Che odio!

Blake&Liz

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    Blake Barnes ~ Black OpalUna cosa era certa: Blake aveva il terrore di volare. Non sapeva benissimo il perchè o comunque se lo sapeva non aveva intenzione di approfondire la questione, ma ne aveva il terrore. Forse era l'unica cosa che veramente gli faceva paura, l'unica cosa che non riusciva a fare, a sopportare neanche a pensare lontanamente. Ci aveva provato il secondo anno, a quelle olimpiadi del cavolo e si era terrorizzato ancora di più. Come si poteva veramente pensare di farli volare sul lago? Ma erano tutti pazzi? Ci aveva provato tantissime volte, da solo e con Aaron, che invece era un portento sulla scopa, ma niente, non ci era mai riuscito. Quella mattina, come spesso succedeva, aveva le balle girate ed aveva deciso di andare a fare una bella corsa rilassante più lontano possibile dagli altri studenti. Non poteva prendere nessuno a cazzotti, non poteva usare la bacchetta con incantesimi pericolosi e via dicendo, quindi, aveva deciso che l'unica soluzione era un pantaloncino nero della tuta, una maglietta bianca, scarpette da ginnastica tipiche per la corsa e via verso lo stadio del Quidditch. Ecco era rarissimo vederlo li, ma quando ci andava, doveva ammettere che si stava veramente, ma veramente bene. Una volta arrivato li, completamente sudato e privo di aria nei polmoni, decise di sdraiarsi sul prato e godersi due secondi di quel sole, oramai freddo, che comunque gli scaldava leggermente la pelle. Poi il destino volle che qualcuno non aveva rimesso una scopa apposto. Blake si voltò verso quel manico di legno guardandolo più di un minuto intensamente, poi girò di nuovo il viso verso il cielo. Ma era più forte di lui, non riusciva ad accettare di non saper fare qualcosa e non amava essere soggetto a niente e nessuno, neanche se si parlava di una paura incoscia, di qualcosa che lui non poteva controllare. Si alzò, andò verso la scopa. Non deve essere poi così difficile! lo disse stretto tra i denti, si guardò intorno per vedere se ci fosse qualcuno che poteva vederlo. Si mise sulla scopa e rimase, forse, un cinque minuti li, con i piedi ben saldi a terra, neanche avesse l'attac. Il terrore lo stava attanagliando, non riusciva neanche a pensare di fare un piccolo saltino per alzarsi leggermente. Forse aveva paura di perdere il controllo? Non lo sapeva, ma quando si alzò appena in volo si morse il labbro e subito cercò il terreno. Cazzo! Imprecò appena. cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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    Aveva voglia di leggerezza, di non pensare e scaricare la tensione accumulata durante la settimana. Sapeva che a quell'ora il campo non era prenotato da nessuna squadra, che molti sarebbero andati al villaggio invece di rimanere all'interno del castello. E così era stato: quando era entrata nello stadio non c'era nessuno. Ne approfittò per scendere negli spogliatoi, indossare un completo di allenamento delle Harpies che le aveva inviato Daphne, mazza per bolidi e scopa ed era salita sul terreno. Era pronta per fare un po' di riscaldamento quando vide Blake Barnes sedersi su un manico di scopa e rimanere lì fermo a fissare il vuoto. «Ma che sta facendo?» Sapeva della paura di volare dell'amico, sapeva che era una cosa che lo limitava e non solo per il quidditch. Le vertigini potevano incombere anche in altre occasioni. Fece per avvicinarsi ma lui si levò in volo, seppur non troppo in alto. Senza pensarci due volte la Lynch salì sulla sua, lasciando la mazza ma accertandosi che avesse la bacchetta, per raggiungerlo. Possibilmente senza spaventarlo. «Barnes, sul serio, sei così stupido da non chiedere a nessuno dei tuoi amici di aiutarti?» E se era troppo orgoglioso per farlo con lei aveva una dannatissima fidanzatina capitana dei Dioptase, il suo amico-amante che era nella squadra, senza contare Jessica ed Erik. Su Adamas, beh, non ci faceva troppo affidamento ma solo per la gelosia di lui nei suoi confronti. L'unica colpa che aveva il capitano degli Ametrin era di amare ed essere il fidanzato di Jesse Lighthouse. Era già vicina a lui con una mano tesa e l'altra sull'elsa della bacchetta. «Stringi i quadricipiti superiori, le mani non troppo strette e respira». Probabilmente era in panico ma non poteva dirlo con assoluta certezza. «Ora, lentamente, tira indietro il busto e scivola anche con le mani». L'idea era di fargli acquistare equilibrio prima e, se proprio non ci fosse riuscito l'avrebbe accompagnato verso il terreno nel modo più sicuro e lineare possibile. «Non ti preoccupare, non ti succederà nulla, ci sono io». Un sorriso per lui, perché anche se avevano avuto delle incomprensioni Barnes rimaneva comunque una persona che aveva un ruolo nella sua vita. «Rilassati e fidati di me». Le ultime parole famose?

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    Blake Barnes ~ Black OpalLa boria non era la sua unica caratteristica. La boria era solamente la punta dell'isperg per un carattere complicato ed altalenante come il suo. Blake era orgoglioso e praticamente non in grado di chiedere aiuto. Non lo aveva mai fatto, nessuno glielo aveva mai insegnato, ed in genere era sempre lui quello che aiutava gli altri. Non riusciva a dire neanche la parola,figurarsi a sposare quel concetto che in una società civile era assolutamente normale e non sintomo di debolezza o vergogna. Ecco, si, forse in quel momento Blake si vergognava. Un sentimento, come tanti altri, che lui non sapeva gestire, non sapeva neanche come diventarne consapevole. Si morse il labbro e mentre era su quella scopa a cercare di combattere un mostro che non sapeva neanche da cosa era stato creato sentì la voce di Liz e quasi si maledì per aver avuto la sua stessa idea. Allora, il loro rapporto non era mai stato lineare, non era mai stato qualcosa che si poteva definire davvero amicizia, ma non la si poteva anche definire in maniera contraria. Erano più simili di quanto volessero ammettere e le sue parole destabilizzarono leggermente l'opalino che strinse fortissimo il manico di legno neanche stesse per cadere da un'altezza stratosferica. Se fosse caduto a malapena si sarebbe sbucciato il ginocchio! A meno che tu non sia in grado di far scomparire una fobia, allora non mi puoi aiutare! E comunque la stupida sei tu che viene qui a farmi prendere certi colpi, il mio è orgoglio! Non ce la faceva neanche a guardarla e non per qualcosa, ma perchè davvero aveva paura. Era una sensazione brutta che non aveva mai provato. Si morse il labbro, strinse i quadricipiti superiori, respirò, ma le mani erano sempre troppo strette. Non... non ci riesco. Non sapeva se si sentiva più male per il fatto che stava ammettendo di non riuscire a fare qualcosa oppure perchè era davanti a Liz. In entrambi i casi la ragazza avrebbe potuto notare che le mani erano diventate bianche. Stava comunque cercando di respirare. Cercò di tirare indietro il busto. Elisabeth... Forse non l'aveva mai chiamata per nome in quattro anni che la conosceva. Forse quello era il segnale che si fidava di lei ma che comunque non riusciva a fare quello che diceva. cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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    Quella mattina le sue aspettative di una giornata senza problemi, con la sola preoccupazione del vento a scompigliarle i capelli, sembravano essere defunte. Blake Barnes, l’incendiario con la paura delle altezze, aveva deciso di salire da solo su un manico di scopa, senza alcun tipo di protezione o accorgimento. Avrebbe voluto dirsi sorpresa, ma in realtà era perfettamente in linea con il carattere del ragazzo. Non perse tempo nel burlarsi di lui -lo avrebbe rimandato solamente di qualche minuto- preferendo salire in sella alla sua scopa e volare verso di lui, rimproverandolo. Probabilmente la scelta più sbagliata per una persona che sembrava essere nel pieno di un attacco di panico. I suoi gesti lo avevano fatto intuire a distanza, ma furono le sue parole a dargli la certezza. Blake Barnes stava vaneggiando. E pensare che da quell’altezza non avrebbe riportato che qualche escoriazione. «Troppo rumore per nulla», biascicò lontano dall’orecchio fine dell’Opal. Era una vera drama queen delle volte. Però gli si voleva bene uguale, no? Certo, ciò non significava che non volesse mettergli delle mani al collo e non di certo per una pratica sessuale. Vide le nocche delle mani di lui divenire bianche, sempre di più, nonostante le sue direttive esplicate con parole e tono neutre. In effetti, tra i due, chi stava davvero strozzando qualcuno -o meglio qualcosa- era proprio il rampollo di una delle più antiche famiglie magiche. «Allenta la presa, Blake», ripeté per rafforzare il concetto mentre si faceva più vicina, sussurrandogli di fidarsi di lei. Lui che in tutta risposta lasciò andare il suo nome per intero. Fu strano. Nessun diminutivo o parola offensiva. Dannazione, era davvero fuori uso se osava usare tutte le nove lettere che componevano il suo nome. «Blake, guardami», ordinò, inducendolo a guardarla negli occhi, mentre lei accanto a lui e in direzione opposta posò la mancina sul legno del mezzo di locomozione. «Inspira» e nel dirlo lei stessa seguì il comando, prendendo un bel respiro. «Espira». E lasciando andare il fiato trattenuto spostò la mano fino a posarla su quella mascolina di lui. Un gesto che avrebbe voluto comunicare calma e sicurezza. «Continua a respirare», la mano ora a premere sulla sua e sul manico in un leggero movimento verso il basso. La destra a fare lo stesso con il suo manico di scopa. L’intenzione era una discesa morbida sul terreno. Che avvenne dopo qualche respiro ed un legame di sguardi che lei non avrebbe interrotto neanche quando la punta dei piedi toccò l’erba. «Blake». Un nome sussurrato, un sorriso mentre lo invitava ad osservare come fossero di nuovo coi piedi per terra. «Ora dovremmo smontare dalla scopa». Un tono calmo, rassicurante, privo di qualsiasi pregiudizio. Blake era stato travolto da qualcosa su cui ancora non riusciva ad avere pieno controllo, forzandosi con qualcosa che era ancora peggio della vetta di un monte. «Se vuoi lavorare sulla tua paura per le altezze, forse potremmo iniziare con qualcos’altro, che ne dici?»

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    Blake Barnes ~ Black Opal Se qualcuno, gli avesse detto che proprio Elisabeth Lynch lo avrebbe aiutato in qualcosa di così complicato e complesso per la sua mente, Blake avrebbe riso ininterrottamente per giorini quasi fino a morire. Non che non la credeva capace, ma non si credeva capace di essere così vulnerabile davanti a lei. Eppure, tornando indietro, i due si erano conosciuti su di una torre, mentre lui fumava allegramente una canna e lei era una neo prefetta, sicura di se e con un aspetto impeccabile. Adesso erano su di una scopa neanche a mezzo metro di altezza, lui con una fifa assurda, lei bocciata ma sempre con un aspetto impeccabile. Il loro rapporto era come le montagne russe, si passava a dei picchi enormi di altezza e di tranquillità a dei picchi di bassezza che neanche loro sapevano come riuscivano ad arrivarci. Ma si volevano bene, a modo loro, ma si volevano veramente bene. Cercò di seguire la voce di Liz, cercò davvero di razzionalizzare la cosa e non avere un effettivo attacco di panico, seguì la ua voce, il respiro era comunque affannoso, ma la sua mano, piano piano stava allenando la presa dal manico di scopa. Il colmo per il ragazzino arrivò mentre lei ispirava e respirava e lui le andava dietro alzando anche lo sguardo in sua direzione. Piano piano si stava riprendendo e pensare che era tutto merito della Lynch, sembrava essere quasi qualcosa di assurdo. Respirava ed inspirava da prima in maniera nervosa e forse anche troppo veloce, poi, piano piano sentì il cuore cominciare a battere leggermente più regolarmente. Ecco, si, era meglio posare i piedi per terra. Quando la mano di Elisabeth toccò quella sua sentì indistintamente la padronanza che aveva su quella scopa ed il suo poco equilibrio, invece, sulla sua di scopa, quindi, stranamente, ma anche in maniera del tutto naturale, lasciò che lei guidasse anche la sua scopa ed una volta sentita la terra sotto i piedi, fece un respiro ancora più profondo chiudendo gli occhi. Dovremmo.Fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di smontare dalla scopa, lasciarla cadere per terra e lasciarsi cadere per terra con le ginocchia. Non riesco neanche a salire sulla torre dell'orologio e quando sto su quella di astronomia, in genere sto seduto per terra e con della sambuca. Era una confessione fatta perchè era ancora bianco e comunque perchè in cuor suo, e neanche molto in fondo, si fidava di lei. Era la prima persona che aveva incontrato nel castello, la prima con cui aveva parlato. Aprì lentamente gli occhi per incrociare il suo sguardo con quello suo. Che ci facevi tu qui? Certo si era che anche in certe situazioni era sempre quello che sviava i discorsi. Forse lo stava facendo perchè sapeva che Liz non era stupida e sarebbe tornata tranquillamente sull'argomento anche a costo di investirlo con un trattore sia fisicamente che emotivamente. cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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    Hiddenstone sembrava esercitare uno strano potere sugli studenti. Più di una volta si era ritrovata a scoprire persone con cui aveva passato cinque anni della propria vita -delle volte addirittura con gli stessi colori- trattandole come perfetti sconosciuti, quasi non avesse mai condiviso una lezione, un pasto o la Sala Comune. Sotto quell'incantesimo sembrava esserci anche Barnes. Dopotutto i due si erano (ri)trovati sul muretto dell'osservatorio astronomico con lui a riempirsi i polmoni -e non solo- di merda. Quante cose erano successe dopo quella sera? Quante cose avevano segnato le loro vite? Bastava pensare a come, nonostante fossero trascorsi due anni dal rapimento, la Lynch presentasse problemi nella gestione del mese di ottobre.
    Ottobre però era passato -non senza qualche problema- ed era arrivato novembre. Novembre che però aveva visto l'Opal ancora più confusa di prima, carica di rabbia repressa che l'aveva portata al campo di quidditch dove aveva trovato Blake Barnes in versione abbatti fobia. L'aveva aiutato a calmarsi, a fargli perdere quota dolcemente, ad indurlo a fidarsi di lei per tornare coi piedi per terra. Solo che quel contatto non fu sufficiente per il ragazzo, tanto da indurlo ad inginocchiarsi al suolo, scaraventando il suo manico di scopa. «Ehi!» Lo riprese. «Porta un po' di rispetto». Già, perché Elisabeth era più quella che provava empatia per le sorti di un manico di scopa e non per una cucciolata di qualsiasi creatura magica. Okay, no, proprio tutte no. Poteva fare eccezione per i bits, i draghi e forse anche le fenici. «Dimmi qualcosa che non so», il sopracciglio sollevato, lo sguardo divertito mentre si appoggiava al suo fido manico di scopa. «Sicuro di non aver sbattuto la testa?» Domanda per domanda; dopotutto l'unica risposta sensata per quel quesito. Indossava una tuta professionistica di allenamento, era con la sua scopa e la sua mazza era riuscita a qualche metro di distanza vicino alla cassa con il bolide. «Allenamento extra, sono pur sempre il capitano, no?» Si siede anche lei, a distanza da lui, permettendo alle ginocchia di aderire al petto e i piedi fissi sul terreno. «Perché l'hai fatto? Sta forse succedendo qualcosa, Blake?»

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    Blake Barnes ~ Black OpalEra tutto inutile, c'erano delle cose che non aveva intenzione di cacciare dalla sua bocca in nessun modo. Era strana quella sensazione e doveva ammettere che non si era mai sentito così impotente nella sua vita. Era come se qualcosa, ogni volta che provasse a mettersi su di una scopa o comunque ad andare su di un posto alto poco più di 20 cm, lo facesse sentire il nulla. Non gli piacevano le altezze per un sacco di cose eppure aveva una camera con una vista panoramica di tutta Londra, chiaro segno che fosse parecchio in alto. Ma non aveva le stesse sensazioni di quando non era nella sua cameretta. Una volta a terra il suo cuore ricominciò a prendere il battito giusto e a dire la verità era come se qualcosa, dentro di lui, ricominciasse a vivere. Ecco si, l'altezza, al contrario di tutto il mondo, gli dava un senso di oppressione. Alzò lo sguardo verso la ragazza per quelle parole. Era pur sempre Blake Barnes, ed in quel momento era anche abbastanza incazzato, anche se effettivamente si sentiva un sfrustrato, ma era rabbia comunque, quindi si alzò da dove stava andò a riprendere la scoma che Liz aveva detto che doveva strattare con un certo rispetto e con un gesto del ginocchio e fece il gesto di spezzarlo, ovviamente solamente per dare fastidio all'opalina. Per quanto potesse essere forte, non sarebbe riuscito a spezzare il manico di una scopa di una certa fattura. Sai cosa mi chiedo spesso? Cosa cazzo ci hanno trovato Lucas e Joshua in te! Insomma, aveva preferito consolare un manico di scopa che lui, diciamo che certe risposte se le meritava certe volte. Comunque era li e comunuque le doveva sicuramente un ginocchio non rotto ed una visita da Skyler. Quindi si andò a sedere di nuovo di fronte a lei, gambe aperte, schiena un pò all'indietro, palmi della mano entrambi sull'erba. Non ho battuto la testa e non succede niente di particolare. Non mi piace essere soggetto a qualcosa, neanche a me stesso, e non di certo ad una fobia tanto stupida. E si, ok, sei il capitano, ma che vuol dire? Che poi...è così strano che io sfidi la mia stessa sorte e paura? Chiese sospirando e cercando, senza un apparente risultato, di tornare il solito Blake sbruffone. Ma la verità era che il cuore batteva a mille e gli girava la testa. cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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    La spensieratezza -ad esser precisi una parvenza di essa- volò via, in un battito di ciglia, dopo che Blake se ne uscì con una domanda spiazzante. Una domanda che lei si era fatta così tante volte, per giorni, settimane e mesi. Se lo era chiesta quando aveva visto le foto di Jug, quando nel silenzio della biblioteca Josh le aveva rivelato come il suo punzecchiarla era solo per dirle che le piaceva, o quando si era trovata a prendere lei stessa una decisione. Si era chiesta anche cosa avesse spinto Ciaràn ad avvicinarla e a prendere le sue difese al molo; si era chiesta perché Cam avesse scelto proprio lei per tradire la ragazza che amava. Quattro ragazzi, quattro, e lei non aveva mai trovato una risposta. «Me lo chiedo anche io», il volto privo di maschere, il tono piatto e freddo, impersonale.
    «Poi però vedo che qualcuno ha avuto il coraggio di scegliere te e mi passa». Sapeva che poteva fare di meglio con le parole ma non ne aveva la forza. Ancora una volta Barnes era riuscito a colpirla lì dove le ferite erano ancora fresche. Cercò sul serio di dimostrarsi gentile e preoccupata, senza artefici, senza il sarcasmo che la contraddistingueva, pensando di operare così come altri al suo posto avrebbero fatto con il ragazzo incendiario. Per una volta aveva indossato i panni di una ragazza di diciannove anni come tante altre e l'insuccesso fece più male di quanto avrebbe mai potuto ipotizzare. Perché sforzarsi di cambiare, di migliorare, quando alla finiva sempre con il ricevere un trattamento di merda? «Morgana, Blake, invece di migliorare ogni anno peggiori», una considerazione fatta a mezza bocca, con le dita a massaggiare il lembo di pelle che univa naso e sopracciglia, allentando la tensione che sentiva formarsi proprio in quel punto. Gli occhi socchiusi, i muscoli tutti rivolti verso il basso. «Sai che c'è? Per una volta volevo essere gentile con te, una persona normale, come tante, ma non ci riesco», non c'era frustrazione, solo una dolorosissima presa di coscienza. Le braccia a ricadere lungo i fianchi, il viso rivolto verso il cielo ed una sola parola, una sola imprecazione rivolta verso il mondo intero. «Vaffanculo!»

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    Blake Barnes ~ Black Opal Il problema principale era che non ce la faceva. Era come se utilizzasse Liz come il suo sacco da boxe personale, solamente perchè sapeva che da lei si poteva aspettare un pugno così bene assestato, da farglielo ricadere in faccia e fargli anche male. Sapeva che non era una ragazzina che si metteva a piangere ne tanto meno che si faceva dei complessi inutile. Era una di quelle donne con le palle che non sapevano di averle, che non erano consapevoli della propria bellezza, della propria intelligenza, ma lo erano della propria forza. Elisabeth era come una matita: era un qualcosa che tutti quanti pensavano di poterne fare ammeno, di poter utilizzare e rimpiazzare come volevano, ma che quando mancava, si andava a cercare sempre quella, la più piccola, quella con la quale hai condiviso tantissime cose ed inoltre quella con la punta fina, precisa. Una matita. Avete mai pensato di che materiale è fatta una matita? Grafite. La stessa sostanza dei diamanti solo che la grafite presenta atomi di carbonio disposti secondo maglie esagonali su piani legati da forze assai deboli, mentre il diamante è caratterizzato da una struttura assai compatta con intense forze di attrazione tra gli atomi. Blake vedeva in quel modo la giovane opalina, un diamante composto in maniera diversa. Lo avrebbe mai detto davvero? No, MAI. Sarebbe morto piuttosto. Nonostante quello gli aveva scritto una canzone e gliela aveva dedicata ed in quelle parole c'era tutta la stima e la considerazione che l'opalino aveva di lei. Quando gli arrivò quella risposta, precisa, puntuale, pulita, per niente volgare e con una classe che stendeva più delle parole, Blake si gettò a terra, schiena sul prato, braccia a croce e cominciò a ridere. Non rideva in quel modo da non sapeva neanche lui quanto tempo. Se aveva intenzione di fargli del bene ci era riuscita nella maniera più assurda, ma comunque più consona per un Barnes: la famiglia all'incontrario. Ma ti senti? Volevi essere gentile con me e ti sei preoccupata per prima di un manico di scopa mentre io ho un attacco di panico? Carino, davvero carino da parte tua! Stava ancora ridendo e forse, le avrebbe fatto perdere ancora più le staffe. Ma quelle erano risate di panico, terrore, paura, adrenalina, gioia, e tante altre cose che gli stavano passando adesso nella testa. Ti prego Lynch, vieni con me! Ho una villa li bellissima. Mi ci mandano così tanto spesso che wow! è più grande del mio Hotel a Dubai! Quando la vide alzare gli occhi al cielo e vederla distrarsi due secondi da lui e dal mandarlo a quel paese, Blake contrasse gli addominali per alzarsi leggermente, prese la mano della ragazza e la fece cadere a terra sperando che non si facesse male ma che si sedesse affianco a lui. E poi, mi spieghi perchè vorresti essere così tanto normale? Chiese pur di non far riprendere il discorso del perchè aveva paura delle vertigini. Ancora doveva riprendersi, infatti aveva il culo ben piantato per terra al momento. cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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