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Louise De Maris.
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LIBERTÀStato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza.Gli ultimi tempi si erano fatti duri per l’ametrina: le lezioni, i doveri da prefetta che soccombevano, i compiti, i suoi sentimenti nei confronti di un determinato opale che proprio non riusciva a capire, lo studio extra che si imponeva fino a notte fonda. Non che si stesse dirigendo al Labirinto per divertirsi: in effetti, pendeva dalla sua spalla destra una borsa a tracolla, all’interno della quale erano riposti un quaderno a righe e il manuale di Antiche Rune. Voleva cominciare a dar un’occhiata al materiale per lo svolgimento dei compiti e, sinceramente, aveva anche voglia di portarsi avanti.
Ora che ci pensava, avrebbe dovuto chiedere a Blake di allenarla, se ne avesse avuto voglia. Si stava impelagando tra troppe faccende da sbrigare con le sue stesse mani, ma c’era un motivo esatto per cui persisteva su quella strada: voleva vivere tutto senza rimpianti, fino alla fine, fino all’ultima goccia. Non sapeva quando il dolce sonno eterno sarebbe sopraggiunto su di lei, se in giovinezza o vecchiaia. Certo era che aveva rischiato la morte più e più volte, non solo per mano sua, ma soprattutto per mani dell’uomo che si faceva chiamare “zio”. E se lui avesse deciso, un giorno, di mettere fine alla vita della nipote, lei avrebbe voluto poter pensare di aver fatto tutto quello che aveva sempre desiderato e di aver reso, in qualche modo, orgogliosa i suoi genitori. Di aver lasciato qualcosa su questa terra che ricordasse lei.
Era pienamente consapevole di non voler essere più invisibile – beh, non sempre… in quell’esatto momento, non stava facendo altro che rifuggire tutti gli studenti, soprattutto primini, che accorrevano per chiederle spiegazioni, informazioni e molto altro; perché Louise aveva bisogno di studiare in santissima pace. Il labirinto sarebbe stato il posto perfetto: nessuno poteva metterci piede, per regolamento. Sì, lei lo stava infrangendo. Ma era una prefetta, no? Se non avesse preso vantaggio dalla sua nuova posizione, sarebbe stata una stupida. E, poi, era la situazione che la costringeva a infrangere il regolamento.
Osservò il cielo limpido, azzurrissimo. In seguito, virò lo sguardo nuovamente sull’orizzonte, mentre uno spazio tra i muri di foglie del labirinto si profilava alla vista.
“Finalmente!”. Si fece strada all’interno di questo: non sarebbe andata troppo in profondità, non voleva perdersi. Una brezza fredda punse la pelle delle sue mani, trapassando anche il tessuto del cappotto. Si sfregò le braccia, per farsi calore.
Lasciò cadere la borsa sull’erba, con uno sbuffo. Stava per sedersi, quando una ragazza sbucò all’improvviso da una curva. Louise la osservò, con la fronte corrugata e le sopracciglia alzate: era una Dioptase. Non l’aveva mai vista l’anno precedente, quindi era sicuro una matricola. Si sarebbe aspettata un Black Opal o un altro Ametrin, ma un Dioptase che infrangeva le regole? Proprio no.
- Non dovresti essere qui – disse semplicemente, con tono educato, ma fermo, mentre dentro scoppiava letteralmente un boato di irritazione. Possibile che non aveva mai un cazzo di attimo di pace?18 ANNI AMETRIN SCHEDA PG STATISTICHE LOUISE DE MARISUna donna è libera nel momento in cui desidera esserlo. . -
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