Take me breath away

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    Un'altra serata stava iniziando. Erano le 21.00 e da lì a breve il rouge si sarebbe popolato di gente. Loro erano aperti sempre dalle 20.00 ma ormai era prassi che pochi erano gli utenti che venivano a consumare (in tutti i sensi) a quell'ora. Per questo, forse, Alyce e i suoi si dedicavano a sistemare il locale al meglio, con molta calma.
    Luke aveva fatto il carico degli alcolici e ora stava lucidando i bicchieri, mentre Alyce si dedicava a dare da mangiare ai suoi squali «Oh, piccini... Ecco la mamma vi dà la pappa.» - pigolò la rossa, dopo aver buttato l'ultimo pezzo di carne dentro la vasca dove i tre pescioloni decisero di dividersi il bottino. «Ehi, quello era l'ultimo. Bisogna mandare Frank a recuperare... Cibo.» - la voce di Luke richiamò lo sguardo smeraldo, che si concesse di dedicarsi al barman che aveva una cotta per la rossa dai tempi ormai immemori «Ahi, ahi, ahi. Peccato però, la carne di debitore piace molto ad Al, John e Jack» - schioccó la lingua al palato scivolando lentamente verso il bancone. Aveva indosso un vestitono di lattex nero, molto attillato che stringeva sui fianchi stretti di lei, sollevando il seno verso l'alto. I capelli rossi erano stati lasciati sciolti e il volto di porcellana era stato decorato da un rossetto bordeaux e un filo di matita sotto gli occhi, le ciglia allungate da un mascara nero. Passeggiava su tacchi tredici a spillo, per raggiungere quello che era il bancone e sedersi su uno degli sgabelli, accavallando la gamba destra «Dammi del rhum, Luke» - chiese al suo barman, allungando un braccio per prendere uno dei bicchieri che erano dall'altro lato «Chiedi a Frank di fare un po' di scorte. Se ha bisogno di una mano, può portare la merce giù. Ci penso io, è sempre un piacere...» - un ghigno leggero mentre afferrava il rhum e lo faceva scivolare giù.
    Per Alyce il vero divertimento non si ritrovava in quel piccolo spazio del locale che gestiva, le sue manie e le sue psicopatie l'avevano portata ad accettare quella sua vena sadica, trovando in quella un giusto sfogo e via di fuga, tanto da costruire nel piano inferiore una stanza delle torture.
    alyce coffey

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  2. Markus Sandström
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    Markus Sandström
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    Markus Sandström, stanco e decisamente assetato, lasciò cadere la mano sull'invitante porta in legno posta davanti a lui. Mai avrebbe pensato che lavorare fianco a fianco con determinati individui lo avrebbe spinto a desiderare così ardentemente dell'alcool, a sperare che un bicchiere di Whisky cancellasse tutte le assurdità ascoltate durante la giornata come un'onda cancella una scritta sulla sabbia; eppure, ancora una volta, la voglia di escludere dalla sua testa sciocchezze del tipo: "Ah, mi piace come si sta evolvendo la nostra comunità di Maghi" o "Questa fusione con il mondo babbano non può farci che bene!" guidò i suoi passi dritti dritti verso Le vie en rouge.
    Il tocco rapido e deciso spalancò la porta del locale, gli occhi impazienti impegnati in una superficiale perlustrazione, volta solo ad adocchiare il bancone e, possibilmente, una barista. Aveva vagliato persino l'idea di un trasferimento d'ufficio, inizialmente, per poi scoprire con rammarico che ormai quasi tutto il Ministero era affetto da quella che a lui piaceva chiamare -in modo dispregiativo, ovviamente- Babbanite. I locali come Le vie en rouge, almeno fino a quando i suoi piani di conqusita non avessero preso vita, erano il suo unico rifugio da quella tempesta di cazzate; un porto sicuro in cui i clienti non avevano il tempo di pensare a come avessero infangato il nome stesso di Mago, o a quanto i babbani fossero interessanti: l'imperativo era divertirsi! O bere. Con una lenta camminata raggiunse infine il bancone, il cappotto gettato sullo schienale di uno sgabello mentre un'altra mano sbottonava il colletto della camicia scarlatta. < Dammi del wiskey!> Proferì in direzione del barman, mentre la sua figura riempiva lo spazio vuoto sullo sgabello, le labbra bagnate da un rapido quanto impercettibile movimento della lingua. Assorto dai suoi pensieri, si accorse solo in un secondo momento di qualcosa che, altrimenti, avrebbe notato subito: una donna dai capelli rossi. Le palpebre si assottigliarono per un effimero istante, le iridi che subito si lanciarono in un veloce sali/scendi sulla figura della donna. La sua passione per le rosse era un altro di quei misteri a cui proprio non riusciva a dare un senso, né tanto meno si preoccupava di farlo, in effetti, e quel giorno non fu diverso -nonostante il mood palesemente stizzito. Magari la rossa comandava anche qualcosa, lì dentro, perché non approfittarne? < Dì a Frank di fare scorta anche per casa mia. Sono rimasto a secco. > Esordì ancora una volta verso il barista, riallacciandosi a una frase giunta alle sue orecchie in modo poco chiaro durante il suo ingresso. < Tranquilla, ti lascerò il Rum. A me piace il Whisky.> Il tono sprezzante e quasi non curante, mentre il suo sguardo passava dal viso della rossa al bicchiere appena lasciato sul bancone, pronto per essere afferrato. < Salute!> Concluse, le iridi immerse nel liquido ambrato, sempre più vicino alla bocca.
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    Il rum, per Alyce era il nettare della lunga vita. Lo amava follemente, adorava il suo sapore acre ma dolce allo stesso punto e le sfumature che poteva avere in quel colore ambrato.
    Sì, perché lei amava quello ambrato, quello che sembrava oro liquido, quello che quando cercava di guardarci attraverso, vedeva tutto con un filtro più caldo.
    Quando Luke le riempì il bicchiere di vetro, infatti, la rossa si chinò in avanti, poggiando il mento sul dorso della mano che aveva posato sul bancone e guardando il mondo da quella prospettiva, con quel filtro stile Messico che le scaldava la vista. L'odore del Don Papa risalì lungo le narici, inebriando i sensi della ragazza, che si trovò ad ispirare quell'alcol che risaliva evaporando e portando con sé quelle note forti.
    Quando la porta del Rouge si spalancò, Alyce si girò appena verso l'ingresso, portandosi nuovamente in una posizione ritta, osservando chi Rick e Rock avevano fatto entrare.
    La figura del ministeriale non era nota al suo sguardo, quindi seguì i suoi passi fino al suo giungere al bancone, mentre le dita affusolate avvolgevano il suo bicchierino.
    La lingua scivolò serpentina sulle labbra, inumidendole appena, mentre con la coda dell'occhio lo smeraldo cercò il volto di Luke, che pareva non aver accettato molto bene quel modo arrogante del moro.
    Un cenno del capo al ragazzo dietro al bancone, che sbuffò sonoramente, prendendo un bicchiere e sbattendolo davanti a Markus. Fu in quel frangente che Alyce perse il contatto dalla figura del ministeriale, lasciando a lui la possibilità di studiare la rossa quindi, concentrandosi sul ragazzo che stava servendo da bere a quest'ultimo. Il suo smeraldo era freddo, le labbra si schiusero appena e un respiro leggero venne fuori da queste. Il barman la guardò con la coda dell'occhio, capendo che doveva rientrare e calmarsi, quindi versò il whisky al ragazzo e ripose la bottiglia.
    Alyce sospirò appena, socchiudendo le iridi, che le palpebre coprirono per brevi istanti.
    La conversazione tra lei e Luke non era stata resa privata, per mancanza di pubblico, tuttavia quando questi finirono di conversare, l'intromissione di Markus fece scattare di nuovo il barman «Non credi che---» - «---sia una pessima idea?» - Alyce fulminò di nuovo il barman, interrompendolo alzando di poco il tono della voce, per poi volgere lo sguardo smeraldo verso Markus, con un mezzo sorriso, che lasciava sollevare solo l'angolo sinistro delle labbra «Frank ha dei gusti pessimi in fatto di cibo.» - un tono basso e calmo, mentre con gli occhi studiava il ragazzo che si era seduto sullo sgabello accanto.
    Guardò il bicchiere del ministeriale, quindi, prima di risalire verso il suo volto «Non mi preoccupo... abbiamo abbastanza scorte di entrambi.» - confessò lei, sollevando il bicchiere «A te.» - quindi fece scivolare il distillato tra le labbra, con lo smeraldo puntato sul moro.
    «Luke. La bottiglia.» - disse, mentre con il mento indicava sia il rum che il whisky «Questo giro offre la casa...» - sussurrò appena, mentre spingeva la bottiglia di whisky verso Markus. Per fortuna quella sera aveva preso la sua terapia e questo rendeva tutte le interazioni sociali più semplici e piacevoli. Almeno all'apparenza.
    alyce coffey

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  4. Markus Sandström
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    Markus Sandström
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    Markus Sandström amava poche cose e ne odiava davvero molte. Non amava per nulla l'atteggiamento ribelle di Nimue, la sua volpe, con cui viveva costantemente sul piede di guerra, anche se lui era l'unico che poteva permettersi di rimproverarla o anche solo di guardarla male; non amava la pioggia fine e leggera, tipica della Gran Bretagna e non amava per nulla, ovviamente, la strada che la comunità magica inglese aveva deciso d'intraprendere; ma, soprattutto, Markus non amava chi osava rivolgersi a lui in maniera ostile. Osava, si perché, come anche i suoi genitori gli avevano insegnato e come l'esperienza, con il passare del tempo, gli aveva dimostrato: nessuno aveva diritto di replica nei suoi confronti. Proprio per questo, l'atteggiamento del barman non passò inosservato ai suoi occhi, nonostante l'intervento tempestivo della rossa. Buttò giù un altro sorso, dopo il distante brindisi con Alyce, prima d'indirizzare lo sguardo proprio verso il barman. L'espressione stizzita sul volto che ben lasciava intendere quanto velocemente la sua mano dominante avrebbe voluto scorrere verso la tasca in cui era riposta la bacchetta e porre fine alla vita di quell'essere inutile che altro non era capace di fare se non servire da bere. Anzi, nemmeno quello. < Ah si? Beh, non so perché ma, a prescindere dai suoi gusti in fatto di cibo, Frank mi sta già simpatico. Dovresti promuoverlo a barman! > Concluse, lo sguardo fisso su Luke, anche se in realtà si stava rivolgendo ad Alyce. "Avanti, rispondi a tono, così avrò finalmente una scusa per ucciderti!" Pensò, prima di riportare le iridi ombrose sul volto di Alyce, ben più cordiale di quell'idiota che lavorava per lei: perché lavorava per lei, giusto? Avrebbe dovuto iniziare a interessarsi sul serio riguardo l'identità dei proprietari dei locali più famosi della zona. Del resto, li frequentava quasi tutti, stringere qualche rapporto che gli avrebbe evitato di mettere mano al portafoglio, non gli avrebbe di certo fatto male. Le labbra si assottigliarono quindi per un istante, mentre le sue iridi osservavano la bottiglia lasciata -e successivamente lanciata da Alyce verso di lui- da un Luke totalmente inconsapevole del fatto che il suo capo gli aveva appena salvato la vita, mandandolo ad aiutare il povero Frank. Un Frank che, adesso, gli stava simpatico per davvero; o qualcosa di vagamente simile, dato che la sua simpatia di Markus era un lusso che poche persone al mondo potevano permettersi. < Quindi questo posto è tuo, deduco? > Riprese, lo sguardo che si premurò di osservare per un'ultima volta il vestito in LaTeX della rossa: sicuramente un buon modo di attrarre clienti, il suo. < Ad ogni modo, ti ringrazio. Semmai dovessimo incontrarci da qualche altra parte, ricambierò il favore e offrirò io. > Un angolo della bocca volò verso l'alto, la mente che pian piano iniziava a calmarsi, complice anche l'effetto del Whisky, del quale non tardò a versarsi un altro bicchiere. Era passato decisamente troppo tempo dall'ultima volta in cui aveva ucciso qualcuno, dall'ultima volta in cui aveva impartito una sonora lezione a qualcuno. Sfortunatamente, per quanto, sotto certi aspetti, completamente incompetente, il Ministero della magia Inglese offriva un certo livello di sicurezza al proprio popolo; un livello di sicurezza che limitava i suoi movimenti, il suo essere, e grazie al quale aveva scelto di infiltrarsi proprio nell'organo governativo, per poter raggiungere il suo obiettivo, invece di mettere tutto a ferro e fuoco come una parte di lui aveva desiderato sin dal primo momento in cui i suoi piedi avevano toccato il suolo inglese. Sfortunatamente, acquisire potere e imporsi su tutti richiedeva tempo, costanza ma, soprattutto, richiedeva una stramaledetta dose di pazienza. Fece tamburellare per un secondo le dita della mano sinistra sul bancone, il dito indice della destra che invece si esibiva in un lento giro sul bordo del bicchiere. < Mi chiamo Markus, comunque. E spero vivamente di non trovare qui quel Luke, la prossima volta. Mi è sembrato un po'ostile, potrei reagire male! > Il che, era decisamente un eufemismo. < E Vista la tua cordialità, mi dispiacerebbe un sacco! Non è che ha una cotta per te? > Ovviamente no, non gli sarebbe dispiaciuto per niente, ma non c'era bisogno di specificarlo.
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    Il temperamento di Luke era noto a tutti nell'organizzazione e a chi lavorava al Rouge. In primis Alyce conosceva benissimo il suo barman e quale fosse il suo vero problema, ma era chiaro che non poteva di certo affrontare la cosa con un cliente davanti. Gli sguardi tra loro erano più eloquenti di mille altre parole e quando la bottiglia venne lasciata, ancora una volta gli occhi chiari di entrambi si incrociarono, rimanendo a guardarsi per un frangente che pareva lunghissimo, ma che in realtà era durato qualche attimo. Alyce sospirò appena, versandosi il liquido ambrato nel vetro, dopo aver svuotato il precedente.
    Le parole di Markus le fecero smuovere un angolo delle labbra in un incompleto sorriso, mentre con la coda dell'occhio, lo smeraldo captava il volto del ragazzo; Luke, nel frattempo, girato di spalle ai due, sbirciò verso Alyce dallo specchio dietro le bottiglie, quasi a volerle dire che a breve avrebbe perso la pazienza, se quell'uomo avesse continuato, mentre tra le mani stringeva lo straccio con cui lucidava i bicchieri «Frank è un tipo piuttosto asociale, a dire il vero. Solitario e dal pessimo carattere. Il mio barman è sicuramente più preparato in quello che fa. Ha solo... un temperamento vivace.» - il volto, adesso, si girò lentamente in direzione di Markus, come se avesse appena lasciato Luke libero di andare via. Il ragazzo, infatti, dopo aver sbattuto il suo straccio nel cassetto, si girò verso Alyce «Vado a prendere la tequila in magazzino.» - avvisò lui, come se volesse far notare che si stesse allontanando, rendendo la sopravvivenza della specie (?) molto più facile vista la poca stima che sembrava essersi creata tra lui e Markus. Alyce lo guardò appena, quindi annuì «Controlla che da Reby sia tutto a posto.» - se fosse vero che la rossa fosse preoccupata per la sua dipendente, questa non è cosa che è data sapere, ma era sicuramente un modo per tenere Luke ben lontano dal bancone almeno fino a quando Markus non avesse terminato la sua presenza lì.
    La ragazza, quindi, tornò a concedere attenzioni al secondo attore di quella scena, annuendo alla sua domanda, senza rispondere se non con un mezzo sorriso che si concluse affogando nel rum ambrato che si era concessa, senza trascurare lo sguardo di Markus che la passò a rassegna. Era quasi certa che non avesse mai visto quell'uomo, né lì dentro, né da qualche altra parte, quindi cercò di memorizzare i suoi lineamenti per tentare di ricordarlo in una possibile futura casualità.
    Luke ormai era andato e quando Markus si presentò lei sorrise nuovamente, ancora una volta un solo angolo delle sue labbra rosse si sollevò «Ruby e Luke è la mia colonna portante qui dentro.» - avrebbe voluto aggiungere anche schiavetto sessuale, servo, miscelatore personale per cocktails fantastici, ma continuò diversamente «Purtroppo ha problemi a gestire la rabbia, a volte. Ma è facile che si calmi, poco dopo. Magari potrebbe farsi perdonare con uno dei suoi cocktail fantastici.» - sussultò a quella domanda, quindi questa volta non potè che distogliere lo sguardo, sollevando il bicchiere alle labbra e facendo scivolare l'ultimo centimetro di rum «Perspicace. Vedo che hai ben centrato il punto, Markus...» - un sospiro quel nome, mentre tornava con lo smeraldo ad incastrarsi nei suoi occhi, versando un terzo bicchiere di rum «Dimmi, cosa ti spinge qui?» - si sollevò un sopracciglio, quindi, mentre la lingua sfiorava il bordo circolare del bicchiere.
    alyce coffey

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  6. Markus Sandström
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    Markus Sandström
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    Avere ragione, dimostrare inconsciamente quanto il suo intuito fosse formidabile, era una cosa a cui ormai si era totalmente abituato -e che altro non faceva che sollazzare il suo ego. Tuttavia, non riuscì a non esibire un ghigno compiaciuto quando scoprì che la sua intuizione su Luke fosse esatta. La mano destra scivolò di nuovo verso la bottiglia e con estrema calma fece sgorgare il liquido ambrato facendogli raggiungere quasi metà del bicchiere, un sospirò soddisfatto ad accompagnare il gesto. Come poteva non essere altrimenti, del resto?
    < Problemi a gestire la rabbia o la gelosia? > Commentò sarcastico, ormai quasi tranquillo; anche se una parte di lui difficilmente avrebbe abbandonato il desiderio di uccidere il barman. Era una vizio che, purtroppo o per fortuna, si portava dietro da piccolo: nessun torto sarebbe rimasto impunito! Ovviamente, come recitava anche un vecchio saggio, però, per pagare è morire c'è sempre tempo; poteva quindi permettersi di accantonare, almeno per il momento, i suoi sadici desideri verso il povero Luke. Che tanto povero non era, solo sfortunato. Portò quindi il bicchiere alle labbra e, mentre girava la sua figura verso Alyce, accennò ad un altro sorso, mentre uno strano -ma piacevole- odore familiare si faceva strada verso le sue narici. Markus si domandò quasi inconsciamente di cosa si trattasse, anche se una parte di lui sembrava aver già pronta la risposta, memore di quella fragranza spuntata fuori all'improvviso. < Immaginavo! > Riprese, palesando la soddisfazione per la sua intuizione, deciso a tralasciare il curioso caso del profumo -almeno per il momento.
    < Deve avermi percepito come una minaccia. > Le iridi furono attraversate da un luccichio scaltro, il gomito poggiato sulla superficie del bancone mentre un'altra piccola quantità di Whisky passava dal bicchiere alla sua bocca. Come dargli torto? Markus Sandström era una minaccia per tutto e tutti! E presto, o almeno così sperava il mago di Kirkenes, molti se ne sarebbero resi conto; ma non era ancora tempo, non era ancora ora. Sorvolò bellamente sulla questione Reby, preso per un attimo dalla sua ambizione, che mai lo abbandonava, per poi focalizzarsi di nuovo, con la mente e con lo sguardo, sulla proprietaria del locale. Si concesse un altro sorso, in contemporanea a un impercettibile sbuffo, prima di tentare di dare una risposta alla spinosa domanda: cosa ti spinge qui? Alla quale, ovviamente, non avrebbe risposto in modo sincero. O quasi. < La noia! > Sentenziò, tralasciando tutto l'odio per l'intera struttura ministeriale che aveva accompagnato i suoi passi fino al Rouge. < E la passione per il Whisky. > Il profumo familiare attanagliò di nuovo il suo naso, adesso sempre più vivido nella mente di Markus, che finalmente era riuscito ad associargli uno specifico scenario -sul quale ben si premurò di soffermarsi. < Tu, piuttosto, come mai hai pensato di aprire un posto così... particolare? Ma, soprattutto, quando hai intenzione di dire al povero Luke che la sua cotta da adolescente non avrà un lieto fine? > Aggiunse in tono ironico, un mezzo sorriso a rivelare il bianco dei denti mentre ripercorreva le forme di Alyce con lo sguardo. < Magari si metterà l'anima in pace e si concentrerà su... Frenk. > Un ulteriore punzecchiamento, giusto per far capire ad Alyce che Luke avrebbe potuto preparare tutti i cocktail fantastici del mondo ma, prima o poi, la rossa avrebbe dovuto trovarsi un altro barman.
    < Parlato> - "Pensato" | Scheda | Stat.
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