Fuoco: equilibrio e caos

Compiti alchimia

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    Jessica Whitemore

    I passi di Jessica risuonavano lungo il corridoio deserto che conduceva all'aula di Alchimia. Era sera -prima del coprifuoco- e la cena era probabilmente ancora in corso, ma Jessica non aveva nessun appetito, dopo gli ultimi avvenimenti. Stavano succedendo così tante cose e non serviva nemmeno il contributo della Naga di turno per far sì che tutto fosse immerso nel caos. Non molto tempo prima -okay, circa un mese e mezzo- aveva scoperto, nel peggiore dei modi, di essere un licantropo e quindi, di conseguenza, la sua vita era cambiata per sempre e la cosa peggiore -circa- era il fatto che suo zio l'avesse tenuta all'oscuro forse nella speranza che non subisse nessuna trasformazione, forse si era davvero convinto che ad aggredirla fosse stato un enorme canelupo con la rabbia e non proprio un lupo mannaro. Ma quel ventitré settembre ne avevano avuto tutti la conferma ed un posto in prima fila per l'evento, ce lo aveva avuto Brian Ensor, il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
    Mentre camminava, si strinse le braccia attorno al corpo, rabbrividendo e non per il freddo. Era la notte di Halloween e Jess non aveva nessuna voglia né intenzione di passare il tempo con qualcuno che non fosse se stessa, quindi aveva preso una decisione: avrebbe passato la serata all'interno dell'Elementalorum, una stanza di pietra di forma ottagonale situata in fondo all'aula di Black. Quello era l'ultimo giorno utile, ragion per cui aveva ben pensato di sfruttarlo a dovere. Inizialmente era troppo presa da altro per poter anche solo pensare di fare quei compiti che richiedevano un certo equilibrio psichico, ma in quel giorno durante il quale il velo tra il mondo dei vivi e quello dei morti era più sottile, vi si stava dirigendo. Halloween era un giorno alquanto particolare e da tre anni succedeva sempre qualcosa, sperava che quella sera sarebbe stato diverso.
    Arrivò a quella stanza e quando vi entrò, si trovò in un ambiente silenzioso e buio. Ricordava le istruzioni del docente, perciò non si spaventò e dopo aver chiuso la porta, si diresse verso quello che doveva essere il centro, sedendosi ed incrociando le gambe. Chiuse gli occhi e cercò di svuotare la mente da ogni cosa che vi fosse al suo interno, compresi quei pensieri negativi tanto fastidiosi. Provò a calmare il respiro. Inspira. Espira. Inspira. Espira. Inspira. Espira.
    L'ambiente parve cambiare. Si trovava in piedi al centro della stanza -ovviamente il suo corpo reale era ancora seduto al buio- ed era illuminata a giorno, sembrava di essere in un... giardino ottocentesco. C'erano delle fontane, rose rosse, bianche e blu che crescevano per ogni dove e quella che prima era una "semplice" stanza ottagonale, sembrava essere di una grandezza immensa, ricordandole quasi la Stanza dello Spirito e del Tempo... forse in Dragonball avevano preso ispirazione da quel posto.
    Qualcosa ti turba?
    Una voce bassa ma carica di energia, provenne dalle sue spalle.
    Jessica si girò lentamente, come pronta a fronteggiare un nemico imbattibile ma quello che si ritrovò davanti fu... Nicholas? Domandò, sbattendo le palpebre più volte, fortemente confusa di trovarsi davanti il dioptase. In effetti, osservando meglio l'ambiente che la circondava, riuscì a riconoscere il posto: era la villa dei Selwyn dove aveva contrato il ragazzo per la prima volta quell'estate. La figura era mascherata come lo era lui, ma ormai sapeva riconoscerlo. Nick sorrise ma al posto delle due fila di denti bianchi che conosceva fin troppo bene, apparvero due canini affilati, facendo così andare a sovrapporre a lui un'altra immagine ben diversa. Scosse la testa: non poteva essere. Sono solamente una proiezione della tua mente, posso essere chi vuoi. La sua voce era decisamente diversa da quella di Nick, eppure pareva lui in tutto per tutto... se non fosse stato per il fatto che era avvolto dalle fiamme pure eppure non sembrava esserne sconvolto né pareva bruciare, come se le fiamme lo avvolgessero alla stregua di una coperta, proteggendolo. Non capisco commentò Jessica blandamente, girandogli attorno senza osare avvicinarsi. L'anima brillava di fuoco vivo, rappresentazione perfetta della personalità forte ed indomabile della Black Opal e quel lato la affascinava all'inverosimile, anche se non poteva goderselo appieno, visto il suo stato di confusione. La figura inarcò il sopracciglio infuocato, come se fosse lui quello confuso. La questione è molto semplice: sono una proiezione della tua mente, io potrei essere un'immagine nascosta sotto strati e strati di... polvere! L'ultima parola la pronunciò in modo strano come se fosse quello ma, al contempo, non fosse solo quello.
    Okay... e perché vedo Nicholas, un mio amico, e mi si sovrappone un'immagine... di qualcun altro? Sembra... adulto, forse lo conosco. Ha i canini. Capelli corti, credo. Un sorriso affascinante. Ma proprio non... assomiglia tanto a... la consapevolezza la colpì come un fulmine a ciel sereno, portandola ad indietreggiare di parecchi passi. Perché assomigli al mio professore di... ex professore di Astronomia? Domandò con scetticismo, mentre la figura le si avvicinava con tranquillità. Il suo dito infuocato si posò alla sinistra del petto di Jess in corrispondenza del cuore. In quel momento un dolce calore la avvolse, tranquillizzandola come solo un anestetico avrebbe potuto fare. In quel momento, senza che l'uomo parlasse, capì che le stava rappresentando la parte del focolare che da calore e protegge, esattamente ciò di cui aveva bisogno la mora. Non era la parte distruttiva che aveva sempre abbracciato, bensì l'altra faccia della medaglia.
    Questo dovresti dirmelo tu. Io sono ciò che tu vuoi che io sia, te l'ho già detto. Ma Jess proprio non riusciva a capire cosa centrasse il professor Salvatore con lei, a parte averle insegnato astronomia per due anni e mezzo, ad Hidenstone. Scava dentro di te, Jessica. Sono sicuro che a tutto c'è una ragione, rifletti. Scandaglia la mente. Troverai sicuramente la risposta. Stava per replicare, quando la visione cambiò ancora e non si trovava più in un giardino ottocentesco ma... era in un enorme ed inquietante bosco, sembrava notte. Lo era ed era buio, almeno finché non apparve qualcosa ad illuminarlo. Era... era un fottuto licantropo infuocato. Okay, questo faceva decisamente più paura.
    Ci rivediamo. La sua voce era più oscura di quella del suo predecessore e fece tremare Jess fin alle ossa. Tu... tu mi hai trasformata. Annunciò con ovvietà, attingendo a ricordi che aveva sopiti per via del trauma che aveva avuto dopo quell'evento, tuttavia il suo subconscio se lo ricordava parecchio bene. Proprio così, ragazzina... ormai sei incatenata a me per sempre... per sempre... per sempre... quelle parole rimbalzavano nella mente della ragazzina con potenza terribile, provocandole un urlo che sgretolò tutta la sua sicurezza. Chiuse gli occhi con forza. Aveva capito che quella rappresentava la parte più aggressiva, distruttiva ed indomabile del fuoco, la parte selvaggia, la quale racchiudeva perfettamente il caos. Strinse gli occhi con violenza finché non sparì tutto ed il silenzio tornò a regnare sovrano. Quando aprì gli occhi, si trovava di nuovo immersa nel buio e seduta, anche se invero non si era mai realmente mossa. Il fuoco può essere distruttivo... ma anche nobile, protettivo... queste due facce convivono affinché si mantenga l'equilibrio... sì, deve essere così si disse, ripetendolo più volte come fosse una cantilena.
    Si alzò ed uscì parecchio scossa, quasi tremando, e si avvicinò al libro che era posato sul banco, aprendolo alla pagina giusta. Il fuoco, in alchimia, può dare origine allo zolfo dei filosofi -fondamentale per creare, per esempio, l'oro- se abbinato all'aria, mentre se è abbinato alla terra può dare origine al sale, quindi è un elemento fondamentale -forse più di altri- per quest'arte. Scribacchiò quelle parole su una pergamena, gettandosi poi in una dettagliata ed introspettiva descrizione della vicenda che aveva appena vissuto.
    18 y.oStudenteBlack OpalIII annoFrom NY
     
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