Special Contest #MerryChrismas - Infermeria - In the End

Thomas&Madison

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    Thomas Richenford ~ AurorEra fatto così, doveva per forza strafare, doveva per forza cercare di essere il migliore in tutto e la cosa assurda era che da quando era andato a Londra, aveva deciso davvero di diventare un allievo di Alexander Olwen, ma gli avevano anche detto che quell’uomo non sceglieva i suoi tirocinanti a cuor leggero, che quando venivano scelti da lui voleva dire che erano non solo i migliori, ma anche i più coscienziosi e giudiziosi, persone che non avrebbero mai perso e soprattutto che non sarebbero mai stati al di sotto di nessuno. Thomas ci aveva creduto a quelle parole e pur di vincere un duello, nell’accademia Auror più prestigiosa del mondo, si era fatto male. Male per davvero. Era finito in infermeria con un braccio rotto, un’ustione di secondo grado sul costato. Alla fine aveva vinto? Certo che si! Ma si era anche rimediato una bellissima punizione in quanto, quel duello, non era stato programmato ne voluto dal capo auror, ma semplicemente una bisca tra tre ragazzini insolenti dove Thomas si era messo in mezzo, come suo solito, per cercare di placare gli animi e proteggere sicuramente il più debole. Alla fine era diventato lui il prepotente e quello che aveva dato una lezione al bullo, ovviamente non senza ripercussioni. Era in quell’infermeria, con il broncetto, cercando di dire a suo padre che no, non era certamente colpa sua e che no, non aveva nessuna intenzione di chiedere scusa. Chi ambiva ad un tutor come Olwen non chiedeva scusa, se aveva agito in quel modo era solamente perché lo aveva ritenuto giusto. Una volta attaccato il telefono si mise più comodo sul suo lettino e chiuse gli occhi Dio che dolore! Sussurrò pensando seriamente di essere completamente da solo. Era ancora un ragazzino, aveva appena 19 anni e non aveva idea che di li a poco avrebbe conosciuto la sua persona e che dopo qualche mese sarebbe stato davvero il tirocinante di Alexander e solo dopo un anno sarebbe divenuto un auror ad Honorem grazie alla missione più assurda del mondo.


     
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    Mal di pancia. Insomma, quale donna al mondo, magico e non, non è soggetta al mal di pancia durante quel periodo del mese? Eppure, quella volta era talmente forte che aveva la necessità di prendere qualcosa, il bisogno di ingerire una qualche pillola che placasse il dolore. Chi mai avrebbe saputo che quello sarebbe stato il giorno perfetto per conoscere la sua metà perfetta? Quella persona per cui da lì a poco avrebbe dato la vita, la sua persona, colui che avrebbe difeso a spada tratta davanti a tutto e tutti e per cui sarebbe scesa all’inferno pur di vederlo sorridere? Nessuno, a dirla tutta. Eppure il destino era un fottuto bastardo e stava mettendo Maddie sulla strada di Thomas, prima ancora che loro potessero dire una semplice parola. Si manteneva il pancino, la ragazzina, mentre varcava la soglia dell’infermeria; il passo era alternato da pause piuttosto lunghe in base a quanto fossero lancinanti le fitte che le sue ovaie avevano deciso di lanciarle. «Ma non potevo nascere uomo?! Loro hanno solo il problema delle dimensioni che cambiano, perché cavolo devo soffrire così tanto.» – sbuffò ad un passo da quella porta che avrebbe portato la ragazzina sempre più vicina ad avere la sua pasticca. Si mantenne allo stipite della porta, stringendo le dita attorno al muro «Merdè» – proferì lei, quasi dimentica del fatto che non fosse in Francia e quel suo accento le aveva già creato diversi problemi di integrazione.
    Entro finalmente nell’infermeria e si guardò attorno, cercando l’infermiera di turno. Fu in quell’istante che sentì quel lamentio. Dolore? Chi altro stava soffrendo e come osava soffrire più del suo ciclo? Ruppe il silenzio successivo a quel lamento «Dillo a me!» – disse, affacciandosi dal divisorio che faceva da separazione tra un letto e l’altro «Mon dieu!» – disse, vedendo che il ragazzo aveva ben altro a cui pensare rispetto ad un ciclo mestruale. Non si fece troppi problemi e si ritrovò ad entrare nello spazio della sua degenza, senza nemmeno chiederle il permesso «Ma sei Richenford? Quel ragazzino di cui si parla tra i corridoi oggi? Che diamine hai combinato, guarda come sei conciato!» – disse, mentre i suoi occhi miele si posavano sul ragazzo che avrebbe potuto scontrarsi con il suo sorriso solare, nonostante il suo tono preoccupante «Sei proprio fortunato che sia venuta qui, almeno ora c’è qualcuno che può farti compagnia e meglio di me, chi mai ti poteva capitare?» – ecco, Thomas avrebbe già capito il suo caratterino.
    Madison E. Loire

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    Thomas Richenford ~ Auror Una cosa era certa: tra Thomas e Madison fu sicuramente un colpo di fulmine. Quando vide la ragazzina entrare nella sua stanza dolorante anche lei, mentre imprecava in un'altra lingua, e mentre gli rispondeva senza neanche conoscerlo, Thomas si era sentito subito a casa, a suo agio e quando lei aveva detto il suo nome e che non si faceva che parlare di lui quel giorno, il castano chiaro ridacchiò cercando di tenersi le costole per non sentire eccessivo dolore. Si morse il labbro facendolo sanguinare di nuovo e poi ridacchiò facendogli leggermente spazio sulla sua barella (?). Era normale? Ma si, Thomas era sempre stato un tipo molto molto socievole, forse anche troppo a dirla tutta. Oddio si, per fortuna, perchè io mi annoio troppo qui dentro, senza contare che l'infermiera ha sempre qualcosa da fare e non mi da mai retta!Ecco, per lui era la fine nel senso disciplinare della sua carriera, ma non per altro. Cercò di mettersi in maniera decente su quel lettino per ascoltare meglio ragazza. Spero che si dica il giusto e che si sia capito quello che ho fatto! Ma esattamente tu, invece che ci fai qui? Ma si, perchè non pensare a quello che ci fa un'altra persona nell'infemeria dell'accademia auror? Era sicuramente qualcosa di increidbilmente utile. Comunque si, io sono Richenford e tuuu? Ma chiamami pure Thomas, o Tom... Come vuoi! Aggiunse poi facendo una smorfia di dolore! Cavolo se ce le aveva prese! Non era mai stato uno che faceva risse o che si metteva in mezzo a certe marachelle, a dirla tutta era uno che metteva sempre pace e non usava le mani mai, solo quando era necessario, e di conseguneza aveva anche notato come per una volta era stato lui a cominciare perchè in fondo quello se lo meritava proprio. Perchè cavolo la gente se la prendeva con i più deboli non avevano niente da fare? Queste cose a lui veramente snervavano e di conseguenza eccolo li, sul lettino dell'infermeria a cercare conforto e a fare spazio ad una sconosciuta come se non ci fossero altri lettini. Ma con Madison gli era venuto così spontaneo che non si stava neanche chiedendo il perchè di tutto quello.


     
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    A quanto pareva dovevano incontrarsi obbligatoriamente, quel destino balordo ci aveva messo lo zampino e quel colpo di fulmine tra di loro scattò prima ancora che potessero dire no e rifiutare quell’incontro. «Uh?» – sgranò le iridi di miele quando vide il ragazzo mantenersi le costole mentre rideva «Ah, le costole, à droite – si portò la punta dell’indice sulle labbra, quasi come se stesse pensando ad un modo per non fargli sentire dolore, ma quando vide il labbro sanguinare di nuovo, non fece in tempo a riflettere che subito si ritrovò ad afferrare una garza sterile sul suo comodino e tamponargli quel sangue, mettendo un ginocchio sulla barella, poi l’altro e sollevandosi su di lui, stando molto, moltissimo, attenta a non fargli ancora male «Non vorrai rimanere qui a vita. Insomma, non possiamo ridere, non possiamo piangere. Tutto ciò che possiamo fare ti farebbe male. Un gran bel casino, Richenford!» – il suo tono era allegro, così come il suo volto solare che lo guardava dall’alto mentre continuava a tamponare quelle labbra ferite. Sapeva che ridere era troppo difficile da evitarlo, tanto che lei stessa lo fece poco dopo averlo detto «L’infermiera è sempre troppo occupata, malheureusement. Adesso è proprio assente, pensa te.» – scrollò le spalle, mentre poi si sedeva accanto al ragazzo, volgendogli il miele e le proprie attenzioni «Sinceramente? Io non ho ascoltato molto, so che hai difeso qualcuno facendo a botte. Mi fa male la pancia, sai quel periodo del mese di noi donne. E ho un lancinante dolore addominale con altrettanto fastidio alla testa, meno ascolto meglio è.» – Thomas stava facendo i conti già con la sincerità di quella ragazzina che dimostrava come non avesse peli sulla lingua. Gli sorrise, mentre istintivamente, senza nemmeno chiedergli il permesso gli spostò un ciuffo di capelli dalla fronte «Loire. Quella venuta dalla Francia, per il resto dei tuoi colleghi qui in Accademia.» – sembrava che quell’essere presa in giro per quel morbido accento francese, non le interessasse poi tanto, mentre scrollava le spalle e manteneva quel solare sorriso sul volto «Ma puoi chiamarmi Madison o Maddie.» – inclinò il capo, quindi cercò di farsi un po’ più piccola e di mettersi stesa accanto a lui «Faccio male?» – domandò, mentre si poneva di fronte con il viso, così da poterlo guardare in volto mentre parlavano «Mon dieu, questo labbro continua a sanguinare.» – disse lei mentre sbuffava per la continua ferita che non voleva rimarginarsi «Sta’ fermo, je vais gérer ca – istintivamente quel “ci penso io” le uscì in francese, come se non avesse alcun problema a esporre agli altri la sua provenienza. Così come parve non avere alcun problema ad accorciare ancora più le distanze tra di loro, se lo avesse concesso e a passare la lingua sulla ferita, per disinfettarla, così come si dice che la saliva è miglior disinfettante. Il passaggio della lingua di lei, se Thomas lo avesse concesso, sarebbe stato molto delicato e dolce, mentre i suoi occhi miele si conficcavano in quelli di lui.
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    Thomas Richenford ~ Auror Thomas aveva sempre odiato le persone che non sapevano stare al gioco oppure che rimanevano sempre sostenute sulle loro. Lui non era così, un pò perchè nessun americano aveva veramente la puzza sotto il naso, un pò perchè era così caratterialmente e non riusciva proprio a non essere una persona espansiva e sicuramente era una persona super fisica. A lui le persone piaceva toccarle, piaceva sentire il profumo della loro pelle e gli piaceva oltremodo vedere i loro sorrisi e le loro espressioni. Quando Madison era entrata in quella stanza era come se avesse saputo immediatamente che era la sua persona, quella di cui non avrebbe mai più potuto fare a meno. Sorrise ancora prima di vederla avvicinarsi e dire quelle cose. No, lui senza ridere non riusciva seriamente a starci. Lui senza sorridere non sapeva vivere. Era quel tipo di persona che non riusciva a non sorridere anche nelle situazioni meno belle, meno assurde. Era fatto in quel modo e gli piaceva, anzi, era essenziale per lui essere felice, se no la depressione lo avrebbe ammazzato nel verso senso della parola. Droide che? Chiese poi ridacchiando ancora prima di vederla inginocchiata davanti a lui per medicargli il labbro. Sorrise e gliene fu veramente grato, poi la guardò intensamente, aveva un bel fisico e si vedeva che era una che si impegnava tantissimo per quello che faceva. Ascoltò le sue ragione ed annuì più volte, poi ridacchiò ancora riuscendo a tenersi le costole per non farsi troppo male. Oh quindi sei anche più pericolosa, oppure più dolce, dipende! Alcune ragazze quando hanno le loro cose diventano dei dolcetti, io conoscevo una ragazza che quando aveva il ciclo era una cerbiatta invece quando non l'aveva era una iena... cose strane, ma siete delle creature meravigliose ed io vi amo da morire. TUTTE! La fiera della verità era stata aperta proprio in quell'infermeria. Si, era ovvio che tra i due ci fosse una buona intesa, era ovvio che entrambi avevano trovato qualcosa nell'altro che li rendeva affini. Ma dai? Io per un anno sono stato Richenford, il ragazzo Americano! Quello che storpia l'accento inglese! Disse rifacendo un qualche accento inglese doc. Ovviamente in malo modo. Gli americani si sarebbero riconosciuti lontani un miglio e proprio dal loro accento molto più sguaiato. Non mi fai male, Maddie. Mi sembra più informale e mi piace di più! Aggiunse poi sorridendo e rimanendo quasi incantato da quello che fece successivamente. Ecco, si era sicuramente la sua persona. La saliva è un disinfettante naturale ed il più efficace. Sei spettacolare Maddie! Perchè fino ad adesso non ci siamo incontrati? Chiese poi ad un passo dalle sue labbra. No, quel contatto era quasi normale, nonostante sentisse qualcosa muoversi.


     
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    Maddie prendeva ogni giorno con un sorriso sul volto, anche quando le cose non andavano come lei desiderava, sapeva che prenderle con allegria avrebbe aiutato a superare anche gli ostacoli più complicati, anche quelle situazioni più ostiche sarebbero state più facili di affrontare con un sorriso sul volto. Lo aveva imparato fin da piccola e con questa filosofia era cresciuta, allenandosi a trovare uno spicchio di sole anche durante le giornate più buie. Ed era per questo che anche quando era con le persone, la sua principale preoccupazione era che il sorriso non mancasse in nessuna occasione. Oltre a questo, però, Maddie aveva altro in comune con quel ragazzino sul letto, un po’ acciaccato dalla rissa che aveva fatto parlare di lui per l’intera giornata, era il fatto che per lei la fisicità era importante. Era come se capisse chi aveva accanto solo toccandolo, condividendo con l’altro l’aria, sentire i profumi di ogni persona che conosceva. Pareva strano agli occhi degli altri, ma per lei era davvero importante come le persone reagivano ad un tocco, ad una carezza e Thomas, in quel momento, stava rispondendo al meglio. Non che Maddie si sarebbe ritratta, prepotente com’era nel rubare spazio all’aspirante auror. Scosse il capo quando il ragazzo chiese il significato di quella parola «Scusa, il francese a volte mi sfugge.» – disse ridendo, mentre lo medicava e spostava il miele dai suoi occhi alle sue labbra e viceversa, senza spegnere la luce dal proprio viso.
    Rise divertita a quel commento sulle donne mestruate e scrollò le spalle «Non saprei, credo di essere pericolosa trecentosessantacinque giorni all’anno, a volte trecentosessantasei; tuttavia devo ammettere che quando ho il ciclo divento un po’ più chat… oh, mon dieu l’ho fatto di nuovo. Dicevo, divento un po’ più micia: ricerco attenzioni, faccio le fusa, ho sempre fame… ah no, quello capita sempre.» – rise divertita, non si rese conto di quanto con Thomas stesse parlando senza alcuna restrizione, come se fossero amici da anni. Non aveva idea di aver appena trovato la sua persona, la parte di lei che avrebbe protetto in questo e anche nelle altre vite se ce ne sarebbero state «E comunque, ci ami tutte, eh? Questo mi fa piacere, ma sappi che amerai me più di qualsiasi altra, da oggi.» – ovviamente stava scherzando e lo dimostrò iniziando a ridere poco dopo, piegandosi appena sul suo collo, in un leggero abbraccio istintivo, ma senza fargli male. Erano affini e il destino aveva fatto in modo che si unissero, proprio in quell’infermeria. Quando ironizzò sull’accento inglese, la ragazza iniziò a ridere divertita, poi unì indice e pollice in un cerchio e lo appoggiò sull’occhio destro, mimando un monocolo tipicamente inglese «Oh Lord, alle ore cinque è disponibile per il tè con i biscotti?» – il suo accento inglese aveva quella morbidezza francese a cui non riusciva a rinunciare. Rise ancora, prima di disinfettare con la propria lingua la ferita. Gli occhi miele sorrisero insieme alle proprie labbra per quel soffio «Ci toccherà recuperare il tempo perduto, sir Thomas – ancora finse quell’accento inglese che non apparteneva a nessuno dei due, per poi riprendere a passare la lingua su quelle labbra, questa volta spostandosi dalla ferita e tracciandone il contorno «Hai un buon profumo…» – sussurrò sulle labbra ferite dell’altro.
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    Thomas Richenford ~ AurorEcco l'unica cosa che gli era veramente mancata tantissimo a Thomas a Londra. Una compagnia come quella di Maddie, una compagnia con la quale poteva fare e dire di tutto, con la quale poteva seriamente essere se stesso, ridere, con la quale essere sempre sul pezzo e non sentirsi sbagliato in qualche modo. Thomas era una persona per lo più semplice, spontanea e sempre sorridente, non gli piacevano le complicazioni e comunque non era una di quelle persone ne che le creava ne tanto meno che le voleva. Era sempre in cerca di qualcosa di nuovo e nella sua vita, seppur studiava tantissimo e si allenava con la giusta diligenza, aveva scelto di divertisi e di non legarsi mai. Non era nelle sue priorità, la sua libertà era qualcosa che gli piaceva e che aveva sempre bramato, aveva sempre desiderato e solamente adesso, in accademia poteva dire di starne ad assaporare davvero la bellezza. Una delle pochissime, insomma! Eddai... voglio sentire come fai le fusa! Metti caso che non sei brava davvero io ho il dovere morale di dirtelo e farti migliorare, prestandomi a soprammobile per farti fare fusa e miagolii! Lo disse sorridendo ed in quel momento sentiva quasi che la situazione "dolore" si stesse colmando. Sorrise ancora alla ragazzina prima di ricordarsi che anche lui aveva sempre fame!Oh cavolo! Adesso che lo hai detto mi rendo conto che anche io ho sempre fame, ed ho fame in questo momento! Voglio tornare nel mio dormitorio dove ho nascosto un sacco di cosine buone! La prossima volta viene da me e le dividiamo! Aggiunse poi ridacchiando e poi sorridendo ancora per quel suo accento così insolito ma così caratterizzante. Come si poteva prendere in giro una persona così adorabile? Direi che è una cosa indispensabil. Dove ti nascondevi Madison? Chiese poi ad un passo dalle sue labbra ed allungando la sua mano sulla coscia della ragazzina. Non ci stava provando, era fatto in quel modo. Dai su, stenditi qui e fai la brava, tra poco arriva l'infermiera cattiva! E comunque grazie! Anche tu sai veramente di buono, sono sicuro che andremmo d'accordo e, soprattutto, formeremo veramente una bella squadra insieme! Aggiunse facendole l'occhioliono e dandole un piccolo bacetto sulle labbra, così, a stampo, come se fossero amici da una vita. Ma cavolo lei era così vicina, era ovvio che lui glielo desse, il bacio, no?


     
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