La speranza è l'ultima a morire - anche se inconsapevole

Louise&Blake - Compito di Antiche Rune Biennio

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  1. Louise De Maris
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    17 ANNI AMETRIN FIDANZATA MEZZOSANGUE RICCA
    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS


    Aveva bisogno disperatamente di qualcuno che le facesse da partner per il compito di Antiche Rune. Non che non avesse amici al primo anno o al secondo, ma erano risultati tutti occupati con altri suoi compagni per lo stesso motivo. E il compito andava svolto a coppie, non con un terzo.
    L'unico che le era venuto in mente e che avrebbe potuto soddisfare quella richiesta era Blake Barnes (in realtà, non era proprio sicura che avrebbe accettato, ma era importante provarci perché la cosa poteva avere esito positivo). Sperava soltanto che lo facesse.
    Si diresse verso i giardini pensili. Rimembrava un certo muretto, caro al ragazzo, vicino al quale aveva preso atto quel piccolo diverbio dopo che si era addormentata sull'erba del campo di papaveri adiacente. Se la sua intuizione fosse stata giusta, l'avrebbe trovato lì, seduto, oppure poggiato di schiena, con una sigaretta esposta tra le dita, intento a dedicarsi a qualche tiro che lo rilassasse.
    Non aveva ancora un telefono e non sapeva come avrebbe potuto contattarlo senza avvicinarsi di persona. Dopo quello che era successo il giorno in cui aveva provato a... uccidersi... era fresco nella sua mente. Sinceramente, aveva leggermente paura di incontrarlo. Quel giorno, Blake era stato insolitamente premuroso e dolce. L'intimità aveva quasi preso il sopravvento e Louise aveva rovinato il tutto. Non se ne pentiva. No, perché non avrebbe voluto commettere un errore grande, come quello avuto con Alton. No.
    Appesa alla sua spalla destra c'era una borsa di pelle scura, con all'interno qualche foglio di pergamena, una penna e la copia del compito. Le sarebbero stati molto utili.
    Come previsto, trovò il famoso Barnes vicino al muretto. Si compiacque per un breve istante di sé stessa, in un mezzo sorrisetto. Non lo scacciò via e avrebbe potuto sembrare molto strana quell'espressione ad occhi esterni.
    Si avvicinò a Blake, che era sicura l'avesse già individuata.

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    Blake Barnes ~ Black Opal Era convinto che dovesse cambiare veramente posto perchè non era possibile che adesso non riusciva più a stare per fatti suoi ed ingrazia di dio senza che qualcuno lo andasse a trovare proprio su quel muretto. Era diventato un via vai di persone, quando li prima non c'era mai nessuno, e la cosa lo infastidiva, veramente, ma veramente in una maniera assurda. Aveva appena finito di parlare con una ragazza chiedendogli con apparente gentilezza di levarsi da in mezzo e farlo fumare senza rotture di coglioni, ma niente, sembrava che quella mattinata fosse cominciata male e sarebbe finita anche peggio. La sigaretta era quasi finita quando vide Louise camminare verso di lui, e lui senza neanche nasconderlo, la seguì con lo sguardo, ma sbuffò. Non era per lei ma era perchè era andato li per non sentire nessuno e fare mente locale di alcune cose ed invece niente, sembrava davvero non essere giornata, inoltre, dietro Louise aveva individuato una coda lunghissima e dei riccetti di Adrien, quello voleva dire che anche Regina era li e voleva dire che altre rotture di cazzo sarebbero arrivate da li a breve termine. Sospirò appena poi vedendo la biondina avvicinarsi e portò la testa sul muro di pietra, con una gamba fece un piccolo slancio in avanti, come se volesse andare via, ed infetti andò semplicemente a buttare il mozzicone in un cestino. Che c'è? Se era li era andata per lui e se era andata li per lui voleva dire che era successo qualcosa oppure voleva chiedergli qualcosa. Sperava seriamente che non fosse niente legato a quello che era successo qualche settimana prima, perchè non gli andava un'analisi attenta dei suoi sentimenti, che poi non c'erano, e di quello che era successo. Era successo e basta e potevano tranquillamente archiviarlo. cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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  3. Louise De Maris
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    Da sotto le ciglia lunghe e folte, i suoi occhi si posarono sull'atteggiamento di Blake Barnes, che non si sarebbe mai aspettata fosse "nero". Evidentemente aveva calcolato male le sue intuizioni: credeva che lo avrebbe visto abbozzare un sorriso o prenderla in giro e stuzzicarla, come faceva spesso, ma non che uno sbuffo lasciasse le sue labbra, provocando in lei un certo risentimento e vergogna, che a niente le giovavano in quel momento. Avrebbe dovuto tendergli una richiesta che, era sicura ora, non avrebbe gradito del tutto.
    Cosa c'era stato tra loro quella sera? Semplice simpatia o qualcosa di più? L'aveva amata per un istante, per poi rigettarla nel baratro più oscuro e vuoto? Oppure, c'era un intento duraturo di fondo, alle spalle? Come poteva rispondere a queste domande senza impazzire? Sentiva la sua mente cedere sempre più il passo ad una nebbia fitta, ad una voragine mobile, di infinite rotazioni. Si potrebbe dire che quasi le girava la testa da quanto stesse pensando.
    Le sua guance si colorarono, perciò chinò il capo in un gesto istintuale per coprire il suo volto con i suoi capelli. Una fitta di dolore illuminò i suoi lineamenti, come il suo sguardo, fulminea, mentre lo osservò allontanarsi di qualche passo. Che non volesse vederla? Un pensiero, questo, confermato da quel "Che c'è?" distaccato, freddo, a cui Louise non seppe rispondere subito.
    Tentò di ricomporsi, mentre con l'indice portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Prese un respiro profondo e disse, con voce calma: - Sono venuta qui per chiederti di essere il mio partner per un compito, ma visto che non sono gradita sarà meglio che vada. -
    Girò le spalle, seguendo i suoi piedi e cominciò ad incamminarsi verso la direzione da cui era venuta.

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    Blake Barnes ~ Black Opal Ecco perchè non sopportava essere una persona gentile con gli altri perchè, poi, alla fine, se ne approfittavano e pretendevano sempre la gentilezza. Blake era affezionato a lei e quello non poteva certamente negarlo, ma il solo fatto che ogni volta che non le stava bene qualcosa non combatteva per averla non lo sopportava neanche un pò. Sbuffò ancora più forte prima di sedersi sul muretto e fare un Accio libro di rune! Che gli volò tra le mani senza neanche rifiatare. De Maris, smettila di fare la ragazzina e frignare ad ogni cosa che ti si dice. Sei venuta qui per fare i compiti di rune, ed allora vieni qui a farli. Non ti corro dietro, non ti prego. Non prego in chiesa non lo farò neanche qui con te, quindi muoviti e smettila di fare la ragazzina viziata. Certo si era che non poteva dire che sapeva mordersi la lingua oppure andarci sul leggero, ma se Louise voleva essere qualcuno per lui allora doveva abituarsi e prenderlo così com'era senza pensarci troppo e senza offendersi ogni tre per due, se no avrebbe perso anche lui. Blake non era una persona flessibile, non riusciva a piegarsi al volere degli altri neanche se a volte ci provava per essere una persona leggermente più mansueta, ma niente. Più ci provava meno ci riusciva. La guardò alzando un sopracciglio e poi aprì il libro cercando i compiti che gli avesse insegnato Lancelot. Come te la cavi a rune? Ci sei stata a
    lezione? In genere il professor Olwen assegna sempre qualche compito che c'entri con qualcosa che avete studiato, quindi. In che consiste questo compito?
    Le stava dando davvero un'opportunità di fare quello che lei aveva rischiesto, se se ne fosse andata, lui sarebbe andato via a prescindere e questa volta senza davvero rincorrerla. Non era suo padre ne suo fratello e comunque non era quello il suo carattere. Lui non correva dietro a nessuno, non lo aveva mai fatto e non avrebbe cominciato con la biondina.
    cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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  5. Louise De Maris
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    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS


    Era tutta intenta e concentrata a camminare in avanti senza inciampare, per non fare figure di merda, visto che quel giardino era maledettamente pericoloso, quando qualcosa nella sua borsa si mosse, sbattendo violentemente contro il suo braccio e, in particolar modo, contro un punto in cui c'era un bel livido violaceo, abbastanza fresco. Sussultò amaramente, esclamando un "Ah!" di dolore e, portandosi il braccio al petto, lasciò che si creasse abbastanza spazio per fare passare quello che avrebbe scoperto essere il suo libro di rune. Nella rabbia e nella delusione, non aveva avvertito la formula lanciata espressamente da Blake Barnes, ma le parole successive la colpirono in pieno come un fulmine caduto sulla sua persona.
    - De Maris, smettila di fare la ragazzina e frignare ad ogni cosa che ti si dice. Sei venuta qui per fare i compiti di rune, ed allora vieni qui a farli. Non ti corro dietro, non ti prego. Non prego in chiesa non lo farò neanche qui con te, quindi muoviti e smettila di fare la ragazzina viziata. -
    Si girò di scatto, trucidando il ragazzo di uno sguardo omicida, che non aveva mai adottato con lui.
    Uno: lei non frignava. Aveva imparato a sue spese a non farlo, altrimenti ci avrebbe pensato quel maniaco di suo zio.
    Due: come era possibile che sapesse fossero proprio di rune i compiti? Era, forse, uno stalker?
    Tre: non le piaceva essere comandata a bacchetta, la irritava profondamente.
    Quattro: non era una ragazzina viziata. Come si permetteva quell'insolente?
    Cinque: l'aveva chiamata De Maris, come se tra loro, qualche giorno prima, non fosse successo niente. Louise non si aspettava una reazione positiva, conoscendolo abbastanza bene, ma non credeva l'avrebbe trattata così di merda.
    Si avvicinò a passò svelto alla figura accanto al muretto e gli puntò il dito contro.
    - Non. Osare. MAI. PIÙ. Comandarmi. - disse, mentre la voce le usciva bassa, da labbra strette dalla rabbia cieca. Se pensava che per quel che era accaduto le avrebbe potuto mettere i piedi in testa, si sbagliava di grosso.
    Gli strappò il libro dalle mani con foga, poi aggiunse, con tono freddo: - Questo non servirà. -.
    Lo ripose nella borsa senza troppa cura e con movimenti a scatti.
    - Con mio grande dispiacere, tutti i miei compagni di corso sono occupati e non possono condividere il compito con me. Perciò, ho pensato che potessi chiedere a te. Il compito è questo. -
    Gli porse la fotocopia del compito di Antiche Rune.

    [La mitologia norrena, come tutti i culti, le religioni e le leggende, affonda fortemente le sue radici nel simbolismo.
    Da secoli gli studiosi hanno sfruttato le leggende alla ricerca di indizi di un passato ormai dimenticato o allegorie, morali, che fungessero da insegnamento per chi ai tempi avrebbe dovuto udire il racconto, e forse anche per noi, a distanza di così tanti secoli.
    In antiche Rune, così come in tutti i simbolismi, dunque, è di centrale importanza l'elasticità mentale e la capacità di associare immagini e significati ad ogni cosa, in una ricerca apparentemente infinita. Allo scopo di allenare questo senso, vi propongo dunque un esercizio inverso: scegliete un vostro compagno (vanno bene anche studenti di altri anni) e associatelo ad una figura della mitologia norrena. Poi ripetete lo stesso esercizio con voi stessi.
    Motivate la vostra scelta e ricordatevi, più sarete ingiusti nel giudicare gli altri, più lo sarò io con il vostro voto.
    ]

    Non gli diede il tempo di fare commenti. Prima avrebbe finito, meglio sarebbe stato.
    - Ci ho già pensato, quindi non hai bisogno di perdere tempo con una ragazzina frignante come te. Ti associo a Loki, una delle divinità più controverse della mitologia norrena. È considerato l'aspetto "ombra" degli altri dei. I miti parlano di lui come qualcuno che crea disastri che gli altri Dei devono poi rimettere a posto, ma senza di lui non accadrebbe assolutamente nulla e tutto rimarrebbe piatto e sempre uguale. Invece la spinta al cambiamento, attraverso squilibri momentanei e incertezze è ciò che porta alla crescita personale dell’individuo, perché è nel caos che si nascondono le possibilità e quindi Loki può essere chiamato quando si vivono periodi di transizione in cui non si ha la forza di affrontare il cambiamento perché non si vede la luce che arriverà successivamente, ovviamente nulla vieta di chiamarlo anche per fare dispetti innocenti alle persone antipatiche. Non credo ci sia bisogno di spiegazione del perché io ti associ a tale divinità. Lo scriverò direttamente nella relazione. -

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    Blake Barnes ~ Black OpalBlake non aveva mai avuto un bellissimo carattere ma diciamo che Louisa lo istigava davvero al peggio, e delle volte al meglio, forse anche troppo al meglio. Il problema principale era proprio quello. C'era solamente una persona così e di quella si era innamorato follemente anche se forse non era del tutto pronto ad ammetterlo a se stesso. In fondo anche lui stava facendo delle cose che non erano proprio cristalline, quindi quando la ragazza tornò da lui con quel dito alzato, sogghignò quasi come se avesse raggiunto un qualche scopo assurdo. Si morse il labbro e la guardò furbo, come se stesse facendo o stesse per dire un'altra marachella delle sue. Si morse il labbro ancora e poi sospirò. Oh Odino. Non ti sto comandando, ti sto spronando a fare quello che vuoi fare senza arrenderti ad ogni minima difficoltà! E comunque ti dico anche un'altra cosa: il mio mondo, non giro intorno a te, ne a nessun altro. Quindi non pensare che lo sbuffo o il fastidio sia nei tuoi confronti, magari ho avuto una giornata stressante. Quindi abbassa quel dito. Questo comando, invece, venne dato proprio perchè gli era stato intimato di non farlo mai più. Sentì quale fosse il compito e poi ridacchiò per quella divinità. Si, forse anche lui ci si sarebbe associato. Vegvisir. Il Vegvisir, noto anche come “Ciò che mostra la via“, è il simbolo che guida una avventuriero, che sia tra i boschi della Scandinavia o sulle onde del Mare del Nord durante una tempesta, e gli garantisce un arrivo sicuro. E visto che il compito non devo farlo io ma tu, non ti dirò perchè l'associo a te, lo scriverai direttamente nella tua fantastica relazione. Tu a che runa ti assoceresti, invece? Chiese poi sedendosi meglio sul muretto. cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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  7. Louise De Maris
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    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS


    Le faceva davvero una certa rabbia quell'atteggiamento spocchioso che era solito adottare con le persone in generale. Come poteva essere così insensibile, dopo quello che sapeva di lei? Gli aveva aperto uno spiraglio che non consentiva ad alcuno di vedere e lui le ordinava a bacchetta come comportarsi?! No. No. Non aveva capito davvero niente. Un cazzo.
    E poi, perché stava ridendo?! Che c'era da ridere?Non credeva di essere divertente, tantomeno che lo fosse quella situazione. Si strinse il labbro inferiore tra i denti, forte, per cercare di mantenere una calma che stava, ormai, andando a farsi f-... al vento. Non le importava che lui glielo avesse "comandato" di non compiere più quel gesto: lo avrebbe potuto ripetere altre mille volte, ma non gli avrebbe prestato ascolto, pur di mantenere intatto il suo orgoglio. E fu per tale motivo che non rinunciò a quell'abitudine, seppur decise di abbassare il dito. Era proprio questo che si rimproverava amaramente: la sua vita, i suoi comportamenti, lei, era sempre in balia degli altri. Prima dei suoi zii, poi di Alton, ancora, degli alleati di suo zio e, infine, di Blake Barnes. Ma con Blake era diverso. Non sapeva perché gli obbediva.
    Non abbassò lo sguardo, ma continuò a reggere quello degli occhi del ragazzo, in atteggiamento di sfida.
    Okay, quando le esplicitò a quale divinità l'avrebbe associata, la curiosità di Louise aumentò. Perché mai avrebbe potuto associarla ad una sorta di "bussola"? Non valeva, però. Non era stato chiaro.
    - Dai, dimmelo! - affermò, con voce supplichevole. Cosa avrebbe scritto nella relazione? "Blake Barnes mi ha associato ad una cazzo di bussola e non so se voleva dire che corrispondo alle maledette lancette o ai quattro punti cardinali"? Almeno lei, prima, era stata chiara... sbuffò, gonfiando le guance come uno scoiattolo.
    Non sapeva esattamente a cosa associarsi. Probabilmente a più cose, frammentariamente.
    Giocherellò con le sue dita.
    - Ah, ehm... -
    Sicuramente, non poteva pensare ad alcuna divinità. Era troppo diversa da loro. Forse... arrossì di un rosso scarlatto. Effettivamente, quello che gli era apparso nella mente era il suo corrispondente, ma si vergognava ad ammetterlo. Finalmente per Barnes, abbassò gli occhi a terra.
    - Credo c-che... - si schiarì la gola. - Credo che possa associarmi a... -.
    Non ce la faceva proprio a dirlo.
    - A... l'Aegishjalmur, l'elmodellasottomissione - disse, con grande velocità.
    In sé, per Louise, era un punto strettamente negativo, a suo sfavore, seppur questo elmo avesse delle caratteristiche positive: conteneva otto tridenti appuntiti che difendevano un punto centrale, simboleggiando l’unità e la protezione dalle forze ostili che lo circondavano. Un po' come lei, punto centrale di una storia assurda, alla ricerca di protezione e di un collante che la rimettesse insieme.


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    Blake Barnes ~ Black Opal Sospirò appena a tutto quello e poi scosse il capo. Blake era uno che aveva preso, forse, il triplo delle botte che prendeva Loise in quel momento, aveva rischiato la morte veramente un sacco di volte e mai aveva voluto che chi sapesse quella cosa lo trattasse in maniera diversa. Anzi, si aspettava che lo trattassero come se fosse di amianto, come se non avesse alcuna sensibilità a niente, ma ovviamente non era così. Blake era uno che scrivava canzoni e scriveva dei testi quasi smielati, pieni ed intrinsechi di romanticheria ed amore. Ne aveva da dare tantissima, il problema era che non era il suo elemento. Che non era per niente qualcosa che gli apparteneva. Quando lo supplicò con quella vocina scosse il capo e sbuffò. Sei come le lancette di una bussola, cerchi sempre il nord e quando lo trovi, alzando gli occhi ti rendi conto che è troppo lontano, ma persisti e vai avanti, poi ci sono delle volte che perdi completamente il senso dell'orientamento, e credo che sia proprio quando succede che riesci a trovare la tua strada verso il nord. Disse semplicemente prima di alzare gli occhi verso il sole e chiuderli appena. In fondo aveva gli occhi azzurri e tutta quella luce non era poi molto conveniente. Scrivi la relazione al professor Olwen specificando che il compito è stato fatto con me. Si alzò dal muretto, guardò l'orologio. Ci vediamo in giro De Maris! Se ne andò, senza commentare la runa che aveva scelto per lei, ma a dire il vero era veramente l'unica che forse davvero era inerente al suo momento storico della vita. Mentre camminava verso l'aula di pozioni alzò la mano, senza voltarsi e per salutarla. Il cuore ce l'aveva, bisognava solamente scorpire come farlo davvero funzionare! cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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