Sono tornato, fammi restare...

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Hyde Park.
    Uno dei parchi centrali di Londra. Uno di quelli che non amava particolarmente, ma forse non c'era niente che effettivamente amava di quella città.
    Era tornato la sera prima, per vedere Giada, ed era rimasto anche la domenica. Jack era ancora nei dintorni e il suo jet chissà dove era parcheggiato.
    Il motivo per cui era rimasto lì era solo uno, aveva un nome e il suo nome era Regina. Voleva vederla, voleva respirare la sua aria, voleva...
    Scosse i ricci, scviolando giù dal letto che lo aveva accolto, quindi si ficcò in doccia, pensando a cosa avrebbe potuto fare per incontrare Rey.
    Insomma, senza troppi giri di parole, era arrivato il momento di scriverle.
    Cancellò diverse volte il messaggio, lo riscrisse, lo cancellò e così per parecchie volte.
    Alla fine trovò le parole giuste «Ciao Rey, sono Julian. Non so se hai ancora il mio numero.
    Sono tornato a Londra per qualche giorno... cioé, sono tornato ieri, ma sono rimasto anche oggi... volevo vederti, capisco che è all'ultimo momento e magari avrai preso già impegni, ma se non ne hai, che ne pensi di venire all'hyde park, al ponte, intorno alle 21.30?
    Fammi sapere...»
    - inviare quel messaggio era stato stranamente complicato per Julian, cosa strana visto che con Rey non c'erano mai stati di questi problemi.

    Voleva fare qualcosa di particolare.
    Voleva mostrare a Rey quanto quell'incontro, se mai fosse andata, era importante per lui.
    Aveva pagato il custode del parco per far si che non entrasse nessuno, se lo poteva permettere... poi aveva messo delle candele a seguire il percorso fino al ponte, dove delle piante di lavanda pendevano sul fiume. Sulle piccole rocce lì accanto aveva mezzo una tovaglia bianca, con sopra qualche piccola candela piatta, così che non cadessero ed un cestino da pic nic poggiato lì accanto. Per l'occasione si era anche aggiustato al meglio, la camicia abbottonata per bene, stirata e sistemata, bianca, con una cravattina nera dal nodo perfetto, ficcata in un paio di pantaloni neri.
    Era pronto, mancava solo... lei.
    Chissà se sarebbe venuta.
    Julian Miller

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    C'erano delle cose che non aveva mai capito, prima tra tutte il perchè Julian se ne fosse andato. Ok, aveva detto che era innamorato di lei, ma esattamente perchè? Erano amici da una vita, lui si era scopato tutte le sue amiche, che alla fine erano sue amiche solamente per stare dietro a lui, lei era sempre stata sua complice in tutto, si erano sempre sentiti e spalleggiati. Sapeva di Blake anche prima quando erano in america, lui le aveva detto che se fosse stato necessario lo avrebbe rapito e lo avrebbe costretto a parlarle anche solo per farla felice. Lei che era felice, davvero felice solamente con lui, lui che aveva sempre parlato di tutto con lei. Adesso erano estranei. Aveva guardato ogni sua storia, aveva continuato a mettere like ad ogni suo post, aveva cercato di capire perchè prima le prometteva di rimanere sempre con lei nonostante tutto e poi era andato via. Ok, aveva sclerato, aveva avuto paura di tutto quello, ma lui la conosceva! Sapeva che non era facile per lei lasciarsi andare ad emozioni, lei era orgogliosa, era testarda ed era una persona estremamente razionale. Perchè l'aveva sempre capito ed adesso non era più importante per lui? Stava sul letto, i suoi genitori gli avevano affittato una piccola casetta a Londra per farle finire lo stage di danza e poi tornare a NY. Si stava riposando, era appena rientrata da un allenamento assurdo, aveva il telefono in mano e quando arrivò quel messaggio strabuzzò gli occhi, più volte. Si alzò dal letto, era seduta a gambe incrociate, al centro del letto e leggeva quel messaggio. Non so se hai ancora il mio numero. Disse ad alta voce rimanendo sempre più incredula. Ma davvero stava facendo? Ma era normale? Lui tornava a Londra e glielo diceva all'ultimo minuto? Stava scherzando? Rispose un secco "ci vediamo li", poi lanciò il telefono violentamente nel cuscino, prese l'altro cuscino se lo mise in faccia, stretto ed urlò tantissimo. Come solo si permetteva di dire una frase del genere? Sapeva cosa le aveva fatto passare in quei mesi di sua assenza? Era un egoista. Lei aveva parlato con lui e lui se ne era andato. Egoista e vigliacco. Si andò a fare una doccia, ed infilò un jeans ed una maglietta nera, lasciò i capelli sciolti, sempre un pò ondulati, li aveva schiariti leggermente. Il suo look, denotava quando in quel momento era arrabbiata, frustrata e delusa da tutto quello. Ma alla fine arrivò nel luogo dell'appuntamento in perfetto orario. Sorrise vedendo tutto quello che lui aveva preparato per lei, mentre lei si ripeteva il discorso da fargli prima di andare via. Era inutile che metteva le candele, e tutto quello, era inutile tutto quello, l'aveva lasciata da sola e aveva cercato di insinuare che era lei che non si ricordava di lui. Lo vide, con quella camicia bianca, con quella cravatta nera. Si morse il labbro, le gambe stavano andando da sole, lei non se lo aspettava neanche, ma senza neanche rendersene conto, era già abbracciata a lui, con le gambe avvinghiate alla sua vita, una lacrima scese sulla guancia rigandogliela. Gli era mancato.
    Regina Beauvais

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Era tutto un equilibrio sopra la follia.
    Era partito perchè si sarebbero continuati a fare del male e lui non voleva questo. Voleva riflettere su tutto quello che gli aveva detto in sala comune, aveva bisogno di staccarsi da lei per capire se quello che provava era reale.
    E cazzo se lo era.
    Starle lontano per tutto quel tempo era stata una tortura, era stato il peggior periodo della sua vita.
    Non era riuscito nemmeno a scopare con qualcuno, non aveva voglia nemmeno di andare in giro a fare conquiste, non era lui se lei non c'era.
    Lo aveva capito e nella sua mente tornavano quelle parole: non era capace di corteggiarla.
    Lui che aveva fatto cadere ai suoi piedi tutte le frigide di ogni angolo del mondo, non riusciva a corteggiare l'unica ragazza che desiderava più di ogni altra cosa al mondo.
    Non c'era riuscito ed era andato via, per capire, per tagliare quella catena che la faceva star male.
    Poi, l'aveva detto lei stessa: buon viaggio.
    E lui aveva fatto esattamente questo. Era tornato nell'unico posto in cui stava bene. Ma aveva trovato qualcosa di diverso, perchè lei non era lì con lui.
    Ci aveva messo così tanto a capirlo?
    No, erano bastate poche ore dal suo arrivo in America, ma aveva bisogno di sentire quel dolore, di piangere, di non aver voglia di alzarsi dal letto, ancora fatto delle pasticche della notte prima.

    Cos'era cambiato, allora?
    Perchè le aveva scritto? Perchè era tornato? Per Giada? Cazzo, no.
    Era tornato perchè...
    Guardò quello che aveva preparato, sorrise appena, mentre si accendeva una sigaretta, continuando ad osservare. Forse lei non sarebbe mai arrivata realmente, quel messaggio diceva il contrario, certo, ma lui ora non credeva più che potesse correre da lui come faceva sempre.
    Eppure, quando si girò per vedere se era arrivata dovette far leva su tutti i suoi riflessi per poterla prendere al volo, inaspettatamente, mentre si buttava tra le sue braccia, senza nemmeno il tempo di dirle buonasera, o di guardarla negli occhi.
    Le braccia di Julian strinsero sotto il sedere di Regina, sentiva le gambe di lei avvinghiate alla sua vita. La strinse forte, come se avesse appena preso tra le mani il tesoro più prezioso che potesse trovare. Lasciò che lei si appoggiasse sul proprio collo e respirò quel profumo familiare che tanto aveva riempito i suoi polmoni per anni.
    L'aveva tra le braccia.
    Era lì.
    Le sue mani la toccavano di nuovo.
    Era di nuovo con lei.
    L'apnea di quei mesi terminò con quel solo respiro.
    L'ossigeno.
    Ecco dov'era finito.
    Ecco cos'era mancato anche in America.
    Lei era l'ossigeno che le riempiva i polmoni.
    E mentre pensava a tutto questo, le braccia continuavano a stringerla, come se avesse paura di perderla nello stesso istante in cui l'aveva ritrovata. La stringeva quasi sentendo le proprie braccia far male.
    Avere il suo corpo tra le braccia era diverso da ogni altra volta. Era carico di emozioni che mai aveva provato.
    La sentì respirare sulla propria pelle, il suo petto gonfiarsi e scontrarsi con il proprio. E lui regolò il proprio respiro con il suo, così da tentare di tranquillizzarla.
    Non l'avrebbe lasciata andare.
    Si avvicinò ad una panchina lì vicino, stringendola ancora «Sono qui... Rey...» - le sussurrò piano, quindi, mentre si piegava per sedersi, con lei in braccio, perchè quella presa non le avrebbe permesso di svincolarsi dal suo corpo.
    Era bella.
    Anche se non l'aveva ancora guardata, lo sapeva.
    Lo sentiva.
    Era stupenda.
    Era sua.
    Ora aveva capito perchè era tornato.
    Senza mollarla, allontanò il suo volto dalla testa della ragazza, cercando di spingerla di pochissimo indietro per guardarla.
    Se lo avesse concesso, il pollice destro avrebbe recuperato quella lacrima, sfiorando lentamente la sua pelle, un brivido a quel tocco, una sensazione diversa.
    Quel pollice scivolò verso il suo mento e se lo avesse concesso le avrebbe sollevato di poco il viso, piantando i suoi occhi in quelli di lei.
    Si avvicinò appena, ma senza baciarla, per evitare che scappasse. L'altro braccio continuava a stringerla, a farle capire che non avrebbe avuto scelta, doveva rimanere in braccio a lui. La punta del suo naso provò ad avvicinarsi a quella di lei. Le sorrise. La dolcezza di un sorriso diverso da quello a cui Regina era stata abituata. La fronte cercò quella di lei. Voleva baciarla, voleva farlo con tutto se stesso, ma cosa sarebbe successo se lo avesse fatto? Il dito di poco prima sfiorò le sue labbra «Sei reale...» - le soffiò sulla pelle «Scusa, Rey...» - socchiuse gli occhi, questa volta a scendere fu la sua di lacrima. Stava piangendo? Davvero?
    Quante volte aveva pianto davanti a Regina? Forse nessuna. Ma ora... cosa stava succedendo?
    Julian Miller

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    In realtà lei non sapeva neanche che fosse partito davvero, fino a quando non aveva visto una sua storia palesemente in america. Regina ne era rimasta sconvolta e soprattutto aveva deciso che se lui non voleva rimanere con lei allora erano solamente fatti suoi. Julian era una parte integrante della sua vita. Lo amava da morire, era una di quelle persone essenziali nella sua vita. Anche se lui aveva deciso di andare via non avrebbe mai cancellato neanche un momento insieme a lui, neanche una risata, e neanche una volta di tutte quelle che avevano dormito insieme o lui l'aveva abbracciata solamente per rassicurarla. Lui era andato via perchè lei lo aveva rifiutato e ci era voluto così poco per allontanarlo che Regina aveva semplicemente avvalorato ancora di più la sua tesi. Come poteva dire di essere innamorato di lei se poi quattro grida gli erano bastate per andare via? Inoltre non era sicuro che fosse tornato per lei. Lo strinse forte, e poi scese dalle sue braccia e slegò quell'abbraccio infinito, prese il suo viso spigoloso tra le sue mani. Io sono reale, e tu lo sei? Quasi se adesso fosse lei a non credere ai suoi occhi a non credere a quello che davvero aveva di fronte. Si morse appena il labbro inferiore e poi toccò i ricci del ragazzo come se fossero ossigeno puro. Mi sei mancato. Seppur sono arrabbiata con te. Mi sei mancato. Non aveva paura di dirlo, voleva solamente che il ragazzo capisse che dovevano fare le loro esperienze che le doveva dare il tempo di capire cosa davvero volesse dalla sua vita e con chi lo volesse. Era inutile dirle che lui l'amava, perchè anche lei lo amava, era ovvio, era palese, ma non era il momento. Regina stava pensando a tutt'altro in quel momento della sua vita e non voleva smettere di farlo, m voleva di nuovo Julian nella sua vita, come sempre, come avevano sempre fatto. Alzò un sopracciglio. Perchè le aveva chiesto scusa? Alla fine aveva fatto quello che lui riteneva opportuno e Regina ammirava il coraggio di Julian da sempre.Perchè mi chiedi scusa?Almeno in America hai seguito le lezioni e fatti i compiti oppure verrai bocciato e non saremo più in classe insieme? Chiese poi sospirando prima di continuargli ad accarezzare il volto. Non voleva lasciarlo andare, non voleva che quel tocco potesse finire, aveva quasi paura di lasciarlo andare. E se era un sogno? Se tutto quello non era reale e lui sarebbe svanito per sempre? Di nuovo?
    Regina Beauvais

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Erano stati mesi difficili quelli che Julian aveva vissuto, quella scelta che aveva fatto era per ritrovare quella stabilità che stava perdendo. Era certo che per Regina sarebbe stato ugualmente difficile e che non avrebbe capito la sua scelta, ma questo era necessario.
    Il mondo, sotto i piedi di Julian, era crollato nell'istante in cui aveva capito di provare qualcosa per Regina e questo aveva destabilizzato ogni singolo atomo del suo corpo. Non c'era stato niente che potesse aiutarlo a ristabilizzare la situazione e l'incertezza di perderla o che lei potesse pensare che tutto potesse essere uguale a prima, lo uccideva.
    Aveva scelto l'America, ancora una volta, casa loro; lì erano sempre stati felici, erano sempre stati Julian e Rey e non c'era mai stato niente a destabilizzarli.
    Era stato duro dormire in quel letto che senza Regina sembrava troppo grande, forse erano state troppo poche le volte in cui aveva dormito da solo in quella stanza. Così com'era stato insopportabile girare per casa e non trovarla a ripetere da sola chissà quale ricerca per approfondire i suoi studi. Era stato tutto un incubo, ma quell'incubo aveva fatto in modo da fargli capire per cosa valeva la pena davvero lottare e quel qualcosa era Regina.
    La sua vita, senza la Beavauis sarebbe stata sempre così, come quell'estate pessima in America. Sì, certo, avrebbe trovato sicuramente qualcun altro con cui stare, ma non sarebbe stata Regina; lei lo conosceva davvero, lei sapeva quando stava male e sapeva come rimarginare le sue ferite. E se c'era una persona per cui aveva dato la vita, sicuramente sarebbe stata lei, si sarebbe buttato nel fuoco per lei e ora, dopo quella lontananza era certo di questo.
    Tenerla tra le braccia, adesso, aveva un sapore diverso, un profumo che sapeva di reale, di familiare, di calma. Era come se fosse una decina di sedute di meditazione, concentrate in pochi attimi.
    Sentì la sua carne, il suo odore, la morbidezza dei suoi capelli...
    La fece scendere da quella presa, a malincuore, ma lasciò che le sue mani afferrassero il suo volto liscio da ogni filo di barba, che già era poca.
    Abbozzò un sorriso, mentre la guancia si posò sul palmo della sua mano e se fosse stato possibile avrebbe lentamente voltato il capo a baciare quello stesso palmo, chiudendo gli occhi per imprimerlo nella mente, per incidere nella testa le sensazioni che quel contatto gli stava donando. Quella stretta allo stomaco che faceva male, ma che allo stesso tempo rendeva tutto più reale. Erano quelle le farfalle di cui tutti parlavano?
    Quel bacio era la risposta a quella domanda: era reale, lo poteva toccare con mani. Guardo quelle labbra rapite dai suoi denti, mentre sentì un brivido che gli correva lungo la schiena a quel tocco sui ricci. Era l'unica a cui permetteva di toccarli, di affondare le dita e prendersi quei ricci e farne ciò che voleva. Rise appena, uno sbuffo quasi «Non immagini nemmeno quanto tu sia mancata a me...» - finalmente riuscì a parlare, anche se temeva che la sua voce non fosse stata così limpida e bassa come lo era sempre, forse un po' roca, come se lei avesse prosciugato ogni singola goccia di saliva che poteva aiutarlo ad avere un tono migliore.
    L'era stato lontano troppo, e ora non voleva che quel contatto terminasse, aveva il timore che fosse così effimero che si potesse spezzare anche solo con un respiro.
    Sentiva quelle carezze e la lasciò fare, lasciò che la sua pelle rispondesse al tocco di Rey, scaldandosi sotto il suo passaggio a mano a mano che le guance venissero toccate.
    Scosse il capo piano, senza distaccare quel contatto «I miei voti sono sempre perfetti, Rey...» - la rassicurò senza ancora rispondere a quella domanda che gli aveva posto.
    Adesso, a sollevare un braccio in sua direzione fu lui. Le dita del ragazzo cercarono la sua pelle, il volto che stava guardando fisso da quando era arrivata. Ne sfiorarono le cellule epidermiche con delicatezza, quasi con paura di romperla. Posò il palmo su quella guancia, la mano destra si adagiò su quel volto senza accorgersi di quanto fosse fredda a differenza del proprio volto che lei stava accarezzando e di quanto tremasse, mentre il pollice cercò di carezzare il labbro inferiore. Era come se si stesse rigenerando, prendendo energia da quel contatto. Fece un passo verso di lei, come se quella distanza tra loro fosse troppa.
    «Avevo bisogno di rispondere a delle domande... non potevo farlo qui... non potevo farlo nello stesso posto in cui c'eri tu...» - era sempre stato sincero con lei e questo non sarebbe cambiato adesso, anzi, forse adesso sarebbe stato più sincero «... dovevo capire diverse cose, Rey. E la tua presenza non faceva altro che mandarmi in confusione in quel momento. Eri allo stesso tempo la mia forza e la mia debolezza. Dovevo trovare un equilibrio per me, ma soprattutto per te... » - il tono era basso, parlava lentamente, con pause molto lunghe.
    La mano continuava a toccare quella pelle, scese lungo i capelli, accarezzandoli lentamente, sfiorando con i polpastrelli il collo per poi risalire «E no, se te lo stai chiedendo, non sono stato con nessuna in tutti questi mesi... ho fatto un po' come i vecchi monaci tibetani.» - cercò di metterci un po' di ironia in quella frase.
    «Dio, sei bellissima...» - non riuscì a trattenersi da quel complimento spontaneo, arrossendo lui stesso per quello che le aveva appena detto.
    Julian Miller

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    Regina Beauvais
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    Regina aveva solamente un unico problema: era un’ingenua. Era una che non faceva altro che pensare che
    le fiabe esistessero e che, soprattutto, il mondo fosse a pois bianchi e rosa. Era una romantica, era una che
    sognava l’amore ad occhi aperti, ma la stessa che non sapeva riconoscerlo quando ce l’aveva davanti.
    Regina era una ragazza semplice e complessa allo stesso tempo e Julian lo sapeva, lo sapeva per davvero.
    Con lui si era istaurato un rapporto perfetto, quando regina non riusciva più a stare a casa sua per varie
    situazioni, allora si rifugiava in quelle braccia ed allora era tutto perfetto, la pace dei sensi. Julian era il suo
    porto sicuro, era casa sua, era la persona di cui si fidava più al mondo dopo il suo gemello. Averlo li tra le
    mani la stava facendo quasi emozionare, come se fosse qualcosa di raro, come se fosse qualcosa di
    estremamente ed assurdamente improbabile. Le era mancata la sua voce, a sua impertinenza, il suo essere
    perfetto a scuola ma sembrare che non combinava mai assolutamente niente. Mera come se tutto quello
    fosse completamente assurdo ed irrazionale ed adesso, mentre lui la toccava, mentre lui le sfiorava le
    labbra con quell’indice, sentiva quasi come stare a casa. Un senso di appartenenza non probabile, un senso
    di appartenenza che quasi non era possibile. Ma non disse niente, anche perché quella lentezza era
    estenuante ed era anche molto, molto piacevole. Era come se il tempo intorno a loro era completamente
    fermo, come se tutto quello fosse completamente perfetto. Cercò di capire bene quello che le stava
    dicendo e poi sospirò appena. Prima di quel commento era anche tranquillo, ma dopo arrossì di botto come
    se era il complimento che stava aspettando da una vita, come se tutto quello fosse arrivato tardi ma era
    l’unica cosa che davvero desiderava. Sorrise ancora. Io… Ecco. Tutto questo è assolutamente
    assurdo. Le risposte le avresti trovate anche con me, anzi io te le avrei date. Non capirò mai le tue scelte!

    Dopo quella maledetta lezione di pozioni è andato tutto male. È come se ti fossi sentito rifiutato da me, e
    poi abbiamo cominciato a litigare ed ancora ed ancora. Io… non capisco. Ci siamo sempre appartenuti,
    avevid etto che non saresti mai andato via da me, ed invece… la verità è che sei tornato anche per quella
    Giada, che dovrebbe stare con qualcuno e tu… non lo so Jul. Io non riesco proprio a capire.
    E quel
    discorso poteva fargli intuire che Regina aveva vissuto la cosa completamente in maniera diverso. Si lui le
    aveva detto di essere innamorato, ma Regina le aveva dato un altro senso. Di certo non quello romantico.
    Lei non era pronta a quelle cose, nonostante avesse scoperto il sesso, ma non era comunque sempre e non
    per quel genere di relazioni. Insomma lei era una ragazza molto, molto intelligente, ma non lo era nel alto
    sentimentale e non per se stessa. Sorrise a ancora al riccio e poi si strinse nelle spalle.
    Grazie! Sono vestiti che abbiamo comprato insieme l’estate scorsa. E comunque anche tu non sei per
    niente male, ci facciamo un giro?
    Aveva veramente voglia di stare con lui e pian piano l’incazzatura
    stava sfumando lasciando il posto sicuramente alla curiosità, quella che la caratterizzava.


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    Edited by Aaron Barnes - 28/11/2022, 10:20
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Aveva deciso di prendere le cose diversamente, quella volta, di dimostrare a Regina quanto ci tenesse a lei e quanto era disposto a sacrificare se stesso pur di averla. Gli era mancata come l'aria e ora, averla lì, tra le proprie braccia, era come ritornare a vivere.
    Non era facile convincerla di quello che lui diceva, non a parole, quindi aveva deciso di dimostrarglielo e di essere sincero con lei, su tutto, anche sulle sue paure e sulle sue difficoltà ad accettare il fatto che si fosse sentito rifiutato da lei. Se solo avesse saputo come aveva occupato il suo tempo la Beauvais, probabilmente Julian non sarebbe stato più così propenso a parlare, quella sera, ma per fortuna questa era una cosa fuori dai loro programmi, no?
    Stava assimilando con tutte le fibre del suo corpo, il profumo di quella pelle, la morbidezza dei suoi capelli e si stava godendo l'utopia che quel momento non sarebbe finito mai. Voleva accarezzare quelle labbra da mesi ed ora, solo ora, si rendeva conto come avrebbe riconosciuto i suoi lineamenti anche al buio, o se fosse diventato cieco. Chiuse gli occhi, infatti, continuando a seguire perfettamente la sua pelle, ben conscio di dove fossero le sue dita, di che pieghe prendessero quelle labbra, tanto che sorrise, quasi soddisfatto di riuscire a riconoscere Regina anche senza guardarla.

    «Ti riconoscerei anche se diventassi cieco...»

    Un sussurro morbido, quasi a voler rendere partecipe anche l'altra del perché avesse chiuso gli occhi. La guardò arrossire al suo complimento e si riscoprì innamorato anche di quel rossore improvviso, lo fotografò con la mente, ascoltando le sue parole. Immaginava che non avesse capito la sua scelta, non poteva che biasimarla, ma lui era contento di ciò che aveva deciso e forse solo questo aveva fatto sì che potesse tornare indietro da lei. Mosse piano i ricci, mentre sorrideva.

    «Non potevi darmele tu... dovevo essere consapevole di cosa stesse succedendo tra noi... di cosa stesse succedendo in me. Dovevo poter essere pronto a rispondere alle tue domande...»

    Sottolineò piano, in quelle parole sempre sussurrate, quanto fosse stata necessaria quella lontananza per potersi preparare alle sue domanda, ai suoi dubbi.
    Cosa che dimostrò subito dopo, mentre lei gli rovesciava addosso quella pentola d'acqua bollente.
    Al nome di Giada sussultò appena, sgranando gli occhi, per poi ammorbidirli ancora in un sorriso rassegnato: lei avrebbe saputo sempre dov'era.

    «Io ti appartengo ancora, Rey

    Il suo tono scivolò su quel nomignolo che le aveva donato fin da quando si erano conosciuti, quindi la mano scivolò di nuovo verso la sua guancia, ripercorrendo quella pelle. La desiderava, voleva baciarla e stava lottando con tutto se stesso per non farlo.

    «E continuerò a farlo fino a quando questo cuore continuerà a battermi nel petto. In tutto questo tempo che sono stato solo, in tutti questi giorni in cui tu non ci sei stata se non nei miei ricordi, io ho capito che non esiste vita che io voglio vivere che sia senza di te. Sei il solo sorriso che riempie i miei vuoti. E ti desidero, cazzo se ti desidero, ogni giorno di più.»

    Se quella era una dichiarazione non lo sapeva, ma l'unica cosa che lui stava facendo era tentare di spiegare la propria reazione alla dioptase.

    «La verità è che sono tornato perché non c'è alcun posto che io possa abitare se non lo stesso spazio che condivido con te, Regina. Non sono tornato per lei, sono tornato per te, sono tornato perché amo il tuo sorriso, amo il tuo profumo e amo guardarti mentre studi. Amo ogni singola cellula che compone il tuo mondo. Ma...»

    La mano che fino a quel momento vagava su di lei, scivolò al proprio fianco, togliendo alla ragazza il contatto tra i loro corpi, distanziandosi appena.

    «...dentro sono rotto. Si è crepato qualcosa e so che tornare potrà continuare ad aumentare la lesione o rimarginarne i lembi. Ma devo provarci, Rey. Devo riuscire a farti capire cosa sei per me, quanto quel bacio per me è valso più di ogni altro che io abbia mai dato. Tuttavia... se vuoi che io vada, dimmelo, Rey. Non mi arrabbierò, non ti urlerò contro... farò dei passi indietro e tornerò da dove sono venuto.
    Però... ho una sola cosa da chiederti, prima che tu risponda: fammi restare. Fammi restare e ti mostrerò ciò che non sono riuscito a mostrarti finora. Fammi restare e ti farò vedere che le storie di quei romanzi rosa che ti piacciono tanto, ci sono, esistono e che il lieto fine c'è.
    Fammi restare, Rey...»


    Effettivamente aveva il suo elicottero pronto, nell'eventualità che potesse cacciarlo. Le stava chiedendo una possibilità. Prese un profondo respiro, quindi cercò di allungarsi a prendere la sua mano. Sbuffò una risata.

    «Non immagini nemmeno quanto cazzo vorrei baciarti ora...»

    Le mormorò piano, fissando gli occhi sulle labbra di lei, ad un passo dal suo volto.

    «Certo... facciamo quello che vuoi... sono qui solo per te...»

    Non voleva staccare gli occhi da lei, desiderava rubarne immagini per poterle portare con sé nella memoria. Era bellissima e Julian non reggeva il confronto...
    Julian Miller

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    Studente, I anno - Dioptase

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    Regina Beauvais
    Dioptase| 18 anni
    Tutta quella situazione era strana. Sapeva che non era mai stato così tra di loro, a nessuno dei due era mai servito andare via e scappare. A nessuno dei due era mai passato per la testa essere veramente distanti tra di loro. Loro erano delle persone unite, loro erano sempre stati una sola cosa. Eppure lui l'aveva lasciata da sola, Nonostante lei gli avesse detto che non sapeva cosa provava, che non aveva idea del perchè stava succedendo tutta quella cosa e soprattutto, non aveva idea di quello che sarebbe successo. Si erano sempre capiti, ma da quando erano andati a Londra le cose erano cambiate. Forse Regina era semplicemente cresciuta, forse Regina aveva e sentiva il bisogno di esplorare, ed il solo fatto che qualsiasi persona che le desse un minimo di consedirazione, lei pensava si fosse infatuata, allora le faceva capire tutto. Si morse il labbro e decise che forse era il caso di tornare un pò all'origine. Doveva riprendersi, stare un pò da sola e cercare seriamente la dritta via. Ma oramai le cose erano andate in quel modo, e quell'estate, per lei, era stata deleteria. Aveva ballato tantissimo, studiato come una pazza ed aveva fatto sesso per la sua prima ed unica volta. Ne era rimasta quasi sconvolta, ma non aveva neanche avuto il coraggio di alzare il telefono e dirlo a Julia. E se si fosse incazzato? Se davvero non sarebbe mai più tornato? Adesso stare tra le sue braccia era una gioa immensa e soprattutto era confortante, era qualcosa di realmente vero. Finalmente era a casa. Si morse appena il labbro e poi fece sfregare il suo naso con quello di lui. Sai cosa penso? Che non dovresti più parlare.Sussurrò alla fine del suo discorso. La sua mano era immersa nei suoi ricci e le sue palpebre si chiusero nel frattempo che la sua bocca sfiorava quella che era la bocca di luii. La verità era che non era vero che non si sentiva speciale per nessuno, la verità era che lei era sempre stata speciale per Julian, ma forse era così scontato e così assurdo per lei che non riusciva davvero a farsene una ragione. Gli morse appena il labbro, poi sorrise, fece aderire il suo corpo perfetto a quello di lui. I baci non si chiedono, ma si danno! Lho letto su di un libro!E quello faceva capire al ragazzo quanto la ragazza fosse stata da sola, chiusa in una camera a ballare e leggere come se non ci fosse stato un domani. Si morse ancora il labbro e poi gli diede un altro bacio,ma questa volta sulla sua guancia. Io non lo so cosa provo per te. Continuo a non capirci niente e pensare che per me sei una devastante distrazioe. So che sai distruggermi e rendermi la ragazza più felice al mondo con un solo gesto, e so anche che quello che dici non riuscirai a mantenerlo davvero, almeno non adesso. Sei uno spirito libero Julian, e ed è la cosa che ho sempre amato di te. Sei uno che non si lega a qualcuno in particolare, tu sei amico di tutti, tu sei... sei tu ed io non ti cambierei per niente al mondo. Ma so che mi sei mancato e so che solo vicino a te riesco ad essere me stessa, riesco ad essere la persona che vorrei essere con il mondo. Quidi si. voglio che tu rimani con me, adesso e per sempre. Se dovrò legarti a me con qualsiasi mezzo, io lo farò. Puoi scommetterci.Quela era una dichiarazione? Non lo sapeva neanche lei, ma era quello che provava. Una lacrima di gioia scese lungo la sua guancia. Era felice ed era tra le sue braccia. Era con lui e non chiedeva altro. Sapeva che avrebbero litigato ancora, sapeva che entrambi erano testardi, erano delle teste calde e soprattutto avevano un carattere dominante. Ma sapeva anche che lei lo avrebbe aspettato per sempre. Sapeva che non voleva che lui stesse con lei solamente perchè ne sentiva l'esigenza, ma perchè non poteva fare a meno di lei. Era una che leggeva così tanto che non poteva fare altro che sognare ad occhi aperti e lei, veramente voleva lui. Doveva solo rendersene conto davvero. Doveva solamente capire la profondità di quel sentimento.

    RevelioGDR
     
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7 replies since 3/8/2022, 20:10   167 views
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