Who Let the Foxs Out?

Jess

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  1. Markus Sandström
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    Markus Sandström
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    Un sonoro crack anticipò quello che per i suoi occhi fu davvero uno sgradevole scenario da osservare, le labbra piegate in una smorfia amara mentre il suo cervello malediva la poca attenzione dedicata al punto in cui materializzarsi. Niente d'insormontabile per il classico Mago medio ma, per Markus Sandström, vedere persone appartenenti alla razza magica andarsene in giro felici con libri che esaltavano l'ingegno dei babbani sotto al braccio, era qualcosa di veramente stomachevole. "Mille cose da imparare dai babbani." Il titolo su cui le sue iridi scure avevano avuto la sfortuna di posarsi dopo essersi materializzato, con somma maestria, in quel di Diagon Alley: ridicolo! Cosa mai potrebbe imparare un mago da un babbano? A morire per un semplice raffreddore? O a usare le mani anche per lavare degli stupidi piatti? Scosse la testa, un sospiro schifato mentre le sue gambe prendevano a camminare. Cosa diavolo era successo alla comunità magica? Possibile che si fossero rincoglioniti a tal punto da dimenticare la loro palese superiorità? Sfortunatamente si! Dal suo trasferimento in Gran Bretagna, infatti, questa era una delle poche cose che Markus aveva imparato, su cui avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco. < Non iniziare ad agitarti. Altrimenti ti scambio per un altro di quegli stupidi magifonini.> Mugugnò verso Nimue, la volpe dal pelo rossiccio che torreggiava sulla sua spalla destra, già pronta a creare fastidio. Un altro, si, perché per quanto stupidi, per calarsi nei panni del comune dipendente Ministeriale che segue la massa come un innocua pecorella, persino lui era in possesso di un magifonino. Con inconscia agilità evitò una piccola pozzanghera, mentre la mano scivolava nella tasca del pantalone nero, proprio dove risiedeva lo stupido aggeggio. I lineamenti del viso piegati in un'espressione apparentemente disinvolta, ma che in realtà non lo era per niente. Nonostante il fastidio provocato da quello scempio infatti, aveva altro a cui pensare; non si era di certo smaterializzato a Diagon Alley in quel pallido e grigio pomeriggio solo per una passeggiata, del resto. A differenza di quello altrui, il suo tempo era prezioso. Continuò quindi ad avanzare sulla strada principale, la meta ben fissa nella testa mentre il colletto della camicia -nera anch'essa- si apriva di poco a causa di una leggera brezza: tempo al tempo, e avrebbe risolto tutto! Si sarebbe fatto peso lui di ricordare a tutti dove risiede il vero potere. Sfortunatamente, nel frattempo doveva fare i conti anche con la sua volpe. < Ehi, vieni qui, Nim!> Si ritrovò a urlare, non appena le sue iridi videro lo scatto felino di Nimue verso quello che sembra essere un pacchetto di caramelle, tenuto in mano da un bambino che, per sua fortuna, non iniziò a piagnucolare. < Le chiedo scusa. Tenga, con questi potrà comprargliene anche più di uno!> Poveraccia Esordì, con un tono tanto cordiale quanto finto, verso la madre del bambino, mentre le porgeva una manciata di galeoni: stupida palla di pelo, costringerlo a scusarsi! < Dove diavolo vai? Ehy tu!> Continuò, una volta ripreso a camminare, seguendo la scia di quella ribelle, ma senza scomporsi più di tanto. A passo quasi lento, avendo adocchiato un possibile ostacolo alla fuga di Nimue. < Si tu, ferma quella volpe!> Concluse, in direzione di una ragazza distante poco più di tre metri da lui, ma a pochi centimetri da Nimue, ancora in fuga con il pacchetto di caramelle tra i denti. Il dito alzato a indicare la ladra.
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    Edited by Markus Sandström - 16/10/2021, 09:48
     
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    Diagon Alley.
    Là aveva avuto il primo approccio vero e proprio con il mondo magico, circa otto anni prima. Là aveva comprato la prima bacchetta, il primo calderone e la prima divisa, sempre là aveva comprato Pantera, ma quello in tempi molto più recenti. Era sempre un piacere tornarci, inoltre si respirava aria di casa senza alcun inquinamento, senza che ad ogni respiro, ci fosse la possibilità di farsi diventare i polmoni neri. Quel giorno, però, non era in visita per un motivo felice, ma semplicemente voleva staccare da tutto e da tutti. Era successa una cosa orribile che lei mai si sarebbe aspettata accadesse; suo zio le aveva mentito dicendo che fosse stata attaccata da un cane con la rabbia, ma in realtà... era un licantropo. E la cosa peggiore era stata lottare con il suo docente di Difesa Contro le Arti Oscure, Ensor! Lui, così preparato e certamente il più adatto a fronteggiare un licantropo. Era stato orribile e si trovava in una situazione piuttosto precaria, ma cercava di pensarci il meno possibile, ad esempio facendo un giro in quel posto tanto carino. Camminando, osservava gli ombrelloni coloratissimi -un po' da pugno in un occhio- che costeggiavano la strada cercando di infondersi un po' di felicità, per quanto stesse avendo risultati parecchio scarsi.
    Pantera, tu sei l'unico a cui l'ho raccontato, sai? Al suo gattino aveva raccontato anche cos'era successo ad Ostara, l'apparizione di Loki e la rivelazione della morte di Valentina. Ne aveva parlato anche con Lancelot Olwen, ovviamente, suo docente di Rune, ma non faceva testo. Non aveva potuto farne parola neanche con il suo migliore amico Blake, ma voleva evitare assolutamente di mettere a rischio sé stessa ma soprattutto le persone a cui teneva. Voleva tenerle al sicuro, perciò si portava dentro quel grande peso, solo che Natale si avvicinava.
    Stava riflettendo su cose non proprio allegre, quando un movimento seguito da una voce, attirò la sua attenzione. Non se n'era accorta, ma si era fermata in mezzo alla strada con lo sguardo vitreo. Sollevò la testa e notò la persona che aveva parlato, abbassando immediatamente la testa in direzione della volpe che aveva tra i dentini, un pacchettino di caramelle. Sorrise. Pantera, mi sa che abbiamo a che fare con un fuggitivo ridacchiò, sollevando la bacchetta e con una rapida mossa, creò una piccola barriera oltre la quale la volpina non poteva andare, quindi lasciò che ci sbattesse contro. Ovviamente non era uno scudo elettrico né nient'altro di pericoloso, non avrebbe fatto male all'animaletto. Quindi, si chinò e lo prese tra le braccia -sempre se ci fosse riuscita- per poi avvicinarsi all'uomo che l'aveva interpellata, sorridendo. Suppongo che questa sia sua, no? Ridacchiò, allungando le braccia verso di lui. Aveva un profilo interessante; sì era un uomo affascinante, c'era poco da dire. Nel mentre, Pantera le si strusciava tra le gambe per attirare l'attenzione della sua padroncina.
    18 y.oStudenteBlack OpalIV annoFrom NY
     
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  3. Markus Sandström
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    Markus Sandström
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    Come Markus aveva scoperto, nel corso degli anni, i ricordi non sempre rispecchiavano la realtà. Con il tempo, alcuni venivano inesorabilmente modificati finendo per rappresentare solo in maniera marginale ciò che veramente era accaduto. E non poteva essere altrimenti, a pensarci bene; si perché il primo ricordo che aveva di Nimue la ritraeva in modo totalmente diverso dalla bestia ribelle che era diventata. Era docile, ubbidiente e a tratti simpatica: che avesse esercitato una sorta di cattiva influenza su di lei? Probabile, ma questo non la giustificava di certo dal fargli perdere tempo per rincorrerla come un idiota. Anche perché lui idiota non lo era per nulla!
    Tirò quindi un sospiro che sarebbe potuto sembrare di sollievo, ma che in realtà nascondeva tutto il suo disappunto, quando vide che la ragazza che aveva interpellato -totalmente a caso- era riuscita nell'intento di fermare la piccola ladra: almeno non aveva beccato l'incompetente di turno. Cosa di certo non scontata in Gran Bretagna. Lo sguardo di Markus scivolò quindi veloce sui movimenti della sconosciuta, le labbra serate in un'espressione quasi infastidita: avrebbe potuto fermarla con le mani, del resto, perché farla sbattere contro una barriera invisibile? Assottigliò per un attimo le palpebre, mentre a passo lento andava incontro alla ragazza, le iridi che non si fecero sfuggire la presenza di una gatto. In fin dei conti, sbatterci letteralmente la testa non avrebbe potuto fare altro che bene a quella palla di pelo della sua volpe. Forse poteva evitare di smembrarle il gatto, per il momento.
    < Si, è mia! > Rispose, lo sguardo indirizzato per un attimo verso Nimue mentre le dita indicavano il suolo ai suoi piedi, facendole cenno di tornare da lui. < Quelle invece erano di un bambino...> Si fermo per un secondo, spostando le dita del suolo al pacchetto di caramelle, ancora in bocca alla volpe. Giusto per farle notare che ci aveva anche rimesso dei soldi. < Ma dato che le ho pagate!> Rimarcò, inarcando una narice dal fastidio, mentre fulminava Nimue con lo sguardo. Dannata palla di pelo! < Adesso sono nostre! >Sentenziò, in attesa che la volpe facesse ritorno da lui, anche se -ovviamente- sembrava fosse ancora restia a farlo. < Ti ringrazio, comunque. > Aggiunse in tono quasi mellifluo, le labbra sfumate da un sorriso di circostanza. < Per sdebitarmi, invece di lasciarti le caramelle posso lasciarti direttamente lei, se vuoi. Così magari la smetterà di andare in giro a rubare cose. O di scappare! > Concluse, in un misto tra ironia e serietà. Una parte di lui gliel'avrebbe lasciata davvero. Solo Merlino sapeva quanto desiderasse un famiglio più utile! < Avanti, Nim. Vieni qui, o ti lascio davvero con...> Si fermò, lo sguardo ammiccante rivolto verso la ragazza, in attesa di udirne il nome. Prima avrebbero terminato con i soliti convenevoli e prima sarebbe potuto tornare ai suoi impegni. Volpe permettendo.
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    Simpatico, il tipo.
    No okay, questo era solo un pensiero di quest'umile narratrice.
    Si era ritrovata, Jessica, una piccola ed apparentemente dolce volte che le correva incontro, facendole un'immensa tenerezza, così aveva deciso di mettere da parte il suo menefreghismo Black Opal per aiutare lei ed il suo padrone, evocando un semplice scudo -o muro che dir si voglia- contro la quale Nimue andò a sbattere anche se certamente non si era fatta troppo male, vista l'elasticità della barriera. Pantera, sempre più irrequieto, osservava la volpina tra le braccia di Jess, nel mentre la porgeva al legittimo proprietario, a tratti anche incuriosito.
    Quando la volpina iniziò ad agitarsi tra le sue braccia per tornare dal misterioso padrone, Jess si chinò e lasciò che zampettasse indietro, guardandola finché non fu al sicuro da chi conosceva bene.
    Ha rubato le caramelle ad un bambino? Domandò con una risatina, osservando Nimue ricambiando il suo sguardo furbo. Non c'era traccia di giudizio nella sua voce -era solamente un animaletto, alla fine- ma di grande divertimento. Anche Pantera lo faceva spesso, sai? Parlò direttamente con Nimue, abbassandosi e posando una mano al suolo per tenersi in equilibrio. Il gatto nero, come sentendosi interpellato, fece qualche passo avanti, avvicinandosi all'altro animale, ancora con aria di circospezione.
    Jessica. Mi chiamo Jessica replicò, pensando alle sue parole precedenti ed osservando l'uomo con sguardo fin troppo interessato, studiandolo in ogni minima caratteristica. E terrei volentieri la piccola Nim, se lo desidera commentò anche lei mischiando serietà ed ironia. Comunque l'ho fatto con piacere, può tenersi anche le caramelle. Ci sono altri modi per sdebitarsi, se proprio lo desidera aggiunse ammiccando all'uomo con fare malandrino e sorridendo. Era risaputo più che altro a scuola di quanto Jessica fosse libertina, ma non c'era nulla di male nel farlo presente anche a Londra, soprattutto se si trattava di qualcuno di affascinante. Per esempio potresti offrirmi una birra. Dove per birra intendeva probabilmente qualsiasi superalcolico vendesse un determinato bar, seguito da una notte di sesso ma quello non lo avrebbe certo detto ad alta voce, facendo buon viso a cattivo gioco.
    18 y.oStudenteBlack OpalIV annoFrom NY
     
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