"Sei molliccia, devi allenarti": parola di Blake Barnes

Louise&Blake

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  1. Louise De Maris
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    Posò uno sguardo allarmato verso l’orologio poggiato sul comodino affianco al suo letto, lasciando cadere il romanzo che stava terminando di leggere sulla sua pancia: era rimasta così presa dalla storia che non si era resa conto che il tempo fosse passato così velocemente. Erano le 17:10 in punto: non avrebbe avuto molto tempo per prepararsi, se avesse dovuto poi camminare a lungo, ben una buona decina di minuti, per raggiungere Blake Barnes alla sua solita postazione: il muretto del giardino. Si alzò d’improvviso, raccolse una tuta pulita, composta di t-shirt bianca, una giacca e pantaloni abbinati di colore rosso, blu e bianco a grandi strisce, e la indossò con foga. Poi, camminò verso la toilette e, dopo essersi posta di fronte allo specchio, raccolse i morbidi capelli, che sapevano di lavanda, in una coda di Cavallo, fermata da un elastico nero. Non era casuale la scelta dei suoi shampoo: le piaceva dare dei fiori e delle piante che le piacevano di più. Spruzzò un po' di deodorante sotto le ascelle e si sciacquò la faccia con acqua gelida, per svegliarsi dal piacevole torpore che l’aveva invasa durante la lettura. Era pronta, finalmente. Diede un nuovo sguardo all’orologio: erano passati ben dieci minuti, ma ce l’avrebbe fatto ad arrivare puntuale.
    Si inoltrò lungo il percorso che a nuovi occhi avrebbe potuto sembrare labirintico, ma che lei conosceva bene, e si accinse nella direzione dei giardini del castello. Camminò a passo sostenuto, ma, a differenza del giorno prima, non corse. Almeno, così, non si sarebbe stancata prima del tempo. Era felice di passare del tempo con Blake Barnes: stava cominciando ad apprezzare la sua presenza, seppur, a volte, si rivelasse scorbutico e antipatico, sempre pronto a trovare un pretesto per litigare. Nonostante tutto, non avrebbe potuto far male conoscere meglio il ragazzo che l’aveva salvata per ben due volte ed era persino riuscito a convincere Aaron a darle un’occhiata. Non che Aaron avesse bisogno di convincimento, sia chiaro. Era stato un gioco del destino che si incontrassero e che suo zio andasse proprio da quell’esatto guaritore per curare i suoi problemi. Evrard si fidava ciecamente dell’uomo, un po' meno del “fratellino”, così le sembrava, a volte. Era bello, per una volta, camminare senza dolori remoti. Alla fine, avvistò Blake Barnes al suo solito punto: doveva essere appena arrivato, visto che non era ancora a fare stretching.
    - Buon pomeriggio! – salutò Louise, con entusiasmo.
    - Hai visto che oggi sono arrivata puntuale? E non ho corso, soprattutto! – affermò, con una risatina.
    La discussione che sarebbe seguita, come anticipato nella loro chat, non avrebbe scalfito la sua gioia.
     
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    Si stava prendendo davvero un bruttissimo andazzo, davvero si cominciava a diventare paranoici. lilith era quasi del tutto sparita, s vedevano ma comunque molto raramente e spesso lei era come al solito a studiare elui ad allenarsi. Le cose cominciavano ad essere leggermente distaccate ed avere la biondina sempre intorno di certo non aiutava per niente. Ultimamente lei scriveva a lui per messaggio, più spesso del solito e lui le rispondeva a prescindere, più spesso del solito. Anzi, aveva proprio cominciato a messaggiarci e la cosa non era affatto conveniente. Ma era una paziente di Aaron no? E di conseguenza non la poteva del tutto ignorare. Se poi pensava a quel bacio in camera di Aaron e quello prima in camera sua nella campagna di Londra, diventava tutto più un casino. E di conseguenza aveva deciso che doveva per forza andare, in qualche modo ad allenarsi, in maniera costante e soprattutto intensa. Il giorno prima ci era andato lasciando il telefono in camera, poi si era sentito con Lilith, si era visto con lei ma per qualche istante e dopo ancora se ne era tornato in camera e il messaggio di Lu arrivò quasi puntuale. Si stava maledicendo da solo per riuscire a complicarsi sempre la sua esistenza, quindi alla fine le chiese di andare con lui a fare allenamento e smetterla di trillare come se non ci fosse un domani. Wao! Esclamò vedendola e scuotendo il capo. Era ovvio che la stesse prendendo in giro per quello che aveva detto. In fondo aveva fatto metà del suo dovere. Anche perchè io odio aspettare e questa volta non lo avrei fatto, ne tanto meno ho deciso di stare al tuo passo. Insomma impara tu a stare al mio! Un bambino dispettoso. Lui aveva una t-shirt bianca a maniche corte, un pantalone nero con gli elastici alle caviglie e scarpette da ginnastica bianche, nike, nuove e pulite, come al solito. Cominciamo! Disse poi cominciando a fare streaching. Dovevano cominciare per forza, tutto quello era dannatamente pericoloso. Quello era certo.
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  3. Louise De Maris
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    Quel "Wao" stava cominciando a diventare davvero fastidioso, ma non avrebbe lasciato che scalfisse la sua gioia ed energia. Con Blake Barnes era così: eri felice? Dimostrava la sua "contentezza" per la tua felicità puntellandoti con antipatia. O, forse, non gliene importava un fico secco. Ma, comunque, Louise ci stava facendo l'abitudine e le piaceva quel lato di lui, perché era una continua sfida. La ragazzina, infatti, stava perennemente al gioco.
    - Oh, caro ragazzo! - si portò una mano al petto, recitando un falso dispiacere, secondo una grande teatralità. - Mi dispiace così, così tanto che tu abbia dovuto sopportare il peso del mio ritardo di ieri. Oh, come sono infelice! Oh, come soffro! -
    Alzò il braccio libero e se lo posò sulla fronte, in una mimica di finto svenimento, tipica delle dame ottocentesche dei film.
    Poi, scoppiò a ridere a crepapelle.
    - Sarei brava a fare teatro, non è vero? -
    Al suo “Cominciamo”, si mise di fronte al Blak Opal, in modo tale che potesse vederlo bene e copiare ogni sua mossa.
    - Ma perché si comincia dallo stretching? Non dovremmo riscaldarci, prima? – gli domandò. Era seriamente curiosa, anche perché aveva sempre visto gli altri correre prima di compiere qualsiasi esercizio.
    - È una domanda di curiosità, non voglio contestare i tuoi metodi d’insegnamento – disse, rivolgendogli un occhiolino. Non potendo rimanere esattamente in silenzio, perché il tutto era davvero imbarazzante (sì, provava vergogna ad allenarsi davanti a tutti), cominciò a porre al ragazzo una seria di domande, tra cui: - Qual è il tuo colore preferito? -
    Tirò ad indovinare: - Il blu? -
    Non aveva idea del perché avesse scelto proprio quello, forse era per i suoi occhi… “No, Louise! Cosa pensi? Ritorna in te!”. Scosse il capo per cacciare quei pensieri. Portò il braccio destro lungo la gamba destra, fino a quando la mano non avesse raggiunto le caviglie. Solo che non ci riuscì, perché sentiva i muscoli tirare: - Ammazza come tira! – esclamò, lasciando la posizione poco dopo e rimettendosi diritta.
     
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    Le giornate con Blake erano sempre una continua altalena. Era sempre qualcosa di strano ed imprevedibile. Una cosa era certa, era un capricorno riuscito male, ma sicuramente con un ascendente cancro, in quanto la luna era il suo pianeta di appartenza e soprattutto era completamente influenzato da lei. Blake era un lunativo di prima categoria e con lui un attimo eri al paradiso, due secondi dopo si scendeva all'inferno. Era come avere costantemente mal di mare a stare insieme a lui nella sua vita. Sorrise alla ragazzina quando fece quella scena e poi sospirò. Saresti una giulietta perfetta! La stava prendendo in giro, chiaramente, anche se si, era brava. Luoise. Quella ragazzina era stata un fulmine a ciel sereno nella sua vita. Non sapeva ancora cosa provasse per lei a dire il vero. Sapeva di non essere innamorato, ma al contempo sapeva anche che non gli era completamente indifferente. Doveva ammettere che non era decisamente il suo tipo fisicamente, ma al contempo la trovava così dolce e carina che non sapeva esattamente cosa gli provocava dentro. Senza contare che ogni volta che si ritrovavano stesi in un letto finivano per toccarsi troppo e baciarsi. Senza una vera ragione apparente. Eppure lui aveva promesso, ed aveva detto a Lilith che si sarebbe impegnato e dio solo sapeva quanto lo stesse facendo. Sospirò, non poteva perdersi in quei pensieri, non poteva per niente essere una persona troppo riflessiva oppure si sarebbe sentito male da solo e sarebbe entrato in un vortice di pippe mentali assurde che non sarebbero finite più. No, le pippe mentali non erano di certo sugli altri, ma su se stesso, ma comunque, doveva allenarsi. Assolutamente. Si morse il labbro e poi cominciò a riscaldare i muscoli, poi si fermò e la guardò. Ecosa pensi che stai facendo? Se adesso corri senza preparare il tuo corpo non riuscirai neanche a fare 100 metri, senza contare che sei molliccia e non hai abbastanza forza ne nelle gambe ne nelle braccia. Prima di fare qualsiasi cosa devi scaldare i muscoli e li scaldi mentre ti muovi. Ma i movimenti devono essere minimi. Le rispose alla sua domanda. Il fatto era che aveva sempre quel modo barbaro di fare che era veramente antipatico in certe situazioni. Mi fai un favore? Quando mi fai una domanda, puoi evitare di giustificarti e farmi mille premesse e considerazioni del perchè mi hai fatto quella domanda?Grazie! Ovviamente era pura retorica. Cominciò a fare dei saltelli divaricando le gambe e nel contempo alzando le braccia. Poi scoppiò a ridere a quella sua domanda. Come diavolo gli era venuto in mente? Il mio colore preferito è il rosso. Passione, coraggio, il fuoco, amo i tramonti che sono per lo più di un color rosso intenso. Il rosso mi sa di qualcosa di caldo, qualcosa di forte, qualcosa di travolgente. Perchè mai hai pensato al blu? Chiese poi curioso. Il tuo invece? é il viola? Ne aveva sparato uno a caso a dire il vero. Si mise di nuovo a saltellare. Poi fece apparire una corda.
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  5. Louise De Maris
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    La frase su "Giulietta" della commedia shakespeariana, decise, l'avrebbe presa per buona, quasi che il ragazzo l'avesse inteso per davvero. Blake Barnes non era uno che rispondeva così facilmente a determinate domande, anche a quelle che, apparentemente, sembravano innocue e innocenti. Aveva un modo tutto suo di comportarsi che, a detta sincera, a Louise piaceva. Non si sapeva spiegare il motivo, ma, a volte, ci aveva provato comunque, riconducendo quel piacere al suo ormai passato caratterino ribelle, rispetto agli standard che la società le aveva sempre imposto: Louise, infatti, da bambina, aveva sempre voluto essere il "maschiaccio" di turno. Non si era mai preoccupata di giocare a calcio con i suoi coetanei di sesso opposto, seppure lei fosse una femmina. So era sbucciata le ginocchia come loro, aveva imparato a dir le parolacce sin dalla tenera età come loro, era diventata brava a giocare come loro.
    Bloccò ogni suo movimento quando il ragazzo la rimproverò. Mise su il broncio: perché doveva dirle che era molliccia ogni volta? Le faceva venire i complessi così. Sporse il labbro inferiore e lo guardò con occhi arrabbiati.
    - La smetti di dire che sono molliccia?! - esclamò, con una vocina che, nonostante le sue intenzioni, avrebbe potuto essere classificata come carina, perché infantile.
    Annuì, decidendo di ascoltarlo: dopotutto, lui ne sapeva molto di più di lei in questioni di allenamento.
    - Se ci fossimo incontrati da bambini, sono sicura che non avresti pensato la stessa cosa. - disse, volendo introdurre il discorso "giocavo a calcio" per redimersi dall'imbarazzo.
    - Beh, non posso proprio prometterti nulla... è l'abitudine... - "Che ho preso a furia di incassare solo percosse da parte di Evrard Boyer" furono le parole non dette.
    Ma perché si era messo a ridere? Che cosa c'era da ridere?! Era una domanda come un'altra... Socchiuse gli occhi, sospettosa.
    - Perché stai ridendo? - gli chiese.
    Spalancò gli occhi, rallentando i suoi movimenti.
    - E come hai fatto ad indovinare?! Si, comunque, è il lilla, ma anche il verde. Ho pensato al blu per te, perché beh... il blu mi sembra un colore che rappresenta profondità e tu mi sembri una persona profonda, così ho pensato a questo. - rispose, senza aver paura di aprirsi. Ultimamente, Louise aveva preso una certa confidenza nei confronti dell'opale.
     
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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    C'era qualcosa in quella strana relazione che andava oltre ogni situazione e soprattutto contro ogni tipo di logica. Blake non era una persona sgorbutica, in realtà era fin troppo socievole, attaccava bottone con tutti e soprattutto era uno che tendeva a parlare con tutti. Certo a modo suo, certo, era uno che riusciva sempre a farti saltare i nervi per qualcosa, ma era pur sempre una persona che non rimaneva in disparte. Sia per il suo ego spropositato sia perchè, alla fine della situazione, era una di quelle persone assurdamente socievoli e solari. In quel momento stava cercando di aiutare in qualche modo Louise, dicendole che era molliccia, ma comunque spronandola a fare di meglio, ad allenarsi, ad essere sicuramente una persona migliore di quello che volevano farle credere che fosse. Blake le aveva scritto addirittura una canzone, la sua persona lo aveva ispirato per un qualcosa che gli piaceva veramente moltissimo. Stava ancora perfezionando il tutto, quindi non le avrebbe detto niente, ma era sicuro che avrebbe capito che si trattava di lei. Aveva scritto una canzone anche ad un'altra ragazza, che non fosse Lilith, che poi le canzoni a lei dedicate erano commerciali, ma comunque esprimevano dei sentimenti, ma anche in quel caso il nome era stato cambiato. Se c'era una cosa che Blake voleva davvero tenere solamente per se, erano le persone che erano entrate nel suo cuore. Certo, non si direbbe mai che Blake Barnes aveva nel cuore Elisabeth Lynch, ma quella era un'altra storia. La guardò e finì di fare streaching e poi alzò un sopracciglio per quello che disse. Non lo so, mi sapevi di viola, è un colore un pò... Gesticolò appena indicandola. Per quanto fosse un ottimo compositore di canzoni, era pessimo con le parole. Ma alla fine non disse assolutamente nient'altro. O capiva in quel modo oppure non lo avrebbe mai capito. Comunque il blu è il mio secondo colore preferito. E sono contento che almeno qualcosa di me tu l'abbia capito. Anzi, sai cosa? Dimmi, cosa pensi di me, oltre che ho dei bellissimi occhi? Non si era dimenticato di quella notte passata insieme, e Lu avrebbe potuto notare come il fatto di averglielo ricordato non era un caso. Blake era narcisista, era una persona egoriferita e sentirsi fare i complimenti, e ricordarsi di certe situazioni era come se fosse l'ossigeno per la sua vita. Attese e poi le fece segno di cominciare a correre. Tieni la schiena dritta! Aggiunse poi riprendendola. Dio che palle che era. Si vedeva che faceva tirocinio da Garlic!
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    Quando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà.
     
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  7. Louise De Maris
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    Portò il braccio disteso contro il petto, stringendolo in una morsa con l’altro, in modo tale che lo stretching avesse i suoi effetti: in un batter d’occhio, poté avvertire il tirare della sua muscolatura, perciò, essendo prossimo al dolore, allentò leggermente la presa. Era felice, tutto sommato, - anzi, totalmente! – di aver preso la scelta, che ora sapeva fosse stata la più giusta – Eh, Louise… non cantar vittoria troppo presto! -, di raggiungere il Black Opal per l’allenamento, prima di tutto perché le faceva bene al suo fisico asciutto; in secondo luogo, era un toccasana per la sua socialità ormai andata a quel paese; infine, avrebbe avuto modo di approfondire la conoscenza di Blake Barnes, il che la interessava e non poco. Era anche vero, comunque, che era difficile ammettere a sé stessa che gli piacesse, dal momento che non le poteva sembrar vero che una persona come lei, per com’era diventata dopo il rapimento, potesse mostrare interesse per qualcuno o, almeno, sentirlo nel proprio cuore.
    Ridacchiò quando lo studente non riuscì a dare una definizione al colore viola.
    - Non sapevo che esistessero colori “un po'”! È una nuova tonalità, per caso? -
    Quando Louise riusciva ad aprirsi, le prime caratteristiche che risaltavano ad occhi esterni erano la sua solarità e loquacità. Se avesse iniziato a parlare, non avrebbe smesso più e, contrariamente a quanto poteva sembrare, era capace di ilarità, come in quello stesso caso.
    Ma, comunque, aveva compreso abbastanza ciò che il Barnes Junior voleva dirle.
    - Beh, il lilla e il viola sono molto simili, alla fine! Cambia solo la tonalità, ma siamo lì, quindi direi che non hai sbagliato affatto “divinazione”! – disse, punteggiando l’ultima parola con due virgolette mimate con le dita.
    Non si aspettava affatto, però, quella domanda: era terribilmente imbarazzante che le spiattellasse lì, così, dal nulla, le parole che gli aveva rivolto quella notte… non potevano rimanere nei loro ricordi? No? Effettivamente, non sembrava fosse così.
    Sorrise timida, ma fu salvata da una risposta confusa che le avrebbe scavato la fossa da quell’ammonimento: si raddrizzò subito con la schiena, con un – Ops! – esclamato senza pensarci due volte.
    - Scusa! – gli disse.
    Cambiò braccio, perché ormai credeva fosse abbastanza per l’altro. Nasino alzato all’insù, si mise a pensare a possibili caratteristiche che le piacevano del ragazzo.
    - Mmmh… vediamo… - okay, sì, lo stava facendo apposta per mettergli l’ansia.
    - Mi piace che tu sia una persona alternativa, perché hai un modo tutto tuo di affrontare la realtà e le persone, seppur, spesso, la butti più su un lato scorbutico (basta vedere il numero di persone che non ti sopportano), ma sai essere anche premuroso, attento… dolce… - quest’ultima fu parecchio difficile da dire, tant’è che le sue guance già rosse si fecero scarlatte.

     
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    Blake Barnes era un'incognita anche per se stesso. Non sapeva mai come reagiva e forse quella era la sua vera caratteristica. Aveva sicuramente definito la sua personalità in maniera chiara e coincisa, sapeva di essere un pò bipolare con il dramma e sapeva benissimo che a volte era impossibile sia sopportarlo che gestirlo. Era una persona instabile non solo emotivamente ma anche caratterialmente, a volte si chiedeva, infatti, come mai non fosse nato a giugno, come suo fratello, e come il suo segno non era il cancro, anche se aveva scoperto che era il suo ascendente, ascendente che si faceva sentire neanche poco. Si, Blake credeva nelle stelle e comunque ne era veramente molto affascinato, ma una cosa alla volta. Ridacchiò per il suo modo di "prenderlo" in giro. Non si sentiva così bene e rilassato da un sacco di tempo. La cosa che più le piaceva di lei era che non era pesante, non faceva troppe domande e non minava alla sua libertà. Blake la vedeva perchè ne aveva voglia, e se non ne avesse avuta sapeva che Lu non si sarebbe offesa o non gli avrebbe rotto le scatole. Era qualcosa che succedeva spesso sia con Lilith che con Stefany. Odiava quando gli mettevano il muso per una sua esigenza ed odiava il fatto che tutto quello doveva ripetersi ciclicamente. A Blake piaceva cambiare, era una persona che si annoiava spesso e non poteva farci assolutamente niente. Sorrise ancora alla ragazza e con la mano fece finta di parlare, come a prenderla in giro a sua volta, poi sogghignò per le sue gote rosse quando lui le ricordò quello che gli aveva detto. Eri tu no? O mi confondo con un'altra!? Lo faceva apposta perchè amava quando le persone si sentivano a disagio ed in difficoltà. Si morse appena il labbro e poi si avvicinò a lei, mettendoglisi dietro. Posò la sua mano sulla sua schiena, poi sui suoi fianchi abbassandoli appena. Oh, addirittura devi pensarci? Chiese allontantanandosi appena prima di sorridendole. Dai comincia a correre, piano. Aggiunse poi facendole segno di seguirlo, prima di sentire cosa aveva da dire su di lui. Dolce. Wao! Questo nessuno me lo aveva mai detto! Disse poi pensandoci. Lui non si sarebbe mai definito in quel modo. Poi se lo dici senza tremolare sarebbe ancora più bello! La prendeva in giro, era qualcosa che non solo lo divertiva, ma lo faceva sentire, almeno in quel momento, un vero adolescente, come, forse, non si era mai sentito fino a quel momento.
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    Si, aveva avuto ragione: Blake Barnes era sicuramente una persona alternativa e ciò le faceva immensamente piacere. I quattro anni passati, costretta a seguire regole fin troppo rigorose e convenzionali, erano sembrati quasi che fossero durati per un’infinità. Era ora che avesse trovato qualcuno di profondamente diverso da lei stessa, che donasse un po' di colore alla sua vita! Forse era per quel motivo che lui piaceva a lei: era l’unico in grado di farle tornare il sorriso, permettendo ad esso di rimanere scolpito sul suo volto per più tempo del normale dovuto. Aveva ormai perso il conto di quante volte, invece, in passato, non aveva sorriso, neanche abbozzato. Era stata trasformata in una marionetta, incapace di fare qualunque cosa avrebbe dovuto dipendere solo dalla sua volontà.
    Guardò Blake con sguardo sbarazzino quando continuò a sfotterla: non poteva negare che la stava facendo divertire un mondo.
    - Impossibile! – rispose. – Un’altra non te l’avrebbe detto come ho fatto io, lo so! -
    Louise non era gelosa delle fidanzate passate di Blake, solo di quelle che avrebbe potuto avere nel presente. La sua risposta fu abbastanza sciocca, ma non sapeva che dire. Lo guardò mordersi il labbro, gesto che non ebbe altro effetto che quello di fermarla da qualsiasi cosa lei stesse provando a fare. Non. poteva. Fare. quello! Un’improvvisa voglia di baciarlo le esplose nella testa, ma distolse gli occhi, catturando i fiori di campo nel proprio spazio visivo, per cercare di cacciar via quel pensiero invadente. Ma non sarebbe bastato: pochissimi istanti dopo, avvertì il calore delle sue mani sulla sua schiena e, poi, sui suoi fianchi. Fortunatamente, il suo corpo non reagì con una pelle d’oca visibile, ma un brivido le percorse la spina dorsale. Doveva smetterla di toccarla in quella maniera. La faceva impazzire: era come se le sue dita scagliassero tante piccole scariche elettriche ogni qualvolta entravano in contatto con la sua pelle, nuda o coperta che fosse.
    - Bene – rispose, obbedendo al gesto di seguirlo. Si pose al suo fianco, ma non per molto tempo, perché presto fu dietro di lui. Aveva proprio delle belle spalle.
    - Smettila! Se ho la voce tremolante è perché sto correndo! – rispose, con un leggero fiatone.


     
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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    C'era una parte di Blake sconosciuta anche allo stesso Blake. Oddio, in realtà c'erano moltissime parti di Blake che erano nascoste e sconosciute allo stesso Blake, ma era meglio evitare il discorso con lui, sarebbe stato inutile e davvero nocivo. Il fatto era che con lei era leggero. Sapeva di piacergli, anche se la sua mente, forse come autodifesa dal casino che avrebbe combinato prima o poi, si ostinava a pensare che la ragazzina avesse una cotta per Aaron e che lui era solamente un suo amico. Si, certo. Ma non era quello il punto. Scoppiò a ridere per quello che disse e scosse il capo. Altra cosa interessante per Blake di Lu era che lei era sempre spontanea, che quando non sapeva che dire, comunque si sforzava di dire qualcosa, comunque sapeva che se avesse detto la cosa giusta, allora sarebbe andato tutto bene. Sapeva come prenderlo e sapeva come fargli urtare il sistema nervoso in pochissimo tempo. Era qualcosa di increidibilmente assurdo e non poteva negare che tutta quella situazione lo stesse destabilizzando e neanche poco. Non aiutava il fatto che Lilith fosse così assente nella sua vita.Che casino. Sapeva che prima o poi si sarebbero allontanati e poi riprensi ed ancora allontanati. Era la sua storia perpetua e continua e cominciava anche a pensare che non voleva che tutto quello si sapesse perchè non voleva che Louise stesse male.Ecco quale cominciava a diventare il vero problema: non voleva che quella biondina del primo anno ci rimanesse male, ne tanto meno che Lilith scagliasse la sua rabbia contro di lei. Insomma era premura quella? Molto probabilmente ma quello non era il momento per analizzare i suoi sentimenti, premesso e non concesso ne avesse qualcuno. Si morse il labbro e poi le raddrizzò la schiena senza proferire parola. Stargli comunque così vicino non era buono per nessuno, anche se, su quelle cose, il suo autocontrollo era sicuramente migliore. Ridacchiò poi a quello che disse sulla corsa e poi scosse il capo. Sei una pessima bugiarda, comunque. disse seriamente rallentando leggermente. Sei mai stata in un cinema babbano? Chiese poi cercando di distogliere tutta l'attenzione in altri argomenti. Insomma era cosa buona e giusta che continuavano a fare quello che avevano cominciato poco prima: conoscersi.
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    Quando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà.
     
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    Cosa caspita aveva appena detto?! Stava insinuando che fosse una bugiarda ma che non ci riuscisse effettivamente?! E no! Questa non gliela doveva dire. Con la bocca spalancata e mezza sorridente, che inaspriva la curva delle sue guance paffutelle, lo guardò, gli occhi sgranati, in una faccia davvero molto infantile.
    - Cosa mi hai appena detto?! – affermò, con tono fintamente serio e scandalizzato, che era chiaro fosse tutta una messa in scena.
    - IO – indicò sé stessa con un dito indice teso - sarei la bugiarda?! -
    Scosse il capo divertita, con un – tztztztztz – di disaccordo.
    - No, Blake Barnes, questa non me la dovevi proprio dire… -
    Non aveva voglia di esser seria, anche perché non era assolutamente vero che lei avesse mentito.
    - Non so cosa tu abbia visto fino ad ora, ma una persona che corre HA una voce tremolante, non lo vedii? – domandò, facendo cenno verso sé stessa. Lo squadrò da capo a piedi, accentuando volontariamente il movimento del suo capo: su e giù, giù e su, e così via.
    D’un tratto sogghignò: brutto segno! La sua mente, infatti, aveva incominciato a tessere trame all’interno delle quali il Black Opal, prima o poi, avrebbe dovuto cadere.
    - Prima o poi lo scoprirò! – disse, senza esplicitare il soggetto di quella frase. Voleva suscitare nel giovane una certa ansia e curiosità. Il suo obiettivo? Scoprire dove Blake soffriva il solletico!
    - Comunque, sì, ci sono stata! E’ meraviglioso, ma non ci vado da moltissimi anni… quando ero una bambina mi ci portavano i miei genitori, poi, cresciuta un po' di più, ho cominciato ad andarci con i miei amici di Issigeac. -
    Scacciò via la nostalgia e la malinconia per quei tempi che non sarebbero tornati mai più.
    - Tu, invece? – chiese, sbattendosi poi una mano sulla fronte.
    - Che stupida! -
    Avrebbe potuto sembrare che si fosse appena ricordata qualcosa di serio e invece… - Ma che domande che faccio, certo che Blake Barnes è andato in un cinema babbano! E sono sicura che hai persino visto film come Star Wars o qualcosa del genere -. Era il suo modo di prenderlo in giro. Lui poteva farlo con lei, perché non poteva essere viceversa?
    Lasciò che il ragazzo le aggiustasse la postura, ma tentò di deconcentrarsi da quel tocco.
    - Facciamo un gioco? - chiese all'improvviso. - Così, per passare il tempo! - aggiunse, non lasciando spazio allo studente per rispondere.
    - Si chiama tipo... aspè... non mi ricordo... Come cavolo si chiamava?!?! AH, si chiama "Preferiresti". Lo conosci? -
    Come poteva avere così tanta parlantina durante la corsa?


     
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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    C'era qualcosa in tutta quella situazione che lo faceva sentire e stare bene. C'era qualcosa in Louise che gli ricordava qualcosa che non sapeva neanche di aver vissuto. Blake non era stato fortnunatissimo con la famiglia, ma c'erano dei momenti della sua infanzia che erano stati seriamente felici. Ovviamente non c'erava niente l'affetto di una madre o di un padre, ma Aaron c'era sempre stato ed anche suo nonno e non poteva negare che c'erano dei momenti in cui tutto quello era normale. Suo nonno era stato come un padre, lo aveva cresciuto fino a quando Aaron era diventato maggiorene per prendersi la sua stessa custodia e divenire suo tutore. Suo nonno, che comunque Aaron si chiamava, era stato coraggioso e quando la prima volta aveva visto cosa Jason, suo figlio, faceva a quel marmocchietto, lo aveva diseredato. Aveva preferito suo nipote a lui, aveva fatto in maniera tale che Blake vivesse e che avesse un carattere forte. Certo era vecchio e non poteva arrivare a tutto, ma aveva combattuto con lui. Gli aveva insegnato a correre, spesso andavano blake, Aaron e il nonno a correre insieme, li spronava sempre a fare di meglio, fin da piccoli. E quel parlare in maniera simpatica, prendere in giro, essere allegri e spensierati ma allo stesso modo sofisiticati e sempre di un certo livello, lo aveva ripreso proprio da Aaron Barnes anziano. Sorrise alla ragazzina, gli aveva ricordato un momento seriamente felice. Dovresti fare teatro con tutti questi melodrammi che insceni! La prese a sua volta in giro prima di fermarsi un momento per aspettarla. Lui era sicuramente molto, molto allenato e non poteva pretendere che anche lei lo fosse, quindi fece un pò di corsa sul posto. Oh si, lo vedo lo vedo! Rispose poi scuotendo il capo e ridacchiando appena. Poi la fece fermare anche a lei, rimettere apposto la postura, le si mise di fronte. Respira che se no ti viene un'infarto!La prese in giro prima di ridere in maniera spensierata. Si divertiva con lei, non pensava, riusciva a viversi la sua personalità in maniera compeltamente distesa e perfetta. Gli piaceva tutto quello. Issigeac. Dimentico sempre che sei francese! Pensò poi ad alta voce prima di fare un pò di esercizi per il collo. Puoi dirlo forte!! E comunque ho anche io amici babbani che hanno bisogno della mia presenza! E poi non dirlo con quel tono! Insomma... non è colpa mia se sono nato da questo lato del mondo! Si fece prendere in giro e poi le fece una linguaccia. Mai giocato. Allora, comincia tu! Vediamo quanta fantasia hai! Aggiunse ridacchiando.
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  13. Louise De Maris
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    Teatro. Sarebbe stato bello poter prender parte alle attività di quell’ambito, anche se effettivamente non ci aveva mai pensato: purtroppo, la scuola non offriva corsi teatrali. Se avesse voluto, avrebbe dovuto iscriversi presso qualche compagnia esterna, ma che scusa avrebbe trovato per i suoi zii quando l’avessero vista uscir fuori di casa senza una valida motivazione? Sarebbe stato un flop, quindi, avrebbe dovuto perder qualsiasi sogno e speranza. Sorrise al ragazzo.
    - Sarebbe bello, sai? Ma non potrei… quindi, dovrò accontentarmi di inscenare melodrammi davanti a te! -
    Gli rivolse una linguaccia. Cercò di tenere il passo con quella corsa ma era davvero difficile: lo sentiva che non era allenata affatto. Ringrazio mentalmente il Black Opal per aver rallentato ed essersi messo più o meno al suo fianco in una corsa sul posto.
    - Fai meno lo spiritoso! – lo rimproverò, ma con aria ilare. Non c’era alcuna intenzione dietro quella frase. – Guarda che l’infarto verrà a te se non la finisci di prendermi in giro! -
    Stava lanciando il malocchio? Avrebbe potuto, ma anche qui nessun intento reale. Si fermò un secondo e si piegò in avanti, poggiando i palmi delle sue mani sulle ginocchia mentre ansimava.
    - Aspetta… un… attimo… -
    Prese qualche respiro profondo.
    - Sto letteralmente… morendo -
    Trasferì la sinistra sul suo fianco dolente.
    - Sì, credo proprio che dovrò allenarmi più spesso… aah! Che male… -
    Dopo qualche istante, riprese l’attività ma con più lentezza.
    - Non credo che riuscirò a far molto ancora, comunque -
    Era necessario che si distraesse, altrimenti sarebbe cascata a terra come una pera cotta.
    - E sì, sono francese! Strano che tu te lo dimentichi! Alla fine, il mio nome è puramente francese. Comunque, guidami tu: che facciamo ora? -
    Le piaceva quel lato di lui: solare, divertente, simpatico. Aveva bisogno di quella spensieratezza.
    - Mhmh, sisisisi – lo prese in giro.
    - Va bene! Inizio io! Preferiresti… mmhh… riuscire a fare sempre i compiti senza minima difficoltà o finire i videogiochi con rapidità? -



     
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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    Correva da quando era piccolo e di conseguenza, quello per lui era solamente veramente un esercizio per poi fare il suo vero allenamento, ma non glielo disse. Alla fine non gli interessava primeggiare su di lei per quelle cose. Sorrise alla ragazza e lasciò che il suo fiatone parlasse per lui. Poi si fermò e la lasciò respirare, fece altro streching anche lui e poi sorrise appena cercando di farle fare qualche esercizio di respirazione. Ma la sua domanda lo fece ridere, di nuovo. Nonrideva così tanto e così spesso da un sacco di tempo, era come se con lei fosse tutto completamente differente e come se ogni volta che inventava qualcosa lo facesse con una certa spensieratezza e spontaneità. Gli piaceva quel tratto di lei e speravi vivamente che non la perdesse mai. Sorrise alla ragazza e poi alzò un sopracciglio per quella domanda. Ma che diavolo di domanda era? Veramente gli stava chiedendo una cosa del genere con tante altre cose che ptoeva chiedergli? Davvero il tuo esempio di domanda è questo? Chiese poi seriamente prima di scoppiare a ridere. Considerando che posso fare entrambe le cose, ma preferirei finire i compiti senza dormirci per ore sopra! Rispose poi scuotendo il capo. Preferiresti andare in vacanza in una città europea, oppure al mare? Chiese di conseguenza. Era bene cominciare a fare domande che potessero essere utili a tutti ed anche alla causa in generale, alla loro conoscenza. Alla fine non si conoscevano per niente ed era bene cominciarlo a fare, anche perchè Blake si stava legando veramente un sacco a lei e la cosa un pò lo spaventava. Anzi, fin troppo a dire la verità, ma non era il momento di parlare di quel genere di cose, specialmente con la sua mente. Era pericoloso ammettere certe cose anche a se stesso.
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  15. Louise De Maris
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    AMETRIN
    Era combattuta: da un lato, avrebbe voluto mollare tutto seduta stante, perché era abbastanza difficile tenere il passo e il fiato per tutta la durata di quell’allenamento (Louise avrebbe voluto solo buttarsi a terra, stendersi nell’erba e fare un riposino); dall’altro lato, invece, era felice di aver cominciato a fare qualcosa di sano per sé stessa, visto che tutto quello che le stava attorno, tutte le azioni che gli altri e lei stessa compivano erano marci. Era stanca di vivere nel marciume: lei aveva bisogno di vita, di dinamicità e anche di qualcuno che, per una volta, le volesse bene. Sembrava quasi che Blake gliene volesse in qualche modo… “…quasi…” pensò, perché non voleva mettersi in testa la sicurezza di un qualcosa che probabilmente nemmeno c’era e su cui lei si era illusa. Non voleva, infatti, illudersi ancor più di quanto già facesse. Erano bastate le false speranze legate al fuggire o all’esser salvata dalla situazione familiare che aveva alle spalle: era stato in quei momenti che aveva perso tutto di sé stessa, persino il diritto di sognare un futuro migliore e radioso, e aveva cominciato a vivere nella paura piena di non riuscire a sopravvivere o di continuare a condurre sé stessa come un corpo senza vita. Come uno zombie… forse era meglio essere un fantasma, piuttosto che uno zombie. Almeno lo spirito aveva il controllo di sé stesso, mentre la carne era governata dalle sue stesse passioni, vuota com’era.
    Ridacchiò non appena il ragazzo scoppiò in una bella risata divertita, che per Louise era come musica. Avrebbe dovuto ridere più spesso, la metteva di buon umore.
    - Beh, le domande sono sempre domande! – rispose. – E tu hai il dovere di rispondermi! Una volta entrato nel gioco non puoi più tirarti indietro, soprattutto perché ormai ci ho pensato -
    Fece finta di mettere il broncio, comportandosi come una bambina capricciosa. Non lo era davvero, ma era in vena di scherzi.
    Tamburellò il dito indice sul proprio mento, pensierosa.
    - Mmmh… mi piacciono entrambi, ma… penso che preferirei andare in vacanza in una città europea! Non ho mai viaggiato io, se non per trasferirmi qui… -
    Scrollò le spalle.
    - Ora il mio turno! Preferiresti… -. Seguì un attimo di silenzio riflessivo. – Se dovessi scegliere un solo lato del tuo carattere, preferiresti rimanere spavaldo oppure sprovveduto? -


     
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