Beast and the beast

J.

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  1. Julian Miller
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    Dioptase
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Oggi era uno di quei giorni in cui Julian Miller si chiedeva perchè cazzo fosse tornato a Londra. Stava tanto bene in America, lontano da tutta quella marmaglia di gente che non sopportava nemmeno da lontano. L'unico che lo aiutava a superare le palate di merda era Cohen, che aveva colto la palla al balzo, quel giorno, per sparire chissà dove con chissà chi. «Dannato stronzo.» - si ritrovò a bofonchiare tra sé, in maniera sarcastica, rendendosi conto di quanto fosse noioso ammazzare il tempo senza Cameron a rompergli i coglioni.
    Regina era sparita, diceva per studiare, ma il riccio ci credeva ben poco. In quel periodo era di nuovo sfuggente e lui non aveva idea di che cos'altro fare per lei. Era addirittura diventato un monaco di clausura per evitare di fare casini con chissà chi.
    Doveva prendere aria, questo era certo e per farlo sgusciò via dall'Accademia, cercando di allontanarsi il più possibile dalle mura di quella gabbia dorata che rinchiudeva infelici studenti che sorridevano giusto per far felici altre persone.
    Con lui aveva portato qualcosa che avrebbe aiutato a distendere i suoi nervi: una canna. L'erba aiutava sempre la mente a rilassarsi e a guardare i problemi con un'ironia degna di nota, per questo Julian la utilizzava e non capiva perchè in molti fossero contrari a questo.
    Trovava ridicolo chi gli faceva la morale, spiegandogli che da lì a qualche anno avrebbe avuto i neuroni del cervello spenti a causa di quella robaccia e tutte quelle teorie strane di quanto facesse male. A lui poco interessava, voleva essere lasciato in pace, voleva sorridere senza alcun motivo e sentire l'odore del fiore più bello che la natura gli aveva fatto conoscere.
    Accese la torcia nel mezzo del cammin di sua vita (?), ritrovandosi per una sel--- aspettate, qui siamo già partiti di testa. Riavvolgiamo il disco e... Accese la canna mentre proseguiva il suo cammino. Il primo tiro era sempre strano, come se non sentisse abbastanza il retrogusto di quella foglia a cinque punte; questo lo costrinse a tirare ancora, un secondo e un terzo. Sì, ora poteva essere certo di riconoscere il dolceamaro della marjuana.
    Baciava quella canna come se fosse la sua donna, mentre proseguiva il suo cammino, non rendendosi conto di essere giunto a poche decine di metri dal labirinto.
    «Quanto cazzo può essere divertente il labirinto tutto fumato?! Maledetto Cohen, mi fai fare queste cose da solo.» - rise tra sé, mentre gli occhi scuri del riccio cercavano di guardare verso l'ingresso del labirinto.
    C'era qualcuno? Non arrestò il passo e si avvicinò quanto più poteva, per tentare di giungere alle spalle dell'Ametrino «Da quando sono in questa scuola mi chiedo se sono io che sono troppo fatto dalla mattina alla sera, o qui ogni cosa ad una certa inizia a parlare.» - conosceva Rose, aveva già fatto conversazioni interessanti (?) con lei, ma quella volta si chiedeva se davvero non fossero tutti sotto effetto di cannabinoidi e lui fosse l'unico sano. Tuttavia, ormai aveva fatto il suo in scena, fermandosi alle spalle di un povero Joshua che doveva sorbirsi anche questa croce dopo esser tornato ad Hidenstone.
    Julian Miller

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