Adamas Vesper
Studente, Capitano Ametrin | 19 anni | III Anno
Il nuovo anno era iniziato, riportando come di consueto la routine nelle vite degli studenti, e Adamas non faceva eccezione. Finalmente i suoi capelli iniziavano a superare la mezza lunghezza, per cui acconciarli con le treccine rasta era diventato più semplice; quel piccolo grande atto di ribellione lo iniziava a far sentire potente e, soprattutto, emancipato, nonostante fosse effettivamente solo una stupidaggine.
Tuttavia, chiedeva ancora rassicurazioni a Jesse sul fatto che gli piacessero o gli stessero bene: il lupo forse stava perdendo (o prendendo?) il pelo, ma non voleva perdere il suo compagno di branco.
La chiamata in Sala Grande, alla fine, era arrivata inattesa ma, come tutti gli eventi di Hidenstone, iniziava a non turbare più l’Ametrino. Si era semplicemente trovato davanti un gruppo di compagni che l’avevano spronato a raggiungere assieme la Sala Grande, senza dare molte spiegazioni.
‘Ok, forse è un male che ci stiano desensibilizzando all’inaspettato… non saprei come interpretarlo.’
Anche il peculiare outfit del professore di Magitech e la Passaporta iniziavano a perdere il loro sapore di sorpresa, lasciando un alone di curiosità: cercò Jesse nella folla di studenti, per avvicinarlo poco prima di prendere la Passaporta.
“Ehi, come stai? Sai che sta succedendo?”
Le domande si rivelarono superflue poco dopo, quando effettivamente arrivarono su un’isola tropicale - o almeno, un posto che si avvicinava molto a quell’ideale; finalmente le maniche corte di Morrigan ebbero senso. Non poté fare a meno che iniziare a sudare, visto il suo abbigliamento ben più pesante.
‘Jumagik Park? Oddio, che nome bizzarro…’
Ancor più bizzarro fu come il compito di presentare il parco fu dato a quella che pareva palesemente una drag queen, anche se Adamas non era proprio certo al 100% del gender della persona, e non voleva assolutamente assumerlo come un troglodita.
“Ehm, Snowflake… non è un po’ strano, come ambiente? Cioè, sembra più una personalità da Magic - la disco, intendo - che non da parco d’avventura.”
Pregiudizi a parte, ascoltò la donna l’essere umano con attenzione: ‘Sistemi di sicurezza? Oh, no - sarà sicuramente un’altra giornata simile a quella sulla M.I.S.S.!’
Finalmente prese parola anche la professoressa Onfroy e, nonostante non seguisse più Magia Verde ormai, trovava il modo di spiegare della docente più nelle sue corde.
Alzò la mano e, aspettando che i prof gli concedessero la facoltà di parola, domandò “Scusate la franchezza e, penso, l’ingenuità, direi, ma quanto rischiamo di mor… ferirci, a questo giro?”
Stava forse iniziando a combattere la paura di morire con l’ironia? E perché sì?
Anche il Professor Langford sembrava fuori luogo (‘Certo, meno di Lady Bunny… ma che nome è?’), ma ormai non era più il tempo di domande che, probabilmente, avrebbero assolutamente lasciato il tempo che avrebbero trovato.
“Snowflake… i Latini dicevano nomen omen - il nome è un presagio. Che ne pensi del ghiacciaio?”
Se il fidanzato avesse accettato, avrebbe lasciato a lui l’incombenza di scegliere un eventuale terzo (e quarto, e quinto, eccetera) compagno di squadra. Gli indicò soltanto la ragazza bassina, ricordandola dai tempi di Hogwarts almeno vagamente... o forse si ingannava? In ogni caso, la sua aria timida lo faceva sentire meno sotto pressione di fare una buona figura di fronte ad un eventuale senpai.
Quindi, aggiunse sottovoce “E poi, possiamo sempre scaldarci, al freddo, no?”; per sicurezza, comunque, avrebbe cambiato i suoi vestiti già invernali cercandone altri ancora più adatti all’eventualità.