Take a ride into the danger zone

Dahlia

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  1. Markus Sandström
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    Markus Sandström
    Acromantula | XXVI
    Il freddo attanagliava ancora le prime giornate di Febbraio, ma il manto nevoso che solitamente ricopriva la strada che stava percorrendo sembrava essere del tutto scomparso. Presto la primavera avrebbe fatto capolino anche sull'uggiosa Inghilterra, e lo sciogliersi della neve ne era una ben gradita anteprima; sfortunatamente, fino ad allora, Markus Sandström avrebbe dovuto ancora fare i conti con un freddo che, senza alcol in circolo, iniziava davvero ad infastidirlo.
    Sbuffò sonoramente, il vapore che abbandonava le sue labbra mentre lo sguardo si alzava dalla strada alle case che la ornavano lungo ambo i lati. Gli spostamenti improvvisi non gli piacevano. Men che meno gli spostamenti improvvisi durante fredde serate invernali -in cui avrebbe solo voluto riscaldarsi in qualche modo. Da quando era entrato a far parte dell'Acromantula, però, una parte di lui sentiva il costante bisogno di reperire informazioni. L'idea di essere -probabilmente- l'ultimo arrivato, e quindi quello a cui alcune informazioni non venivano rivelate, lo infastidiva quasi più del freddo. Tra le tante cose che odiava, infatti, trovarsi in una posizione di svantaggio si piazzava tranquillamente tra le prime posizioni nella gara alla spina più ostica nel suo fianco. Destreggiarsi tra i vicoli di Nocturne Alley gli era sembrata quindi una buona idea, in principio. Dove reperire informazioni su tipi loschi se non da altri tipi loschi, del resto? E poi, era da quando aveva ucciso quell'Auror che non vi metteva piede. Continuò quindi ad avanzare, perso nei meandri dei suoi pensieri, fino a quando non si rese conto di essersi perso davvero. Dopo aver deviato inconsciamente dalla strada principale, Markus si ritrovò in un vicolo cieco, con un muro alto più di due metri a sbarrargli la strada. Le iridi azzurre lo fissarono intensamente per qualche secondo, come se lo stesse rimproverando per aver arrestato sia la sua camminata che il flusso di pensieri che si era innescato nella sua testa. Si guardò dunque intorno, il mantello nero che copriva per intero la sua figura - testa esclusa. L'idea di tonare indietro non lo stuzzicava per niente, avrebbe abbattuto il muro, piuttosto.
    Fortunatamente, non sarebbe stato necessario arrivare a tanto.
    Dopo alcuni secondi, infatti, lo sguardo del moro venne attirato da un cancelletto in ferro, posto sul lato sinistro del vicolo. Non aveva idea di dove lo avrebbe condotto, ma non avrebbe camminato a ritroso per tutta quella strada. Senza indugiare si avvicinò dunque al cancello, un respiro profondo prima di scagliare un potente calcio contro di esso, e poi ancora un altro, nel tentativo di aprirlo senza tirar fuori le mani - che risposavano nel caldo delle tasche. < Apriti!>
    Dopo una serie di calci, il cui rumore aveva probabilmente risvegliato i morti - o attirato qualcuno- il cancello si aprì finalmente davanti ai suoi occhi. Una strada in penombra che s'intravedeva.
    Dove lo avrebbe condotto?
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    Edited by Markus Sandström - 6/2/2022, 17:16
     
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    «E la prossima volta che vieni---» - «...portami qualcosa di forte per sopportarti!» - bofonchiò la ragazzina scuotendo il capo lentamente a destra e sinistra come se sapesse esattamente cosa la vecchia le avrebbe urlato alle spalle.
    Dahlia era andata dalla vecchia Drusilla qualche mese prima, con il solo intento di imparare ancora meglio l'arte della pozionistica da chi di pozioni ne faceva da una vita, soprattutto in un posto come Nocturne Alley, dove le pozioni richieste non sono quelle più comuni e scontate. Dahlia aveva una passione per la pozionistica che andava al di là della semplice preparazione; era curiosa di conoscerne sempre qualcuna di diversa fattezza, anche quelle più rare perchè solo così sarebbe riuscita realmente ad avere una reale copertura sulla sua conoscenza delle pozioni. Drusilla non era una persona molto socievole, era piuttosto scontrosa e puzzava di vecchio. Lorelain l'aveva conosciuta quando era ancora una bambina, quando seguiva la nonna nelle sue spese. Drusilla credeva che la signora Neil fosse una buona concorrente sul campo della pozionistica e si scambiavano complimenti celati da insulti, ogni volta che una delle due andava a trovare l'altra, ma Lain era piuttosto certa che si volessero piuttosto bene, in fondo. Ed era anche per tale motivo che quando era giunta a Londra, non aveva perso tempo ed era andata subito a cercare Drusilla per poter apprendere da lei il meglio. Quando era arrivata dalla vecchiaccia, questa non l'aveva riconosciuta e sentendo le sue intenzioni l'aveva cacciata afferrando una scopa: solo quando sentì che era Neil lasciò che entrasse. Le regole erano chiare: non doveva dare fastidio e poteva imparare quello che voleva, senza sporcare e senza farle esplodere la casa. Casa... oddio, catapecchia, ma Dahlia era troppo buona per commentare le condizioni di quella dimora che per Drusilla era una reggia.
    Lain si chiuse alle spalle la porta, sentendo la vecchia commentare ancora che non fosse così prevedibili da terminare le sue frasi, ma la moretta scrollò le spalle e si stampò in volto il suo dolce sorriso prendendo un respiro in quell'aria fredda e pungente di neve. Aveva un outfit total black che bene si spostava con il bianco della neve, ma che male andava con la penobra di quella zona: cappotino nero, sopra un maxipull con dei collant a pois che terminavano in delle Dr Martens appena allacciate, dalla quale spuntavano dei calzettoni grigio topo, in coordinato con il suo capellino, che lasciava sfuggire diversi ciuffi del suo caschetto moro.
    Per giungere alla dimora di Drusilla, Lain doveva ogni volta percorrere una stradina in penombra che dava in un vicolo all'apparenza cieco, ma che aveva un cancelletto di cui solo Drusilla aveva le chiavi; quel vicolo era la sua area di spaccio, lì dove riceveva le persone che le ordinavano pozioni, prendere un locale era qualcosa di decisamente troppo dispendioso secondo lei, e gli affari andavano piuttosto bene.
    Percorrere quella via, metteva sempre una certa tensione a Lain, nonostante sapesse che era totalmente sicura. Ma a Nocturne Alley niente era mai totalmente sicuro.
    Infatti, mentre affrettava il passo, in lontananza vide la sagoma di una persona. La mano scivolò in tasca ad afferrare la bacchetta «Lumos.» - dalla bacchetta una luce illuminò la strada «Oh, Morgana, fa che non abbia lasciato il cancello aperto.» - disse affrettando ancora di più il passo e raggiungendo il ragazzo sulla via «Ehm... scusi, scusi! Non vorrei disturbarla, ma mi sa dire come ha fatto ad entrare qui?» - temeva davvero di aver lasciato il cancello di Drusilla aperto, già sentiva il rumore delle esplosioni delle pozioni che le avrebbe lanciato dietro.
    Dahlia L. Neil

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    Markus Sandström
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    Nocturne Alley s'arroccava tra i vicoli della ben più curata Diagon Alley. Un groviglio di strade mal tenute, di sporcizia e di vicoli ciechi che nulla avevano in comune con il corso principale da cui sgorgavano. Tuttavia, il palese fascino oscuro che quel luogo emanava, lo aveva portato a essere lo stesso uno dei posti più frequentati dal moro; anche se a vederlo impalato in un vicolo scuro senza la minima idea di dove si trovasse, nessuno lo avrebbe mai detto.
    Sbuffò per l'ennesima volta, prima di lanciare un ultimo sguardo alla strada - sbagliata- che aveva percorso fino a quel momento, chiedendosi come avesse fatto -appunto- a sbagliare, prima di oltrepassare il cancello e avventurarsi in quella che sembrava essere a tutti gli effetti la proprietà di qualcuno. Le iridi celesti scattarono infatti rapide in un meticoloso sopralluogo del posto, mentre i passi lenti portavano la figura di Markus ad avanzare con cautela. Non aveva decisamente voglia di essere colto alla sprovvista da qualche incantesimo, o da qualche pazzo eremita armato di coltello. Come poco prima lui stesso aveva pensato, Nocturne Alley non era un luogo frequentato da persone dall'animo nobile, quindi volente o nolente, freddo o non freddo, avrebbe fatto meglio a stare all'erta. Sfoderò quindi anche la bacchetta, la mano libera che portava il cappuccio del mantello a coprirgli la testa, cosi da non essere riconoscibile.
    Ebbe il tempo di compiere ancora solo pochi passi, prima di ritrovarsi ancora una volta la strada sbarrata, questa volta da una ragazza.
    I lineamenti del viso del moro si piegarono in un'espressione contrariata, la testa leggermente inclinata di lato mentre scrutava con aria torva la sua interlocutrice, come se fosse lei quella in difetto.
    < Eh? > Esordì stizzito, un sopracciglio inarcato verso l'alto. Per sua fortuna, la ragazza sembrava non aver assistito al suo piccolo sfogo fisico contro il cancello.
    < Cosa vuol dire come ho fatto a entrare? Il cancello era aperto... > Non avrebbe di certo ammesso che era entrato scassinando tutto solo perché non aveva voglia di tornare indietro.
    < Perché, non si può?> Le mani andarono a liberare la testa dal cappuccio, un finto sguardo innocente mentre si guardava intorno.
    <Dovreste tenere il cancello chiuso, allora. C'è gente pericolosa in giro. > Come lui, ad esempio.
    Una scintilla di perverso compiacimento gli attraversò le iridi, mentre riportava la sua attenzione sulla ragazza che aveva ancora di fronte.
    Lentamente iniziò a girarle intorno, la mano destra che reggeva salda la bacchetta -per il momento ancora calma lungo il fianco.
    <Dalla strada sembrava un posto interessante. Abiti qui?>
    Aggiunse con un tono quasi curioso, così da portare avanti la sua farsa giusto il tempo necessario da non destare troppi sospetti e allontanarsi senza problemi. Magari la ragazza gli avrebbe anche rivelato qualche informazione utile.
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    A Nocturne Alley, una delle cose fondamentali da fare era non fermarsi a parlare con degli sconosciuti. A maggior ragione se questi sconosciuti erano in una strada buia che in principio era chiusa da un cancello. Un'altra delle cose da non fare era credere a ciò che gli sconosciuti dicevano.
    Tutte queste regole, la nonna le aveva insegnate a Lain, tuttavia la moretta spesso tendeva a dimenticarle e vedere la buona fede di ogni singolo essere umano che trovava sulla strada.
    Quando sentì le parole dell'incappucciato, la ragazza sgranò gli occhi «Per tutte le streghe! Dannazione, Drusilla mi farà fuori questa volta!» - miagolò quasi disperata. E c'era una cosa fondamentale in quel miagolio: lei era completamente seria. Drusilla, se solo avesse saputo che il cancello della sua proprietà fosse rimasto aperto, avrebbe usato Dahlia come ingrediente per le sue pozioni. «Ma era aperto aperto oppure ha notato qualcuno che lo stava scassinando? Cioé... non posso averlo lasciarlo aperto, sa cosa mi combina Drusilla, domani?» - no, Markus non lo sapeva, ma se anche fosse, qualora quello fosse stato il loro piccolo segreto, Drusilla non avrebbe mai saputo cos'era successo, no?
    Scosse il capo con energia, stringendo anche gli occhi «Noooo ~
    Lei non vuole che entri nessuno nel suo cortile.»
    - lo sguardo pece della ragazza si perse a guardare ed esaminare quello dell'uomo, come se cercasse di capire se lo avesse già visto da qualche parte. Sussultò all'affermazione del ragazzo, non pensando minimamente che uno come lui, che aveva dato quel consiglio, potesse essere il primo pericolo che poteva trovarsi davanti (Alyce sta ridendo, in questo momento!) «Giuro che ricordavo di averlo chiuso. Due mandate e accertati che non si apra.» - fece la voce da vecchietta per l'ultima frase, come se stesse imitando qualcuno.
    Il sorriso spensierato le si disegnò di nuovo sulle labbra, per poi stringersi appena, mentre la fronte si corrugava, al veder Markus girarle attorno. Lo seguì con lo sguardo, girando insieme a lui «Che stiamo facendo?» - domandò con disarmante spontaneità. Non era difficile immaginare che Lain non abitasse in quel posto tetro e non fatto per niente per una ragazzina come Dahlia «No, non abito qui.» - unì le mani dietro la schiena, prendendo a dondolare sui talloni «Vengo qui per studiare pozioni, Drusilla è un'ottima pozionista. Ma... ehi, non mi sono ancora presentata: io sono Dahlia.» - allungò di scatto la mano destra davanti a lei, in segno di stretta, mentre la sinistra manteneva la bacchetta con il lumos ancora attivo.
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