Come ti chiami?

Lou&Nick

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    Aveva conosciuto Louise in un momento molto basso della sua esistenza, e non voleva assolutamente ripetere l’esperienza. Lei d’altrocanto era stata davvero d'aiuto, impedendogli di crollare per una sciocchezza che a lui era sembrata invalicabile. Per questo - e anche perchè la trovava parecchio simpatica - aveva deciso in una delle loro chiacchierate tramite messaggio di invitarla a fare i compiti di rune insieme, promettendole anche il suo chai. Avevano cominciato a parlare tramite messaggi poco dopo la disavventura nell’aula in disuso, e con grande orrore di Nick l’ametrina gli aveva rivelato di non aver mai assaggiato la bevanda degli dei. Lui, da bravo cavaliere, le aveva promesso che un giorno o l’altro gliel’avrebbe fatta assaggiare e così quel pomeriggio le mandò un messaggio, chiedendole se andassero bene le cinque e mezza come orario e indirizzandola verso l’aula di rune. Mentre aspettava l’ok della ragazza decise che comunque lui un po’ di the lo avrebbe voluto in ogni caso, e si diresse verso le cucina per poterlo preparare sicuro che non avrebbe incontrato problemi con i piccoli aiutanti della cucina- gli elfi da quando era andato li con Blake sembravano averlo preso in simpatia. Dopo aver preparato una teiera che avrebbe potuto far bere the a tutta la popolazione inglese, probabilmente, Nick si impossessò di un paio di scones di diversi gusti e si infilò nell’aula di rune, posando tutto su un banco e decidendo di sedersi in seconda fila. Non che facesse la differenza, era solo e di sicuro non ci sarebbe stato nessun’altra oltre a Lou. Effettivamente, da bravo deficiente, se era dimenticato di chiedere a Fitz se volesse fare i compiti insieme al loro…ripensandoci, però, probabilmente Lou si sarebbe trovata in imbarazzo, e sopratutto difficile che il suo ragazzo fosse un esempio di simpatia e tranquillità quando non conosceva una persona. Meglio così, decisamente. Si accomodò posando sul banco tutto il necessario per i compiti, lanciando un incantesimo alla teiera perchè il the non si freddasse e aprì il manuale cercando di capire come poter mettere per iscritto le idee sul suo nome che gli frullavano in testa.
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  2. Louise De Maris
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    Il messaggio di Nicholas fu inaspettato per Louise: non credeva che le avrebbe mai chiesto di svolgere i compiti assieme, seppur avessero stretto un rapporto di amicizia sincero e rispettoso. Certo fu che la parolina "chai" le strappò un sorriso di labbra. Lo ricordava come se la loro prima chiacchierata fosse avvenuta ieri: le aveva promesso che le avrebbe fatto assaggiare il suo fantastico the chai e l'ametrina come poteva rifiutare l'offerta ora che la si porgeva su un vassoio d'argento?
    Digitò il messaggio di risposta sulla tastiera touch velocemente, grazie all'uso preponderante che aveva fatto delle app di messaggistica durante quei mesi, quasi che queste l'avessero allenata nel muovere i polpastrelli sullo schermo del telefono.

    Le 5:30 pm andranno benissimo! Grazie per l'invito!

    Nessuno effettivamente l'aveva mai invitata a svolgere i compiti assieme: si era quasi sempre proposta lei, quindi era inevitabile che Louise saltasse sul letto dalla gioia per quel messaggio. Le sue speranze di allargare gli orizzonti di conoscenza per quell'anno si stavano avverando. E non avrebbe potuto esserne più felice, visto che Nicholas Mc Callister era un dioptase davvero troppo simpatico e gentile, avrebbe osato dire cavalleresco.

    Quel pomeriggio, stanca dell'uniforme che era stata costretta a portar per tutto il giorno, si lasciò libera di indossare quel che voleva: un pantalone dalla trama a scacchi, anche se non la solita, bianco e nero, un top chiaro abbinato a una giacca di pelle nera e lucida e un paio di stivaletti bianchi. Ringraziò mentalmente Blake e Aaron per aver pensato al suo armadio e per averle concesso un guardaroba finalmente adeguato alla sua età e si diresse verso l'aula di Rune con una borsa di tela in spalla, contenente il manuale della materia che avrebbero studiato, qualche foglio do pergamena e una comoda penna babbana.
    Bussò alla porta con due tocchi fermi, prima di spalancarla e osservare il ragazzo seduto in seconda fila, con una tazza di thè tra le mani. Aspirò aria, percependo distintamente il profumino che aveva ormai invaso l'intero spazio.
    - Se avessi saputo che il the Chai avesse questo profumino, ti avrei obbligato il giorno stesso che ci siamo conosciuti a farmelo assaggiare! -
    Fu con quella affermazione che presentò sè stessa alle orecchie e agli occhi del Dioptase. Si avvicinò ai banchi, salutò Nick con due baci sulle guance e si sedette sulla scomoda panca in legno in prima fila, in modo tale che fosse di fronte al ragazzino.






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    Due tocchi decisi annunciarono che la sua compagna per i compiti e per il pomeriggio era arrivata, perfettamente puntuale. Rise apertamente alla frase pronunciata dalla ragazza, alzandosi per venire incontro ai due baci della ragazza.
    -E tu che non mi credevi…è una vera meraviglia! - le sorrise, guardandola mentre si sedeva di fronte a lui - comunque ti trovo meglio, stai davvero bene vestita cosi! Come stai?
    Era sinceramente contento che le occhiaie e la stanchezza avessero abbandonato, se non del tutto in buona parte, il viso della ragazza. Vederla più rilassata della prima volta era già meraviglioso, ma Nick era sicuro che con il suo thè l’avrebbe ammaliata, rilassandola ancora di più. Il che era un po’ un controsenso, considerando che il Chai era un the piuttosto energetico, ma era un tipo di energia quasi latente, del tipo che ti caricava e ti rimaneva addosso per tutta la giornata. Deciso a farglielo assaggiare si alzò e si avvicinò alla teiera, versandone una tazza per la ragazza.
    -Latte? Zucchero?
    Per Nick era un po’ impensabile bere u. The senza latte dentro, ma di certo non poteva imporre il suo gusto a tutti quanti, no? Attese così la risposta della ragazza, per poi portare il the di fronte a lei e spostando il piattino con i piccoli panini di diversi gusti mi mezzo a loro due. Che the sarebbe stato, senza scones?
    -Ecco a lei, mademoiselle! Noi inglesi il the lo prendiamo seriamente, altroché! Ti piace?
    Le sorrise, prendendo un sorso di the e guardando poi verso i manuali che entrambi avevano posati sul banco.
    -Mi sa che però, the o non the, ci tocca studiare… - ricontrollò la pergamena del compito, mormorando tra se mentre leggeva. Era complicato, non tanto collegare la runa alla lettera ma piuttosto trovare una runa che lo rappresentasse tra le sue iniziali.
    -Sono molto indeciso, sai? Per la runa nominale, intendo.
    Spostò la tazzina nella mano sinistra, impugnando la piuma con la destra, abituato ormai alle innumerevoli lezioni di sua madre. Scrisse sulla pergamena un grande “Compiti di Rune, Nicholas Mc Callister”, per poi ridacchiare da solo.
    -Certo che un nome più lungo io no, eh…
    Scrisse poi tutte le lettere del suo nome in verticale, una sotto l’altra, deciso a scrivere il significato per ognuna per poi fare le sue considerazioni.
    -Tu come vuoi impostarlo? Io penso che prima scrivo il significato e poi faccio le considerazioni, e solo dopo decido la runa nominale. Che ne pensi? - spostò il piattino con i piccoli muffin più vicino a lei - mangia, però, mi raccomando!
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  4. Louise De Maris
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    Gli occhi vivaci di Louise studiarono il piano in legno, del cui spazio si era fatto padrone il dioptase: una tazza elegante, poggiata su un piattino, riempita per metà di un liquido chiaro, fumante, i cui bordi erano segnati da rivoli di thè che indicavano come fosse stata già portata alle labbra, era collocata vicino alla pergamena bianca; una seconda tazza capovolta, invece, si faceva piccola rispetto alla grossa teiera, che pensò fosse ancora bollente al tatto, adagiata lì vicino; infine, un piattino di… cos’erano quelli? Le venne l’acquolina in bocca alla sola vista. Li avrebbe indicati con un dito e chiesto cosa fossero se Nicholas non le avesse rivolto d’improvviso quel complimento. Le guance dell’ametrina si fecero ancor più rosee. Portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in un gesto imbarazzato, messo in atto per scaricare la tensione che le aveva avviluppato il corpo.
    - Grazie… - rispose, con un lieve sorriso. – Io sto bene… questa estate mi ha rigenerata! Tu, invece? -
    Fu felice del cambio d’argomento: se fosse tornata qualche mese addietro, non avrebbe mai sospettato che sarebbe stata ad Amsterdam e avrebbe fatto l’amore con Blake. “No, Lou, non ci pensare, non è il momento!” si rimproverò internamente. Solo al ricordo delle sue mani sulla propria pelle, delle sue labbra tra le pieghe del proprio corpo… scosse leggermente il capo, con gli occhi socchiusi, per scacciar via quei ricordi che le facevan riaffiorare sensazioni delle quali non era arrivato il momento di sentire.
    - Oh, ehm… - balbettò, presa alla sprovvista. – Tu come lo prendi? Fai come lo bevi tu… non ho proprio idea di come possa piacermi, quindi… -
    Gli aveva lasciato pieno campo libero: il latte le piaceva, perciò, pensò che non sarebbe stato spiacevole unirne il sapore con il chai. Alla fine, indicò il piattino che le fu messo davanti, con una certa curiosità.
    - Cosa sono? Non li ho mai mangiati! -
    Ne prese uno a caso, stringendolo tra il pollice e l’indice, e se lo portò alle labbra: ne prese un piccolo morso d’assaggio, il che sporcò le sue labbra di briciole.
    - Mmmmh! – esclamò, sgranando gli occhi. – È buonissimo! -
    Burro e fragole. Una vera delizia. Avrebbe potuto diventare presto uno dei suoi pasticcini preferiti. Ne prese un nuovo morso, non potendo farne a meno, e, infine, passò al famoso Chai. Raccolse la tazzina calda tra le sue mani fredde (perché, sì, lei aveva sempre le estremità intirizzite, tranne d’estate, quando faceva troppo caldo anche per una tipa freddolosa come Louise). Un sorsetto bastò per farle amare il sapore goloso, speziato e dolce allo stesso tempo, tanto che ne prese subito e volentieri un altro.
    - Oh maman! Nick, perché non me lo hai fatto assaggiare prima? – gli domandò, con tono di scherzo.
    - Penso proprio che una teiera, oggi, non basterà! -
    Gli sorrise amabilmente.
    - Si vede che noi francesi non abbiamo certe abitudini… dovremmo importarle. Non potevo pensare a merenda più ottima! -
    Con un piccolo sbuffo e un cenno del capo, estrasse dalla sua borsa il manuale di Rune, la pergamena e la penna.
    - Purtroppo… - rispose, inclinando leggermente la testa verso destra.
    - Non è un compito facile, effettivamente… però, essendo in due, possiamo aiutarci a vicenda, no? -
    Era quella la bellezza di avere qualcuno con cui condividere le pene dello studio. Lo guardò ridacchiare, chiedendosi cosa ci fosse di divertente, ma ciò che disse dopo fu una risposta sufficiente per tirarle di bocca una risatina.
    - Quante lettere ha il tuo nome? Il mio ne ha… -
    Contò sulle dita ogni lettera.
    - 13. Nome e cognome insieme. Ma sono sicura che il tuo sia ancora più lungo del mio! -
    Scrisse distintamente il suo nome sulla pergamena, copiando quello che aveva fatto il dioptase: la trovava una mossa saggia.
    - Esattamente nello stesso modo in cui farai tu! Se lo sviluppiamo a mo’ di schema ora, sarà più facile riportare il tutto in un testo comprensibile. -
    Alla sua raccomandazione di mangiare, prese il suo scone e se lo ficcò in bocca, chiudendo gli occhi per la troppa bontà.
    - Diventeranno presto una distrazione piacevole… -






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    Nick era stato abituato dalla madre ad apprezzare le cose ben fatte, ordinate e belle. Sua madre poteva benissimo considerarsi un’esteta, e naturalmente con tre figli non aveva potuto fare altro che passare questa sua passione più o meno prepotentemente. Da bambino, se lo obbligavano a prendere il thè “con i grandi” era sicuro che Nick si sarebbe sporcato apposta, o che avrebbe fatto prendere suo elfo la tazza con stampate sopra le macchie di una mucca, piuttosto che adeguarsi alla bellezza del servizio scelto dalla madre per l’occasione. Crescendo, aveva perso man mano la sua propensione al danno e acquisito invece quella della raffinatezza, facendo a gara con la madre per chi riuscisse a trovare il servizio più bello - Cam e Mary Lou erano del tutto stufi della situazione, e preferivano prendere il the da soli piuttosto che assistere alle gare tra madre e figlio. Non era una gran sorpresa, quindi, che avesse preparato tutto al meglio per quel pomeriggio sebbene fosse solo una piccola merenda per accompagnare i compiti. Sorrise alla ragazza, notando il rossore che le colorava le guance e mordendosi la lingua all’ultimo secondo per evitare una battuta. Continuava a dimenticarsi che non era insieme a Brooks, il suo migliore amico/futuro parabatai, e non poteva permettersi certe uscite. Incredibile come la ragazza lo mettesse a proprio agio.
    -Si vede! Anche io tutto bene, sono felicissimo di essere di nuovo qui…per quanto sia una scuola, mi era mancata!
    La questione del thè, che come Lou avrebbe potuto capire benissimo, era una cosa importante per il dioptase, lo fece ridacchiare. Non aveva mai incontrato una persona che non sapesse come prendere il thè, ma c’era una prima volta a tutto, no?
    -Un po’ di latte e un cucchiaino di zucchero, allora. Vedi se così va bene!
    Si rimise comodo, quindi, e stava per continuare a bere il suo the quando la domanda più impossibile del mondo gli arrivò alle orecchie.
    -Cos..Cosa sono? Ma che diavolo vi danno da mangiare, in Francia? - rise, prendendone uno e portandoselo davanti al viso, girandolo a destra e sinistra - questo, miss, è uno scone. Sono piccoli panini dolci al burro ripieni di marmellata, di molti tipi. Su, assaggia! Sono sicuro ti piacerà!
    Sorrise, facendo uscire la sua fossetta, quando la vide quasi in estasi per il piccolo dolcetto. Era davvero felice che si stesse godendo la merenda, e lo diventò ancora di più quando la sentì commentare il Chai, ridacchiando.
    -Mea culpa, lo ammetto. Avrei dovuto fartene apparire una teiera in dormitorio la mattina dopo che ci siamo conosciuti!
    Si portò una mano sulla fronte, ancora ridacchiando per le sue successive frasi.
    -È così! Immagino che anche dei macaron non ci starebbero troppo male, in base al gusto!
    Subito dopo, scones e the alla mano, si diedero al compito principale del pomeriggio, ossia cercare di capire cosa scrivere su quella pergamena.
    -Esatto, in due è decisamente meglio! Ti piacciono le rune? Perchè a me dipende, sinceramente.
    Scrisse il nome, e alzò lo sguardo su Lou, cercando di mettere su la faccia più piatta che poteva.
    -Sono 19. 19 lettere, Lou. - fece cadere di botto la farsa - che palleeeee! - annuì poi in direzione della ragazza - bene, se lo facciamo con lo stesso schema sarà più facile aiutarci. Cominciamo!
    Sul foglio di brutta copia scrisse accanto ad ogni lettera il suo corrispondente runico, controllando ogni tanto dal manuale. Il risultato fu un nome decisamente estraneo, per quanto fosse il suo. “ᚾᛁᚲᚺᛟᛚᚨᛊ ᛗᚲ ᚲᚨᛚᛚᛁ ᛊᛏᛖᚱ”
    Girò il foglio verso l’ametrina, sgranando gli occhi.
    -Guarda che ficata!
    Riportò poi lo sguardo sul foglio, appuntando per ogni runa il suo significato e cercando di capire meglio quale potesse essere affine e quale no. Di certo Hagalaz - tempesta, distruzione - non era molto in linea con la sua personalità, mentre Tiwaz - guerriero, coraggio - la vedeva già molto più affine a lui. Ma come poteva unire insieme il significato di tutte quelle rune?
    -Ok, come le leggiamo tutte insieme? Cioè, dopo il significato singolo come…ugh, come le leggi tutte unite?
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  6. Louise De Maris
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    - Sei troppo simpatico, Nick! – esclamò l’ametrina, complimentandosi con il dioptase, tra una risatina e un’altra. – D’ora in poi, credo che per me sarai il Chai Tea boy! -.
    - Cosa ci danno da mangiare in Francia? Eh, bella domanda, ma sicuramente niente di così buono come gli scones!!! Potrei farci colazione a vita con questi! È stato abbastanza terribile abituarmi alla vostra orrenda colazione inglese salata -. Una smorfia d’orrore le dipinse in volto e arricciò il naso.
    Tirò un nuovo morso al piccolo panino ripieno di burro e marmellata, facendo cadere diverse briciole sul banco. Le spazzò via con una passata di mano senza troppe moine e senza preoccuparsi abbastanza di aver sporcato, così, l’aula di Antiche Rune; tuttavia, si ritrovò a domandare: - Ehm… ma, poi, chi pulirà tutte queste briciole…? -
    Forse gli elfi domestici? Non ne era esattamente sicura, ma sarebbe bastato che qualcuno le mettesse tra le mani una scopa per far da sola in pochissimi minuti.
    - Le ritengo interessanti – affermò semplicemente, senza prolungarsi troppo sull’argomento. C’era segreti che avrebbe custodito gelosamente.
    Abbassò lo sguardo sulla propria pergamena e si schiarì la gola. Scrisse le lettere del proprio nome e, al loro fianco, le rune corrispondenti e il loro significato.

    L = ᛚ (Laguz) --> Equilibrio, rigenerazione
    O = ᛟ (Othila) --> Beni, interessi
    U = ᚢ (Uruz) --> Forza primitiva, resistenza
    I = ᛁ (Isaz) --> Conservazione, stasi
    S = ᛊ (Sowilu) --> Energia, salute
    E = ᛖ (Ehwaz) --> Movimento, progresso, alleanza
    D = ᛞ (Dagaz) --> Completamento, Mutazione
    E = ᛖ
    M = ᛗ (Mannaz) --> Intelligenza, solidarietà
    A = ᚨ (Ansuz) --> Lingua, onestà, incontri
    R = ᚱ (Raido) --> Viaggio, percorso
    I = ᛁ
    S = ᛊ


    Riportò il suo nome in runico in orizzontale.
    ᛚᛟᚢᛁᛊᛖ ᛞᛖ ᛗᚨᚱᛁᛊ
    - Ecco il mio! -
    Mostrò il foglio a Nick, con entusiasmo. Poi, cercò di rispondere alla sua domanda: - Allora, faccio io per prima, cioè te lo dico a voce, così puoi capire come fare. La prima runa del mio nome, ad esempio, è Laguz, che significa equilibrio, rigenerazione. -
    Sarebbe stato difficile dire effettivamente ciò che pensava, visto che era implicata la sua terribile vita di mezzo e lei non aveva voglia di includere Nicholas tra le persone che sapevano più di quello che avrebbero dovuto. Non voleva coinvolgere un nuovo innocente in tutta quella storia. Ma, comunque, ritornando alla questione della prima runa del suo nome, tutto, per lei, in quel periodo, era mutamento e rigenerazione: prima di tutto, Blake, a partire da quello che era accaduto quel primo giorno ad Amsterdam. Era cresciuta moralmente e aveva preso, con coraggio, la decisione di non consentire ai suoi zii di sottometterla, soffocarla. Louise aveva voluto compiere una scelta: lottare con le unghie e con i denti per essere una donna libera, nonostante tutto.
    Aveva trovato un lavoro, che le consentiva di avere un’entrata di una certa entità nelle sue tasche, con cui poteva, finalmente, soddisfare anche i suoi desideri più stupidi. E nonostante, a volte, fosse davvero difficile conciliare studio, scuola e lavoro, lei resisteva e continuava a farsi in quattro per spiccare quel volo che tanto desiderava. Non era facile, comunque, convivere con l’idea che, prima o poi, Aaron Barnes avrebbe proposto ad Evrard Boyer di prenderla in moglie, anche se sarebbe stata tutta una finta per tirarla fuori da quello schifo. Si chiedeva come avrebbe reagito Blake… non avrebbe potuto farlo senza il suo sostegno, senza sentire che lui le fosse vicino… viveva nella costante paura che lui recidesse i ponti con l’ametrina. Ma la studentessa sopravviveva. Doveva farlo, perché aspirava al regno di una pace duratura.
    Era finalmente felice di cominciare a star bene fisicamente, di avere l’energia per condurre quella vita dura, ma che la riempiva di orgoglio e gioia. Inoltre, si stava particolarmente concentrando sui suoi studi, leggendo e ripetendo i suoi appunti anche fino a notte fonda. Aveva preso anche la decisione di non dire più bugie, non a Blake, né ad Aaron. L’aveva fatto rare volte, oppure aveva omesso dettagli. Ma non l’avrebbe fatto più.
    Era quello un percorso arduo da intraprendere, ma era sicura che ce l’avrebbe fatta. Perché doveva, altrimenti sarebbe rimasta una moglie sottomessa di un uomo violento.
    - E’ un periodo di cambiamenti per me… ho compiuta una scelta -. Non gli avrebbe detto quale. – E’ stato bello… e, come puoi vedere anche dal mio fisico, sto meglio. Non sono più pelle e ossa, perciò, ecco la mia rigenerazione.







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    Era difficile fare altro che sorridere, in quella situazione. Stare con Louise si stava rivelando molto più piacevole del previsto, e non solo per la capacità del Chai tea di rasserenare qualsiasi animo incrociasse. Rise di pancia a tutte le affermazioni della ragazza, annuendo e commentando di tanto in tanto per seguire il discorso. Poi, passò ai compiti che dovevano - purtroppo, direi - consegnare a breve. Sbirciò il foglio della compagna, notando come avesse distribuito in linea retta tutte le lettere del suo nome. Decise di copiarla.

    N = ᛝ (Ingwaz) o ᚾ (Naudiz) = Sviluppo, progresso, vita Oppure carenza, cautela
    I = ᛁ (Isaz) = conservazione, stasi
    C = ᚲ (Kenaz) = Illuminazione, creatività
    H = ᚺ (Haglaz) = Tempesta, rottura, distruzione
    O = ᛟ (Othila) = Beni, Interessi
    L = ᛚ (Laguz) = Equilibrio, rigenerazione
    A = ᚨ (Ansuz) = Lingua, onestà
    S = ᛊ (Sowilu) = energia, salute

    M = ᛗ (manna) = Intelligenza, solidarietà
    C //

    C//
    A//
    L//
    L//
    I//
    S//
    T = ᛏ (Tiwaz) = guerriero, coraggio, scontro
    E = ᛖ (Ehwaz) = movimento, progresso, alleanza
    R = ᚱ (Raido) = viaggio, percorso

    Alzò gli occhi, per veder il nome di Louise completo sul foglio.
    -Wow, sembra fighissimo anche il tuo! - annuì, concentrato poi sul suo compito - si, tu di pure, ti ascolto.
    Annuì al discorso della ragazza, per poi guardare il suo foglio e cercare di trovare un senso alla sua lettura. I significati delle sue rune erano molto vari, ma ala fine il più importante sembrava essere quello della sua iniziale. Anche tutti i suoi soprannomi iniziavano con quella lettera, e non aveva idea di quale delle due fosse più adatta. Pensandoci bene, però, si decise per Ingwaz. Naudiz era per lui decisamente troppo…spoglia di significato, e lui non si riteneva affatto una persona cauta. Ingwaz invece definiva appieno la sua personalità. Era un ragazzo molto vitale, e il guardare sempre avanti, verso lo sviluppo era una delle sue prerogative. Lo sviluppo delle sue abilità, inoltre, gli avrebbe permesso di riuscire a portare a termine quella che si era messo come missione ultima della vita. Acciuffare gli assassini di suoi padre.
    -Tra le mie due rune per la N scelgo ingwaz. È decisamente più vicina al mio essere rispetto a Naudiz, e direi che descrive ben il percorso che voglio fare con la mia vita.
    Alzò lo sguardo dal foglio, sorridendo a Louise e prendendo l’ultimo sorso del suo tea.
    -Be’, mademoiselle, direi che abbiamo finito, non trovi? Vanno solo consegnati, adesso!
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    Stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza.
    Aveva analizzato al meglio il suo nome, lettera per lettera, ma ora? Come faceva a capire quale fosse la sua runa nominale? Laguz, Dagaz e Mannaz descrivevano, ognuno a modo proprio, Louise e ciò che stava diventando, ciò in cui stava mutando, quasi fosse una fenice rinata dalle proprie ceneri. Il problema era che l’ametrina doveva sceglierne una soltanto, ma era incapace di farlo da sola. Aveva necessità di una mano da parte di qualcuno che la conoscesse così bene da poterle indicare quella più adatta alla sua persona. E c’erano solo due persone che la conoscevano meglio di chiunque altro: Aaron Barnes e Blake Barnes. Non voleva disturbare il primo per questioni così inutili, di poco conto, visto che era a lavoro ed era bene che si limitasse a considerare il magipsicologo come tale. Una parte della sua mente le ricordò che fosse anche il fratello di Blake, ma meglio metter da parte tale ricognizione.
    Per il secondo, invece, era diverso: parlavano di tutto e tutti, di argomenti divertenti e seri e, poi, Blake era sincero con lei. Era la persona migliore a cui domandare sulla propria runa nominale.
    Prese il telefono e sbloccò lo schermo; aprì la chat con l’opale e digitò velocemente “Ehi, posso chiederti un parere su una cosa?”. Al suo messaggio d’assenso, gli pose l’interrogativo. Risposta diretta e semplice: Dagaz.
    Ovvio che voleva saperne il motivo: “perché sei sempre e costantemente in uno stato di cambiamento”. Sperava profondamente che non si riferisse ai suoi sbalzi d’umore, perché, altrimenti, ne sarebbe rimasta davvero offesa. Comunque, ci ridacchiò su e continuò la conversazione con il ventenne cambiando del tutto argomento.
    Bene, quindi aveva finito… doveva solo riportare su pergamena quella scoperta.
    Sorrise a Nicholas.
    - Oui, monsieur – rispose, con preciso accento francese – Credo che abbiamo finito entrambi. Rifinirò il mio lavoro in stanza, ma sono felice di avercela finalmente fatta! Lo pensavo più complesso come compito, a dire la verità, invece, sono rimasta stupita hahaha non era difficile! -






    18 ANNI
    AMETRIN
    SCHEDA PG
    STATISTICHE
    LOUISE DE MARIS
    Una donna è libera nel momento in cui desidera esserlo.
     
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