ᛋᚴᛅᚦᛁ᛫ᛅᚾᛏ᛫ᚾᛦᚬᚱᚦᚱ (Skaði e Njörðr)

Sigurth Gunnarsson - Joanne Nilsson

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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Quel giorno Sigurth si era proposto di ritrovare quella connessione con la sua terra natale. Da mesi in mare il predone si era talmente abituato al rollio e al beccheggio del Drakkar di Olaf Andersson che quando era a terra gli veniva il mal di terra. L'occasione si ebbe dopo il funerale di Arvid quando la mattina dopo, di buon ora, prese le proprie cose e si diresse verso nord all'interno dell'isola di Denrise in direzione delle montagne che da sempre i suoi avi chiamavano i Picchi di Odino. Il figlio di Gunnar avrebbe potuto trasformarsi in corvo e giungere a destinazione in volo ma, una volta tanto, il predone si earebbe munito di corde, rampini e imbragature per scalare i picchi con la forza delle sue braccia. Sigurth si sarebbe recato ad una delle tante baite conosciute sui picchi, certo di poter arrivare in tempo per poter ammirare il paesaggio da quell'altezza con il sole al suo zenith. E così fece, il vento che Njörðr spirava era fresco e per il caldo corpo temprato del Gunnarsson era un piacevole modo per rinfrescarsi. Una volta alla Baita Sigurth radunò quante più pietre poté, con l'intenzione di creare un Cairn da lasciare in quel luogo magnifico. Era tutta questione di precisione, tecnica e equilibrio, il segreto stava nel mettere le pietre più grosse e pesanti sul fondo, così da creare una base stabile mentre le pietre più piatte si bilanciano meglio a vicenda, quindi bisognava trovare un equilibrio tra i due per mantenere le cose stabili. Non era mai stato paziente il predone, esplosivo nelle sue reazioni ma in questo caso lasciare una prova del suo passaggio alle generazioni future era per Sigurth motivo di riuscire in ciò che, solitamente, non faceva. Avrebbe posto l'ultima pietra sulla precedente, attento a mantenere il baricentro allineato per poi alzarsi e osservare soddisfatto il proprio risultato e il paesaggio sottostante.
    ACValhalla_Kinder_Downfall_Chapter
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    Joanne Nilsson
     
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    Joanne Nilsson ~ Denrise Oramai ci aveva fatto quasi l'abitudine. La mattina andava sempre in quelle zone. Le montagne la facevano sentire forte, le davano l'impressione di essere libera ed arrivare fino a punti molto alti, le davano un senso di pacatezza ma soprattutto di potere. Guardare tutta l'isola da li sopra gli dava una sensazione impagabile, come se niente e nessuno potesse toccarla e scalfirla. Da quando era successo quell'incidente molto spiacevole nello speziale, Joanne si era resa conto che era inutile continuare a pensare che le persone fossero tutte quante buone e soprattutto tutte quante come lei. Era inutile pensare che gli altri avrebbero rispettato il suo voto di castità in nome dell'amore, ed era altrettanto inutile, e questa volta anche stupido, aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato: l'amore, quello vero. Joanne ci aveva sempre sperato, ci aveva sempre contato davvero ed alla fine cosa era successo? Si era vestita leggermente più carina lasciando che le sue forme si intravedessero e l'avevano scambiata per una di quelle donnine che vendevano il loro corpo per soldi. Rabbrividì. Come si poteva anche solo pensare di fare una cosa del genere? Che rispetto avevano per loro stesse e soprattutto quei mascalsoni che non facevano altro che andare con loro e pagare, non sarebbero dovuti tutti quanti bruciare all'inferno? Ed invece non era successo niente di tutto quello. Lei era li, con un leggins nero ed una felpa grigia molto pesante e larga, con delle scarpe da trekking che le fasciavano interamente la caviglia, a camminare, tirando su con il naso e a piangere come una scema. Certo si sentiva comunque diversa e molto più sicura di se ma era qualcosa che ogni tanto cicciava di nuovo nella sua mente e non poteva far altro che cercare di cambiare quella sua immagine da ragazzina gracilina. Wao! I suoi pensieri vennero completamente distolti dall'immagine che vide di fronte a se. Quel Cairn bellissimo, con tutto il panorama dietro. Sorrise. Ecco, adesso avrebbe voluto avere un telefono per fare una bella foto. Si voltò verso l'uomo che era li intento a farlo. Lo hai fatto da solo? Chiese poi affascinanta e come al solito persa nella sua ingenuità!


     
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Si sarebbe stiracchiato i muscoli, tesi dalla concentrazione che aveva impiegato per realizzare quel Cairn di cinque pietre. Avrebbe atteso un paio di minuti per vedere se la propria costruzione avrebbe retto e se si fosse dimostrata stabile quando una voce femminile si palesò alle proprie spalle. Non andava bene, si era concentrato talmente tanto da escludere ogni altra cosa e se si fosse trattato di una creatura magica ostile si sarebbe ritrovato colto alla sprovvista. Si voltò e vide una giovane poco più giovane di lui dall'aspetto familiare. Vestiva una tenuta da trekking e, a differenza del Gunnarsson che indossava solo un paio di pantaloni militari sul cui fianco portava un fodero dove teneva la fida bacchetta di pioppo bianco, lei era completamente vestita. Joanne avrebbe potuto ammirare gratuitamente i guizzanti pettorali del predone, di certo era un uomo che si teneva in forma e Sigurth pose le proprie mani chiuse a pugno sui propri fianchi consentendo alla giovane di poter notare come, sul braccio sinistro, ha tatuato un drago nidhoggr stilizzato. «Hey ciao, si, l'ho fatto io, appena finito.» Confermò lui con il suo vocione dal timbro basso e profondo. Il suo sguardo percorse l'intera figura di Joanne facendosi per un attimo carico di perplessità. «Scusa, ma tu sei la Nilsson? Io sono Sigurth, son rientrato da poco a Denrise da una spedizione insieme ad Andersson.» Chiese mentre prese da terra una maglietta a mezze maniche bianca per poi indossarla. Il Predone avrebbe atteso la risposta della giovane per poi posare la mano sulla sua ascia, avevano una baita alle loro spalle ma perché adagiarsi ad una consumazione di un pasto in tutto relax quando si potevano cucinare qualcosa all'aria aperta. «Non so te, ma io è da stamattina che mi arrampico e scalo questi picchi e ho una certa fame, ti andrebbe di mangiare qualcosa?» Le chiese osservandosi attorno alla ricerca di un paio di tronchi adatti a formare un Rakovalkea.
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    Joanne Nilsson ~ DenriseJoanne aveva sicuramente notato il fisico scolpito ed atletico dell'uomo di fronte a lei e proprio perchè lo aveva notato era divenuta rossa e si stava maledicendo in tutte le lingue del mondo. Era timida e di sicuro non aveva per niente un buon rapporto con le nudità. Non era una persona che amava guardare certe cose, o comunque anche se gli piaceva moltissimo non era una che lo dava a vedere o comunque riusciva ad essere davvero spigliata nel farlo. Era uno scricciolo di fronte a lui e la cosa veramente assurda era che, per una volta, non si sentiva veramente piccola. Insomma era una persona che conosceva e cominciava a saper mettere qualcuno al tappeto. Certo, essere piccoli aveva i suoi svantaggi, come non aver abbastanza potenza nel dare un cazzotto, ma aveva i suoi vantaggi, come ad esempio la velocità. Da quando le era successo quel piccolo incidente allo speziale per colpa di quel londinese vile e violento, Joanne guardava gli uomini sempre con maggior diffidenza. Quindi un suo passo in avanti furono tre passi indietro di lei. Sorrise per la sua risposta e quando la chiamò per cognome sgranò i suoi grandi occhioni scuri. Come sai il mio nome? Non credeva davvero che qualcuno a Denrise conoscesse il suo cognome. La sua famiglia era povera e comunque molto sgorbutica e che se la facevano sempre tra di loro. In effetti si chiedeva come diavolo era uscita fuori lei! Lei che non somigliava ne a sua madre, ne a suo padre ne a nessuno dei suoi parenti. Comunque non era quello il momento di pensare a tutte quelle cose. Oh... si! Mi ricordo, ma non pensavo che tu ti ricordassi di me. Mi sa che neanche tu sei mai andato ad Hogwarts, giusto? Insomma eravamo gli unici due! Avrebbe detto anche il fatto che però lei era sfigata e non aveva neanche mai studiato, ma lo tenne per se. Poi sorrise felice quando lui si rimise la maglietta. Ecco, così andava tutto decisamente meglio!Oh... sei appena tornato e già sei sempre fuori casa? Non ti piace la terra ferma? A quale densiriano piaceva la terra ferma oltre che a lei? Non rispose subito a quella sua proposta. Cominciò a giocare nervosamente con le dita, poi abbassò leggermente lo sguardo, come se volesse raccogliere tutto il coraggio che avesse. Va bene! Si, vengo volentieri, effettivamente anche io ho un pò di fame!Però cucino io! Come mai siete stati tutto questo tempo in mare? Successo qualcosa di brutto? Chiese poi aspettando che le facesse strada, non sarebbe andata prima lei, non voleva che le stesse alle spalle. Non era più qualcosa che riusciva seriamente a fare.


     
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    La domanda di Joanne gli fece sollevare il sopracciglio. Denrise era un'isola relativamente piccola e, i suoi abitanti, più o meno bene si conoscevano tutti tra loro. «Sono più o meno della tua età e Denrise non è così grande e popolosa da non consentirci di conoscere più o meno tutti l'un l'altro.» La sua ricerca del tronco per il Rakovalkea terminò di fronte ad un abete caduto, e deciso ad avere il suo fuoco iniziò a dare di ascia per tagliare il tronco dell'albero. I muscoli del Predone si gonfiarono per lo sforzo fisico che stava facendo e ascoltata la domanda della ragazza scosse il capo. «No niente Hogwarts, non che mi sia servita contro i serpenti marini o altri maghi in duello. Femminucce...oh senz'offesa eh, siete più virili voi donne Denrisiane che quegli Inglesi.» Disse facendo volare schede d'albero da tutte le parti con tagli netti e precisi, calati tutti nello stesso punto. «Può Njörðr star lontano da Skaði? No, anche il Signore delle Navi deve trascorrere nove notti nella Þrymheimr.» Disse lui, con un sorriso per poi farsi serio quando gli venne chiesto il motivo di come mai erano stati in mare così tanto tempo. Prese i due prezzi di tronchi lasciando lascia a terra e li portò in un punto adatto per sistemare il fuoco da campo. «Poche lune fa, in una terra lontana incontrammo un vecchio uomo con un uncino per mano.» Esordì Sigurth andando a sedersi su una roccia guardando verso l'orizzonte dove Mar Baltico e cielo si incontravano, la brezza gli faceva volare i capelli dietro di lui. «Ci mostrò una mappa che guidava a tesori nascosti.» La testa dell'ascia venne posata a terra, mentre il Predone si appoggiò con un braccio al manico, un sorriso spuntò sul suo volto. «Ci disse “Vi darò la mappa se mi darete dell'oro.”» Una risata proruppe dalle labbra del Denrisiano, avrebbe voltato lo sguardo per incontrare quello di Joanne. «Per alcuni Galeoni il patto fu fatto, ci diede la mappa, la nostra ricerca iniziò.» Si schiarì la voce per poi dirle. «Raccogliemmo l'equipaggio e salpammo sulle onde. Sapevamo che saremmo stati ricchi entro fine giornata.» Eppure erano tornati se non giusto due giorni prima.
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    Edited by Sigurth Gunnarsson - 24/11/2021, 12:17
     
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    Joanne Nilsson ~ DenriseJoanne era sicuramente unica nel suo genere, e da una parte anche per fortuna. Stava cercando di uscire da quel limbo assurdo di insicurezza e codardia, in quanto non era sicuramente l'ultima cosa, e voleva non essere la prima. Era una ragazza sveglia, sempre attenta ma comunque allo stato grezzo. Certo si era che c'erano molte persone che cercavano di aiutarla e spronarla e la cosa gli piaceva in maniera particolare e doveva anche ammettere che erano brave. Sorrise al ragazzo un pò imbarazzata. E già, perchè non doveva conoscerla?Forse perchè non sono mai uscita tantissimo dalla mia fattoria, i miei genitori e tutta la mia famiglia sono comunque persone povere e a Denrise non sono sempre ben viste. Sono un pò grezze e sempre sulle loro. Penso che si sposiano anche tra di loro, ma questa è un'altra cosa! Ecco, si stava delirando e forse come presentazione di se stessa e della sua famiglia non era stata poi così brava. Certo era che buttarsi del fango addosso non era mai una cosa buona e giusta. Si morse il labbro e quando lui disse che non era andato ad Hogwarts si chiese perchè non avevano mai studiato insieme e forse la risposta stava proprio nel suo assetto famigliare. Sogghignò per le sue parole successive. Come al solito gli inglesi fanno cose assurde. I loro studenti sono solamente dei chiacchieroni e poi se li metti davvero davanti a qualcosa di pericoloso scappano tutti quanti come femminucce! Ecco, diciamo che lei aveva desiderato tantissimo la divisa di Hogwarts e molto probabilmente sarebbe stata una perfetta tassorosso o grifondoro, ma non lo avrebbe mai saputo. Una cosa era certa, se fosse andata ad Hidenstone, con il suo disagio mentale, sarebbe sicuramente stata una black Opal. Ma non ci dilunghiamo su cose che non interessano a nessuno. Guardò Sig contrarre i suoi muscoli ed abbassò lo sguardo perchè cominciava a sentire quella strana eccitazione. Si era vergine e ci sarebbe rimasta per moltissimo tempo, dopo aver conosciuto quel biondino londinese aveva fatto un sacco di progressi, ma difronte a tanto testo sterone era ancora mooolto impreparata. Però, le parole dell'uomo la catturarono completamente, ed allora si avvicinò e si mise seduta su di una grossa pietra. Ascoltò attentamente quel racconto prima di spalancare ancora di più gli occhi già grandi che aveva. E perchè siete rimasti così tanto tempo in mare, cos'è successo? Qualche maledizione? Se era così facile trovare quel tesoro, perchè non lo avete trovato e cosa è successo? Pendeva completamente dalle sue labbra. Su quello poteva essere sicuro.


     
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Un sorrisetto scaltro comparve non appena anche la ragazza concordò sul fatto che gli inglesi avessero perso tutta la loro virilità, dopotutto farsi comandare a bacchetta da una vecchia rimbambita non avrebbe giovato loro. Una risata sarebbe uscita dalla bocca del predone mentre con poco sforzo avrebbe sistemato i due tronchi orizzontalmente creando una base con un paio di tronchetti più piccoli, sistemando tra quelli più grossi dell'esca fatta di sterpaglie e erba secca in modo che avrebbe preso per bene fuoco. Una volta fatto ciò, Sigurth avrebbe estratto la propria bacchetta, disegnando una fiamma nell'aria per poi puntare la bacchetta sul Rakovalkea, se l'incantesimo bruciante avrebbe fatto il suo effetto avrebbero avuto un posto dove scaldarsi e scaldare il cibo per il pranzo Se avesse chiuso gli occhi Sigurth avrebbe potuto sentire lo sciabordio dell'acqua sul legno della Drakkar di Olaf Andersson, ne avrebbe potuto percepire l'odore di salsedine e gli occhi sarebbero potuti essere abbagliati dal lampo del fulmine caduto a centinaia di miglia di distanza. Il predone avrebbe inspirato a fondo e posato gli occhi sulla ragazza ritrovandola accanto a sé sulla roccia su cui si era seduto, con una Joanne avida di particolari il figlio di Gunnar non attese altro e dopo un mezzo sorriso avrebbe continuato a raccontare la propria storia. «Attraverso mari infidi raggiungemmo l'isola perduta e su quelle sponde camminammo per miglia finché non trovammo dove il tesoro era nascosto con monete d'oro e scintillanti gioielli all'interno.» Il predone avrebbe guardato negli occhi Joanne sostenendone lo sguardo eppure, a differenza dei colleghi che avrebbero tacciato quelle frasi come spacconerie, guadagnandosi un bel cazzotto sul naso, da parte della ragazza non ci fu altro che curiosità e nuove domande andarono a inserirsi nella conversazione dei due. «Un lampo di tuono illuminava il cielo di mezzanotte, un serpente marino si avvicinava a prua. Era giunto il momento di combattere, un urlo nella notte, sapevamo di dover affilare le armi. Jörmungandr, era quasi pari alla sua stazza, ma rimpianse il giorno in cui ha affrontato il Drakkar di Andersson. Con la stiva piena di tesori e un trofeo da mostrare piangemmo Arvid perito in battaglia.» Solo lo scoppiettio del Rakovalkea e l'ululato del vento ora facevano da sottofondo a quel racconto.
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    Joanne Nilsson ~ Denrise Era sempre stata affascinata da tutto quello che era mitologico, da tutto quello che era leggenda. Joanne, da quando aveva imparato da sola a leggere, viveva all0'interno dei libri che Jason gli dava di tanto in tanto e non faceva altro che essere una persona con la meraviglia negli occhi neanche fosse, effettivamente una bambina. Ecco, in quel momento della sua vita insieme a Jason stava riscoprendo delle cose veramente belle, delle sensazioni che non aveva mai provato prima. Doveva ammettere che tra tutti quanti era la persona che più gli faceva pensare a qualcosa che somigliasse alla famiglia. Con lui si sentiva veramente protetta, con lui si sentiva bene ed aveva cominciato a sentirsi più sicura e consapevole non solo del suo corpo, ma anche di quello che voleva e poteva diventare. Anche lei voleva fare qualcosa di bello e di avventuroso ed in quelmomento mentre il ragazzo stava raccontanto e romanzando in maniera così perfetta quello che gli era successo, Joanne era fin troppo presa. Si era addirittura seduta su di una pietra li vicino, non troppo lontana dal fuoco per non sentire eccessivamente freddo, stava con i suoi occhi grandi spalancati mentre guardava Sigurth cheraccontava, che usava quel tono di voce così leggendario come se stesse parlando chissà di che cosa. Si, in quel momento era completamente affascinata. Era come se tutto quello che aveva sempre sognato poteva esistere, anzi, no, esisteva ed era reale, lei doveva solamente riuscire ad essere pronta per la prossima missione. Lo sarebbe stata, ne era certa. WAO! Esclamò alla fine del racconto. Esistono davvero i mostri marini, come i serpenti e tutto quello che si racconta nei libri! La sua espressione trasudava curiosità, stupore ed anche un pò di perplessità. Raccontami un'altra storia, ti prego! Era non solo curiosa, ma voleva seriamente essere partecipe di quella vita. Inoltre sapeva che andare in missione con persone tipo lui o tipo Jason non solo non era facile per niente ma era anche oltremodo pericoloso. Ma cosa importava? Lei voleva cominciare seriamente a vivere, era veramente stufa di vivere all'ombra di altre persone. Voleva esplorare il mare, conoscere tutte quelle creature, era anche disposta a morire pur di vivere sul serio. Si, il carattere di Joanne cominciava a venire fuori, un pò in ritardo, un pò lentamente, ma era tutto quello che desiderava. Rannicchiata con le ginocchia contro il petto su quella pietra, attese una sua risposta.


     
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    Lo sguardo del Predone si fissò su quello della ragazza, la Nilsson lo stava osservando estasiata da tutto quel racconto. Sigurth sorrise, carezzando con la mano la chioma che sventolava al vento l'avrebbe afferrata alla base della nuca per prendere un piccolo elastico sottile e nero dalla tasca e formare una coda di cavallo. «Esistono eccome! Guarda qui.» Si indicò la cintura dei pantaloni fatta con una pelle di quello che sembrava serpente. «Tutti i membri dell'equipaggio della Drakkar di Olaf ne ha una, fatta con la pelle del serpente che si è portato via ha ucciso il nostro compagno, il resto del serpente è stato arso insieme ad Arvid alla cerimonia funebre che si è tenuta ieri sera sulla spiaggia.» Alla richiesta della giovane sorrise e, alzandosi, sarebbe andato a prendere il proprio zaino posato vicino al Cairn che aveva realizzato. Avrebbe tirato fuori da esso alcuni strumenti per il campeggio, una griglia in metallo e un paio di pezzi di metallo per tenerla sospesa rispetto al fuoco. «Un'altra storia?» Disse riflettendo su cosa poterle raccontare. Avrebbe estratto dallo zaino una pentola antiossidante con dentro acqua e aceto di vino rosso e alcuni pezzi di carne conservati in quel modo, coperta con un coperchio e con un peso sopra in modo che non entri aria. «Che ne dici di quella dell'uomo prescelto dal figlio di Odino?» Chiese per poi dire. «Al sangue, media o ben cotta?» <i>Prendendo due bistecche e lasciandole sulla griglia. Un respiro e, se la ragazza avesse espresso la sua volontà di ascoltare quella storia, avrebbe annuito. «C'era un giovane Predone, un figlio di Denrise, che si sentiva speciale, sentiva di essere benedetto dagli Dèi di Ásgarðr. Era partito per mare alla ricerca di una prova, un qualsiasi segno, della benevolenza degli Æsir eppure quella non arrivò. Passarono gli anni, il ragazzo si fece uomo, eppure quella flebile speranza non era svanita, chiamala fede eppure nemmeno dopo tutti quegli anni per mare senza nemmeno una dimostrazione da parte degli Dèi non aveva intaccato la sua sicurezza di essere prescelto. Il Padre degli Dèi aveva posato il suo occhio onniveggente su di lui? Accadde una notte di tempesta, in inverno quando Skaði e Njǫrðr ululavano di rabbia l'uno contro l'altra. Il ragazzo era sulla battigia e un fulmine di Thor Odinsson lo colpì con forza, eppure non era morto, qualcosa in lui era cambiato. Il figlio del Padre degli Dèi aveva mandato il suo segno, il Predone sentì il suo corpo mutare, farsi più piccolo ed ecco che al suo posto c'era Muninn, il messaggero di Odino. Un'altro segno lo ricevette quando, vivo, scese a Niflheimr: una minaccia si era palesata per l'isola e in quell'istante capii, capi perché era stato benedetto dal figlio di Odino, come Heimdallr veglia su Ásgarðr lui doveva farlo su Denrise.» Un sorriso, il Gunnarsson avrebbe controllato la cottura della carne, estraendo alcuni piatti di carta dall'interno dello zaino. Avrebbe rigirato le bistecche e lasciate cuocere sull'altro lato. «I segnali del Ragnarǫk non erano ancora chiari, il Fimbulvetr ancora non era arrivato ma a Yule ebbe occasione di poter incontrare il figlio di Odino ma, questa, è un'altra storia.» Sigurth avrebbe sorriso facendo un occhiolino alla ragazza e, preso la carne dalla griglia con il suo coltello da caccia, le avrebbe dato la prima fetta a lei.
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    Edited by Sigurth Gunnarsson - 23/1/2022, 11:03
     
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    Joanne Nilsson ~ Denrise Era affascinata da tutto quello. Quel tizio non solo era veramente un bellissimo uomo, ma sapeva farci, sapeva farci per davvero. Joanne, in quel momento dipendeva completamente da lui. Era come se fosse completamente ammaliata da quel suo parlare in quel modo, da quel suo raccontare quelle avventure con tantissima passione. Quasi ci si sentiva lei stessa protagonista. Era come se tutto quello era veramente avvenuto a lei e la cosa non le dispiaceva per niente. Ma la verità era che tutte quelle storie le stavano facendo capire che doveva riprendersi la sua vita e cominciarla a vivere. Non poteva sempre rimanere nascosta in quella sua piccola terra e nel suo orto. Non poteva pretendere che la sua vita cambiasse se lei non era disposta a cambiare. Doveva cominciare a crescere davvero, doveva davvero cominciare a pensare che il cambiamento e la vita che davvero voleva lei era possibile. Era possibile solamente se lei lo voleva veramente. Le creature marine, i predoni, gli assassini ed anche le vittime avevano solamente una cosa in comune: sapevano e volevano vivere. Era come se a lei gli fosse sempre stata insegnata l'arte del sopravvivere, ma mai quella del vivere a pieno, del vivere senza fiato e come se fosse l'ultimo giorno. Era li, su quella pietra mentre lo vedeva cucinare, spaccare la legna e raccontare tutte quelle avventure, con l'acquolina in bocca, con la voglia di andare anche lei nella prossima missione con lui, di essere completamente in balia di quelle onde, di quelle tempeste e di quei nemici. Lei aveva mai vissuto veramente? Sentendo Sigurt, cominciava a pensare che no, non era mai vissuta davvero e non aveva mai e poi mai capito l'importanza del vivere. Si morse più volte il labbro, rimase senza fiato a metà racconto ed i suoi occhi curiosi ed allegri pregavano l'uomo di andare avanti, di non smettere mai di parlare e di cibarla di tutte quelle sue storie ed esperienze. Era sempre più convinta di voler diventare anche lei un predone, così che anche lei avesse l'opportunità di viaggiare, di essere sempre in giro, di veder posti nuovi e conoscere persone diverse da lei e fantastiche anche se a volte molto pericolose. Quando l'uomo finì il suo secondo racconto, Joanne era sulle ginocchia e il suo sguardo brillava di passione. Un'altra, ti prego. Lo avrebbe ascoltato anche per tutta la notte e forse così fu. Quando se ne andò da li era completamente inebriata ed ubriaca di avventura e di racconti. Era felice, per la prima volta, forse sapeva che strada prendere e Sigurd era stato un valido aiuto. Lo avrebbe ringraziato in seguito.


     
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