Domande imbarazzanti e risposte ancora peggio!

Regina&Julian

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    Regina Beauvais ~ DioptaseC'erano pocchissime cose che Regina non sapeva mascherare, una di quelle era la contentezza e la soddisfazione di sentirsi elogiata dalle sue professoresse preferite, in particolar modo da Airwen O'Neill. Aveva letto un sacco di cose su di lei e sulla sua famiglia, aveva sempre pensato che fosse una donna piena di risorse, bellissima e soprattutto una di quelle che sapeva il fatto suo. Anche sua madre era sempre stata una con le palle, una che non si faceva mangiare in testa da nessuno, ben che meno da uomini che si credevano sempre superiori alle donne. Regina aveva quel modello di donna in mente e ritrovava molte di quelle caratteristiche anche in Airwen. Sorrise appena alla professoressa quando si congratulò con lei davanti a tutta la classe e quando vide Julian bere la pozione non fece altro che mordersi il labbro. Attese le sue risposte prima di bere la sua. Anzi, in realtà attese che venissero congedati dalle professoressa in quanto avevano finito la lezione. Non si mosse dalla sua sedia sentendo le parole del ragazzo, ma prima di sentire le sue domande bevve la pozione. Insomma se avesse aspettato, sapeva che non avrebbe mai risposto come doveva essere. Sentì l'effetto delle pozione in tutto il suo corpo. Sentì i suoi freni inibitori scendere in maniera allarmante, tanto che si immaginò a scena di inside up dove la sirena suonava come se ci fosse l'emergenza più assurda della sua vita. Professoressa possiamo rimanere qualche minuto in aula per studiare gli effetti della pozione? Chise educatamente e quando una delle due rispose di si, Regina si voltò verso il riccio ed alzò un sopracciglio. 1. non mi sembra che ci stia riuscendo a colmare qualche vuoto, visto e considerato che l'unica cosa che colmi sono le vagine e i culi di persone a caso. 2. Io ti faccio la paternale perchè ti conosco e so che non sei felice e... quando lui disse che sembrava che a lei importasse solamente della morale e non di lui si alzò in piedi dallo sgabello di scatto ed un indice gli venne puntato addosso in maniera incazzata e quasi violenta. A me non frega niente di te? La morale? Sai Miller dove puoi mettertela la morale? Sei un cretino che pensa solamente a cazzate e a contornarsi di persone che ti vedono solamente come un bel faccino o che sai usare bene l'attrezzo li sotto! FAI SOFFRIRE ME, PEZZO DI CRETINO CHE NON SEI ALTRO! Ecco, magari senza urlare sarebbe stato meglio, ma il suo autocontrollo, per quanto ben assestato e impeccabile, era comunque di una ragazzina di 17 anni, con una pozione ben fatta e soprattutto con il solo scopo di dire quello che davvero si pensava dell'altra persona. Fece qualche passo indietro ripensando a quella notte in america, non disse niente, e mise un banco di distanza tra lei e lui. Era cosciente di quello che gli era stato chiesto. Fece un respiro profondo. Non sono innamorata veramente di Blake, lo ammiro molto sia da un punto di vista artistico che umano. Credo che sia una persona molto intelligente e che sappia esattamente come prendersi quello che vuole, sempre. Inoltre, visto che mi conosci, dovresti sapere che sento molto le sue canzoni e quando mi arrabbio perchè lo insulti è perchè credo che TU sia molto di più di un semplice stronzo che giudica le vite degli altri o le persone senza minimamente conoscerle. Ok, quello non era frutto della pozione, quello era qualcosa che pensava davvero ed aveva provato a spiegarglielo in tantissimi altri modi, ma adesso era arrabbiata, ferita e soprattutto si stava scontrando con qualcosa che non era stato calcolato da lei. E quando succedeva si sentiva seriamente persa. Se non sai risponderti a questa domanda non è un problema mio! Sei una femminuccia che vuole sentirsi dire qualcosa? La O'Neill aveva detto la verità, quella pozione non ti faceva dire quello che non volevi dire, ma era sicuramente perfetta per farlo inturire all'altra persona. Poi rise per quella domanda e scosse il capo per la sua risposta. Davvero? Davvero una persona che mi conosce da 17 anni mi sta chiedendo chi sceglierei tra un ragazzo che mi piace idealmente, che si, penso che sia di una bellezza sconfinata, ed una persona che conosce pure quante volte mi spazzolo i capelli la mattina? Ed il fatto che tu dai per scontato che sceglierei Blake, mi fa pensare che tu non hai capito niente! Davvero si stava mettendo in competizione con Blake? Cioè si aveva detto più volte che gli piaceva, ma addirittura pensare che avrebbe scelto Blake a lui era esagerato! In genere non era una persona che si lasciava trasportare dalle emozioni ed in genere non era neanche una che riusciva veramente a calibrare le sue reazioni. io smetterei di andare a cercare nei letti altrui quello che in realtà cerco da te! Comunque quelle parole le arrivarono come un pugno in faccia. Chiuse gli occhi strinse i pugni e fece un respiro profondo. Quando si agitava moltissimo a Regina veniva il singhiozzo ed eccolo li che arrivò puntuale. Sceglierei te. Ho sempre scelto te. Sei tu che non te ne sei mai accorto.Non disse altro, aveva gli occhi lucidi, cercò di ricacciare le lacrime e con passo deciso andò verso la porta per uscire da li. Il singhiozzo l'accompagnò.


     
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    Quella straziante lezione stava finalmente giugendo al termine e Julian non vedeva l'ora di uscire fuori e fumare una sigaretta, per riuscire a scaricare la tensione che aveva creato. Quando le docenti emisero il verdetto dei voti, Julian annuì con il capo, con un sorrisetto soddisfatto sul volto «Hai la tua E, Queen.» - disse il ragazzo con quell'espressione strafottente in viso, come se poco prima non avesse detto parole troppo forti che avrebbero potuto mettere a repentaglio tutto nel loro rapporto. Cercava di nascondere ogni singola sensazione, ogni emozione e non perchè non le provava, ma perchè reputava che oltre lui, nessuno doveva sapere cosa realmente gli passasse per la testa. Fece per prendere la sua penna e la sua sacca lanciata a terra all'inizio della lezione e si alzò dalla sedia, quando Rey ebbe la felicissima idea di proporre alla docente di rimanere lì, parlando al plurare. Calò il capo verso di lei, guardandola sbalordita «Ma in realtà...» - il suo dire fu interrotto da una Ivanova che annuì felicemente (?) all'idea di Regina, trovandola anche piuttosto sensazionale come cosa. Julian sollevò gli occhi al soffitto, sbattendo di nuovo la borsa a terra e scuotendo il capo, mentre i ricci rimbalzavano irritati. Si lasciò cadere sulla sedia sbuffando e scivolando con il sedere sul ripiano e incrociò le braccia al petto allenato. Le gambe erano aperte sotto il tavolo, non entrandoci perfettamente data la sua altezza «Davvero, Rey, voglio uscire a fumare una sigaretta, quindi facciamo presto. Lo sai che non ho preso app---» - lei lo travolse come un uragano, come un tornado che distruggeva tutto al suo passaggio. Ecco perchè avevano nomi di donna, ora Julian aveva capito: Regina era il suo uragano.
    Non la guardò mentre iniziò a sciorinare parole in risposta di quello che aveva detto lui poco prima, sentiva i suoi occhi addosso e conosceva bene ogni espressione di lei, ma non aveva il coraggio di guardare quel volto. Socchiuse gli occhi, senza controbattere e li riaprì solo per fissare il suo indice incazzato che spingeva sul suo petto, senza provocargli alcun dolore vista la differenza di stazza tra i due.
    Quando prese ad urlare, i suoi occhi si spostarono verso il suo volto. Quelle parole lo avevano pugnalato dritto al cuore e sentì una fitta. Eppure, come sempre, sul suo volto non si palesò alcuna emozione, come se tutto dovesse rimanere dentro di lui e non fuori, come stava facendo Regina in quel momento.
    Ancora non parlò, trovando nell'altra invece la loquacità che lui stava sfuggendo. Ascoltò finalmente le risposte alle sue domande, tornando a guardare il ripiano del tavolo davanti a lui, visto che lei si era allontanata. Indurì la mascella a quelle parole e respirò piano, come a voler mantenere quella strana facciata di tranquillità che veniva minata da quei battiti accelerati che gli martellavano fin dentro il cranio. Era come se lo stesse colpendo ripetutamente in testa con una mazza; Julian era ben consapevole di quanto le parole di Regina sapessero essere più pericolose di un'arma, ma quella volta era diverso, non stavano discutendo per finta, non stavano giocando. Era tutto così strano, tutto così serio, tutto così reale. E come c'erano arrivati a questo?
    Sentì quel singhiozzo, era il singhiozzo di quanto Regina si agitava e questo seccò la saliva a Julian, che stava ricacciando indietro la rabbia per aver detto quelle parole, per essere arrivati a quel punto, incolpandosi di non aver frenato la sua mente. Sarebbe bastato non volergli dire quelle cose, la pozione avrebbe funzionato comunque, ed invece la stava facendo agitare.
    E perchè lo era anche lui? Sentì il suo ultimo dire e sgranò gli occhi, stringendo le mani in pugno, con le braccia ancora conserte. Poi il suono dei suoi passi che si allontanavano. Quello fu il rumore della pugnalata più violenta che potesse dargli.
    Scattò di lato, scivolando via da quella seduta che a quel movimento cadde in terra. Pochi passi lunghi, coprì le distanze e allungò un braccio ad afferrarla per il polso, con determinazione e decisione «Resta.» - una sola semplice parola, mentre le sue dita stringevano delicatamente quel polso così piccolo e fragile. Era sempre stata così? Eppure lo aveva stretto talmente tante volte per farle il solletico che non si era accorto di come fosse morbida quella pelle. La fece girare verso di lui, facendo ancora un passo a macinare quello spazio.
    Lasciò ancora che il silenzio li avvolgesse, ma questa volta, dall'alto, guardava il suo volto. Non rideva, non aveva quella strafottenza sul viso, Julian. La guardava serio, come se stesse cercando le parole giuste da dire.
    Ancora un passo verso il suo corpo, senza volerlo la stava spingendo contro il muro alle sue spalle, se lo avesse permesso «Sì, è vero. Non sto colmando quel vuoto. Lo tampono lasciando che si allarghi ogni volta che mi rivesto e torno a cercare quel pezzo che mi manca. E sì, so anche che sono pieno, intorno a me, di gente che vede solo quanto io sia un bel ragazzo, ma sai che a me di quello che pensano gli altri non me n'è mai fregato un cazzo.» - il suo tono era basso, ma serio «La sola opinione che mi è sempre interessata è la tua. E, cazzo, non sai quanto mi da fastidio il solo pensiero che tu possa pensare che io sia un cretino che pensa solo al sesso, Regina.» - scosse il capo, guardando per un attimo il suo polso che ancora non lasciava. Spinse ancora il suo corpo verso di lei, per farle poggiare la schiena a quel muro freddo che sperava avrebbe trovato la ragazza «Mi sembra di impazzire. Da quando siamo arrivati qui e hai visto Blake è come se la mia testa avesse iniziato a dare i numeri. Ho odiato questa scuola dal primo momento in cui ho visto come guardavi Barnes. Lo trovi perfetto, e mi chiedo cosa cazzo mi manca per essere anche solo un briciolo perfetto ai tuoi occhi. Da quando siamo arrivati qui ho messo in discussione me stesso, questo mi ha spinto a cercare conferme in chi cadeva ai miei piedi, ma non è mai stato quello che realmente mi serviva. Appagante, certo, non posso negarlo. Ma per quanto? Mezz'ora? Dieci minuti? E no, non vuol dire essere una femminuccia, vuol dire che sei la mia unica certezza e ho paura che svanisci come polvere al vento, davanti ai miei occhi.» - aveva abbassato di poco il tono, mentre - se avesse avuto finalmente la ragazza ferma al muro - si sarebbe avvicinato a sfiorare il petto con il proprio, sentendo il calore di lei calmargli la mente. L'altra mano, quella libera dal polso, la destra, sarebbe stata sollevata a poggiarsi al muro, come ad impedirle di scappare, bloccandole quella via d'uscita. Sbuffò una risata, ammorbidendo le mascelle che si erano serrate «Venti.» - bisbigliò, mentre la mano sinistra avrebbe allentato la presa sul polso, per tentare di scivolare verso le sue dita, per incastrarle con le proprie «Sono le volte in cui ti spazzoli i capelli la mattina.» - ammise, mentre il suo volto piano si chinava verso quello di lei «Io non ho la minima idea di cosa cazzo mi stia succedendo, Rey. Ho paura...» - bisbigliò verso il suo volto, sentendo il suo classico profumo, così familiare e così buono «... di farti male.» - ammise mandando giù l'amaro di quelle parole. Lei sapeva, forse, quanto fosse complicato Julian, perchè era vero. Diciasette fottuti anni. Regina sapeva quanto nessuna era riuscita ad incatenarlo a sé, per quanto ci avessero provato e quante aveva ferito sparendo all'improvviso.
    Ma lei... dannazione, lei era una calamita. Il riccio non avrebbe potuto pensare ad un solo giorno distante da lei «Rey...» - calò ancora di più verso di lei il volto, la mano destra cercò il suo volto, scivolando sulla sua pelle, se glielo avesse concesso, fino ad arrivare ai suoi occhi, sfiorandoli appena per chiuderli e poi piano verso le sue labbra, mentre il suo viso era ancora troppo vicino a quello di lei. Ne sentiva il respiro. Chiuse gli occhi godendosi di quel respiro silenzioso, ne stava sfiorando la pelle con una delicatezza diversa, come se fosse carta velina e lui una goccia d'acqua che poteva romperla da un momento all'altro. Si godeva i centimetri di quella pelle come se li stesse accarezzando per la prima volta, nonostante fossero troppi anni che toccava quella ragazza. Sapeva che doveva fermarsi, non era perfetto per lei, non era quello che di meglio le poteva capitare, ma lui... lui era ubriaco di lei «...fermami, Rey...» - il suo bisbiglio avrebbe fatto sì che le loro labbra si sarebbero sfiorate se lei non si fosse spostata «... fallo tu, perchè io potrei fare un casino... un meraviglioso casino...» - il suo tono era solo un soffio sulle labbra di lei.
    Julian Miller

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    Regina Beauvais ~ Dioptase Aveva detto quello che doveva dire, aveva detto esattamente quello che doveva dire. Regina voleva solamente andare via, via da quello che stava succedendo, da quello che si stavano dicendo, via da tutto quello che poteva succedere. Non ce la faceva, era veramente qualcosa di incredibile, era qualcosa che forse neanche capiva e la cosa assurda era che tutto quello era davvero assurdo. Julian era il suo migliore amico, forse sempre stato qualcosa di più di quello, ma non si erano mai davvero soffermati a riflettere, mai davvero soffermati a pensare. Rey l'aveva sempre visto come una colonna portante della sua vita ma non si era mai permessa di dare un'etichetta proprio a lui.Forse perchè non voleva dargliela, forse perchè non riusciva a classificarlo in qualcosa rispetto ad un'altra. Era il suo migliore amico, era come unf ratello, era come un amante, era un qualcosa di molto più che un migliore amico ed anche di un fidanzato. Julian la conosceva, davanti a lui non si vergognava di dire assolutamente niente e non aveva timore di perderlo. Non aveva neanche mai pensato che nella sua vita lui non ci fosse oppure se ne andasse da lei. Quello succedeva solamente nei suoi incubi peggiori. Ed adesso? Adesso che lui aveva detto esplicitamente tutto quello, davvero potevano dire che le cose non sarebbero cambiate? Si morse il labbro e mentre andava via sentì la sedia sbattere per terra ed ancora la sua mano sul suo polso fermarla. Lasciami.Non hai detto niente fino ad adesso puoi continuare a riflettere in silenzio. Fu l'unica cosa che riuscì a dire mentre il suo viso si girava verso la parte opposta del riccio. Ma mentre lui avanzava lei indietreggiava e ben presto si ritrovò con le spalle al muro e lui troppo vicino, davvero troppo vicino per riuscire a fare qualsiasi cosa. Era una persona orgogliosa quindi si ritrovò a guardarlo negli occhi scuri per tutto il tempo con un'espressione assolutamente incredula per quello che stava succedendo. Io non ho mai detto che penso che sei uno che pensa solamente al sesso. Ti ho sempre detto che dovresti smetterla di far credere alle persone che tu sia solamente quello. Ma tu, come al solito capisci solamente quello che ti fa comodo! Stava digrignando e sussurrando. Non gli piaceva sentirsi stretta e quando lui mise la mano e il braccio nella sua unica via di fuga scosse il capo e girò il capo per non guardarlo, ma quando ricominciò con quella storia di Blake avrebbe voluto dargli una testata che si sarebbe ricordato per tutta la vita. Ma non lo interruppe. Ancora Julian, ancora con questa storia? Mi hai fatto una domanda, se me l'avessi chiesto tempo fa e se ti fossi fermato a riflettere, avresti saputo da solo che non ero davvero innamorata di Barnes, o comunque non come credi tu! Cosa ti manca per essere perfetto ai miei occhi? Davvero scopi con chiunque per risponderti a questa domanda? Lasciami andare. Adesso stava davvero perdendo la pazienza. Adesso davvero non ce la faceva più e voleva seriamente andare via. Perchè continuava a mettere in pezzo Blake? Era stata chiarissima, aveva risposto ad una domanda alla quale non voleva neanche rispondere e lo aveva anche detto in modo chiaro. Gli aveva detto che se avesse dovuto scegliere, era ovvio che avrebbe scelto lui,senza neanche pensarci, ma non era neanche un discorso da fare! Ma la vicinanza era sempre più netta, sempre più ricercata dal riccio e per quanto Regina si stasse spappolando nel muro gelido delle segrete, alla fine i loro corpi aderivano perfettamente. Non è questa la paura che dovresti avere... Sospirò in un soffio. Ecco, adesso era lei ad averne e soprattutto perchè c'era stato solamente un altro momento del genere tra di loro e la cosa non era andata esattamente come doveva andare tra due migliori amici che si vogliono davvero bene senza nessun tipo di compromesso. Regina aveva un limite a tutto ma era una persona testarda e soprattutto orgogliosa.Prima che le loro labbra potessero sfiorarsi, si godette quello che stava succedendo, ossia le sue mani sul suo viso, il fatto di chiuderle gli occhi, sfiorarla con tanta maestria. Si morse il labbro e poi posò la sua mano sulla bocca del ragazzo. Vaffanculo Miller. Sussurrò appena spingendolo appena. Si stava pentendo di non averlo fatto continuare? Ovviamente si. Desiderava quel bacio? Anche troppo! E forse era esattamente quello il problema. Come poteva ammettere una cosa del genere? Lei che non aveva neanche mai dato un bacio nella sua vita. Lei che non sapeva neanche da dove cominciare. Era il suo migliore amico, era il suo tutto e sperava, seriamente di non dover tornare su quell'argomento, anche se adesso non sarebbe riuscita a non pensare a quel giorno, in America, come un segno, quasi come se fosse una situazione che si stesse anticipando. Si morse ancora il labbro. Lo spinse ma non se ne andò. Non ne era del tutto capace. Il fatto era che si, era un ghiacciolino, come diceva sempre Adrien, ma era fatta di carne ed ossa esattamente come tutti.


     
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    Ma perchè era rimasto lì? Doveva scappare prima che quella situazione si riducese a ciò che era diventata dopo. Dannazione, ogni volta prendeva le scelte sbagliate.
    Non ricordava nemmeno quando lui e Regina avevano litigato così, forse non era mai realmente successo, perchè tutti i loro litigi non finivano mai nel diventare così... irruenti e per lo più terminavano con loro che si stuzzicavano fino ad abbracciarsi e mettere una pietra sopra. Ma oggi, cos'era cambiato? Odiava quelle discussioni da coppietta, che poi loro nemmeno lo erano, quindi perchè cazzo dovevano continuare a stare nella stessa stanza dopo che quella pozione aveva combinato quei danni.
    Tuttavia, nonostante volesse immediatamente lasciare quell'aula, non appena sentì che Regina stesse facendo esattamente quello, non potè che muoversi per farglielo evitare. Ovviamente non obbedì a quel lasciami, anzi strinse appena di più la presa, senza farla male «Guardami» - era un ordine, che tuttavia conteneva una nota dolce nel tono. Era vero, era stato in silenzio, ma cosa poteva dire? Non trovava le parole, proprio come in quell'attimo in cui erano così vicini. Guardò quell'espressione perplessa, ma senza fermarsi dal parlare, ora che aveva trovato il coraggio e le parole, soprattutto.
    Le stava impedendo di scappare, non voleva vederla girargli le spalle ed uscire da quella porta; non potevano terminare quella lezione come tutte le altre, con lei che si vantava di aver preso sicuramente un voto più alto del suo semplicemente perché quello del riccio era dovuto al riflesso del proprio, che senza di lei la sua media sarebbe stata molto più bassa e robe del genere? Non potevano terminare così? Come sempre, come la normalità?
    Non l'avrebbe fatta scappare per nessuna ragione al mondo, indurì la mascella «Da che pulpito. Anche tu capisci solo quello che ti fa comodo, infatti non hai compreso un bel niente del fatto che non me ne frega un cazzo di quello che le persone pensano di me. Un cazzo, Regina! Loro possono pensare quello che gli frega, a me non importa!!! E' così difficile da capire qual è l'opinione che mi interessa realmente?! Oh, certo che non è difficile per te... lo hai capito, ma non vuoi accettarlo. Non vuoi accettare niente di quello che sta succedendo, perché...» - si fermò mandando giù quello che stava per dire, non perchè non lo pensasse, ma per paura che lei potesse offendersi. E quel silenzio lasciò spazio alla ragazza di parlare. Sgranò gli occhi, lasciando trapelare lo stupore di quelle parole che gli aveva detto «Ma che cazzo, Rey. Smettila di attaccare mie frasi come cazzo ti pare e piace a te. Ho detto che scopo semplicemente perchè--- oh, lascia perdere. Sto perdendo solo tempo, perchè ancora non riesci a trovare una vera risposta a quello che ti ho chiesto: cosa mi manca?» - sussurrò di nuovo quella domanda, continuava a cercare il suo sguardo ogni singola parola che diceva, ma non distaccava il suo corpo da lei, perchè quella vicinanza era una droga, perchè se solo si fosse allontanato, lei sarebbe scappata e lui non voleva. Voleva che glielo dicesse ancora, forse perchè non era certo che la sua scelta sarebbe stato lui, ed era così difficile per Julian ammettere una debolezza. Sentì il suo respiro sulla pelle e socchiuse gli occhi, mentre un brivido gli risaliva lungo la schiena «E di cosa dovrei aver paura, Rey?» - le bisbigliò sempre più vicino a quelle labbra, unico desiderio che ancora non riusciva a soddisfare, forse per timore di essere respinto. Essere respinto.
    Proprio quello che successe. Gli occhi erano ancora chiusi quando la mano di lei si posò sulla propria bocca, Julian sperava davvero che quel tocco potesse essere un preludio per metter fine a quella discussione, ma quando lei lo accompagnò da quel messaggio, Regina avrebbe potuto vedere forse per la prima volta in diciassette anni, quei suoi occhi spalancarsi e al loro interno si sarebbe potuta specchiare con la distruzione totale, in mille frantumi. Durò un attimo, quello sguardo, le labbra di lui si serrarono e la mano che stava sfiorando la sua pelle ricadde verso il basso, così come quella che stringeva la sua mano, si aprì, lasciando libere le dita.
    Lentamente fece un passo indietro, due passi, tre. Alzò le mani in segno di resa, cercando di mascherare il mosaico che quel vaffanculo aveva creato, con uno dei suoi soliti sorrisi strafottenti, una maschera che gli apparteneva talmente tanto che avrebbe potuto ficcarsela in volto ogni volta che voleva, eppure questa volta era diverso «Ok, Beauvais. Mi arrendo.» - ammise scuotendo i ricci «Va', sei libera.» - le disse indicandole la porta. Ma vedendo che non si muoveva, sbuffò una risata amara «Regina, davvero. Vai, perchè io non---» - mandò giù il rospo, di nuovo interrompendo una frase e distogliendo lo sguardo dalla ragazza, per posarlo su un tavolo da lavoro.
    Lasciò del silenzio, poi fece un passo di nuovo in sua direzione «Hai paura.» - le mormorò appena, lasciando tra loro comunque una distanza «E' per questo che non vuoi accettare quello che sta succedendo.» - lo aveva detto, dopo essersi fermato poco prima, adesso le aveva sbattuto in faccia cosa pensava «E' un qualcosa che non riesci a controllare, e tu odi quando qualcosa è fuori dal tuo controllo. Ma se c'è anche solo un altro motivo per cui tu hai paura, ti prego, dimmelo» - un angolo delle labbra si sollevò appena in un mezzo sorriso che subito si spense «Se ho paura anch'io? Cazzo sì.» - fece un nuovo passo verso di lei, come se non potesse fare a meno di avvicinarsi «E no, non perchè è una cosa che non controllo, ma perchè tutto ormai cambierà. E per quanto mi sforzerò di essere quello di sempre per far si che tu stia bene, io ...» - provò ad allungare una mano verso la sua guancia dolcemente «...io ti chiedo solo di uscire da questa stanza, Rey... perché non accetterò che tu mi spinga via di nuovo.» - lei sapeva che quella non era una minaccia, seppur potesse sembrarlo mentre si avvicinava sempre di più alla mora «Hai paura, e io anche. Ma... proviamo ad aver paura insieme... Perché sarebbe tutto più facile se provassimo, anche solo per un attimo, a vedere cosa succede---» - la mano sulla sua guancia si spostò verso i suoi capelli, ad accarezzarne poi la nuca. Era di nuovo vicino a lei, a dimostrarle quanto potesse starne lontano, mentre il capo lentamente si chinava di nuovo verso di lei, mentre un sorriso dolce si disegnava istintivamente sulle labbra del riccio «---se ci dessimo anche solo un'opportunità.» - le sussurrò sulle labbra e questa volta, la mano sinistra sarebbe arrivata al suo fianco, a stringerlo appena e avrebbe tentato di chiudere quel percorso poggiando dolcemente le sue labbra su quelle di lei, mentre gli occhi si chiudevano appena. E sarebbe stato, se lei non lo avesse cruciato, di una dolcezza disarmante, lasciando che lei potesse abituarsi alla sensazione delle sue labbra su quelle proprie e respirando piano, per poter calibrare i loro battiti. Era pronto ad essere mal menato, ma doveva tentare.
    Julian Miller

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    Regina Beauvais ~ DioptaseLa situazione era estremamente delicata. Era delicata perché Regina non aveva idea di quello che stava succedendo tra la sua pancia, la testa ed il cuore. Erano tre organi che in quel momento gli stavano esprimendo un qualcosa che non riusciva a decifrare specialmente perché erano tutti e tre contrastanti tra di loro. In quel momento sarebbe voluta scappare via da se stessa prima che da Julian perché era entrata nel pallone più assoluto e tutto quello era assurdo e veramente, ma veramente poco consono al suo carattere. La confusione, il caos e tutto quello che stava succedendo li non le appartenevano. Lei era ordinata, metodica, era una persona molto organizzata e che non lasciava mai nulla al caso. Tutto quello, con la pozione in corpo, la pancia che la spingeva a non andare via, la testa che urlava di farlo, il cuore che si spezzava vedendo lo sguardo di Miller che la guardava in quel modo. Lo guardò quando lui glielo disse con quella voce e più lo guardava più la confusione aumentava. Le parole gli arrivarono quasi ovattate come se stesse davvero andando in tilt. Per lei tutto quello non era normale, non era programmato e le cose non programmate erano destabilizzanti. Si morse ancora il labbro e poi strinse i pugnetti prima di mordersi il labbro e chiudere gli occhi sentendo una lacrima percorrere la sua guancia. Una sola, che venne tolta immediatamente dopo, quando aprì di nuovo gli occhi. Erano troppo vicini e tutto quello non aiutava per niente. Non riusciva veramente a rendersi conto di come riuscire ad uscire da tutta quella situazione. Si morse ancora il labbro interamente sentendo le sue parole, e quando si allontanò ricominciò a respirare, ma quello che disse dopo le fece mancare il fiato di nuovo. Come si gestivano tutti e tre quegli organi insieme senza farsi troppo del male? Come pensava di risolvere tutta quella situazione? Eppure lei era una macchina per quelle cose, eppure lei era una ragazza sveglia che aveva un’intelligenza fuori dalla media specialmente quando si trattava di risolvere dei problemi. Smettila. Ti prego smettila. La conosceva meglio di chiunque altro e Regina aveva un limite di sopportazione per tutti i macelli del mondo. Ed in quel momento sentiva davvero la testa girare e farle male. Si, forse era un attacco di panico. Perché era di quello che si trattava. Sentiva le mani tremare. Chi ti ha detto che ti manca qualcosa? Chi ha detto che sia tu quello a cui manca qualcosa e non penso che sia io stessa a non avere qualcosa di essenziale per te? La voce era tremolante, si stava sforzando di mantenere un autocontrollo che non perdeva mai, o almeno quasi mai ed il problema era esattamente quello. I suoi occhi scuri erano puntati su quelli del ragazzo. E la sua voce era veramente, ma veramente bassa. Non rispose a nessuna delle sue domande, quando lui si avvicinò di nuovo, Regina distolse lo sguardo e quando sentì la sua mano sulla sua guancia, e poi ancora sul suo fianco si voltò e quando le sue labbra sfiorarono le sue non ebbe la forza ne la voglia di respingerlo e solo in quel momento la sua pancia, il suo cuore e la sua testa stettero in silenzio come se tutte e tre avessero trovato il giusto compromesso. Schiuse appena le labbra per ricambiare quel bacio.


     
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