In My Feelings

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    Cosa avrebbe potuto fare per Blake Barnes?
    Cosa si poteva fare a chi, effettivamente, aveva letteralmente già tutto?
    Jessica si trovava un po' in difficoltà nel deciderlo, visto che l'amico proveniva da quella che era, probabilmente, una delle famiglie più ricche dell'intera Inghilterra.
    Eppure era d'obbligo, almeno per la sua coscienza, fare qualcosa per farsi perdonare.
    Dopo tutto ciò che era successo, dall'attacco del licantropo a quello strano ciondolo che le arrovellava il cervello, al fatto che non si sentisse più una madre adatta per il non più tanto piccolo Alexander, l'avevano distaccata da qualsiasi amicizia avesse all'interno della scuola, da qualsiasi persona cui tenesse, che fossero compagni, amici o professori.
    Per non parlare di quel ricordo sfumato alla quale era sempre più vicina che ancora non riusciva a raggiungere totalmente, anche se man mano che passavano i mesi, era sempre un po' più nitido. Ora ricordava un paio di bellissimi e penetranti occhi scuri ed una cascata di riccioli neri, o almeno era sicura che fosse così. Non era più certa di nulla.
    Quel giorno, però, un tardo pomeriggio di metà agosto -mancava veramente poco all'inizio della scuola- aveva deciso di scacciare lontano ogni pensiero fosco per dedicarlo alla persona che aveva trascurato più di tutti per mesi: Blake Barnes.
    Sapeva che l'amico aveva un orgoglio piuttosto pungente e che probabilmente, anche se non lo avrebbe mai e poi mai ammesso, era rimasto ferito dal suo comportamento. Jessica lo conosceva troppo bene perché potesse anche solo provare ad ingannare il suo sguardo attento.
    Quindi, in sostanza, erano circa tre giorni che pensava a cosa potesse fare per riavvicinarsi a Blake.
    Alla fine non aveva trovato davvero nulla se non se stessa, però aveva deciso una cosa.
    In mano aveva un paio di biglietti aerei per New York, casa sua, dov'era nata e cresciuta. Non aveva mai mostrato a nessuno i punti fondamentali della sua parte di vita americana, ma l'amico era la persona giusta.
    In America possedeva una bella villa che nulla aveva da invidiare a quelle dell'altro, per quanto sapesse quanto potessero essere più grandi, ma era arredata talmente bene che qualsiasi differenza, svaniva.
    E dunque quella sera si era presentata davanti casa del migliore amico. (Oppure Hotel, per meglio dire? Chi lo sa) Non quella dove aveva fatto la festa o dove invitava la maggior parte degli amici, no. Non quella di Londra dove erano entrate pochissime persone, tra le quali lei e Lilith. Era andata addirittura a Dubai, ma fin là aveva utilizzato la comoda smaterializzazione. Aveva una valigia piuttosto grande, abbastanza capiente per tutto ciò che avrebbe voluto portare per due settimane. Certo, avrebbe potuto preparare uno zainetto con l'incantesimo d'estensione irriconoscibile, ma voleva viversi ogni attimo della vacanza. Quella parte dei babbani la invidiava, il fatto che non avessero scorciatoie e dovessero fare tutto con le loro forze. Ecco, era quello che voleva.
    Suonò il citofono. Non sapeva se avrebbe risposto Blake stesso, Aaron oppure nessuno... ma ci aveva provato.
    L'aereo parte tra due ore, quindi ti conviene muoverti. Il prossimo è domattina.
    Avrebbe risposto se l'amico avesse chiesto chi fosse, anche se probabilmente dei ricconi del genere avevano ben più di un paio di telecamere.
    E sì, lo avrebbe trascinato da Dubai a New York senza ma e senza se.
    Jessica Whitemore


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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    Blake odiava le persone che sparivano senza una vera ragione e se erano donne era ancora peggio. Sicuramente il traoma infatile di sua madre era decisivio, ma con i suoi amici, specialmente con una di loro, era incommentabile. Blake considerava Jessica alla stregua di una sorella, forse anche qualcosa di più. Lei era stata la causa e la benedizione che lo avevano diviso per sempre da Lilith, per lei aveva messo in discussione qualsiasi tipo di cosa, l'aveva coperta a scuola per farle fare il cazzo che voleva, l'aveva accolta in casa, aveva cercato in tutti i modi di essere una persona migliore, di darle qualsiasi cosa volesse e soprattutto aveva accettato di essere il padrino di Alexander. Per lui era stato veramente un passo importante, aveva cercato di essere migliore, aveva trovato anche il modo di farlo. Blake per Jessica avrebbe ucciso e si sarebbe fatto uccidere. Non c'era stato qualcuno che davanti a lui aveva emesso anche un unico suono sbagliato nei suoi confronti, aveva litigato con Jesse, aveva litigato con Lilith ed avrebbe litigato con il mondo intero per lei. E lei? Lei se ne era andata per giunta senza avergli detto niente, senza una spiegazione. Senza neanche dirgli addio o ciao, senza neanche degnarsi di mandare un messaggio. Aveva preso suo figlio e se ne era andata. Adesso, Blake con Liz, per aver fatto la stessa identica cosa, l'aveva ignorata per almeno 3 mesi e le aveva detto delle cose veramente brutte, cosa avrebbe potuto mai fare con Jessica? Non lo sapeva, non ci aveva mai pensato. Era a Dubai perchè suo padre era tornato, doveva finire di fare delle cose per Aaron ed era nervoso, nervosissimo. La storia con Lilith non era neanche immaginabile, Mia non si faceva sentire, non era riuscito a sfogare la rabbia con Camero, aveva massacrato di botte Adrien, aveva preso un ulteriore punizione da Aaron ed in più c'era Louise, Regina, Stefany che giocavano a chi ce l'aveva più lungo. Era a Dubai per stare in pace, aveva archiviato nella sua testa un pò di situazioni. Era su di un lettino in spiaggia quando qualcuno lo andò a chiamare, dicendo che c'era una ragazza corvina che lo attendeva. Quando la vide si avvicinò e le rise in faccia. Mi prendi per il culo? Chiese poi facendo un accio Biglietti. Chi sei esattamente? E dimmi dove sei stata fino ad adesso? No perchè puoi tornarci. E così dicendo gli stracciò i biglietti, glieli lanciò in faccia e le voltò le spalle per tornare sul suo lettino.
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    Quando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà.
     
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    Jessica non si stupì più di tanto della reazione di Blake, se l'aspettava. Sarebbe stato stupido il contrario, visto il suo comportamento.
    Era stata risucchiata dal vortice dei suoi pensieri, delle sue responsabilità, dei suoi sensi di colpa e del dolore per essere stata vittima di un processo irreversibile che avrebbe condizionato la sua vita per sempre.
    Osservò i frammenti di biglietti planare verso il terreno soleggiato di Dubai senza battere ciglio, anche se sul suo volto era chiaramente presente un'espressione desolata.
    Odiava essersi così allontanata da Mia, da Lilith, da Nathan e da tutti gli altri ma soprattutto da Blake, colui che spesso e volentieri era stata la ragione del suo sorriso. Ne avevano passate così tante insieme che ormai avevano sviluppato un legame indissolubile con lui e nemmeno quello gli avrebbe separati, sebbene lui fosse comprensibilmente arrabbiato.
    Estrasse la bacchetta dalla tasca e la puntò in direzione dei biglietti. Li fece vorticare nell'aria e lasciò che marciassero nelle sue tasche. Avrebbe potuto pronunciare un semplice "reparo" e tutto sarebbe andato al proprio posto, tuttavia le sarebbe sembrato di mancargli di rispetto e minimizzare la sua rabbia, rischiando di buttare benzina sul fuoco, perciò non lo fece, rimanendo semplicemente a fissarlo in quei suoi occhi d'acciaio.
    Mi dispiace, ma immagino che dirlo non risolverà nulla iniziò, stringendosi nelle spalle e riponendo la bacchetta nella tasca opposta rispetto ai biglietti stracciati. Non aveva una vera giustificazione, tuttavia quell'estate e gli ultimi mesi dell'anno le erano stati utilissimi per riflettere e nonostante avesse paura, non volesse coinvolgerlo nei suoi problemi e, soprattutto, non volesse metterlo in pericolo, avrebbe dovuto coinvolgerlo nella propria vita per forza. Era il suo migliore amico, dopotutto. Era alla stregua di un parabatai, l'unica cosa che mancava, era la runa. Però il loro rapporto era esattamente quello.
    Ascolta, Bibi riprese, chiamandolo con quel soprannome che aveva coniato per lui e che ora aveva un sapore agrodolce sulle proprie labbra. Allungò le dita nel tentativo di sfiorargli una guancia, provando ad annullare le distanze come era successo in passato. Sarebbero ritornati più forti di prima.
    Non ho una giustificazione, lo so... però se mi dai una possibilità, ti spiegherò ogni cosa. Possiamo andare in un posto più tranquillo? Lo pregò. Nessuna ironia, versi di scherno o sorrisetti stupidi. Voleva dirgli tutta la verità senza omettere niente ma era un argomento fin troppo delicato perché potesse essere affrontato con leggerezza in un luogo che non fosse lontanissimo da orecchie discrete, persino da quelle di Aaron. Era come un fratello maggiore, ma non si sentiva ancora pronta.
    Jessica Whitemore


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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    Il problema di tutta quella storia era che avrebbe preso volentieri Jessica e l'avrebbe sbattuta al muro in quel momento. Non sapeva se per provare di nuovo quello che avevano fatto tempo a dietro insieme oppure, semplicemente per farle solamente un sacco di male. Il problema era che in entrambi i casi, Blake era contento che lei fosse li. Era contento a modo suo, era contento in maniera arrabbiata, frustrata e che gliela avrebbe fatta pagare in tutti i modi possibili, ma era pur sempre contento. La mano si andò a posare quasi inevitabilmente sul tatuaggio del tost che avevano fatto insieme, lo scoprì e glielo indicò, come se le stesse dicendo quanto si sentiva veramente male in tutta quella situazione. Lo so che ti dispiace, ma a me non interessa. Ti ho cercata in tutti i modi, ho cercato anche di starti vicino, avrei litigato con l'intero pianete per te, invece tu? Cosa cazzo stavi facendo?Chiese seriamente infastidito, ma la cosa ottima era che più urlava in quel momento più la cosa si sarebbe placata a breve. Alla fine Blake era esattamente in quel modo con le persone a cui veramente voleva bene e per quanto in quel momento avrebbe voluto prenderla davvero a schiaffi, Jessica era e rimaneva sempre la sua migliore amica, forse anche qualcosa di più. Era tutto troppo inespresso, tutto troppo controllato, era stato tutto troppo assurdo, veloce, complicato. Comunque alla fine del suo espluà, quando lei lo chiamò in quel modo lui fece un piccolo sogghignetto, ma che poi lo spense. Sperava che non lo avesse visto anche se era difficile non farlo. Andiamo in camera mia. Spero che ti sia morto almeno un parente, perchè se no non ci sarebbero storie che tengano. Alla fine era andata bene no? Era stato rude e crudo come sempre, ma aveva accettato senza troppe stroie di parlare con lei. E sappi che no, non sei perdonata per niente. Una chiacchiera non basterà. Aggiunse poi mettendosi la maglietta ed andando insieme a lei nella sua suite. Erano da soli, completamente, Aaron non c'era, era rimasto a Londra, potevano stare tranquilli e parlare. Si mise seduto sul letto. Sono pronto. Aggiunse poi andando a prendere delle patatine.
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    Quando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà.
     
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    Sapeva che l'esplosione di rabbia di Blake fosse giustificata, così come sapeva che significava che a lei tenesse ancora, sennò probabilmente non l'avrebbe degnata di uno sguardo. Che le urlasse contro, che la insultasse, che provasse anche a ferirla... era molto meglio del freddo silenzio, quindi trattenne a stento un sorrisetto compiaciuto, non voleva dare una cattiva impressione, anche se l'altro la conosceva bene quanto conosceva il fratello, probabilmente.
    Di riflesso, anche lei si portò la mano dove aveva il tatuaggio -sul fianco- e stavolta non riuscì a non sorridere. Era un ricordo così dolce e così inaspettato per Blake, che non poteva fare a meno di essere sommersa d'affetto ogni volta che ci pensava su.
    Non gli rispose per il semplice fatto che non aveva nessuna intenzione di parlare lì, in un luogo così esposto e dove chiunque avrebbe potuto sentirla. Voleva l'intimità che così spesso aveva cercato durante quell'ultimo periodo, solo che questa volta voleva condividerla con lui e con nessun altro, non voleva più quel senso di solitudine strisciante che l'aveva avvolta per tutta l'estate ma che lei non era stata abbastanza forte da scacciare per mille motivi.
    Si accese di speranza quando sembrò intravedere un ghigno sulle sue labbra, ma fu troppo veloce per poterlo interpretare e forse se lo era addirittura immaginata, ma non aveva importanza... presto sarebbero stati soli ed avrebbero parlato.
    Non è morto nessuno. Possiamo dire... l'opposto. Era una frase enigmatica ma non aveva intenzione di aggiungere altro finché non fossero stati in camera sua. Non si era offesa per quella sua domanda rude, conosceva esattamente il modo di fare del suo migliore amico e non poteva essere altrimenti.
    Sbuffò, annuendo e seguendolo all'interno della sua suite.
    Una volta là, chiuse accuratamente la porta e si girò a guardarsi attorno. Come ogni altro aspetto della vita del Barnes, anche quella stanza era impregnata dal lusso che poche persone, oltre a Blake, si potevano permettere. Sorrise, andandosi a sedere sul suo enorme letto come se tutto fosse sempre stato apposto.
    Gli rubò una manciata di patatine ed in cambio, gli lanciò in grembo un pendente a forma di cuore. No, non era un regalo eccessivamente romantico. Aprilo gli ordinò, portando alla bocca le patatine. Dentro ci avrebbe trovato semplicemente una foto di Jessica Whitemore quand'era una bambina. Beh, non sarebbe sembrato niente di strano ed in effetti non lo era affatto. Se non si considerava come lo avesse ottenuto. Ecco, quello sarebbe stato difficile da spiegare.
    Stava per dirgli che lo aveva ottenuto senza sapere realmente come, ma se lo era trovato in mano quando si era risvegliata... in ospedale. Che era stata aggredita da un licantropo e qualcuno l'aveva soccorsa. Qualcuno che sembrava conoscerla... stava per dirgli che aveva creduto di essere stata attaccata da un animale selvatico, quando in realtà aveva poi scoperto trattarsi di un licantropo. Stava per dirglielo, davvero, ma... non ce la fece. Non voleva caricargli ulteriormente quel peso. Decise di rimanere sulla versione originale, quella che avevano raccontato a lei prima che scoprisse la verità.
    L'estate scorsa ero a New York, avevo deciso di passare quel periodo senza usare la magia. Quindi sono andata in campeggio con Charlie ed altri miei amici babbani e di sicuro davanti a loro non potevo usare la magia... mi sono allontanata per cercare la legna ed a quanto mi hanno raccontato, un animale di qualche tipo, mi ha aggredita. Non so proprio chi sia intervenuto. Però quando mi sono svegliata in ospedale, ho trovato quel ciondolo. Chi poteva avere mie foto da piccola se non i miei genitori e mio zio? E lui non credo mi avrebbe lasciato un indizio così... fremette, sperando lui capisse da se tutte le implicazioni che aveva quella storia. E quindi è stato un anno molto, molto strano e l'estate non è stata da meno... ho cercato di capire ma senza successo. E poi ci sono anche quei ricordi che riaffiorano sempre di più ma che non riesco completamente ad afferrare. Ho un casino in testa sbuffò, passandosi le mani tra i capelli, sconfortata. Mi dispiace davvero di non averti messo a parte di tutto, ma... non volevo risultare un peso borbottò alla fine, crollando sconfitta sul letto, puntando lo sguardo al soffitto.
    Jessica Whitemore


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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    Blake era una persona che riusciva a rimanere davvero incazzato con tutti, con tutti e per molto tempo. Era un ragazzo che la rabbia la masticava la mattina, era il suo sentimento cardine ed era veramente riuscito a sfruttare tutta quella rabbia e a canalizzarla in qualcosa di buono. Era cresciuto un sacco da quando andava in giro a pestare le persone. Adesso lo faceva comunque, ma con più coscienza e sicuramente con meno impulsività. Ma Jessica era diversa. Jessica era diversa da sempre. Se ripensava a tutto quello che avevano passato insieme, anche se alcune cose non riusciva a comprenderle a pieno, anche se alcune cose gli risultavano anche a lui molto confuse, riusciva sempre ad avere un brivido. Non si era mai tatuato con nessuno, non aveva mai pensato di macchiare il suo corpo con la lettera di qualcuno, con un simbolo uguale a qualcun'altro. Blake ci teneva all'essere unico, Blake aveva basato tutta la sua esistenza sull'unicità, ma Jessica era diversa. Era parte di se, era come se ci fosse sempre stata e mai avrebbe pensato di rinunciare a lei per qualcun altro. Aveva sempre avuto un debole per quegli occhi scuri e quei capelli corvini. Non era mai riuscito a dirle davvero di no ed ogni volta che si allontanavano per una qualsiasi motivazione sentiva come se gli mancasse qualcosa. Jessica era un pezzo del suo cuore, che aveva conquistato in maniera silenziosa ma totale. Non era solamente una migliore amica, Jessica, per Blake, era molto di più. Poteva dire che nella sua vita aveva un sacco di donne a cui voleva veramente molto bene: c'era Liz, che era la ragazza che rispettava di più in quella scuola, c'era Lilith che era e sarebbe comunque rimasto il suo primo vero amore, c'era Mia che sarebbe rimasta sempre e comunque la sua migliore amica e poi c'era Jessica che era il suo tutto. Avrebbe ucciso per lei, avrebbe fatto di tutto pur di farla stare bene, anche se non se lo ricordava, aveva graffiato la macchina del suo professore, aveva minacciato un vampiro, ed aveva ribaltato il mondo quando quel Mark aveva provato anche solo a toccarla. Voleva rimanere arrabbiato con la ragazza, ma non ce la faceva. Era come se vedendola li, lei aveva già espiato ogni sua colpa. Comunque Blake rimaneva un orgoglioso del cazzo, quindi andò in camera sua ed ascoltò quello che lei disse con attenzione, dopo aver visto il medaglione. Lei parlava e lui guardava la sua foto da bambina. Era stata aggredita da un animale. Quindi, sei stata aggredita da un "animale" e "qualcuno" ti ha soccorsa e dato questo. Il riassunto freddo e distaccato della questione. Comunque si mise affianco a lei e gli venne spontaneo allungare la mano su quella della ragazza. Ok, se i tuoi genitori sono ancora in circolazione e magari sono dei licantropi, non sarebbe cosa buona e giusta andarli a cercare, trovare ed uccidere? Ed ecco il Blake di sempre. Li avrebbe uccisi solamente perchè per colpa loro Jessica aveva sofferto, tantissimo. Poi ridacchiò. Quindi adesso... come la gestisci? Chiese questa volta seriamente. Non era uno stupido.
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    Blake Barnes era il suo dannato tallone d'Achille.
    Qualcuno per il quale avrebbe fatto carte false. Seppur lui avrebbe sempre e per sempre asserito di essere il migliore e di sapersela cavare da solo in ogni situazione, Jessica sapeva che anche lui avesse i suoi punti deboli: quindi lo avrebbe protetto da tutto e tutti, se fosse stato necessario. Non sapeva del ritorno di suo padre, non ancora, ma quello sarebbe stato in cima alla lista delle persone dal quale lo avrebbe protetto, avesse dovuto andare ad affrontarlo di persona a muso duro. Per Blake lo avrebbe fatto. Lo avrebbe fatto eccome.
    Per tutta questa serie di motivi, il fatto di essere stati così separati per così tanto tempo, le faceva veramente male... ma non poteva incolparlo perché era stata lei la causa del loro allontanamento o, meglio, tutta la serie di vicissitudini che l'avevano colpita a partire dall'estate precedente.
    Era diventata un licantropo, non credeva di poter essere ancora una buona madre per Alex, forse i suoi genitori stavano cercando di lasciarle un messaggio, dei ricordi prepotenti stavano cercando di avere la meglio sulla sua psiche e sulla sua memoria cancellata. Insomma, un carico da novanta per una ragazzina di appena diciott'anni. Si odiava per non aver avuto anche la forza di stargli accanto. E si sarebbe odiata ancora di più quando avrebbe scoperto a che avvenimenti non era stata presente. Ma non ancora.
    Ogni preoccupazione e pensiero negativo per un secondo sfumò, quando le loro mano entrarono in contatto. Trattenne a stento un sospiro di sollievo e fu come tornare a respirare l'aria pulita. Il calore di lui la abbracciò in pochi attimi e non osò togliere la mano, annuendo al suo riassunto molto pratico. Avrebbe voluto fare tutt'altro che parlare e no, per una volta non si riferiva al sesso. Non solo, perlomeno.
    Non lo so cosa sono annunciò con una vocetta lievemente isterica, abbassando lo sguardo sull'enorme letto che li stava ospitando. Ma... uccidere i miei genitori? Sembrava inorridita. Non disse nulla sulla natura da licantropi perché non sapeva e non credeva fossero stati loro ad aggredirla ma piuttosto a salvarla, né si sentiva pronta a dirgli di essere stata trasformata. Non voleva caricarlo di quell'ennesimo peso. Sapeva da se che fosse un pensiero terribilmente stupido che lui non avrebbe approvato, ma era più forte di lei.
    Si avvicinò a lui abbastanza da sentirne il respiro sulla pelle, inginocchiandosi sul letto. Allungò una mano a sfiorarne i capelli biondo castani, un tenero sorriso sulle labbra. Lui forse era l'unico con il quale il suo guscio cadeva così facilmente, con il quale i suoi muri crollavano senza possibilità d'appello. Si avvicinò ancora un po' fino ad abbracciarlo così di slancio da far sbilanciare entrambi e cadere di schiena sul morbido materasso. Ma non si scusò, stava troppo bene tra le sue braccia. Era il suo posto sicuro e lo sarebbe sempre stato, ogni giorno della sua vita. Possiamo... pensarci domani? Ti prego gli sussurrò all'orecchio. Non si fece remore ad usare il noi proprio perché sapeva che non l'avrebbe mai lasciata sola ad affrontare tutto quello.
    Jessica Whitemore


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    Blake aveva tantissimi difetti, ma anche molteplici qualità. Prima tra tutti era una persona fedele e non in amore. Era un amico fedele e devoto. Quando si legava ad una persona e lo faceva seriamente, allora il legame con quella persona diventava indissolubile. Blake diventava completamente cieco ad ogni errore e per quanto fosse un capricorno ascendente leone, quindi l'orgoglio e la fierezza erano praticamente la sua dote e caratteristica principale, Blake riusciva a capire e comprendere quando doveva davvero rimanere sulle sue e quando, invece, doveva cedere a qualcosa. Jessica era la sua migliore amica, forse anche molto di più di quello. Era una persona che con lui aveva vissuto tantissime cose, avevano fatto veramente l'impossibile insieme ed insieme avevano affrontato delle difficioltà emotive non indifferenti. Seppur Blake non ricordava niente di Daniele, era anche vero che sapeva che la sua migliore amica non era completa, come sospettava seriamente che c'era dell'altro per quanto la riguardava. Altro che lei ancora non osava dire ad alta voce. Sorrise appena alle sue parole, ma non rispose. Il silenzio li avvolse e quando lei ebbe la brillante idea di abbracciarlo, nonostante un primo momento di irrigidimento, alla fine, Blake distese ogni muscolo e godette seriamente di quel calore, di quel bene che Jessica trasudava da ogni poro della sua pelle. Ecco cosa amava di lei, e si amava. Amava il suo farlo sentire sempre al sicuro nonostante tutto e nonostante tutti. Era come se fosse la sua metà, come se fosse completamente al corrente di quello che lui provava e di quello che lei provava, la cosa era sempre reciproca. Erano cresciuti così tanto insieme che quell'abbraccio levò un peso dal cuore di Blake, come se adesso stesse finalmente meglio, finalmente bene. Era come se lei gli avesse ridato, in qualche modo, il respiro che era da tempo che gli mancava. Rimase così, senza dire niente, anzi quando lei propose di pensarci il giorno dopo, Blake la strinse e la fece avvicinare ancora un pò a lei, poi voltàò i suoi occhi celesti in quelli scuri della ragazza, sorrise e posò la sua fronte su quella di lei. Non disse altro, chiuse semplicemente gli occhi. Sarebbe rimasto in quella posizione ed in quel modo in eterno, avrebbe fatto un arresto momentum permanente. Finalmente le cose si stavano rimettendo nel verso giusto e finalmente, non si sentiva più completamente solo. Aveva così tante cose da dirle, da spiegarle, Louise, Lilith, suo padre... era un casino, un vero casino e come al solito, in quel casino, ci si era messo da solo. Jessica era l'unica che poteva veramente comprenderlo ed aiutarlo, ovviamente ad incasinarsi di più. Sorrise appena.
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    Quando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà.
     
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