Post-amnesia

LIBERTÀ

Stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza.

Un’unica certezza era propria della sua mente nell’istante in cui Louise sbatté le palpebre, cercando di filtrare con gradualità la luce che entrava da qualche finestra, le cui persiane nessuno aveva avuto la premura di chiudere: le faceva un male boia la testa. In quel pulsare incessante del dolore, le passò per il capo che ci avrebbe dovuto pensare lei a chiudere quelle finestre, come sempre, perché quei maledetti elfi domestici di casa Boyer-De Maris erano dei fannulloni incredibili, almeno nei confronti dell’ametrina, più che altro per causa delle direttive del malvagio pozionista.
Non voleva alzarsi dal letto, lasciare quelle calde coperte che avvolgevano il suo corpo che, stranamente, sentiva così debole. Provò, con un bel po' di sforzo, a muovere una gamba, ma, oltre a sembrare pesante come piombo, capì che ci fosse qualcosa di sbagliato quando da questa si irradiò fino al bacino un certo indolenzimento.
Era confusa: ma cosa aveva combinato? Si era allenata e non se lo ricordava? Ma perché la sua memoria non funzionava?
Cercò di sforzarsi di ricordare cosa avesse fatto il giorno prima, ma nulla. Nel mentre, aveva ceduto ad aprire gli occhi: se n’era rimasta buona, ferma tra le coperte, nell’oscurità delle palpebre chiuse.
Gemette per la nuova fitta che le colpì il cranio. Forse aveva una pozione per il mal di testa nel suo baule? Non ne era proprio sicura. “Vabbè, ho capito, mi devo alzare. Non c’è niente da fare!” pensò stizzita.
Si avvalse della facoltà della vista e si fece forza sugli avambracci per sollevare il busto. C’era solo un problema: quella non era la sua camera da letto a Londra, né quella di Hidestone. Voltò il capo a sinistra, poi a destra: riconobbe i mobili e la linea decorativa di casa Barnes. Che ci faceva lì?
Cominciava ad avere paura. “Vaffanculo al mal di testa!”. Si catapultò sotto alle coperte, sotto alle quali nascose anche l’intera testa.
Sussurrò, per rassicurarsi: - Non è nulla, è solo un sogno… -. Si tirò un pizzicotto sul braccio. Provò dolore. Ma allora era sveglia? No, era impossibile. Con una mano, scostò un lembo del piumone e sbirciò all’esterno. La camera non era affatto sparita.

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