La forza mia

Role contest #sanremo

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    San Mungo
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    Denrise. Erano passati un paio d'anni, su per giù, dall'ultima volta che aveva messo piede sull'isola. Quante cose erano cambiate? Nella sua memoria quell'Halloween che aveva pensato di trascorrere insieme ad Annie, Lancelot ed Aaron era avvolto da nebbia e lampi di lucidità. Il dolore per la morte di Brianna era più forte che mai, tanto che la Welsh e Barnes avevano deciso di unire le loro forze portandola lì. Lì, teatro poi di una resurrezione, di studenti che erano stati rapiti e cose non dette, pensate ma taciute per il bene comune. Lei che aveva cercato di proteggere e curare degli sconosciuti prima di pensare a se stessa, l'Olwen biondo che l'aveva rimproverata di questo bonariamente lasciando però comprendere una preoccupazione di fondo che ben poco si sposava facilmente con il loro rapporto di odi et amo. O forse no. Se solo la Aileanach avesse usato la legilimanzia sul runista sarebbe rimasta sorpresa di scorgervi emozioni contrastanti in lui. In realtà le preoccupazioni della medimaga erano state altre: la reazione di Blake Barnes alla notizia della sua relazione con il fratello. Era stato semplicemente un prendersi la mano per farsi forza prima di abbattere la barriera che però era stato notato dall'animo incendiario del Black Opal che aveva pensato bene di dare di matto, non solo perché la sua fidanzata era stata rapita da un gruppo di pazzi.
    La brezza del mare, molto più pungente e fredda di come la ricordava, accompagnava i suoi capelli sciolti e dalle sfumature viola e blu mentre lo sguardo vagava verso la foresta e le montagne.
    Quante cose erano cambiate.
    Ora aveva due figli, di cui un adottivo, un compagno che li amava tutti e dall'iperprotettività tutt'altro che soffocante. Chissà cosa passava nella mente del Ministeriale. Anche lui era stato lì quella notte, forse lei stessa gli aveva salvato il culo da quella pianta carnivora che aveva deciso di banchettare con gli adulti. Non lo ricordava però e non perché l'uomo non fosse memorabile. Lui che era terrorizzato dalla possibilità di perdere la sua sorellina. Strinse la mano intrecciata alla sua, come a volerlo rassicurare e poi si voltò, appoggiando la testa sulla sua spalla e circondandogli con il braccio libero il fianco, inspirando a fondo il suo profumo.

    Quando tutto sembrava ormai spento
    Nel mio mondo cercavo te
    Quando tutto sembrava finito guardando il fondo

    Charles era stato provvidenziale nella sua vita. Un dono che ancora oggi si stupiva di aver ricevuto, un po' come quel vecchio bauletto in creta che si portava dietro da tutta una vita. Gliel'aveva regalata il vecchio proprietario della libreria di Wigtown quando aveva sei anni. Per tanto tempo aveva creduto fosse appartenuto davvero ad una bambina della civiltà classica greca, che riponesse i suoi giochini in terracotta e di pezza come se fosse il suo scrigno dei tesori segreti. Era decorato da incisioni e sottili fili di creta -alcuni si erano staccati e spezzati- che lo facevano sembrare più grande e bello di quello che banalmente era: una scatola. Nella sua casa di Wightown l'aveva messo su una delle mensole della libreria nella finestra a golfo; nella casa che aveva condiviso con Annie sulla sua scrivania; da Charles faceva il suo sfoggio sul cassettone. Se in un primo momento aveva conservato ninnoli e giochini, col tempo vi aveva aggiunto foto, pezzetti di pergamena, cose che avevano un grandissimo valore affettivo per lei. E quella scatola, in un certo senso, le ricordava Charles e, quel giorno sulle coste, l'aveva portata con se, nella sua borsa magicamente espansa. Quella mattina l'aveva svuotata per usarla come pacco regalo e come dono per lui. Non c'era alcuna ricorrenza da festeggiare, l'aveva fatto solo perché l'aveva visto nella vetrina un paio di giorni prima quando era uscita da lavoro. Era un bracciale in acciaio e caucciù intrecciato, all'apparenza semplice e banale. Ma se solo si fosse avvicinato avrebbe visto incisi dei segni sulla parte metallica: la B di Brianna, la L di Logan, la M di Mia e poi, fuse in un unico svolazzo e specchiato, la sua E e la sua C. In poche parole la loro famiglia. Si staccò da lui quel tanto che bastava per recuperare il cimelio dalla borsa e porgerglielo. Gli occhi brillavano luminosi di aspettativa, le labbra distese in un sorriso carico di amore. Era felice.
    Eilidh Mae
    Aileanach Rheon

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    It's never too late to become who you want to be. I hope you live a life that you're proud of, and if you find that you're not, I hope you have the strenght to start over.
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    metamorphomagus
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    Charles Freeman
     
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    Il vento spirava con dolcezza, quel giorno. L'autunno ormai stava iniziando a farsi sentire ma non si era ancora imposto troppo, quindi la temperatura era piacevole anche da affrontare con una maglietta a mezze maniche, esattamente quella che aveva Charles quel giorno. Lasciava chiaramente visibili le sue braccia muscolose, rese toniche da anni ed anni al servizio del ministero e degli Auror, missioni più pericolose ed altre meno pericolose. Aveva rischiato di morire un numero incalcolabile di volte eppure quel giorno era lì, seduto sopra quel soffice manto erboso con accanto la donna che gli aveva cambiato la vita.
    Da quando Mia aveva iniziato a frequentare Hidenstone, le sue preoccupazioni erano quadruplicate. Non che fosse colpa della biondina, tuttavia quella scuola era tutt'altro che sicura, aveva dovuto affrontare così tante sfide per una ragazzina di appena diciott'anni. Voleva proteggerla e lo avrebbe fatto di continuo, nonostante stesse crescendo. Non voleva farle cambiare scuola privandola dei suoi amici, del suo ragazzo e dei professori che lei sembrava tanto ammirare, eppure... non riusciva a non preoccuparsi ogni volta che non la sentiva per troppo tempo. Ma ora era lì, era estate e la sua sorellina era tornata a scuola solo da qualche giorno, perciò non si doveva preoccupare, almeno per un po'. Anche se nemmeno il viaggio poteva dirsi tranquillo, stando a ciò che era successo negli ultimi due anni.
    Sospirò, stringendo la mano a quella donna che lo aveva aiutato a sconfiggere i suoi demoni, ad accettare la propria condizione finora intollerabile ed a volersi bene. Almeno un po'.
    Quel giorno dovevano solamente pensare a godersi il sole ed il mare con le onde che si infrangevano contro gli scogli sotto di loro. La vista da quell'altura era meravigliosa, Charles si sentiva grato e fiero di avere quella donna al suo fianco sia nei giorni belli come quello, sia nei momenti peggiori della sua vita. Sorrise, osservando l'orizzonte.
    Erano passati poco meno di un paio di mesi da quando avevano fatto l'amore per la prima volta nell'eterna notte di quel lato dell'isola di Andromeda. Si erano studiati, avevano imparato a conoscere ogni centimetro del corpo dell'altro, ad accettarsi. Charles non poteva desiderare di meglio. Da quel momento, la loro relazione non era stato altro che un crescendo di emozioni intense. Baci, coccole e carezze sul divano davanti ad un film circondati dai bambini e dal loro cane, notti di passione nel loro letto, stando bene attenti ad avere la porta chiusa a chiave per evitare qualche inconveniente.
    Si riebbe dai suoi pensieri solamente quando sentì la mano perdere la presa su quella di lei, quindi si girò inarcando un sopracciglio, solo per trovarsi tra le mani la stessa scatolina di creta che era sistemata da mesi sul cassettone della loro camera, che prima era stata in quella di Eilidh. Era molto bello, fitto di decorazioni, ma il riccio non riuscì a capire come mai glielo avesse porto. Oh... vuoi regalarmi qualche giocattolo che Logan non usa più? Domandò ironico, ridacchiando. Ma poi aprì la scatola e rimase in silenzio per un buon minuto, il riso aveva lasciato spazio ad un'espressione sorpresa. Era un semplice braccialetto, ma qualsiasi cosa gli regalasse la sua donna, non era mai banale e lo avrebbe sempre e comunque apprezzato. Senza dire niente, lo sollevò e lo portò davanti agli occhi, osservandolo meglio. In fondo, non era così semplice come voleva sembrare. Vi erano incise delle piccole lettere che però riuscì ad interpretare benissimo ed il suo cuore perse un battito, si sentiva così emozionato anche per quella piccola cosa, che a stento riusciva a parlare. Lo ripose nella scatolina con estrema attenzione, quasi temesse che avrebbe potuto rompersi da un momento all'altro, dopodiché spostò il contenitore posandolo sull'erba accanto a loro.
    Amore è bellissimo, grazie sussurrò avvicinandosi alle sue labbra e pretendendo un dolce bacio. Stranamente casto, ma che le diceva tutto ciò che lui non era un grado di esprimere a parole. Tu sei bellissima aggiunse staccandosi appena e posando la fronte contro la sua, rifiutandosi categoricamente di allontanarsi. Continui a salvarmi la vita. Fu un ennesimo sussurro lento e dolce, quello, che però aveva un significato immenso.

    Invece ho sentito che
    Tu sarai la forza mia
    La mia strada il mio domani
    Charles Freeman


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    Adorava vedere come Charles -almeno a quei tempi, coff coff- si sentisse libero di non filtrare i suoi sentimenti, lasciando risplendere chiaro e tondo anche il più piccolo frammento di disappunto come quel sopracciglio che si era sollevato perché aveva sciolto la presa sulla sua mano. Quello prima di vedere la confusione aleggiargli sul volto davanti a quel piccolo cimelio che aveva imparato a conoscere, nonostante la sua battutina. «Colpita e affondata!» Ricambiò ridendo di gusto e sollevando entrambe le mani, per una frazione di secondo, tornando poi a cingerlo per il fianco e a strusciare il naso lungo il suo collo. «Cosa mi ha tradita?» Continuò per riempire quel silenzio con cui l'uomo studiava la scatola fragile tra le sue mani, fino a quando non decise di scoperchiarlo. La Aileanach si abbeverò di quelle emozioni che modellarono il viso della persona amata. Con lui accarezzò quelle iniziali incise con lo sguardo per voi vederlo riporlo nello scatolino. «Se non ti piace possiamo camb-» iniziò, un po' dispiaciuta nel vederlo mettere da parte, salvo poi sussultare nel ritrovarselo vicino, troppo vicino ad un bacio di distanza. Bacio che si prese, con quella tenerezza e il romanticismo che lo contraddistingueva. Nel baciarlo si era sbilanciata fino ad aprire le gambe, sedendosi cavalcioni sulla sua coscia, prendendo un respiro insieme, fronte contro fronte. «Un po' come un'ancora, no?» Il tono era basso, come se invisibili spettatori potessero udire quello che non era affatto un segreto. I due adulti si appoggiavano l'uno con l'altra, anche in territori che non era permesso loro di esplorare, almeno sulla carta. Si allungò per riprendere la scatola, aprendola per prendere il bracciale ed allacciarlo al polso sinistro senza mai staccare gli occhi da quei cerchi di un blu che aveva ripreso anche nei suoi capelli. «Così saremo sempre con te», disse a mo' di spiegazione, ricatturando le labbra con le proprie in un bacio caldo, umido, lungo.
    Non seppe per quanto tempo rimase abbarbicata a lui come un koala o un Logan in fase capriccio per il sonno, fatto fu che sentì chiaramente l'aria iniziare a riscaldarsi in temperature che a Londra al momento potevano solo sognare. «Secondo te i ragazzi fanno qualche gara di tuffi da quassù?» Chiese la donna con una miccia di adrenalina a formarsi nella sua voce, pronta ad esplodere ad una minima scintilla. «Non siamo neanche così in alto, tipo quelli» e con l'indice indicò una parete rocciosa di almeno un paio di metri più alta rispetto a quella in cui si trovavano. «Che ne pensi? Ci proviamo?»
    Eilidh Mae
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    Rise. Charles rideva spesso, da quando conosceva Eilidh. Prima non rideva quasi mai, solamente e raramente con Mia, quando non era occupata con Hidenstone, quindi praticamente mai, visto che tra scuola ed esami, era sempre stata occupata.
    Rilassò completamente i muscoli a quel contatto con la sua donna e le passò una mano attorno alla vita per sorreggerla e, contemporaneamente, stringerla a lui affinché non potesse mai lasciarlo. Non glielo aveva mai detto, ma aveva una paura fottuta che si stancasse di quello che era, prendesse i bambini e se ne andasse. E in effetti così sarebbe stato dopo pochi mesi, anche se non successe per i motivi che lui temeva. Ma era ancora presto per pensarci.
    Perché sei un'adorabile ed attenta mamma le sussurrò all'orecchio, sorridendo contro la sua pelle. Profumava di dolce, anche se da uomo non sarebbe mai riuscito ad identificare quale profumo usasse o se fosse semplicemente l'odore naturale -e meraviglioso- della sua pelle.
    Quindi, impaziente, aprì quella scatolina che rivelò qualcosa di semplice ma allo stesso tempo bellissimo. E non poté resistere, la baciò con tutto l'amore che provava per lei. Era un amore infinito che non riusciva ad essere contenuto da una sola persona, ma lui ci provava... e lo dimostrava in quel modo. Non era mai stato bravo ad esprimersi a parole, era piuttosto sicuro che spesso e volentieri le persone pensassero che lui non apprezzasse mai niente, ma aveva semplicemente un modo di reagire diverso.
    La accolse sopra di lui, sulla propria gamba, stringendola, le mani sui fianchi, la fronte contro la sua. La mia ancora concordò, osservandola allontanarsi appena con il busto per afferrare il bracciale celato dalla scatolina ed allacciarglielo al polso sinistro. Non desideravo altro. Siete tutto ciò di cui ho bisogno per sorridere le confidò con un sorriso, come a far capire che non fosse affatto un segreto, anzi era cosa piuttosto nota, almeno a lei.
    E poi ci fu un altro bacio, stavolta più intenso di quello precedente. Le allungò le braccia dietro la schiena, tenendola vicina vicina al proprio corpo. Un bacio lungo, passionale, caldo ma anche umido. Avrebbe dovuto fermarsi ora, altrimenti non ne sarebbe più stato in grado, in futuro.
    Hai mai notato che le persone hanno bisogno di fare qualcosa per sentirsi speciali, mentre le persone speciali non hanno bisogno di fare niente per esserlo? Domandò in quel pensiero un po' contorto, lasciandola andare con un mezzo sorriso quasi timido, ascoltando poi che cosa aveva da dire.
    Non lo so, ma penso di sì. Se lo sapessero i professori, gli verrebbe un colpo commentò in un'ennesima risata, mentre seguiva il dito della sua donna, osservandola con ammirazione. Va bene, ma prima... le rubò un altro fugace bacio, prima di alzarsi in piedi e porgerle la mano. Se lei l'avesse presa, le avrebbe fatto fare una piroetta, concludendola a ridosso del suo petto. Le strinse le braccia attorno alla schiena, ancora, protettivo, e le lasciò un delicato bacio sulla fronte. Beh sono un auror, il rischio è il mio mestiere, quindi... Vestis. Si era scostato di qualche passo, sentendo il freddo procurato da quel distacco, per puntare la bacchetta verso di sé e rimanere praticamente nudo, fatta eccezione per un costume a pantaloncino del colore dei suoi capelli. Si diresse verso il limite massimo dove i piedi si potessero posare e si girò a guardarla, sorridendo ed aspettandola.
    Charles Freeman


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    Se ne stava tra le braccia del suo uomo, tranquilla, ad osservare un panorama così vasto per una piccola isola come quella. Dopo aver carezzato con lo sguardo le cime che si intravedevano al di là della foresta, la medimaga puntò la sua attenzione in direzione della scuola che Victoria Burke aveva messo su, su due piedi, da sola in un territorio molto più ostile rispetto ad Hogsmeade e le sue highland. Hiddenstone, l'accademia dove Lancelot Olwen, amore di una vita di Annie, insegnava Antiche Rune. Per quanto fossero passati gli anni ed i rapporti si erano allentati ancor di più, la Rheon provava dei sentimenti contrastanti nei suoi confronti. Con il suo aplomb Lance era uno dei pochi a farle perdere davvero le staffe, dandole l'opportunità di scatenare il peggio di sé, ma, nonostante gli attriti e gli eventi del passato, la metamorfa ne era affezionata. Chissà cosa se ne stava facendo in quel castello dorato mentre lei se ne stava stesa insieme al suo compagno. Magari cercava di ampliare le menti dei propri studenti verso cammini di apertura, accettazione e diversità; magari si stava gustando una ciotola di popcorn salati al caramello con una riserva di coca cola, rigorosamente zero. Sorrise, rilassandosi contro Freeman, decidendo che quello fosse il momento giusto per lasciargli il piccolo pensiero che aveva preparato per lui. Un bracciale con le persone che lo amavano, che lo avrebbero sempre accolto e che sarebbero stati accanto a lui. Regalo che apprezzò, dopo che lei indicò quelli che potevano sembrare banalissimi graffi. E poi lo baciò, un paio di volte, continuando a mantenere un sorriso sulle labbra che non riusciva proprio a far andare via quando c'era lui. E come avrebbe potuto? Tutto era così perfetto! Eppure, non è che stessero facendo chissà cosa in quello scampolo di tempo che erano riusciti a ritagliarsi tra turni massacranti e due bimbi piccoli. Pensiero cui lui diede voce. «Sì», confermò, con Alexander Olwen a balzare come rappresentante della categoria, ricordandole quanto delle volte esagerasse con i suoi post su instagram -con e senza filtro magico- decantando una vita che non vedeva così brillante. «Ne ho conosciute un paio di persone così». Questo però non significava che loro fossero del tutto noiosi o banali, anzi. «Ehi, questo non vale!» L'aveva distratta con un ultimo tenero bacio, alzandosi in piedi e distanziandosi un po' per usare la magia trasfigurativa. «Mpf», commentò, vedendo gli addominali definiti che aveva imparato a conoscere, la leggera peluria dello stesso colore della sua chioma. Allungò il braccio, affinché le dita ne seguissero i contorni, per poi puntare il catalizzatore verso i suoi vestiti ed imitarlo. «Vestis». La magia avrebbe restituito un costume intero alquanto particolare nella forma, ed in un rigato bianco e blu scuro, così intenso da sembrare nero. «Spero di essere davvero sexy perché, Morgana mi sia testimone, fa freddo, cazzo!» Disse, saltellando sul posto, nel vano tentativo di scaldarsi. Poi ne afferrò la mano, solo per seguirlo fino al precipizio. «Pronto?» Sarebbe stato un salto nel vuoto, dove la fiducia l'uno nell'altro avrebbe aiutato a comprendere anche quanto i due potessero contare l'uno sull'altro. E lei avrebbe mantenuto la presa alla sua mano, senza mai lasciarla neanche nell'incontro con lo specchio dell'acqua, abbarbicandosi a lui per la lenta risalita che li avrebbe attesi. Le gambe a cingere la sua vita e il viso tirato indietro per prendere ampi respiri, prima di lasciarsi andare ad una risata liberatoria. «Oddio, dovremmo venire qui e farlo almeno una volta a settimana!» Si sarebbe allontanata da lui, continuando a muovere le gambe e ad irrigidire il corpo per contrastare le correnti marine. E avrebbe preso a nuotare, fino ad una zona più calma, dove l'acqua era così piatta da ricordare una tavola da surf. Una volta lì si sarebbe stesa sul dorso, nel ricordo di una stella marina, beandosi del calore dei raggi di un sole troppo caldo rispetto a quello londinese, tanto da farle credere per un attimo che ci fosse il pizzico della magia e non della mera longitudine. «Se avessi avuto la possibilità di frequentare la scuola di Mia, in che casa pensi che saresti stato smistato?» Non ne sapeva un granché delle caratteristiche necessarie, ma un'idea tutta sua se l'era fatta nella mente. «Secondo me saresti un perfetto Ametista, sì, assolutamente sì!» Avrebbe detto sollevando un dito verso di lui fino ad incontrare il suo petto per avere la scusa di tornare a toccarlo.
    Eilidh Mae
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    Lavorare come auror gli risucchiava così tanto tempo e così tante energie, che la sera quando tornava a casa non riusciva a fare altro che accasciarsi sul divano, far accoccolare la sua dolce metà contro il proprio petto e guardare un film assieme ai bambini, raccontandosi delle rispettive giornate.
    Quello di poter stare insieme con un po' di energie in corpo, in un luogo diverso dal morbido sofà di cui disponeva il suo salone, era un evento speciale ed andava celebrato. Infatti la donna aveva deciso così, facendogli un regalo che gli fece illuminare gli occhi. Quei gesti così apparentemente ordinari, per Charles avevano un valore grandissimo, se fatti dalle persone che amava.
    Anche io ne conosco alcune approvò, liquidando però il discorso con un gesto della mano.
    Eilidh rientrava in quella categoria di persone che per dimostrare quanto fossero speciali, non aveva bisogno di fare nulla, non agli occhi di Charles. Con la sua sola presenza ed un suo sorriso, riusciva ad illuminare tutta la stanza, facendogli quasi credere che tutto il male del mondo, non esistesse.
    Sorrise alle sue proteste dopo essersi alzato e cambiato grazie alla magia che, doveva dirlo, aveva sempre salvato loro il culo in un sacco di occasioni.
    Sentendo il suo tocco sugli addominali, tutta una serie di pensieri impuri si affollarono sulla sua testa e spesso finivano con loro due dentro una grotta, al diavolo qualsiasi proposito temerario avessero previsto.
    Tu sei sexy anche con un sacco addosso, piccola annunciò osservandola mentre alla vista di quel costume, i pensieri impuri aumentavano a dismisura. Ma per fare sesso ci sarebbe stato tempo più tardi, quando il tempo non avrebbe più permesso loro di stare fuori e sarebbero tornati alla locanda che lui aveva prenotato per quella notte. Nato pronto assicurò, mentre le loro dita si incrociavano ed i loro piedi erano ad un soffio dal vuoto. Non ci vollero che pochi secondi per lasciarsi cadere, volare diversi metri più in basso. Sembrava un'altezza enorme, ma nel giro di pochi secondi i loro piedi sfondarono lo specchio d'acqua e si ritrovarono nelle profondità marine, prima di risalire e fare capolino in superficie.
    Se il lavoro ce lo permettesse, sarebbe grandioso replicò con una risata, seguendola in quel pezzo di mare dove l'acqua non sembrava avere brutte intenzioni, priva di correnti improvvise.
    Io invece credo che sarei potuto cingere solamente un Opale Nero, stando a quello che mi racconta Mia replicò, avvicinandosi a lei e posandole una mano sotto la schiena, chinando la testa per darle un bacio dolce sulle labbra. Tu invece? Sono conto a scommettere che il dioptasio ti donerebbe, piccola corva saccente la canzonò, avvicinandosi ad una roccia piatta ed issandosi su, allungando poi la mano perché anche lei facesse lo stesso. Se lo avesse seguito, quindi, l'avrebbe fatta accomodare sopra le proprie ginocchia.
    Charles Freeman


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    Eilidh e Charles. Charles ed Eilidh. Due nomi che suonavano bene insieme, due personalità che sembravano funzionare insieme, due persone che promettevano qualcosa di lungo e duraturo. E per la Aileanach era vero, tanto da crederci profondamente in quella relazione. Si era innamorata di lui poco alla volta, giorno dopo giorno, nelle piccole cose e nel modo con cui si interfacciava con Logan. Con Brianna, poi, aveva finito col capitombolare definitivamente, tanto da dargli il suo cognome perché se biologicamente parlando suo padre sarebbe stato sempre Sewati Anderson, nella realtà sarebbe stato il rosso ad occupare una posizione così difficile e precaria come quella. Per lei e per il ricciolino biondo della famiglia.
    Eilidh si sentiva felice, potente, incurante delle avversità e pronta a buttarsi giù da una scogliera insieme a lui, perché sapeva che mai l’avrebbe lasciata andare. Eilidh amava Charles così tanto che era facile pensare a nuovi mondi, a realtà parallele dove invece di essere un auror ed una medimaga erano ancora studenti di una delle accademie magiche più prestigiose al mondo. Dopo aver nuotato fino ad una zona più calda e calma, la corvina aveva dato inizio a un gioco basato su ipotesi, ovvero dove sarebbero finiti se avessero interrogato lo Snaso in sala Grande. Il fatto che lei lo vedesse come un Ametrin, proprio come la sorella, fu visto dal diretto interessato quasi come un insulto, nonostante la sua mano andò a posarsi sotto la sua schiena e le sue labbra ad avvicinarsi alle sue per un casto, fin troppo, bacio a stampo. Un diversivo per rivelarle quello che invece sarebbe spettato a lei. «Ah sì?» Avrebbe chiesto, riprendendo a mantenersi a galla e poi prendere a nuotare solo per raggiungerlo. «Quello oppure…» osservò, afferrando la sua mano ed arrampicandosi sulla roccia. «Ho sempre pensato che i Black Opal alla fine mi avrebbero accolta volentieri», ammise, finendo con l’accomodarsi sulle sue ginocchia. «Ti immagini? Essere compagni di casa?» Le braccia avrebbero stretto le spalle dell’uomo mentre la fronte sarebbe stata posata su quella di lui. «Chissà come sarebbe andata», si chiese ad alta voce, «forse avremmo trovato il modo di essere qui, proprio come ora». E lo baciò, dolcemente. Se qualcuno dal suo passato fosse giunto per vedere quella scena forse l’avrebbero presa per pazza -ancor di più- o forse sotto l’effetto di qualche filtro d’amore, ma la verità era solo una: amava Charles Freeman molto più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
    Eilidh Mae
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    Come Eilidh amava Charles, anche lui amava lei.
    La amava così tanto da far male. Quel sentimento, spesso, minacciava di esplodergli nel petto, timoroso che non sarebbe riuscito ad esternarlo.
    Non pensava di poter amare così intensamente qualcuno ed essere amato, dopo quanto successo quella notte di tanti anni prima, dopo che il suo corpo è stato marchiato per sempre da un licantropo.
    E invece no, Eilidh aveva visto ciò che il lupo gli aveva fatto, aveva percorso ogni sua cicatrice con le dita e l'aveva amava come Charles non avrebbe mai potuto pensare. Non aveva giudicato i suoi segni, aveva solamente ascoltato le sue parole, lo aveva rassicurato e non lo aveva abbandonato, cosa che lui aveva temuto sopra qualsiasi altro avvenimento.
    ed ora invece eccoli là, a tuffarsi da una scogliera senza alcun pensiero, proprio come due adolescenti che non avevano altri problemi se non gli esami imminenti. Era così bello poter essere spensierato anche solo per un pomeriggio, lontani da tutto il corrotto che purtroppo il mondo aveva da offrire.
    Sorrise alla sua donna, annuendo con convinzione.
    Il loro povero divano non ne avrebbe potuto più di noi ridacchiò l'uomo all'ipotesi che potessero essere compagni di casa. Sarebbe stato divertente ed anche molto eccitante. Ci saremmo conosciuti prima, ci saremmo amati prima... sarebbe stato un sogno annunciò, con sguardo ammirante posato nel suo.
    Però, indipendentemente dal passato, noi siamo qui. Ogni nostra singola scelta, ci ha portati a questo momento. Forse se tu non avessi deciso di fare la medimaga ed io l'auror o se quel giorno io non fossi andato in missione o se tu avessi avuto il giorno libero, non ci saremmo mai conosciuti... oppure sarebbe successo, magari al bar dell'ospedale anziché in ambulatorio, magari le cose sarebbero andate diversamente, magari no. Fantasticò per un po' ad un filo dalle sue labbra, mentre le sue mani la reggevano saldamente a sé, posate dove la schiena finiva a favore della curva del suo sedere. Era così bello poterla toccare. Ma importa solo che ora siamo qui. Ti amo, Eilidh. Concluse con un sospiro, godendosi il calore del suo corpo che faceva contrasto contro il freddo esterno.
    Charles Freeman


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