Beast and the beast

J.

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  1. Julian Miller
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    Dioptase
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Una vecchia conoscenza.
    Per Julian questo significava tutto e niente, era come dirgli mi piace il blu, ma vanno bene tutti i colori. Tuttavia non approfondì, almeno per il momento, quella sua affermazione. Preferiva scoprire passo passo le cose, non aveva fretta quella sera e si era concesso quella passeggiata proprio per rilassarsi un po', quindi si prendeva i propri tempi.
    Per quanto facesse di tutto per provare a sembrare il più superficiale di Hidenstone, Julian si preoccupava di tentare una conoscenza degli altri diversa da quella a cui molti si limitavano. Lui voleva studiarne i comportamenti, le microespressioni e le reazioni involontarie che quasi tutti facevano in mezzo ad una qualsiasi conversazione.
    Era per questo che per un breve istante, lo sguardo scuro di Julian scivolò sulla figura di Evans, come se volesse guardarne la postura delle spalle, le mani dove fossero dopo la sua sigaretta lanciata via, i piedi dove puntassero e poi il volto. Voleva provare a capire qualcosa in più, ma senza che lui si sentisse troppo violato con domande fuoriluogo.
    Riservatezza, indecisione.
    Quelle furono le prime impressioni che il riccio ebbe dell'ametrino, come se avesse il timore di sbilanciarsi troppo e stesse riflettendo su ciò che avrebbe potuto dire o non dire. Questo rendeva sicuramente più interessante la sua conoscenza, ma allo stesso tempo, più lenta.
    Meglio così, non si sarebbe annoiato facilmente il dioptase. Le temperature di Novembre non stavano aiutando a sciogliere l'altro, per questo la decisione puntò sul giardino estivo, così da agevolare l'altro a sbilanciarsi un po' di più e sentirsi meno teso, se quello era lo stato d'animo dell'altro.
    I suoi tempi di risposta, per Julian, sembravano definire ancora meglio il suo profilo di calcolatore, come se avesse necessità di scegliere bene come rispondere per nonr risultare troppo aperto. Per qualche istante, l'americano si chiese se fosse stato sempre così o qualcosa lo avesse cambiato col tempo, come spesso capitava a chi voleva ricominciare quasi da zero, tentando di non ripartire dai propri errori.
    Chissà quanto di questa lettura rapida fosse reale, Julian non voleva troppo scavare, non di primo acchito, almeno.
    Rise un po' e annuì.

    «Decisamente.»

    Rispose brevemente, per poter prepararsi ad accogliere una lista enorme di quello che Joshua amava fare. Ognuna di quelle parole veniva memorizzata dall'altro, che decise di fare una classifica di ciò che poteva essere l'inizio di una sfilza di domande che si stavano aprendo nella sua mente.
    Chiaro era che doveva andarci piano, non poteva sotterrarlo e non era sua intenzione farlo.
    Ecco, la spiegazione del suo essere una vecchia conoscenza venne a galla, cosa che Julian immaginava fosse arrivata più tardi; tuttavia era ottimo sapere che non stava parlando con un ragazzo che non aveva le basi per quella piccola società di vipere e cobra che erano gli studenti di quella scuola.

    «Immagino che il motivo per cui non puoi abusare dello sport, sia lo stesso che ti abbia spinto a tornare a casa, giusto? Di cosa parliamo?... sempre se ti va di dirlo.»

    Il suo sguardo era puntato in avanti, mentre faceva strada oltre quell'arco che avrebbe aperto la vista su una nebbiolina brillante, una nebbia che li avrebbe attorniati e avvolti con il suo calore, rendendo Novembre un po' più accettabile, decisamente meglio di come se la stavano passando prima di metter piede nel Giardino estivo.

    «Non so come fosse tre anni fa, sono qui solo da due, ma credimi qui è un casino pazzesco. Se si potessero uccidere tra di loro, la maggior parte degli studenti, lo farebbe.»

    Forse aveva una visione un po' contorta, ma quella era la sua personalissima opinione della situazione attuale.
    Annuì alla sua domanda, mentre si toglieva la felpa che iniziava a fargli sentire un calore pazzesco.

    «Alloooora. Da dove iniziamo. Prima di tutto sono americano, vengo dalla Grande Mela. Odio l'Inghilterra e sono arrivato qui solo perché non volevo lasciar sola una persona. Mi piace godermi le giornate per intero, ho una media molto alta a scuola.»

    Portò gli occhi a guardare il cielo, mentre rifletteva su cosa dire ancora di lui, senza sembrare troppo egoriferito.

    «Ok, questa te la dico così ti prepari già a non scandalizzarti: amo il sesso e tutte le trasgressioni possibili. Questo non è ben visto dai più, ma io me ne fotto. Me ne frega poco di cosa pensano gli altri, cerco di mantenere una civile convivenza con tutti fin quando non vengono a rompere le palle nei miei spazi. Amo il nuoto e questa scuola la trovo troppo limitante. Troppe regole, troppi sbirri a farle rispettare.»

    Che più poteva dire? Aveva quasi sciorinato tutti i suoi difetti, sembrava il biglietto di sola andata verso l'inferno.
    Julian Miller

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    Studente, I anno - Dioptase

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