Relax

Zuleyka

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  1. Julian Miller
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    Dioptase
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    New York, U.S.A.

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Che disastro era la vita? Un dolce e amorevole disastro, uno scontro continuo di anime ribelli, pronto a creare distruzione, un po' come un battito d'ali di una farfalla. E questa narratrice è certa che in un qualche spazio lontano da Hidenstone, una farfalla stava battendo le ali, ne bastavano solo due, di battiti, per generare quell'uragano che stava per accadere in quella tranquilla giornata di Novembre, presso quella Sala che tante cose aveva visto, ma mai l'inizio di un travaglio complesso di due anime agli antipodi.
    Per natura, il riccio dei Dioptase era egocentrico, spocchioso, secchione e molto poco attento a cosa accadeva alle sue spalle, credendo che se non fosse sotto il suo stesso naso, non era roba che poteva interessargli, qualora qualcuno cercasse il suo interesse, in fin dei conti, non si sarebbe certamente posto alle sue spalle. Tutto questo per dire che l'altro non si era accorto dello sgusciare di Zuleyka alle sue spalle, prima che la porta si chiudesse, complice il fatto che la sala era ancora completamente buia, tipo cinema da quattro soldi, per aver accolto i due precedenti studenti che bene avevano pensato di non riaccendere le luci.
    Lui faceva la sua entrata, mentre dietro di lui la ragazzina del primo anno che aveva tentato di approcciare, anche solo per divertimento, durante la lezione di Alchimia, metteva in atto il suo strano divertimento. Il ragno mise le sue otto zampette nei ricci dell'altro, muovendole un po', provando un leggero solletico sulla testa, che l'altro ignorò, confondendolo con una leggera folata di vento che forse proveniva da una qualche finestra nascosta dietro le pesanti tende nere che oscuravano ancora di più la sala.
    Non si accorse nemmeno che la porta non si fosse chiusa, o si fosse riaperta nel caso fosse successo, per far entrare l'altra a godersi la fine della sua scenetta.
    Solo il rumore dell'altra lo portò alla realtà, facendolo rizzare sul pouff, giusto per affacciarsi a guardare chi fosse entrato.
    Un angolo delle labbra si andò a flettere, piegandosi in un sorriso sghembo, prima di poggiarsi nuovamente sul pouff. Proprio in quell'istante iniziò a sentire un leggero fastidio al collo, quindi portò una mano a scivolare pigramente sulla pelle, cercando di eliminarlo.

    «Stavo decidendo. Vuoi vedere qualcosa in particolare?»

    Rispose, allungando verso di lei il telecomando, lasciando che i trailer continuassero a scorrere sullo schermo, creando un gioco di ombre e luci su di loro. Quel fastidio iniziò a protarsi, tuttavia, scivolando verso la schiena e facendo muovere un po' di più il ragazzo, che cercava di rimuovere quel solletichino che lo rendeva nervoso. Sbuffò provando ad ignorarlo, mentre si sfilava la giacca della divisa, già troppo agitato.

    «Quindi hai preferito intrufolarti in una stanza buia, piuttosto che chiamarmi, così da essere diversa dalle altre?»

    La punzecchiò appena, ancora muovendo le scapole per cercare di togliersi il frizzante passaggio delle zampette addosso, mentre rimbeccava l'argomento che avevano toccato in aula.
    Scattò in piedi, ad un tratto.

    «Ma che cazzo...»

    Iniziò a sbottonarsi la cravatta, velocemente, lanciandola a terra, quindi - quasi nevroticamente - sbottonò tutti i bottoni e lanciò via la camicia, afferrandola mancò stesse andando a fuoco. Il fastidio sembrò terminare, quindi Julian guardò il candido indumento, aspettando che apparisse da lì a poco il motivo del suo fastidio, che probabilmente si sarebbe affacciatto tra le pieghe malmesse del pezzo della divisa, rimanendo a dorso nudo, senza troppi problemi.
    Julian Miller

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    Studente, II anno - Dioptase

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3 replies since 20/11/2022, 22:20   125 views
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