Mi mandi in bestia!

Jessica

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  1. Lucas Jughed Jones
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    Avevano sempre parlato tra di loro. Erano sempre riusciti a dirsi anche le cose peggiori della loro vita, non tralasciando alcun particolare. Avevano piano uno sulla spalla dell'altro ed ora Lucas non capiva davvero come erano finiti in quella situazione. Era come se fosse scattata una molla, qualcosa che avesse fatto rompere l'equilibrio in cui fino a qualche giorno prima avevano vissuto.
    Lucas conosceva ogni singola parte del corpo di Jessica, ogni suo profumo, ogni suo sguardo. Tutto. E avrebbe potuto leggerle dentro anche solo con un incrocio dei loro occhi dalle colorazioni cosi diverse.
    Era bastato nominarle Elisabeth che il suo umore era cambiato. E per quanto lei provasse a nascondersi dietro quel suo ti hanno fatto soffrire, Lucas non riusciva a comprendere se ci fosse altro che lei stava cercando di nascondere, di reprimere.
    Aveva sentito il battente colpire il muro, per poi tornare con la stessa violenza a chiudersi, mentre lui mangiava quelle distanze e rapido, come un lupo sulla propria preda, rapiva l'altra, costringendola a posarsi sulla scrivania alle sue spalle.
    Poteva sentire il suo odore, poteva toccare quella pelle e notare quel rossore che non aveva mai visto sulle sue guance.
    Le mani sul suo petto bruciavano la carne del ragazzo, come se potessero ferirlo anche solo con quei palmi che l'avevano già accarezzato più volte. Le dita sul fianco si strinsero, prima che l'altra mano potesse afferrare il polso della corvina.
    Voleva sovrastarla, voleva tenerla sotto di lui e non era solo per farle capire quanta rabbia avesse dentro per il suo comportamento, c'era qualcosa di più in quel contatto selvaggio a cui l'aveva costretta. Qualcosa che lui cercava di far risalire, ma che la rabbia rimandava giù.
    Quando la sentì implorarlo di non urlare, in quegli occhi lesse la debolezza e la vulnerabilità di quella donna di cui non poteva più fare a meno. Non l'avrebbe mai ferita, non le avrebbe mai spezzato il cuore, perché era ciò che di più prezioso aveva. Lasciò che lei parlasse, seppur il suo corpo continuava a tenerla stretta per non farla scivolare via da lui. Era come se sotto le proprie dita, ora la sentiva fragile come cristallo, così come mai l'aveva sentita.
    Strinse gli occhi in una fessura e indurì la mascella. Cosa doveva capire, proprio lui, cosa voleva che lui capisse?!
    Le sue parole erano diventate lame taglienti, la mascella di Lucas sembrava quasi volersi spezzare sotto quello stringerla. Stava provando ad allontanarlo. Di nuovo. E anche lei con la scusa di non ferirlo.

    «Allontanarmi?! TU MI STAVI ALLONTANANDO. E per cosa poi? Per paura che io potessi diventare stronzo. Non posso crederci, Jessica!»

    Aveva alzato di nuovo il tono, per poi rimodularlo subito, facendolo diventare più un ringhio arrabbiato.
    Notò come sfuggì al suo sguardo e rapidamente la mancina che stringeva il polso, afferrò il suo mento, per portarlo a costringere i loro occhi a guardarsi, mentre ancora le distanze erano minime, tanto da sentire il suo calore addosso.

    «Fallo! Devi farlo adesso, cazzo! Guardami negli occhi e dimmi di andarmene!!!! FALLO!»

    Voleva sentirla mentre glielo diceva, voleva vedere i suoi occhi e scoprire che non stesse mentendo. Che davvero voleva mandarlo via, allontanarlo.

    «Dovevi pensarci prima, a non metterci l'affetto di mezzo. Dovevi pensarci prima di passare le notti a casa mia, prima di rendermi partecipe della tua vita e di quella di Alex! Tu... tu... hai solo paura che tutto questo sia perfetto! Hai paura dei tuoi sentimenti per me, Jessica!!!!»

    La mano mancina lasciò il volto, combattendo ancora con quella strana voglia di baciarla. Di nuovo le dita si arpionarono al polso, per tenerla ferma, ma anche per fermare quella mano sul suo petto. E ascoltò le sue parole che lo ferirono come coltelli incandescenti. Per poi stupido. E questo fu evidente sul suo volto, perché le iridi di sgranarono e le dita strinsero quel corpo nei punti in cui l'aveva afferrata.

    «Io sono corso da te come un cagnolino. Non da loro, non da nessun altro. DA TE. Non vuoi dividermi con loro... perché?»

    Insisteva come se avesse bisogno di farglielo tirare fuori in ogni modo, quale fosse il problema.

    «Non posso? Eppure sono certo che se lui adesso ti chiamasse, tu correresti da lui. Gli daresti tutta te stessa, lasciando me qui a cercare di capirti! E te ne fregheresti il cazzo di quanto tu possa far male con questo atteggiamento. Pensi che io preferisca dividerti con quel coglione che ti ha cancellato la memoria? Pensi che quello sia amore? Pensi che lui ti ami? Pensi che lui corra in una merda di aula impolverata solo per sentirsi dire che volevi allontanarlo?»

    Scosse il capo, piano, per evitare di trascinare anche la sua testa.

    «No, non capisco. Perché io lo avrei condiviso con te quel peso. Non ti avrei allontanata. L'avremmo gestita insieme ed invece sei scappata da me. Hai vissuto la tua storia d'amore con il tuo professore, lontano da me. E sei tornata solo quando lui non c'era più!»

    Prese una pausa da quel suo parlare roco e basso.

    «Cosa vuoi che io sia per te, Jessica?»

    Scandì bene ogni parola, mentre nei suoi occhi un fulmine di ardore scaldó il ghiaccio, le stava chiedendo cosa voleva che fosse. Le stava chiedendo che ruolo aveva nella sua vita. Scosse ancora il capo a quella richiesta.

    «Se ti lascio, tu andrai via.»

    Era quasi come se quella fosse la maniera più delicata che avesse per tenerla stretta a sé, in quel momento di rabbia.
    lucas j. jones

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