un argomento delicato, per lei. Forse era ipocrita, visto che aveva appena fatto la stessa cosa, ma era convinta che fossero due relazioni completamente diverse. Soprattutto perché lei e Daniele avevano effettivamente avuto una relazione, mentre Elisabeth lo aveva rifiutato fin da subito, preferendo un altro. Quell'altro assieme al quale aveva scoperto di essere incinta, per la precisione.
    Le sue mani erano troppo compresse tra i loro petti ed in ogni caso, un suo polso era saldo tra le dita dell'altro, quindi per istinto di conservazione, sollevò il ginocchio per colpirlo. Non le importava dove il suo colpo fosse andato a segno, se sulle palle o sullo stomaco, voleva solamente che stesse zitto e che si allontanasse da lei, perché stava diventando ingiusto.
    Non dovresti nemmeno chiedermelo, Jones. Lo hai sempre saputo cosa sei tu per me. Te l'ho detto subito. Sgusciò da quella scrivania, tuttavia non se ne andò come lui aveva pronosticato. Stava iniziando a sentirsi in colpa per quel suo gesto, però sapeva che lui aveva ragione e che ci fosse qualcosa di taciuto, che i suoi sentimenti fossero più profondi rispetto a quanto fingeva che fossero.
    Jessica Whitemore


    Black Opal
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