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Joshua B. Evans.
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.Oggi era uno di quei giorni in cui Julian Miller si chiedeva perchè cazzo fosse tornato a Londra. Stava tanto bene in America, lontano da tutta quella marmaglia di gente che non sopportava nemmeno da lontano. L'unico che lo aiutava a superare le palate di merda era Cohen, che aveva colto la palla al balzo, quel giorno, per sparire chissà dove con chissà chi. «Dannato stronzo.» - si ritrovò a bofonchiare tra sé, in maniera sarcastica, rendendosi conto di quanto fosse noioso ammazzare il tempo senza Cameron a rompergli i coglioni.
Regina era sparita, diceva per studiare, ma il riccio ci credeva ben poco. In quel periodo era di nuovo sfuggente e lui non aveva idea di che cos'altro fare per lei. Era addirittura diventato un monaco di clausura per evitare di fare casini con chissà chi.
Doveva prendere aria, questo era certo e per farlo sgusciò via dall'Accademia, cercando di allontanarsi il più possibile dalle mura di quella gabbia dorata che rinchiudeva infelici studenti che sorridevano giusto per far felici altre persone.
Con lui aveva portato qualcosa che avrebbe aiutato a distendere i suoi nervi: una canna. L'erba aiutava sempre la mente a rilassarsi e a guardare i problemi con un'ironia degna di nota, per questo Julian la utilizzava e non capiva perchè in molti fossero contrari a questo.
Trovava ridicolo chi gli faceva la morale, spiegandogli che da lì a qualche anno avrebbe avuto i neuroni del cervello spenti a causa di quella robaccia e tutte quelle teorie strane di quanto facesse male. A lui poco interessava, voleva essere lasciato in pace, voleva sorridere senza alcun motivo e sentire l'odore del fiore più bello che la natura gli aveva fatto conoscere.
Accese la torcia nel mezzo del cammin di sua vita (?), ritrovandosi per una sel--- aspettate, qui siamo già partiti di testa. Riavvolgiamo il disco e... Accese la canna mentre proseguiva il suo cammino. Il primo tiro era sempre strano, come se non sentisse abbastanza il retrogusto di quella foglia a cinque punte; questo lo costrinse a tirare ancora, un secondo e un terzo. Sì, ora poteva essere certo di riconoscere il dolceamaro della marjuana.
Baciava quella canna come se fosse la sua donna, mentre proseguiva il suo cammino, non rendendosi conto di essere giunto a poche decine di metri dal labirinto.
«Quanto cazzo può essere divertente il labirinto tutto fumato?! Maledetto Cohen, mi fai fare queste cose da solo.» - rise tra sé, mentre gli occhi scuri del riccio cercavano di guardare verso l'ingresso del labirinto.
C'era qualcuno? Non arrestò il passo e si avvicinò quanto più poteva, per tentare di giungere alle spalle dell'Ametrino «Da quando sono in questa scuola mi chiedo se sono io che sono troppo fatto dalla mattina alla sera, o qui ogni cosa ad una certa inizia a parlare.» - conosceva Rose, aveva già fatto conversazioni interessanti (?) con lei, ma quella volta si chiedeva se davvero non fossero tutti sotto effetto di cannabinoidi e lui fosse l'unico sano. Tuttavia, ormai aveva fatto il suo in scena, fermandosi alle spalle di un povero Joshua che doveva sorbirsi anche questa croce dopo esser tornato ad Hidenstone.Julian Miller"Light my fire."Studente, I anno - Dioptase"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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Joshua B. Evans.
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.La verità dei fatti era che chi aveva davvero dei grossi problemi, fosse proprio la vecchiaccia Burke, che se ne inventava di ogni per poter deviare le loro giovani menti. Ma Julian aveva deciso che Vicky non ci sarebbe riuscito con lui, sarebbe rimasto sempre con i piedi per terra e sarebbe uscito da quella scuola senza troppi traumi se non quelli da lui stesso procurati.
Sì, una specie di sfida con la Preside, di cui quest'ultima non era a conoscenza. Ma questo sarà argomento di una prossima pubblicazione dal titolo Miller e le sue pippe mentali, quindi evitiamo gli spoiler, altrimenti togliamo tutta la suspense.
Tornando a noi, quando Joshua si voltò, Julian non riconobbe in lui alcun volto, ma chiaramente cosa poteva saperne un americano finito ad Hidenstone solo per seguire la sua migliore amica per cui aveva una tremenda cotta e che aveva allontanato per dimenticarla, non riuscendoci?
Niente, chiaramente.
Quindi non fece altro che allargare il suo sorriso sornione, presentandosi con quell'impeccabile (?) aspetto di chi non aveva voglia nemmeno di pettinarsi i capelli.
«Tra poco parleranno anche i cessi quando vai al bagno, qua dentro.» - lo disse con un piccolo ghigno divertito sul volto, scrollando il capo come se la cosa fosse esasperante.
Tirò ancora una boccata alla sua canna, soffiando in alto la nube bianca, quindi ritornò al ragazzo che aveva incontrato, non facendolo attendere troppo per quella stretta di mano che arrivò decisa e forte «Julian. Sì, Rose è alquanto molesta con chi rischia di entrare nel labirinto. Che poi... che sta a fare un labirinto se non possiamo entrarci?! Aggiungila alla lista delle domande senza risposta che riguarda questa scuola.» - aggrottò la fronte, sentendo quelle parole.
Altre persone.
In quella scuola, secondo Miller, facevano tutti schifo: figli di papà che volevano mostrare solo chi avesse il cazzo più grande, mentre frignavano per il voto più basso, andando a ricorrere alla mammina per farsi raccomandare.
Oddio, c'erano delle eccezioni, per l'amor del cielo, tuttavia Julian avrebbe preferito di gran lunga la compagnia di Rose a quella di tante altre persone «Sei così masochista?» - quella domanda fu così spontanea che non ebbe il tempo nemmeno di contare fino a cinque prima di proferirla «Nel senso, sicuramente ci sarà gente simpatica in giro, ma... in due anni la sto ancora cercando, Josh.» - rise appena, prima di notare il naso dell'altro arricciarsi «Oh scusa, ti dà fastidio?» - disse spostando indietro il braccio con la canna e facendo qualche passo indietro per distanziarsi dall'ametrino «Allora, ti chiami Josh, sei capitato qui per caso e sei talmente poco autoconservatore da pensare di dover stare con altre persone. Hai anche qualche difetto o...?» - sospirò, guardando oltre le sue spalle l'ingresso del labirinto.Julian Miller"Light my fire."Studente, I anno - Dioptase"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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.Quella canna bruciava in gola come fuoco vivo, eppure a Julian piaceva quella sensazione. Non giudicava chi non fumava erba, non erano suoi problemi, l'importante era solo che non rompessero le palle per ciò che faceva lui e Joshua sembrava essere uno di quelli che si faceva abbastanza i fatti suoi, doveva esserne davvero contento. Quella sera gli era andata bene, insomma, nessun perbenismo del cazzo a dirgli quanto fosse deleterio quello che stava facendo per i suoi polmoni, a dirgli che avrebbe dovuto smettere e fargli la ramanzina di quanti neuroni avrebbe bruciato se avesse continuato a farlo.
Se per Josh relazionarsi alle persone risultava complicato, per Julian era una passeggiata: lui amava il genere umano e, per quanto predicasse di non sopportare molti elementi che respiravano, cercava di studiare tutte le sfaccettature del comportamento di ogni singola persona. Era uno che avrebbe potuto essere messo in una stanza di muti e riuscire a farli parlare. La stretta di Julian fu decisa e salda, aveva le mani calde, nonostante le temperature che stavano iniziando ad abbassarsi in quel Novembre particolare.
«Sei qui da molto? Hai un volto nuovo, non ti ho mai visto a lezione, né nei corridoi.» - asserì il riccio, mentre tirava qualche altra boccata per portare al termine la torcia che aveva acceso appena fuori dal castello. Si grattò dietro la nuca, affondando la mano nei suoi ricci, quindi inclinò il capo alle parole dell'ametrino «Nah, mi scoccio a cercare, prima o poi conoscerò tutti gli studenti di questa scuola e potrò fare una cernita di chi è da buttare e chi no.» - il tono era chiaramente ironico e il sorriso che si era allargato sulle sue labbra, venne interrotto dall'ultimo, profondo e sano tiro di erba, prima di cacciare dalla tasca uno di quei posaceneri portati, aprirlo e ficcarci dentro il mozzicone, per poi premere sul bottoncino per richiuderlo e lasciare che morisse definitivamente lì dentro. Anche se non sembrava, Julian era una persona rispettosa dell'ambiente e anche di chi aveva intorno, per tale motivo, se la canna non fosse finita in quel momento, avrebbe comunque rimandato la sua morte a più tardi, magari da solo, notando il fastidio - seppur educato - dell'altro. Insomma, non doveva far sopportare a Joshua qualcosa che piacesse solo al dioptase.
Lo guardò ridere di gusto e le sue parole non poterono che suscitare uno sghembo sorriso nell'altro «In fatto di compagnia, credo di essere il migliore, ma ti concedo il beneficio del dubbio.» - ricacciò le mani in tasca, stringendosi nelle spalle dopo il suo parlare. Alla fin dei conti ognuno poteva pensarla come lui e cercare qualcuno di interessante, nonostante questo Julian era pur sempre un egocentrico e non avrebbe mai ammesso di non essere un'ottima persona con cui parlare o passare del tempo «Magari quando tornerai in stanza ti renderai conto da solo quanto io sia un toccasana per questa scuola!» - ancora una sfumatura di ironia nelle sue parole, per quanto pensasse davvero di essere un ottimo elemento a differenza di molti altri (ciao Aidan!) «Fai bene, sia mai ti circondi di cattive compagnie!» - si tirò i riccioli indietro, spingendoli con la mano sinistra che si sollevò lentamente, in un gesto che sembrava non essere calcolato, bensì spontaneo e forse necessario visto i ciuffi che stavano scivolando verso il davanti e che avrebbero potuto coprire la visuale del dioptase.
Certo, il labirinto magico non era uno dei posti migliori da esplorare con una nuova amicizia, ma quando Julian sentì Josh assecondare il suo sguardo, il riccio non potè che illuminarsi con un sorriso soddisfatto «Messer, le faccio strada!»- disse con un leggero inchino, mano sinistra piegata a toccare il busto e la destra aperta verso l'esterno ad indicare l'ingresso «Sopra di noi un grosso arco di rovi e spine, stia attento a non pungersi, mio caro.» - aveva gonfiato un po' la voce, ma questa scena durò poco, perchè Julian scoppiò a ridere divertito, mentre muoveva passi a superare l'ingresso principale «Che ne pensi di goderci qualche attimo d'estate e rifugiarci nel giardino estivo?» - disse ricercando l'incrocio delle iridi cristallo dell'altro.
«Allora, Josh, raccontami un po' di te... da dove vieni, cosa ti piace fare nel tempo libero... » - lo guardava con la coda dell'occhio mentre manteneva sempre un passo moderato.Julian Miller"Light my fire."Studente, I anno - Dioptase"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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Joshua B. Evans.
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.Una vecchia conoscenza.
Per Julian questo significava tutto e niente, era come dirgli mi piace il blu, ma vanno bene tutti i colori. Tuttavia non approfondì, almeno per il momento, quella sua affermazione. Preferiva scoprire passo passo le cose, non aveva fretta quella sera e si era concesso quella passeggiata proprio per rilassarsi un po', quindi si prendeva i propri tempi.
Per quanto facesse di tutto per provare a sembrare il più superficiale di Hidenstone, Julian si preoccupava di tentare una conoscenza degli altri diversa da quella a cui molti si limitavano. Lui voleva studiarne i comportamenti, le microespressioni e le reazioni involontarie che quasi tutti facevano in mezzo ad una qualsiasi conversazione.
Era per questo che per un breve istante, lo sguardo scuro di Julian scivolò sulla figura di Evans, come se volesse guardarne la postura delle spalle, le mani dove fossero dopo la sua sigaretta lanciata via, i piedi dove puntassero e poi il volto. Voleva provare a capire qualcosa in più, ma senza che lui si sentisse troppo violato con domande fuoriluogo.
Riservatezza, indecisione.
Quelle furono le prime impressioni che il riccio ebbe dell'ametrino, come se avesse il timore di sbilanciarsi troppo e stesse riflettendo su ciò che avrebbe potuto dire o non dire. Questo rendeva sicuramente più interessante la sua conoscenza, ma allo stesso tempo, più lenta.
Meglio così, non si sarebbe annoiato facilmente il dioptase. Le temperature di Novembre non stavano aiutando a sciogliere l'altro, per questo la decisione puntò sul giardino estivo, così da agevolare l'altro a sbilanciarsi un po' di più e sentirsi meno teso, se quello era lo stato d'animo dell'altro.
I suoi tempi di risposta, per Julian, sembravano definire ancora meglio il suo profilo di calcolatore, come se avesse necessità di scegliere bene come rispondere per nonr risultare troppo aperto. Per qualche istante, l'americano si chiese se fosse stato sempre così o qualcosa lo avesse cambiato col tempo, come spesso capitava a chi voleva ricominciare quasi da zero, tentando di non ripartire dai propri errori.
Chissà quanto di questa lettura rapida fosse reale, Julian non voleva troppo scavare, non di primo acchito, almeno.
Rise un po' e annuì.
«Decisamente.»
Rispose brevemente, per poter prepararsi ad accogliere una lista enorme di quello che Joshua amava fare. Ognuna di quelle parole veniva memorizzata dall'altro, che decise di fare una classifica di ciò che poteva essere l'inizio di una sfilza di domande che si stavano aprendo nella sua mente.
Chiaro era che doveva andarci piano, non poteva sotterrarlo e non era sua intenzione farlo.
Ecco, la spiegazione del suo essere una vecchia conoscenza venne a galla, cosa che Julian immaginava fosse arrivata più tardi; tuttavia era ottimo sapere che non stava parlando con un ragazzo che non aveva le basi per quella piccola società di vipere e cobra che erano gli studenti di quella scuola.
«Immagino che il motivo per cui non puoi abusare dello sport, sia lo stesso che ti abbia spinto a tornare a casa, giusto? Di cosa parliamo?... sempre se ti va di dirlo.»
Il suo sguardo era puntato in avanti, mentre faceva strada oltre quell'arco che avrebbe aperto la vista su una nebbiolina brillante, una nebbia che li avrebbe attorniati e avvolti con il suo calore, rendendo Novembre un po' più accettabile, decisamente meglio di come se la stavano passando prima di metter piede nel Giardino estivo.
«Non so come fosse tre anni fa, sono qui solo da due, ma credimi qui è un casino pazzesco. Se si potessero uccidere tra di loro, la maggior parte degli studenti, lo farebbe.»
Forse aveva una visione un po' contorta, ma quella era la sua personalissima opinione della situazione attuale.
Annuì alla sua domanda, mentre si toglieva la felpa che iniziava a fargli sentire un calore pazzesco.
«Alloooora. Da dove iniziamo. Prima di tutto sono americano, vengo dalla Grande Mela. Odio l'Inghilterra e sono arrivato qui solo perché non volevo lasciar sola una persona. Mi piace godermi le giornate per intero, ho una media molto alta a scuola.»
Portò gli occhi a guardare il cielo, mentre rifletteva su cosa dire ancora di lui, senza sembrare troppo egoriferito.
«Ok, questa te la dico così ti prepari già a non scandalizzarti: amo il sesso e tutte le trasgressioni possibili. Questo non è ben visto dai più, ma io me ne fotto. Me ne frega poco di cosa pensano gli altri, cerco di mantenere una civile convivenza con tutti fin quando non vengono a rompere le palle nei miei spazi. Amo il nuoto e questa scuola la trovo troppo limitante. Troppe regole, troppi sbirri a farle rispettare.»
Che più poteva dire? Aveva quasi sciorinato tutti i suoi difetti, sembrava il biglietto di sola andata verso l'inferno.Julian Miller"Light my fire."Studente, I anno - Dioptase"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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