Plot the route

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  1. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Scorgere la terraferma era per i marinai una sorta di benedizione. Attraccare nei tempi previsti non riguardava la fortuna, quanto l'eccezionalità della ciurma che governava sapientemente i Sette Mari per arrivare a destinazione.
    A Morgan quel fazzoletto di terra visibile dalla prua faceva venire la nausea. Fosse dipeso da lei, non avrebbero mai attraccato. Un'ipotesi da non prendere neppure in considerazione data la necessità di recuperare le provviste e gli incarichi necessari per un nuovo viaggio.
    Fremeva, una volta poggiati i piedi a terra, quasi non vedesse l'ora di riprendere il mare. Camminava lentamente e con postura altera e fiera, per mascherare quel senso di inadeguatezza e nausea che la coglieva ogni qualvolta il lento e inesorabile dondolio dell'acqua veniva a mancarle. Cercava di non darlo a vedere, la Vane, ma ogni anno diventava sempre più difficile nascondere l'inadeguatezza di cui si vestiva in simili occasioni e la mancanza dell'odore di salsedine sui vestiti e il suo sapore sulla pelle. La sua unica fonte di serenità sostava a pochi passi dal porto, in quella taverna che sembrava attenderla a ogni attracco.
    La coltre di perdizione che si estendeva a gran voce sulla folla che la attorniava andò a dileguarsi nei pressi del bancone, dove prese posto e richiamò l'attenzione di colui che stava al di là della superficie in legno. Bastò un cenno e il solito boccale di birra le si palesò di fronte in uno schiocco di dita.
    Qualcuno avrebbe avuto da ridire, se l'avesse vista: una donna vestita da pirata a Denrise rientrava quasi nella normalità, ma bere qualcosa che non fosse rum... Morgan credeva fosse al limite della legalità in un posto simile.
    Trangugiò metà del boccale come se la sete fosse implacabile, e si guardò intorno nel tentativo di individuare chi, fra i presenti, avrebbe presto messo piede sulla sua nave. Il carpentiere di cui poche notti prima le aveva parlato Saul doveva trovarsi a Denrise, o almeno così credeva: non aveva più avuto modo di chiedere nulla di quella donna al capitano, né aveva intenzione di farlo più avanti.
    Da quella stessa sera sarebbero potute cambiare molte cose e lei avrebbe dovuto evitare che i cani della Cursed facessero scempio della nuova recluta. Nella mente della predone non esisteva la minima, remota possibilità che quest'ultima fosse capace di difendersi da sé, come tempo prima aveva fatto Morgan. Il fatto che Denrise fosse popolato di magia non sembrava rappresentare un movente sufficiente a farle comprendere il perché Saul avesse voluto proprio quella persona a bordo.
    Smise di pensarci riprendendo a bere lì dove aveva interrotto, voltando appena lo sguardo in direzione di due balordi intenti a suonarsele per chissà quale scommessa vinta o persa.
    «Qualcuno li faccia smettere.»
    Borbottò a chi le stava vicino. Avrebbe volentieri fatto a meno di occuparsene di persona: abituata a sedare simili battibecchi sulla nave, non aveva alcuna intenzione di farlo anche nel tempo libero.
    «Mi rovinano la permanenza.»
    Già abbastanza sgradevole di per sé.
    Attese il tempo che la pazienza le concesse, prima di sbattere con furia entrambi i palmi delle mani sul bancone e, con uno slancio, rimettersi in piedi. Non badò a chi ci fosse nei dintorni, si fece largo a gomitate tra la folla e, arrivata a breve distanza dai due - che scoprì essere poco più che ragazzini - puntò la pistola alla tempia del più vicino e sfortunato.
    «Vi dispiacerebbe farla finita?»
    La sua fu una richiesta espressa con un tono di voce pacato e a tratti cortese, mentre un sorriso nervoso le distendeva meccanicamente le labbra. Una volta ottenuta l'attenzione dei due e placato l'entusiasmo di chi stava loro intorno, permettendo a ciascuno di tornare alla propria occupazione, Morgan intascò nuovamente la pistola e si avvicinò a entrambi, estraendo dalla tasca un paio di monete d'argento.
    «Ho sentito dire che c'è una donna in giro...» iniziò, decidendo di approfittarne e attirando a una spanna da sé uno dei due contendenti affinché le dedicasse la più totale attenzione. Non vedeva perché, in fondo, dovesse fare lei il lavoro sporco. «Un carpentiere. Dovrebbe imbarcarsi fra uno o due giorni sulla Cursed Route.»
    Lasciò cadere sul palmo di ciascuno dei due una moneta.
    «Chi la porterà da me avrà il doppio.»
    Un ultimo sguardo a sancire la proposta, prima di dar loro le spalle con aria annoiata.
    Gli uomini, pensò prendendo nuovamente posto al bancone, erano dannatamente semplici da gestire: bastavano alcol, soldi e corpi caldi a farli capitolare da una scogliera.
    «Parlato» "Pensato" Ascoltato | Scheda | Stat.
    RevelioGDR
     
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  2. Edward Heart
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    DONGIOVANNI
    Corteggiatore impenitente di donne, audace e fortunato, talvolta millantatore.
    Era sempre un piacere far da navigatore per la nave Northgate, non solo per il compenso monetario che Edward ne ricavava di volta in volta, ma, soprattutto, per quello fisico che il suo capitano, Katarina, era in grado di regalargli ogni qual volta ne sentissero entrambi il bisogno. Tra loro due non c’era assolutamente nulla di platonico, solo un semplice dare-avere. E il predone aveva necessità di scopate, dal momento che la sua memoria era offuscata dai sentimenti contrastanti che provava nei confronti di una donzella dal cuore infranto, che lui in primis aveva contribuito a frantumare. Per quanto cercasse di schiarirsi la mente a suon di orgasmi, si ritrovava a raggiungerli al solo pensiero di lei, Joanne, con cui aveva fatto… l’amore – allorché si strozzava anche semplicemente pensando a tale termine, troppo estraneo al vocabolario del giovane denrisiano – una volta soltanto. Era stato lui ad ammetterla ai misteri del sesso, poiché gli era giunta del tutto intoccata. E non poteva fare a meno di ricordare la sensibilità del corpo femminile ai suoi tocchi a tratti gentili, a tratti duri e ruvidi.
    Il filo che “Arianna” gli aveva teso, “Teseo” l’aveva sfilacciato inferendone un secco colpo di spada. E lei era andata, con i lacci sbrindellati tra le dita, allontanata dal suo amore a causa dell’egoismo dell’amore stesso.
    L’Abnegato si fece strada tra la gente del porto che aveva imparato a conoscere meglio delle sue tasche per non inciampare in guai più grandi di sé stesso. I suoi passi lo condussero verso uno di quei posti che era divenuto rifugio carnale, a seguito del nefasto evento, su cui aveva cercato di metterci una pietra di lapide sopra.
    Ma le donne non gli bastavano più. Solo lei poteva riempire quel vuoto tradottosi in insofferenza e pigrizia. Non aveva mosso un dito sulla nave, se non solo per svolgere il suo mestiere di navigatore e per alzare le gonnelle del Capitano, ma non aveva affatto aiutato il resto della ciurma a scaricare i bottini sulla terraferma e a tirare a lucido il pavimento e i corrimani dell’imbarcazione.
    I tacchetti sulle suole delle sue scarpe batterono l’ingresso del pavimento in legno, dopo che un braccio muscoloso e abbronzato, scoperto per metà per causa della manica della camicia arrotolata, fece forza sulla porta di ingresso fino a spalancarla, consentendogli di entrare nell’ampio spazio affollato. La sua attenzione fu presto attratta dalle urla di incitamento di un gruppo di uomini, frequentatori assidui del locale, che si erano radunati attorno a quelli che sembravano essere due ragazzini, intenti ad azzuffarsi tra loro.
    Se in passato si sarebbe fatto largo tra la folla per stuzzicare ancor di più quei giovincelli, in quell’istante, invece, preferì raggiungere il bancone dell’osteria e domandar da bere un boccale di birra. Non fece caso alla giovane donna seduta a qualche sgabello di distanza, né ai suoi borbottii infastiditi, fino a quando il liquido giallognolo della sua fresca bibita non vibrò all’impatto di qualcosa che si rese conto non fossero state altro che le forti mani di colei che aveva deciso di sfidare il fato e provare a calmare gli animi di quel posto. Come ogni altro presente, non poté fare a meno di girare il busto e fermarsi a guardare la scena. Fu a dir poco eccitante veder puntare una lucida pistola verso le tempie di uno dei due ragazzini, i quali si calmarono all’istante. Tanto bastò per accendere un lume di curiosità. Chi era costei che aveva il coraggio di tirar fuori un’arma alla luce del giorno e in un locale così affollato, senza temere per la sua fedina penale? Sì che Denrise era un posto senza regole, ma non poi così senza regole.
    Lasciò che facesse la sua parte e attese che i ragazzini accettassero i suoi soldi e sparissero dalla loro vista, prima di alzarsi dal suo posto e cominciare a battere le mani in un forte applauso.
    - BRAVA! – urlò. Voleva attirare l’attenzione dei presenti su di sé, per spostarla dall’arma che la sconosciuta aveva ancora tra le mani.
    - SIGNORI. FATE UN GRANDE APPLAUSO ALLA PIU’ GRANDE COMMEDIANTE DEL REGNO UNITO, CARA MITCHELL! -
    Edward giocò a favore della donna: tutti lo conoscevano a Denrise e tutti sapevano quanto fosse, nonostante tutto, un uomo dedito alla propria terra e “patria”. Nessuno avrebbe sospettato che, invece, la stesse tradendo, rischiando probabilmente la propria pelle per salvare una grandissima incosciente dai pericoli dell’applicazione della legge.
    Si avvicinò alla bruna e le porse la mano. Piegò lievemente il capo a destra, facendole cenno di stare al suo gioco.
    - Signorina Mitchell -
    Un lieve inchino. Un bacio sulle nocche della mano della sconosciuta.
    - È un onore godere della vostra presenza in una delle più importanti osterie di Denrise. È stato uno spettacolo a dir poco mozzafiato! E, poi, quella pistola: WOW, sembrava davvero reale! Ma in quale negozio di giocattoli l’ha comprata? -. Una risatina. - Dovrebbe ripetere più spesso certe performance. NON È VERO, RAGAZZI? -
    Un applauso accalorato serpeggiò tra gli uomini. “Vecchi stupidi balordi!”.
    - Bene, ora lasciamo la signorina Mitchell alla sua pausa caffè! Prego – allungò un braccio, indicando il bancone. – Seguitemi, vi offro da bere. -



    24 ANNI
    PREDONE
    SCHEDA PG
    STATISTICHE
    EDWARD HEART
    Il pubblico si è sempre aspettato che io fossi un playboy, e un bravo ragazzo non delude mai il suo pubblico.
     
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  3. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Fermarsi a riflettere non era mai stato il suo forte, e soprattutto adeguarsi alle regole di quella folla di manigoldi senza spina dorsale non rientrava nelle sue corde. Più piratessa che predona, allevata per essere feccia della società e non sua schiava, Morgan non temeva il giudizio né le regole altrui e questo comportava, di tanto in tanto, non riuscire a frenare l'indole vulcanica che la animava.
    E ciò naturalmente implicava una serie di conseguenze spiacevoli e talvolta persino nefaste.
    L'intervento dell'uomo sconosciuto l'aveva forse salvata da tali conseguenze, ma Morgan impiegò qualche istante a capire dove l'altro volesse andare a parare. Denrise era forse uno dei porti più ligi alle regole di una società civile cui avesse mai attraccato e le risultava particolarmente difficile adeguarsi ad esse. Era estenuante pensare di essere lei quella fuori luogo, parte integrante di un mondo che non corrispondeva più alla maggior parte di quelli eretti dall'uomo.
    «Sei fuori di testa?»
    Le sopracciglia andarono a inarcarsi raggiungendo improponibili vette, mentre l'altro le si avvicinava con l'intento di offrirle da bere. Non avrebbe mai rifiutato una simile proposta, ma che quell'uomo si arrogasse una confidenza tale da rivolgersi a lei in quella maniera non la entusiasmava affatto, anzi, mise in stato di allerta tutti i suoi sensi.
    Ingoiò l'amaro in bocca solo dopo essersi resa conto del rischio in cui si era cacciata concedendo libero sfogo alla sua natura più selvaggia, ignorando il posto in cui si trovava. I ragazzini a cui si era rivolta potevano essere considerati alla stregua di mozzi del peggior equipaggio dei Sette Mari, ma erano pur sempre ragazzini a cui lei aveva rivolto una pistola, indipendentemente da quali fossero le sue reali intenzioni.
    Ancora una volta si ritrovò a pensare di non essere fatta per quel posto, ignorando che quello fosse addirittura il fulcro delle proprie origini. Detestava compiere errori e ancor di più doverlo ammettere - cosa che capitava piuttosto raramente.
    «Non avrei mica sparato sul serio.»
    Borbottò nella più immatura delle lamentele, quasi come se una simile dichiarazione potesse essere sufficiente a non farla finire nei guai. Non avrebbe sparato, questo era ovvio, ma il pubblico - che senza rendersene neppure conto si era gelato di fronte a un simile spettacolo - non poteva saperlo.
    Per quanto detestasse ammetterlo, il biondo che aveva davanti le aveva appena evitato una serie di grane per cui Saul non l'avrebbe di certo ringraziata. E l'idea di creare problemi alla Cursed proprio durante l'attracco che avrebbe comportato l'aggiunta di un'altra donna alla ciurma era terrificante. Dopo una vita trascorsa a cercare di non commettere neppure il singolo e più miserevole errore, consapevole che un suo sbaglio avrebbe pesato il triplo rispetto a quelli degli uomini dell'equipaggio, in quel frangente si sentì morire fin nelle viscere.
    Attese che lo sconosciuto ordinasse da bere e riprese il proprio boccale abbandonato un attimo prima, limitandosi ad ignorare il chiacchiericcio e i timidi applausi che seguirono la messa in scena del predone e il bruciore che sentiva fin dentro la propria anima.
    «Voi denrisiani siete le persone più noiose che abbia mai avuto la sfortuna di conoscere.»
    E per lei tanto bastava a far sì che ciò che c'era da denigrare divenisse il ferreo e ligio rispetto di regole sensate di quel popolo che non il suo scatto d'ira incredibilmente fuori luogo, seppur eccezionalmente funzionale. L'unico vero aspetto positivo di tutta quella faccenda era l'eventualità che quei ragazzini trovassero la donna che stava cercando prima che Saul scoprisse dell'accaduto.
    Un fremito la percorse lungo l'intera spina dorsale al solo immaginare le conseguenze di quel pomeriggio.
    Avrebbe dovuto resistere qualche altra ora, si disse mentre rivolgeva uno sguardo incerto all'uomo al suo fianco, prendendo nuovamente posto su quel bancone che sperò di non rivedere per almeno una manciata di mesi.
    «Parlato» "Pensato" Ascoltato | Scheda | Stat.
    RevelioGDR
     
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2 replies since 4/11/2022, 23:40   57 views
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