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Adrien Beauvais.
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RevelioGDRAdrien BeauvaisBlack Opal | 17 anniL'aveva sentito da uno dei prefetti veterani di Hidestone che la porta d'ingresso del ripostiglio non era magicamente chiusa e ad Adrien andava più che bene. Bastava un Alohomora e il gioco sarebbe stato fatto. Non era uno che generalmente andava contro le regole, ma, in quel caso preciso, avrebbe fatto di tutto pur di allontanarsi un attimo da quel guastafeste di James, dalle litigate con Regina, dai rompipalle dei suoi coinquilini, dal trambusto della stanza in cui dormiva. Ne aveva abbastanza delle mille voci che gli parlavano sopra, delle orde di gente tra cui era costretto a passare ogni santo giorno per raggiungere i dannati spazi: aule, biblioteca, sala comune, dormitorio e tante altre. Per di più, le masse erano di adolescenti che non si lavavano e, di conseguenza, puzzavano come non mai (okay, forse era una esagerazione), di giovani troppo pieni di sé – non che Adrien non lo fosse d’altronde. Ma andava bene su sé stesso, non sugli altri, che gli davano parecchio fastidio con tutta la loro boria ostentata. Almeno lui se ne stava per le sue, taciturno, e faceva sfoggio delle sue capacità solo a lezione, come consentito nella norma. Era invidioso? Certo che no, non era invidioso di nessuno, lui. Anzi, se c’era qualcuno da invidiare era proprio Adrien per il suo cognome, per la sua fama, per la sua ricchezza, per le sue doti, per la sua bellezza (narcisismo ne abbiamo?), di cui si prendeva cura giorno per giorno, custodendo attentamente il suo look. Era lecito domandarsi: ma questo non vuole farsi vedere e si veste come un modello? Eh sì, purtroppo Adrien era fatto così. Ci teneva all’apparenza ma non all’apparire.
In tutto quel vortice di pensieri, passo passo aveva raggiunto il ripostiglio. Girò la testa più volte alla sua destra, poi alla sua sinistra, per controllare che non ci fosse nessuno. Raccolse la sua bacchetta e disse sottovoce: - Alohomora! -. La porta si aprì e probabilmente l’aveva lanciato troppo forte quell’incantesimo perché sarebbe andata a sbattere con gran fragore contro gli scaffali se Adrien non l’avesse presa al volo dalla maniglia.
Con il cuore a mille, entrò nel ripostiglio e chiuse la porta. Sperava solo che non entrasse nessuno. Prese un respiro profondo e si avvicinò alla piccola e unica finestra della stanza. Aveva bisogno di qualcosa per rilassarsi: ebbe una idea. Si portò una mano nella tasca del suo cappotto e tirò fuori un mozzicone di canna che si era fumato il suo coinquilino: era, però, talmente fatto che non si era reso conto di non averla finita e l’aveva gettata senza troppa premura per terra. Adrien l’aveva raccolta, disinfettata in certo qual modo e se l’era conservata. Il ripostiglio era il luogo perfetto per non essere scoperti. Se l’accese e se la portò alla bocca, prendendone una lunga tirata. Non gli era bastato l’incontro con l’Auror per decidere di smettere.. -
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Adrien Beauvais.
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RevelioGDRAdrien BeauvaisBlack Opal | 17 anniAdrien si guardò attorno alla ricerca di qualcosa su cui sedersi: sfortunatamente per lui, non c'era ombra né di una vecchia sedia, né di uno sgabello, ma solo una sporca cassa, abbastanza robusta da riuscire a reggere il suo peso. Non avendo davvero voglia di uscire nuovamente la bacchetta dalla fondina, visto che continuava ad armeggiare con la canna, pulì con una passata di mano la superficie delle assi in legno e si sedette sopra di essa. Se fosse stato più lucido, ci avrebbe pensato due volte prima di fare una mossa del genere: ci teneva particolarmente ai suoi vestiti e non volevo sporcarli o strapparli o roba del genere.
Era diventata una confidente quella canna: non negava di aver avuto problemi in passato per aver preso il vizio, ma nessuno se n'era mai accorto, se non Brooks, uno tra i suoi pochi migliori amici, se mai ne avesse avuto uno. Non sapeva davvero se definirlo tale, ma se gliel'aveva detto qualcosa avrebbe pur significato per lui, no? Era stato anche il ragazzo di sua sorella Marlee ed un legame tra loro due si era creato inevitabilmente.
Prese un'altra tirata e buttò via il fumo dal naso. Sentì il cuore accelerare nel suo battito e un grande rilassamento prendere sopravvento. Era una sensazione straordinaria. Al momento non poteva sentirsi in colpa, aveva la mente occupata o, forse, sgombra. Terribile era, invece, quando si riprendeva e si rendeva conto di ciò che aveva fatto poco prima.
Non si rese conto della porta che veniva spalancata fino a quando una luce accecante non raggiunse i suoi occhi.
Ora sì che era spaventato: chi cazzo era?!
Dalla sua bocca uscirono le più diverse e colorate maledizioni.
- Merda. Merda! Cazzo! -
Tentò di spegnere la canna sull'asse di legno, appiccando un piccolo fuocherello.
- Vaffanculo! -
Si alzò di scatto, e con il piede spense la fiamma.
Si voltò per guardare chi fosse: sperava davvero che fosse qualcuno da corrompere in modo tale che non spifferasse niente a nessuno.
- Brooks?! - disse, con voce stridula, allarmata e molto confusa.
- Che cazzo ci fai qui?! Potevi anche avvisare! -
Adrien era incazzato e, seppur lo fosse contro sé stesso, non poteva fare a meno che sfogare contro il malcapitato.
- Sono cazzi miei! - rispose, scontroso. Gettò uno sguardo alla porta ancora spalacata e disse: -E chiudi quella cazzo di porta! -. Raccolse con rabbia la canna che aveva gettato a terra e se la riaccese, fumandosela davanti al ragazzo, senza vergogna, con volto corrucciato.. -
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Adrien Beauvais.
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RevelioGDRAdrien BeauvaisBlack Opal | 17 anniCerto che ne aveva coraggio da vendere quel ragazzino, o, forse, era meglio chiamarla sfacciataggine! Comunque sia, non era Brooks il colpevole, ma Adrien stesso: che cazzo gli era passato per la mente?! Se avesse voluto fumarsi una canna in santa pace avrebbe almeno dovuto chiudere magicamente la porta o trovarsi un luogo più sicuro, visto che chiunque avrebbe potuto entrarci poiché tutti erano a conoscenza del trucchetto per farlo. E poi, doveva ritenersi fortunato che fosse Brooks ad averlo scoperto e non un guardiano, un prefetto, un professore o chicchessia.
La cosa davvero bizzarra era che Adrien non si sentiva davvero in colpa per aver ripreso in mano una canna, anzi, la seconda di una serie che era sicuro ci sarebbe stata.
Per quanto cercasse di calmarsi, non riusciva a pensare lucidamente, soprattutto dopo che il ragazzino gli aveva strappato il suo “gioiello” dalle mani e che aveva gettato a terra e calpestata. Troppo preso dalla rabbia, si avvicinò a Brooks e lo prese per la collottola della camicia e lo scosse.
- Ma che cazzo fai?! -
Lo rilasciò con una spinta e si inginocchiò sul pavimento freddo per tentare di vedere meglio quel che erano i resti della canna e tentare di salvare il possibile, ma, ormai, a causa delle forti pedate del ragazzo, era impossibile salvarne anche un mozzicone più piccolo di quello iniziale.
- Sei davvero uno stronzo, O’connor! Tu non capisci! – sputò con veleno.
Ma quando ebbe il coraggio di nominare tutti coloro a cui voleva bene, qualcosa in Adrien si spezzò: James, Regina, Marlee… chi più voleva deludere? Non erano bastati i sensi di colpa che si era portato con sé per un anno intero? Evidentemente no.
Si pizzicò il ponte del naso e sospirò profondamente, cercando di riprendere un minimo di quel contegno che gli era proprio.
- Mi dispiace, Brooks, non avrei dovuto scuoterti. – disse, più calmo e con la sua solita freddezza.
Si era lasciato prendere dall’impulsività del momento e, come al solito, aveva commesso un errore.. -
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Adrien Beauvais.
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RevelioGDRAdrien BeauvaisBlack Opal | 17 anniOsservò Brooks raccogliere il mozzicone di terra. Non era da Adrien gettare i rimasugli del suo fumo sul pavimento o sul terreno in generale: portava, infatti, sempre con sé un portacicche in metallo, in modo tale che potesse, poi, svuotarlo in qualche cestino. Era consapevole, tuttavia, che a scuola fosse proibito fumare, ma non pensava che tale divieto fosse applicabile anche all’esterno della struttura. Per di più, a 17 anni compiuti si era ufficialmente maggiorenni, quindi, Adrien aveva tutto il diritto di decidere per sé stesso, se mettere a repentaglio la propria salute o meno. Tuttavia, quella convinzione era minata dalla premurosa preoccupazione di qualcuno che era molto vicino ai suo fratelli e che poteva esser considerato lui stesso un quasi-fratello. Brooks ci era stato sempre per Adrien, un po' meno il contrario, visto che il secondo era un asociale patologico: era raro che ci fosse per qualcuno, tranne che per le sue sorelle e suo fratello. Inoltre, le sue scarse capacità di socializzazione di mostravano nell’allontanamento della gente da lui, provocato anche da suo caratterino non molto gentile. La sua impulsività era la causa maggiore, quella che scatenava reazioni terribili, come quella spinta brutale che gli aveva dato, gettando il ragazzo sul pavimento. Avrebbe potuto fargli male, seriamente. Il che era preoccupante. Forse, aveva davvero bisogno di uno psicologo.
Si passò le dita di una mano tra i capelli ricci, arruffati. Era strano che qualcuno come Brooks gli chiedesse di chiamarlo per uscire e parlare. Nessuno si era mai spinto oltre il limite che Adrien poneva, tranne lui. Non sapeva ancora che nel futuro più prossimo ciò sarebbe anche con Gyll e Blake.
- Va bene. – rispose, seccamente. – Ma non oggi… ti prego! -.
Quello era il suo modo per dirgli di lasciarlo in pace, perché si sentiva troppo in colpa per lasciare che la vittima della sua imprudenza gli parlasse. Si sentiva sporco, stronzo, molto sciocco, ma, come faceva sempre, si sarebbe rinchiuso nel suo dolore. Così, oltrepassò il ragazzo, ma, prima di valicare la porta per uscire sul corridoio, affermò, di sfuggita: - Ti scrivo io… -..