The angel from my nightmare

E.M.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Erin Murphy
        +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Ametrin
    Posts
    30
    Reputation
    +37

    Status
    🗲
    vAFIwHF
    Erin Brighid MurphyAmetrin

    Non era mai stata brava a comprendersi, Erin, ma se l’era sempre cavata fin troppo bene ad ascoltare le vibrazioni delle anime che la circondavano. Finiva spesso, in effetti, a confondersi con esse dimenticando di possedere a propria volta uno spirito da nutrire, accudire, ed eventualmente curare; non si era neppure mai posta il dubbio di star vivendo effettivamente una vita a metà, lei che le esperienze se le ingurgitava ad ampie boccate, gettandosi da ogni dirupo con l’unica intenzione di compiere la più bella capriola in aria mai vista prima. Era come se finisse sempre per prendersi cura delle vulnerabilità altrui, godendo intanto unicamente del meglio che la vita riservava a lei.
    Prima o poi avrebbe dovuto chiedersi dove sarebbe mai potuta andare a finire, continuando in quel modo. Prima o poi, non certo adesso che il sollievo dato dall’idea che Joshua le fosse finalmente stato restituito continuava ad eclissare qualsiasi più recente preoccupazione.
    D’un tratto persino le peripezie accademiche di un istituto ben fuori dalla sua portata le parvero più tollerabili, le lezioni dalla dubbia moralità, i pranzi in un covo di divoratori che sembravano a stento accorgersi dello spazio che lei occupava sulla panca, la soddisfazione di aver contraddetto le più misere aspettative genitoriali, l’angoscia per aver strappato ai nonni sacrifici che non meritavano. Era tutto più giusto, adesso, un quadro di macerie e cenere che valeva la pena sofferta di ogni catastrofe superata.
    Accennò un sorrisino vispo alle prime parole dell’Ametrin, quelle che insinuavano una peculiare condivisione di precetti tra lui e l’oscuro esercito degli arroganti Black Opal, una definizione questa che si era sempre rifiutata di brandire per non cadere vittima di pregiudizi che non le piaceva assaporare.
    «Forse sono i tuoi, i colori da mettere in dubbio.» Concesse, senza pensarlo davvero. «Ma ho sentito dire che non sono contagiosi, quindi dovresti essere al sicuro.»
    Uno slancio di ottimismo verso un futuro che non avrebbe più voluto guardare al passato, o almeno che si illudeva di poterlo fare, ignaro di quanto entro poco tempo quella bolla di intimità avrebbe potuto infrangersi per riversarle addosso tutto quel che si era sempre convinta di poter gestire.
    Ricercò la sua mano per unirla alla propria, palmo contro palmo, più grande di qualche centimetro e protettiva come la sua intera persona lo era con lei. Ne sfiorò i polpastrelli dolcemente, prima di intrecciarne le dita e portarsi quel nodo di pelle e ricordi al petto, là dove lui avrebbe facilmente potuto percepire un battito cardiaco vivo, sereno, un animale domestico che fa le feste al rientro a casa dell’umano per cui vive.
    Joshua Evans avrebbe potuto mischiarsi all’essenza degli Opal in ogni modo possibile, fosse anche restando marchiato dagli occhi ipnotici di chi sapeva bene come divorare uomini, ma per lei sarebbe stato sempre più forte di qualsiasi contaminazione, al di sopra di uniformi e colori, così come lo aveva conosciuto sulle spiagge tiepide di Brighton. Solo Joshua, solo Jo.
    Quanto alla domanda che venne dopo, quella che le confermò un’attenzione maniacale a dettagli che chiunque altro avrebbe lasciato cadere per comodità, Erin tornò a farsi più seria sulle labbra, negli occhi, e dentro al cuore. Imporgli una verità più grande dell’innocenza che li aveva uniti sarebbe stato incredibilmente crudele, oltre che del tutto superfluo per entrambi; avrebbero forse un giorno parlato di quel che poteva essere, come il racconto di un romanzo letto qualche anno addietro di cui discutere su dettagli e sfumature, ma forse la mancata prontezza di lui era anche la più tenera volontà di lei di non scoprire, di non esporre, e di conseguenza di non mettere in pericolo ciò che sembrava vivere molto meglio sotto al velo, che fuori alla portata delle definizioni più convenzionali.
    Non c’era mai stato assolutamente niente di convenzionale, in effetti, in loro.
    «Prima o poi.»
    Eppure lo disse, annuendo in un cenno del capo, ci credette, lo promise così persino a se stessa: un giorno avrebbero tirato via il drappo di seta che li riparava dalla vista del mondo e di loro stessi, che fosse per raccontarsi una storia o per riconoscere una realtà, prima o poi avrebbero guardato oltre il parapetto, resistendo alle vertigini e riconoscendo la naturalezza di quel che erano stati, e che erano ancora, in un modo che non contemplava regole né pretesa alcuna.


    RevelioGDR
     
    .
7 replies since 6/11/2022, 23:28   173 views
  Share  
.
UP