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  1. Amelia Farley
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    Dioptase
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    Se c'era una cosa che Amelia detestava essere quello era "banale e prevedibile". Era stata cresciuta con la convenzione di dover essere unica e irripetibile, una persona indimenticabile agli occhi di tutti, degna del suo cognome, e faticava ancora a staccarsi da quella visione di sè stessa. Per lei la maschera che si era creata era un vanto, non qualcosa di cui vergognarsi o un limite, ed era abituata a studiare chiunque avesse intorno al fine di "fare colpo".
    Non la reputava più nemmeno una forzatura, cercava sempre di cogliere i punti deboli o quantomeno le caratteristiche di chi aveva di fronte, giusto per assicurarsi di essere sempre un passo avanti a chiunque. Non che avesse dubbi in merito, era sicura delle proprie capacità e raramente arrivava al punto di metterle in dubbio, tanto che ogni processo era ormai inconscio, come se la sua mente ci tenesse a proteggerla dalla dura realtà dei fatti: Amelia Farley era umana esattamente come tutti gli altri.
    Ridacchiò di fronte a quella provocazione, segno che non aveva intenzione di lasciarsi scalfire da parole come quelle, per poi stringersi nelle spalle quando l'altro rise alla definizione di novellino. Non lo ricordava affatto, se si erano incrociati a lezione per qualche ragione lo aveva eliminato dalla sua memoria e le sembrava strano riuscire a dimenticare qualcuno dalla risposta così pronta. Certo, la sua attenzione era stata monopolizzata in modo imbarazzante nell'ultimo anno, e avrebbe incolpato senza fatica Nathan per quella dimenticanza, eppure non poteva essersi rimbecillita a tal punto da ignorare un tizio sveglio fino a quel punto. Lo avrebbe notato prima o poi no?!
    Inclinò la testa, incuriosita.
    "Non ti ho visto in giro, oppure ti sei mimetizzato molto bene tra tutti gli altri. Per essere uno non prevedibile non mi sei rimasto in testa." gli fece notare con leggerezza, come sempre provocatoria, mentre cercava di indagare in qualche modo su chi fosse. Non sapeva nemmeno da dove nascesse quell'interesse, in genere non le importava granchè della storia di chi aveva davanti, ma ora non poteva che essere incuriosita.
    Non era comunque incuriosita a sufficienza da provare interesse per i suoi malesseri, non aveva intenzione di cadere nella trappola delle domande personali e non voleva davvero sapere che cosa lo tediasse abbastanza da voler cominciare da capo.
    "Beh non conosci me, è già un buon inizio. Amelia Farley." colse l'occasione per presentarsi con un sorrisetto sornione, come se davvero non conoscere lei equivalesse a non conoscere nessuno, o quantomeno a non conoscere qualcuno di parecchio rilevante.
    Alla sua domanda rubò un altro morso del suo sandwich, per poi lanciargli un'occhiata di sfida. "Non ho bisogno di sorprenderti ogni secondo." replicò con la sua solita supponenza, come se avesse già fatto abbastanza per spiazzarlo, per poi studiarlo apertamente qualche altro istante prima di fare la sua deduzione. "Nessun altro avrebbe cominciato a parlarmi durante la pausa pranzo pensando di uscirne vivo. Apprezzo se non altro il tuo coraggio." concluse alla fine con sguardo divertito per poi fare qualcosa di davvero imprevedibile: gli tese il suo secondo sandwich, comunque meno imbottito del suo, con una leggerezza che quasi non le apparteneva, non con gli sconosciuti almeno. "Preferisco che non cominci a salivare sul mio." lo punzecchiò, giusto per condire la sua offerta.
    Amelia Farley

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