Principi e principesse

Giada & Julian

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    Giada McCarthy Stundentessa

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"



    [Terrazza dell'Accademia Domenica mattina ore 09.50]



    Per Giada quel suo primo anno in accademia stava scorrendo velocemente e seguiva con grande piacere ogni lezione, era rimasta decisamente sorpresa da quel livello che c'era all'interno del castello. Si era adattata fin da subito a quello che era Hidenstone. Orami era passato qualche mese e il weekend era sempre uno dei migliori momenti che poteva aspettarsi della settimana e per quella domenica aveva inviato un messaggio al numero di Julian.

    Ehi bellezza, come stai? Che ne dici se questa domenica ci vediamo alle 10 in punto alla terrazza dell'accademia? Mi farebbe assolutamente piacere rivedere il mio principe, soli io e te, non deludermi. La tua principessa, Giada.

    Aveva concluso il messaggio con una classica emoji, un cuoricino rosso, piazzato proprio dopo il suo nome. Ci stava sempre bene una piccolezza come quella, ma una cosa tanto importante per lei. Quella domenica mattina subito dopo la colazione, come al solito piena e abbondante in ogni cosa, raggiunse proprio la terrazza dell'accademia così come aveva scritto nel messaggio al ragazzo, mancavano una decina di minuti all'orario fissato. Si era messa un abito tutto sommato che avrebbe fatto piacere a Julian. Un pantaloncino corto di jeans che era decisamente corto e attillato a livello di sedere, poi una camicetta che era di un colore chiaro, un mix di bianco e avana in certi punti. Si mise con le mani in sicurezza appoggiata sul cornicione che divideva quell'ambiente dall'esterno e dalla natura che faceva da circonferenza al castello, gli piaceva molto quella vista che aveva davanti a se, ma sinceramente non vedeva l'ora di rivedere nuovamente Julian dopo quello che avevano passato, era in attesa che arrivasse così come avevano fissato. Poteva diventare una bella domenica e secondo lei poteva solo migliorare di attimo in attimo.

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    Quella domenica era iniziata davvero come il cazzo. Si può dire cazzo? Beh, ormai lo abbiamo detto, ce ne faremo una ragione.
    Non solo il suo calzino era sparito, lui non lo aveva ritrovato e Regina aveva deciso di mettere la ciliegina sulla torta, leggendo quel messaggio e iniziando a prenderlo in giro. Non che non sopportasse essere preso in giro, anzi, lui era uno che viveva di prese in giro, ma... il suo calzino. Dove cazzo era finito il suo calzino?
    Quando finalmente riprese possesso del suo magifonino, Julian lesse con i suoi occhi le parole di Giada che gli strapparono un sorriso sincero
    «Come potrei rifiutare un invito del genere? A tra poco.» - per fortuna aveva fatto la doccia qualche ora prima, quando si era svegliato, altrimenti da li a dieci minuti non sarebbe mai stato pronto come un vero narcisista qual'era.
    Non indossò niente di diverso da quello che già non aveva addosso, se non una felpa per raggiungere la terrazza dov'era l'appuntamento con la ragazzina.
    Mentre camminava, la sua mente era ancora a cercare di togliersi il fastidio che gli aveva procurato la presa in giro fatta da Regina «Ma che cazzo di problemi ha, poi? Se becco qualcuno che la chiama orsacchiotta, ci metto i manifesti per scuola.» - sbuffò a quel pensiero mentre saliva verso la terrazza per raggiungere Giada.
    Quando vi fu sopra, cercò con lo sguardo la ragazza e ne accarezzò con lo sguardo le forme, trovando quel sedere decisamente invitante «Ma tu guarda se per colpa di quell'antipatica ho dovuto fare tardi.» - vero, era di cinque minuti in ritardo e questo era tutta colpa del fatto che Rey l'avesse preso in giro.
    Si avvicinò alle spalle di Giada, cercando di non farsi sentire e solo quando fu esattamente dietro di lei «Se stai cercando il mio regno, da qui non si vede.» - proferì, spostandosi al fianco della dioptase, poggiando la schiena alla ringhiera e guardando la ragazzina con un sorriso beffardo.
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    Un piccolo ritardo poteva essere chiaramente perdonato, il ragazzo sapeva assolutamente come farsi perdonare, quello era poco ma sicuro. In ogni caso l'attesa fu molto breve, solo pochi minuti. Lo sentì arrivare anche con il rumore dei passi, fu lieta che aveva accettato quell'invito e il messaggio che aveva avuto come risposta già gli era bastato per pregustare quella mattinata tra di loro. Già quella prima frase la fece sorridere.

    Julian, che bello vederti, ti vedo benissimo, in grande forma direi. Come stai?

    Fece una piccola pausa poi dette un veloce bacio al ragazzo.

    Dove si trova allora il tuo regno mio bel principe? Prova a descrivermelo così che lo possa immaginare. Ma se è come te sicuramente sarà bellissimo. Potresti portarmi una volta se hai tempo e voglia.

    Fece una piccola risata.

    Che mi racconti di bello?

    Si ricordava più che bene del loro ultimo incontro da soli e non in una classe, gli sarebbe piaciuto molto replicare quanto successo tra di loro, era poco ma sicuro nella sua testa. Rimase accanto al ragazzo ricambiando quello sguardo che gli aveva fatto poco prima, il sorriso sul volto era importante per lei e il suo modo di essere ogni giorno.

    Ti ha fatto piacere oggi il mio invito vero?

    Era curiosa di sentire la risposta del ragazzo, se era romantico come lo era normalmente si sarebbe aspettato una bella risposta da parte sua, sapeva assolutamente giocare con le parole e quelle erano le sue aspettative, ma già essere lì con lui era importante.

    Ti ricordi che ti dissi che avevo chiaramente origini italiane? Ti ho portato una piccola sorpresa dal mio paese natio.

    Gli porse una birra, una Magnifica, che aveva nella sua borsa.

    Spero che ti piaccia, viene da un piccolo paese dell'Umbria.

    Fece un piccolo sorriso. Poi ne prese anche una per se.

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    Era davvero infastidito dall'essere arrivato in ritardo, ma aveva imparato a non dare a vedere quando era nervoso, il riccio sapeva ben celare il suo reale stato d'animo, perché alla fine ci sarebbe stato comunque qualcosa che avrebbe sistemato la situazione, prima o poi, nell'arco della giornata, quindi perché ammorbarsi un po', quando poi sarebbe tornato tutto al proprio posto?
    Quando arrivò da Giada, quasi fu lieto di avere la possibilità di essere un po' all'aria aperta. Non solo il suo calzino era sparito e non lo trovava più, ma Rey aveva messo del suo per pizzicarlo ancora di più, toccando i nervi scoperti del ragazzo.
    Si aggiustò i ricci, portandoli indietro, mentre poggiava i gomiti sulla ringhiera della terrazza e ascoltava le sue parole «Mi sono svegliato presto per studiare, quindi direi che sono particolarmente reattivo, questa mattina, nonostante sia domenica. Tu, invece? Come stai? E... come mai questa voglia di vedermi?» - il suo ghigno non si spense, nel farle quella domanda.
    Quel bacio veloce gli fece sollevare un sopracciglio, ma senza spegnere quel ghigno: insomma, lui era pur sempre un narcisista e quel gesto di Giada - che lui ricambiò con leggerezza - non faceva che confermare che un minimo avesse fatto breccia nel suo cuore «E poi qualcuno osa mettere in discussione la mia bellezza... tsk...» - pensò mentre scivolava a voltarsi verso l'affaccio, piegandosi appena sulla ringhiera, mentre una mano scivolava in tasca ad afferrare un pacchetto di sigarette «Fumi?» - domandò alla ragazzina, mentre si portava una sigaretta alla bocca e l'accendeva con il suo zippo nero.
    «Il mio regno è al di là del lago, dietro delle montagne. Vi un entrata nascosta da rami di ulivo intrecciati. Una volta entrati un fiume scorre al centro del paesaggio e all'orizzonte si vede il mio enorme castello di pietra bianca con i tetti blu. Sulla torre più alta c'è Franky, il mio drago. Sapevi che avevo un drago?» - non mancava l'immaginazione, al ragazzo «Sì, certo, ti ci porto. Franky potrebbe venirci a prendere e ti ci faccio fare un giro in volo.» - una cosa era certa, a Julian non mancava la parlantina. Insomma, aveva sempre qualcosa da dire e difficilmente rimaneva senza parole «Beh, che oggi ho perso il mio calzino e questa cosa mi ha fatto dormire poco. Ma so che prima o poi riapparirà, quindi non mi preoccupo. Tu, invece?» - tirò una lunga boccata alla sigaretta.
    Alla sua successiva domanda, prese del tempo, continuando a fumare e lanciare via il fumo, guardandolo salire verso l'alto e dissolversi nell'aria «Come potrebbe non piacermi un invito da parte di una principessa?» - le sorrise sghembo; sapeva che le ragazze volevano sentirsi trattate a quel modo e lui faceva esattamente il loro gioco, non sapeva nemmeno bene il perché.
    «Mh?» - la guardò incuriosito mentre cacciava dalla borsa la bottiglia di birra. Allargò il sorriso «Oh, sì. Una birra di domenica mattina, questo è lo spirito giusto principessa!» - disse cingendole le spalle con un braccio e stringendola appena, per poi afferrare la birra. Portò la mano destra al tappo, dove aveva un anello apribottiglie e fece saltare il metallo, poi fece lo stesso con quella di lei «Allora, salute?» - disse avvicinando la bottiglia a quella di lei.
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    Ascoltò le parole del ragazzo poi gli fece un bel sorriso prima di rispondergli.

    La cosa peggiore alzare presto per studiare anche di domenica, meglio fare una bella serata di divertimento e alzarsi tardi, il sabato è fatto per divertirsi anche se qui nel castello abbiamo molti limiti. Cosa hai studiato di bello?

    Fece una piccola pausa.

    Tutto bene dai, non mi lamento. Vuoi la verità? Mi mancavi molto, e già ora che sei qui mi sento sicurissima accanto a te.

    Gli piacque il fatto che Julian ricambiò quel bacio, amava quelle labbra e quel suo modo di baciare, aveva un sentimento importante verso quel ragazzo era poco ma sicuro, era innamorata o la amava? Forse. Non era una fumatrice accanita ma ogni tanto gli capitava, soprattutto quando era in compagnia.

    Grazie mille, te ne prendo una.

    La accese con lo stesso accendino usato dal ragazzo poi glielo ripassò. Fece un tiro alla stessa poi riprese a parlare.

    Direi un regno magnifico, un luogo paradisiaco. Un drago? Sei sempre una piacevole sorpresa. Quando vuoi ti seguo nel tuo regno.

    Fece una piccola risata.

    Ci tieni tanto al tuo calzino? Assolutamente, prima o poi sono certa che tornerà fuori, una stanza nasconde ma non ruba. Sinceramente è una buona giornata per me, e se ci sei te diventa magnifica, quindi ora lo è.

    Una piccola pausa per fare un nuovo tiro di sigaretta.

    Mi piace anche a me iniziare una bella mattinata così tra l'aria e con una bella birra.

    Lo osservò mentre gli apriva la birra poi ricambiò quel brindisi sbattendo lievemente la birra con quella del ragazzo.

    Direi di dedicarcele a noi.

    Fece una bella risata poi dette un sorso a quella birra.

    Allora che te pare? Ti piace questa birra? O preferisci chi ti ha portato la birra?

    Mise la mano sul fianco del ragazzo.

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    La domanda di quella giornata, quella fondamentale, era: dov'era il suo calzino?! C'erano molte teorie a riguardo, ma quella che più reggeva era che fosse finito tra i panni di Nicholas o Dermot. Forse avrebbe dovuto chiedere a loro, sì, quando sarebbe rientrato glielo avrebbe chiesto. Quel calzino doveva riapparire.
    Nel frattempo, però, doveva pensare ad una cosa fondamentale: non distrarsi con quel pezzo di stoffa che era sparito e dedicare le sue attenzioni a Giada, che pareva essere presa dal fatto che lui fosse lì e meritava le giuste attenzioni.
    «Devo dire, che studiare qui non è poi così male, in verità. Poi, qui, il sabato è difficile trovare qualcosa da fare per divertirsi, quindi devo pur ammazzare il tempo, non credi?» - le disse con allegato un ulteriore occhiolino con tanto di sorriso che lo caratterizzava «Ho provato a riprendere un po' rune, ma credo che mi porterò avanti con il programma, quello che abbiamo fatto finora lo so quasi a memora...» - il suo sorriso altezzoso fu condito da una passata tra i ricci, quasi a mostrarsi soddisfatto di tutto quello che aveva fatto (calzino a parte).
    Le successive parole di Giada lo lasciarono un attimo stupito, ma sul suo volto non ci furono espressioni a dimostrarl, capace di nascondere qualsaisi emozione all'esterno, celandosi dietro quel sorriso perfetto «Oh Principessina, effettivamente come faresti senza di me?!» - il braccio la cinse per le spalle, quasi ad avvalorare quella piccola battuta egocentrica, quindi gli offri quella sigaretta e gliela fece accendere.
    Rise al suo commento sul regno «So sempre stupirti, eh? E non hai ancora visto niente. Direi che per la prossima giornata di vacanza che abbiamo, faccio un fischio e Franky verrà a prenderci.» - mantenere quel gioco era quasi divertente, ma chiaramente era anche il preambolo di un eventuale altro incontro, cosa di cui Julian non se ne accorse minimaente.
    Quando l'argomento calzino tornò a martellare il suo cervello, Julian spostò lo sguardo dalla ragazza all'orizzonte «Ogni calzino è importante, principessa. Ma sicuramente sarà capitato tra la roba dei miei compagni di stanza.» - ancora una volta la concasata fu romantica nell'esprimere i suoi sentimenti e Julian rimase sorpreso, seppur celandolo «Oh, quando vuoi che la tua giornata migliori, non esitare a chiamarmi, raggio di sole.» - non poteva non flirtare con una ragazza, non ce la faceva, seppur la sua non era fatta con cattiveria o con l'idea di illudere l'altra.
    «A noi, allora!» - e tirò un grande sorso alla birra, mentre sentiva quella mano della ragazza e sollevava un sopracciglio con un piccolo ghigno «Beh, la birra è decisamente oltre le mie aspettative. Chi me l'ha portata, non so... cosa avrà da offrire?» - disse con quel sorriso strafottente sul volto e con lo sguardo di sfida.
    Julian Miller

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    Era della stessa idea, trovare un qualcosa di bello da fare nel sabato era un problema, gli mancava la vita sociale nelle discoteche e nei luoghi pieni di divertimento, però si stava abituando anche a ciò.

    Sai che sono pienamente d'accordo con te? Vorrei avere dei locali dove divertirci qui dentro.

    Fece una piccola risata poi riprese.

    Hai fatto bene a fare un piccolo ripasso, se poi ti porti avanti è una cosa interessante a mio avviso.

    Una piccola pausa. Gli piacque quel braccio del ragazzo intorno a se, sentiva tutto
    il calore che riusciva a trasmettere Julian.

    Mio principe, sarebbe impossibile fare senza di te, è poco ma sicuro.

    Dette un bacio sulla guancia al ragazzo.

    Quando vuoi, la prossima giornata di vacanza sarò tutta tua, promesso. Hai la mai parola. Portami pure dove vuoi e ti seguo, basta che siamo io e te.

    Dette quindi un abbraccio al ragazzo.

    Le stanze dei dormitori nascondano ma non rubano, se pensi che una ragazza del mio dormitorio mi aveva fatto sparire un reggiseno ed era nei suoi cassetti, tutto è possibile. Sono certa che lo ritroverai, se potessi entrare a darti mano lo farei volentieri, ma non ci è permesso a noi ragazze.

    Fece una bella risata.

    Allora dovrei chiamarti ogni giorno per avere il sole splendente ogni mattina. Comunque quando ci vediamo devo dire che la mia giornata diventa a un tratto molto più bella.

    Una piccola pausa. Le parole del ragazzo erano interessanti.

    Cosa posso avere da offrire? Qualunque cosa tu voglia da parte mia, hai libertà totale. Chiedimi cosa vuoi, sai che posso essere tutta tua quando vuoi.

    Gli fece un occhiolino poi gli prese la mano. Gli piaceva essere in sua compagnia, era affascinante e sapeva farci, gli piaceva molto quel ragazzo.

    Ma se..ti chiamo te corri da me vero?

    Guardò il ragazzo negli occhi.

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    Aveva la necessità di distrarsi, non c'era che dire. Sia dal calzino perduto, sia dalle prese in giro di Rey che avevano aumentato il suo sentirsi teso.
    Forse Giada era capitata a pennello anche quella volta, ma doveva ammettere che forse servirsi di lei per sfogare il suo malessere non sarebbe stato giusto, quindi cercò di frenarsi almeno per il momento riguardo il loro contatto fisico. Insomma, poteva sopravvivere senza andare a letto con qualcuno almeno una volta, per non pensare a niente, vero?
    Si concentrò sui loro discorsi, per quanto Giada stava mettendo a repentaglio ogni buon proposito di Julian di non farsi sfiorare «Oddio, dei locali qui dentro con l'unica regola di non far entrare i docenti. Altrimenti sai che noia? Starebbero sempre lì a controllare cosa beviamo, quanto beviamo e ... cosa facciamo.» - ghignò appena alle sue ultime parole, quasi a voler intendere ben altro rispetto a quello che aveva esplicitamente dichiarato. Dannazione, proprio non ce la faceva a non flirtare, eh?
    Si sentì ancora più carico quando lei confermò il suo attimo di egocentrismo. Rise appena «Ah, troverai un principe migliore e dimenticherai della luce che ti ho donato, mia cara.» - azzardò solo per sentirsi ancora elogiare almeno al momento.
    Gli concesse quella guancia, guardandola poi appena si traverso, sempre col ghigno in volto «Attenta a quel che desideri, principessa. Potrei prendere alla lettera le tue parole e portarti in posti buii.» - la stuzzicò appena, quindi le sue braccia la strinsero dolcemente, questa volta.
    Poi quella sua affermazione lo fece ridere di gusto «Dobbiamo vederci ogni giorno, allora. Altrimenti mi sentirei in colpa se le tue giornate diventano buie.» - le spostò una ciocca di capelli dietro le orecchi, sfiorandole appena la pelle della guancia, poi - per quanto lui stesse provando a non eccedere in quel contatto - quella sua esposizione lo fece appena sussultare, mentre il ghigno si allargava «Qualsiasi cosa io voglia?» - le sue parole vennero sussurrate all'orecchio della dioptase, mentre le mani si spostarono sulle sue spalle, stringendole appena e poi piano scivolarono sulle braccia «Attenta...» - il suo sussurro sfiorò con le labbra l'orecchio di lei, mentre cercò le dita della ragazzina per accompagnarla a sfiorare il proprio basso ventre, in un chiaro riferimento di quel che cercava, mentre l'altra mano sulla spalla fece una leggera pressione verso il basso, quasi ad indicarle dove voleva che lei giungesse; le labbra, poi, accarezzarono la pelle dall'orecchio fino alle labbra stampandole un morbido bacio, non dolce, ma quasi prepotente «So che queste labbra... possono fare molto di più...» - disse, egoista in quel momento, e senza rispondere alla sua domanda se non con un ulteriore bacio e spingendo il suo polso al proprio pantalone, dove voleva che scivolasse non solo con la mano.
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