Aaron Barnes
Medimago| 29 anni
Per riuscire ad avere un completo controllo della sua vita, era necessario tenere a bada quella che era la sua parte più caotica della sua vita, ossia Blake. Non era mai facile, non era scontato e soprattutto non era una cosa che Aaron riusciva davvero a fare sempre. Riuscire a prevedere le mosse del fratello era veramente drammatico. Cercare di capire come riuscire ad essere un passo avanti a lui, era impossibile. Aaron aveva solamente due modi: il primo vedere la sfera incantata di Selene, ma che non poteva portare sempre con se, e la seconda era cercare di leggere ed interpretare i suoi movimenti e pensieri, includendogli un po' di sano terrore. Il problema era che alla fine, però, Blake era cresciuto, era cambiato ed era diventato più dannatamente assurdo, malefico e soprattutto più furbo. Alla fine glielo aveva insegnato lui no? Ma quella volta era diverso. Era appena uscito dal San Mungo, aveva lasciato Adrien in buone mani ed era deciso a sapere se davvero Blake aveva fatto quello che temeva, oppure no. Era rientrato a casa si era fatta una doccia e poi aveva detto a suo fratello che quella sera avrebbero cenato insieme al canto della sirena. Si era preparato ed aveva deciso di approdare a Denrise, Blake era già li a fumare una sigaretta. Aaron non lo fece parlare, vide i suoi pugni complietamente rossi, con dei taglietti freschi. Non voleva neanche riuscire a farlo ragionare quella volta e sapeva che se avesse preferito parola, alla fine lo avrebbe, in qualche modo comprao ed alla fine avrebbe vinto di nuovo lui. Quindi gli puntò la bacchetta sulla testa. Legilimens! Sapeva che la mente di Blake era forte, aveva sviluppato una forza anche li, ma non era più forte di lui. Poteva fare resistenza quanto voleva, ma Aaron era intenzionato ad entrargli in quella testa di cazzo e lo avrebbe fatto. La prima volta non ci riuscì, era evidente che Blake non se lo aspettava ma avesse una mente bella ferma, almeno quando era rilassato. Non lo fece parlare una seconda volta. Legilimens! E questa volta, però, fu perfetto. Si sentì risucchiare in un vortice di assurdo, poteva vedere tutto con i suoi occhi, sentire con le sue orecchie, provare la sua rabbia, la sua sofferenza ed anche il suo divertimento. Vedeva indistintamente Aidan e Adrien litigare, poi ancora, sentì le parole di Aida che non voleva litigare e l’istigazione netta del minore, ad aaron venne da alzare un sopracciglio, ma rimase concentrato e poi, quando Adrien gli diede quel pugno in faccia, sentì indistintamente le emozioni del fratello, quello non era dolore, frustrazione o vergogna, era soddisfazione allo stato puro. Faceva quasi paura. Quel ricordo, nella mente di Blake era così vivido che sembrava quasi lo stesse ancora rivivendo, e poi i suoi colpi non diedero in nessun modo agio, ad Adrien, di difendersi, di rispondere. Certo che quel ragazzino aveva paura di Blake e di parlare con lui. Era chiaro che Blake lo stesse picchiando per farlo reagire, ed era ancora più chiaro il fatto che Blake avesse imparato a dosare la sua forza e soprattutto ad essere una persona che sa esattamente quando fermarsi. Aveva chiamato sua sorella, ma la compassione non era del tutto nelle sue corde. Quando uscì dalla sua mente lo guardò in maniera davvero, ma davvero quasi assassina. Non farlo mai più Aaron! Sono i miei ricordi, è la mia mente, e nessuno ti ha chiesto di entrarci dentro e di vedere esattamente quello che volevi! Non è giusto, non è qualcosa che dovresti fare! Cosa cazzo hai in testa!? Aaron si avvicinò ancora di più a lui. Sei impossibile. Adrien ha bisogno di aiuto e tu lo hai pistato a sangue. Entrerò nella tua testa ancora ed ancora ed ancora. Fin quando non imparerai a dirmi la verità e perché ancora mi trovo studenti di Hidenstone con le ossa fratturate nel mio ufficio! Sei mio fratello, non ti denuncerò a Victoria, ma ti giuro che ti stuprerò la mente ogni volta che un ragazzino della tua età entrerà, con il tuo tirapugni stampato addosso, nel mio ufficio. Era incazzato nero, era quella la verità. Davvero. Poi scosse il capo. Ti voglio bene Hake, ma non costringere me a diventare uno stronzo! E detto quello gli fece segno di entrare con llui al canto della sirena. Aveva bisogno di bere e di non pensare alla sensazione di soddisfazione che suo fratello provava ogni volta che picchiava una persona, ancora ce l’aveva addosso, ancora non riusciva neanche a riprendersi del tutto, gli tremavano le mani. Sigillò la sua bacchetta nella tasca e pregò con tutte le sue forze che Blake stesse zitto, bevesse o comunque non replicasse.
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