Start the fire

Christmas Contest #2 -Annie

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    San Mungo
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Sabato sera, una delle poche sere che poteva sicuramente vedere Lancelot senza che ci fossero studenti, compiti, turni di mezzo...
    No, non era proprio così il programma di quella serata. Mentre si stava truccando, dopo aver fatto una lunga doccia calda, lisciato i suoi capelli rossi e sistemato il suo abitino a pois con le manice lunghe, svasate, color rosa antico, che stringeva in vita con una molla dello stesso colore dell'abito e si era specchiata un paio di volte. Stava completando il tutto con quel filo di trucco che usava mettere e un po' di colore alle labbra quando il suo telefono squillò: per un attimo credette che fosse Lancelot che la voleva avvisare che stava per arrivare da lei, ma era comunque piuttosto strano visto che mancavano circa quarantacinque minuti all'orario del loro incontro. Stava mettendo il mascara quando tutto quello stava avvenendo, quindi richiuse la boccetta e si avviò al telefono.
    Il nome che vi comparì sopra non era decisamente ciò che si aspettava. La doppia scheda telefonica che aveva all'interno del magifonino, l'aiutava spesso a dividere il lavoro dalla vita privata. Non la spegneva mai, sia chiaro, ma cercava di filtrare quanto più possibile le chiamate lavorative quando non era il momento di riceverne.
    E quel giorno non era il momento, assolutamente; lei sarebbe dovuta andare da Lancelot e --- il telefono squillò ancora, ma questa volta era la suoneria di un messaggio.
    Annie afferrò l'apparecchio e ne lesse il testo, sgranando gli occhi.
    Ora, Annie non aveva mai messo da parte una delle sue serate romantiche con Olwen, per il lavoro; ma il messaggio che Evan le aveva mandato era preoccupante. Evan era uno dei pazienti più delicati che Annie aveva e più volte ne aveva parlato con Lancelot; il fatto che le avesse scritto per chiederle una mano riguardo quella sua perdita di controllo, era un passo avanti nella loro terapia.
    Premette il tasto due, facendo partire la chiamata rapida a Lancelot «Amore, sono io... si, certo, sono pronta. Ma... ti dispiace se ti raggiungo direttamente al ristorante tra un'oretta? Ho un problema lavorativo da risolvere. Grazie, sei davvero un amore... ti amo, Lance.» - chiuse quindi la chiamata, prese il suo cappottino della stessa tonalità del vestito e infilò un decollette nero, per poi iniziare il lungo viaggio verso il villaggio di Denrise.

    Otto ore... erano troppe. Non si poteva fare, dannazione.
    Annie scivolò tra le viuzze del villaggio, cercando in ogni vicolo il ragazzo «Pensa, Annie... » - aveva provato a chiamarlo, ma questo non rispondeva. Doveva pensare dove poteva essere e il primo tentativo che fece fu quello di ficcarsi in uno dei vicoli buii di Denrise «Evan?» - non aveva il timore di aggressioni, con lei aveva la sua bacchetta e il suo temperamento.
    Annie-Macrae Welsh

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    Evan Jack Peters ~ Acromantula Perchè era andato a Denrise? perchè mai aveva deciso di fare quella piccola gita in quella stupidissima isola? Odiava andare li, per il tempo, anche se molto breve, che aveva trascorso con i suoi genitori ed aveva conosciuto Kàra che in quel momento era con un altro. Certo che a lui non gli interessava niente, ma quando non si arrivava dove diceva lui era difficile anche solo pensare ad una conclusione diversa da quella delle aggressioni che fossero loro verbali o fisiche. Il punto era che quando erano quelle fisiche allora la cosa era veramente grave, quelle verbali, alla fine potevano essere decisamente arginate. In quell'occasione, il problema che gli si prospettava davanti era grave, anzi, gravissimo. Aveva preso a pugni un ragazzo, forse aveva avuto più o meno 15 anni, e solamente perchè era passato di li. La ragione per la quale lo aveva fatto? Lo aveva chiamato signore. Certo che era solamente una scusa ed anche una che non reggeva neanche un pò. Ma in quel momento, quando non riusciva a sfogarsi portandosi a letto Madison perchè chissà che cavolo stava facendo, quando non riusciva in nessun modo a fare quello che voleva con Aurore perchè era una ragazzina troppo sana di principi e sogni, e quando cercava rifugio addirittura ad una sua vecchissima amica ed anche li non aveva nessuna soddisfazione, la rabbia era l'unica cosa che non riusciva a controllare ed inoltre, non faceva a botte da quando avevano ucciso quel figlio di mignotta di Callaway allo stadio. Dove diavolo era l'acromantula quando serviva? Si morse il labbro e chiamò l'unico numero nella rubrica dei numeri rapidi che aveva: Annie. Non seppe dopo quanto tempo arrivò, fatto si era che guardava il corpo del ragazzino inerte, svenuto, con il sangue che continuava ad uscire. Quando sentì la voce della donna la guardò, e la rossa avrebbe potuto tranquillamente vedere quanto poco di umano avesse nell'espressione. Credo che serva un medico. Freddo ed insensibile come mai lo aveva visto. Adesso doveva essere lei a fare il suo lavoro.


     
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    Si era sempre ripromessa di non portare i problemi dei suoi pazienti ad intaccare la propria vita privata, ma con Evan la situazione era davvero diversa: quel ragazzo aveva bisogno di un grande aiuto e per quanto non avrebbe mai rinunciato ad una serata con la sua dolce metà, Annie sentì il dovere bussarle alle spalle. Il fatto che Peters l’avesse chiamata era un grande passo avanti nella sua terapia, il suo ricercare aiuto consapevolmente al fatto che avesse capito di averne bisogno, aveva fatto sì che la rossa decidesse di arrivare da lui in men che non si dica (seh, otto ore circa di viaggio!), tuttavia Annie non sapeva bene cosa avrebbe dovuto aspettarsi una volta lì.
    Cercò il ragazzo in lungo e in largo, riuscendo a trovarlo in un vicolo buio solo dopo che aveva iniziato a pensare come avrebbe potuto fare il biondo in questione. Quando vi giunse alle spalle, non avrebbe mai potuto immaginare che cosa stava guardando il ragazzo poco prima di rivolgerle quello sguardo che aveva qualcosa di animale, più che di umano. Annie celò egregiamente l’impressione che le fece vedere quegli occhi simili a quelli di una bestia in preda alla rabbia, sorridendo al biondo con fare rassicurante «Ok, sono qua, Evan…» – mormorò in un sussurro di dolcezza, facendo passi verso il ragazzo, lenti e decisi allo stesso tempo, senza timore di avvicinarlo nonostante l’espressione che aveva. Spostò il celeste dal biondo al ragazzino, sgranando appena le iridi e prendendo un profondo respiro «Dannazione.» – pensò la medimaga, mentre copriva lo spazio che la divideva dal corpo del quindicenne e si inginocchiava al suo fianco, sentendo il battito dal polso «E’ vivo.» – sospirò di sollievo, cacciando la sua bacchetta e castando un innerva per farlo riprendere, per poi proseguire con le cure dovute e gli incantesimi che gli servivano «Evan, ti va andrebbe di spiegarmi cosa è successo?» – domandò al suo paziente, volgendogli appena il celeste sguardo e un sorriso delicato, per poi tornare ad occuparsi del ragazzino.
    Annie-Macrae Welsh

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    Evan Jack Peters ~ Acromantula Quando la vide arrivare nel suo abitino rosa sogghignò. Non aveva nessuna intenzione di stare ancora li a guardare quel ragazzino sofferente e non perchè non gli piacesse la situazione ma perchè svenuto non gli dava nessun tipo di emozione. Le persone morte erano belle solamente quando avevano provato davvero del dolore e lui poteva dire di avergliene inferto abbastanza per ritenersi soddisfatto? Invero la risposta era no eper quello aveva chiamato Annie. Poi era un ragazzino e non era... la sua coscienza rise al posto suo mentre la sua espressione rimaneva intatta nel guardare annie darsi così da fare nel dare di nuovo una speranza di vita a quel bambino. Un moto di rabbia cominciò a pulsare nelle sue vene. Avrebbe preso a calci in faccia anche la rossa? E perchè mai non avrebbe dovuto farlo? Eppure lei si stava dando così da fare per cercare di recuperare la sua anima perduta, che alla fine Evan decise di mettersi di fianco a tutta quella situazione e posare un piede, i ricci biondi e la sua schiena sul muro e guardare la rossa fare cose. Lumus Disse verso il ragazzino e la rossa. Come fai a curare qualcuno se neanche ci vedi?Si, in quel momento era completamente tranquillo, era fin troppo estraneo alla situazione come se avesse fatto la cosa migliore del mondo, come se quello che era successo era normale e soprattutto era qualcosa di dovuto. Evan era corrotto nella mente e quello era un dato di fatto. Era una persona che adorava quelle situazioni, si nutriva di tutte quelle storie e situazioni e non poteva farne a meno. é vivo? Chiese come se fosse deluso da se stesso, scosse infatti il capo e fece quasi uno sbuffo. Poi alla sua domanda sogghignò appena. Mi dava fastidio la sua presenza, non potevo andare in altri luoghi, lui è un ragazzino stupido, che va in giro di notte a Denrise. Ma qui cosa diavolo gli insegnano? Adesso la colpa era del 15enne che era uscito con i suoi amici e si stava ritirando a casa?Tu come mai sei vestita così? ho interrotto qualcosa? La cosa che faceva più paura in Evan non erano tanto le sue azioni, ma era la sua pacatezza e la sua assenza di pentimento o di empatia nelle stesse situazioni che provocava. Aveva appena massacrato un ragazzino e lui era di una tranquillità inumana. Nonostante il suo sguardo ancora incazzato, ancora cattivo, era completamente tranquillo.Niente panico per quello che avrebbero potuto pensare i densiriani, se solo gli avessero provato a fare qualcosa, Evan non aveva paura di utilizzare l'anatema che uccide con tutte le sue conseguenze. Non gliene importava assolutamente niente. Lui era il dio del mondo, a lui non poteva succedere assolutamente niente.


     
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