Legami indissolubili

Louise&Julian

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  1. Louise De Maris
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    LOUISE DE MARIS

    La Torre dell'Orologio era entrata sin da subito nel cuore di Louise: di antica costruzione, era isolato rispetto al resto del castello. Nessuno sembrava osare mettere piede lì dentro, tranne quei pochi che avevano voglia di visitare la Torre di Cristallo ma, effettivamente, quasi nessuno, soprattutto ragazze, si spingevano fin lì, pur di non dar a vedere quello che i ragazzi avrebbero considerato un panorama naturale, più naturale di quello che si profilava all'orizzonte. Evidentemente, ciò che era celato sotto le gonne era più intrigante di ciò che il luogo prometteva.
    Inoltre, l'arredamento era accogliente, facendola sentire a casa più di qualsiasi altro posto: un camino riscaldava le poche poltrone disposte, su cui ci si poteva accoccolare, riposarsi per qualche istante.
    Aveva inviato un pezzo di pergamena a Julian , con l'intenzione di incontrarlo: ormai, voleva troppo bene a quel ragazzo, l'aveva aiutata in ogni modo. L'amicizia che si era venuta a creare sembrava un filo indissolubile legato attorno ai loro polsi: non poteva dimenticare.

    CITAZIONE
    Caro Julian,
    ci vediamo alla Torre dell'Orologio questa sera alle 19:30.
    Tua amica

    Non si era firmata: era un breve messaggio, ma non aveva voluto inserire il suo nome per paura che fosse intercettato. Suo zio avrebbe tenuto a breve una festa in cui sarebbero stati presenti tutti i pretendenti della sua mano e tra loro vi era anche Brian Ensor, professore di Difesa Contro le Arti Oscure. Una materia in contraddizione con la sua stessa indole.
    Così, quella sera, aveva raccolto dalle cucine una caraffa di cioccolata calda e due tazze, per condividerlo con Julian, e li aveva nascosti nella sua borsa, in modo tale che niente si versasse.
    Una volta raggiunta la Torre e assicuratisi che non ci fosse nessuno, si sedette su una delle poltrone vicino al caminetto, riscaldando la punta delle sue dita, fredde.
    Il suo corpo teso irradiava ansia, il suo respiro era corto e il battito del suo cuore leggermente accelerato.
    Nella sua testa frullava un solo pensiero: "Verrà? O non verrà?". Sperava davvero di sì.


     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    La scuola era iniziata e finalmente Julian aveva davvero qualcosa da fare: classificare i professori per quale fosse il più aggirabile, dove puntare a prendere dei voti maggiori ed entrare nelle grazie di qualcuno. Oltre che nelle mutande di altri.
    Julian continuava a vagare per la scuola con l'intenzione di conoscerne ogni meandro e di riuscire a cogliere gli angoli più carini di quell'istituto che doveva ammettere non gli dispiaceva affatto com'era stato strutturato.
    Voleva arrivare ovunque, scorpire anche i più piccoli misteri di quel castello, ma quel pomeriggio questa sua ricerca dovette fermarsi e dovette mettere da parte l'obiettivo, almeno momentaneamente per poter soddisfare la richiesta di quel qualcuno che ormai aveva preso a cuore già prima di entrare in quell'Istituto.
    Non rispose a quel bigliettino, piegandolo amorevolmente e ricacciandolo nella tasca dei pantaloni eleganti della divisa. La camicia era abbottonata solo il giusto per non far vedere il petto nudo, un lembo di essa era nei pantaloni, l'altro fuori, la giacca sopra, abbottonata solo con il centrale, la cravatta era slacciata, ma comunque appesa sulle spalle.
    Aveva recuperato qualche biscotto dal suo baule: biscotti con gocce di cioccolato, una confezione da tre da regalare alla ragazza, che sicuramente aveva bisogno di un minimo di dolcezza, conoscendo la realtà da dove veniva, quindi a grosse falcate cercò di raggiungere la torre dell'orologio, un posto sicuramente isolato e decisamente intimo, che Julian ancora non aveva visitato per niente.
    Quando arrivò, cercò di fare in silenzio, per non farsi sentire e provando ad arrivare alle spalle della poltrona dove si era seduta Louise, provò quindi a raggiungerla senza fare rumore e con tono basso e sussurrato, avrebbe parlato solo una volta alle sue spalle «Buonasera, signorina De Maris. Avete richiesto la mia presenza?» - il suo tono era dolce e caldo, un sussurro vicino alla pelle del suo orecchio.
    Julian Miller

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  3. Louise De Maris
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    LOUISE DE MARIS

    Non bastò la soffice e comoda poltrona a irretire i suoi timori: ne erano testimoni le mani, che si avvolgevano e attorcigliavano le une alle altre, come le loro dita affusolate e lunghe, che contornavano i profili con il loro movimento. Si domandava cosa avrebbe dovuto dire a Julian, se mai si fosse presentato: gli avrebbe dovuto raccontare le vicende che era stata costretta a vivere? Oppure doveva zittire sé stessa e ascoltare il giovane ragazzo che si era prodigato per lei? E lui come si sarebbe comportato? Non sapeva darsi davvero una risposta e non avrebbe dovuto fare altro che attendere, ma quelle domande le venivano così spontanee e naturali che era impossibile cacciarle via con uno scuotimento di testa.
    Il calore dettato dal fuoco del camino si era irradiato dalle punte dei suoi arti in tutto il suo corpo: dapprima le gambe, poi il busto, fino a quando non si sentì piacevolmente intorpidita e assonnata. Stava per addormentarsi quando una voce le risuonò in un orecchio, a distanza parecchio ravvicinata: non fu solo questa a scuoterla dal sonno, ma anche il solletico all'interno del padiglione auricolare che quella comportò. Non sobbalzò, ma si ritrovò a svegliarsi dolcemente, come cullata da quel sussurro dolce.
    Girò il suo volto e, conseguentemente, il suo busto verso la fonte.
    - Julian! Sei venuto! - disse, dapprima con occhi sorpresi, poi con un grande sorriso che la illuminò nelle fattezze. Si alzò dal divano per raggiungerlo e lo abbracciò forte, stringendolo a sé come se volesse che diventasse parte di sé, in qualche modo. Quando lo lasciò andare, lo osservò soltanto e gli prese una mano.
    - Pensavo non saresti venuto... mi dispiace di averti mandato un biglietto senza firma, ma non potevo mettere il mio nome... -
    Probabilmente, di lì a poco, il ragazzo le avrebbe chiesto il perché e lei avrebbe dovuto spiegarne il motivo.
    - Ma... prego! - affermò, con un cenno della mano. - Siediti, non voglio farti stare in piedi. -
    Si accomodò sul divano, facendo spazio a Julian. Servì la cioccolata calda nei bicchieri e porse il primo a Julian.
    - Ho preso della cioccolata calda dalle cucine. Spero di non aver fatto un errore... fa freddo oggi, quindi, ho pensato sarebbe stato bello condividere qualcosa di caldo. Oltre il caminetto, si intende - e rise.


     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Julian sapeva mescolare una grande dose di dolcezza alla sua strafottenza e con Louise era capace di aumentare la percentuale di zucchero che aveva nel sangue, anche solo per vederla illuminarsi di quel sorriso che sapeva perfettamente che lei doveva meritare. Quando la vide svegliarsi dolcemente dal suo torpore, fu quasi una goduria per gli occhi, mentre rimaneva con quel sorriso dolce sul volto, leggermente incuriosito dalla sua reazione «Come avrei potuto non correre da te, Louise...» - le soffiò in un tono caldo e armonioso, mentre con le braccia la accoglieva stringendola a sé, in quello slancio che non si sarebbe aspettato così improvvisamente, ma che accettò di gran lunga. Ne sentì le spalle piccole e le strinse appena un po' di più respirando l'odore dei suoi capelli, dopo aver ficcato la punta del naso proprio in questi. La fece allontanare con grande dispiacere, dipinto appena sul proprio volto, ma senza cancellare quella parentesi sollevata in quel sorriso delicato. Sentì la mano di lei e quasi istintivamente fece per incrociare le loro dita, se avesse potuto, ascoltando con la fronte aggrottata quelle scuse. D'istinto, la mano libera dalla presa di Louise, si sollevò verso il suo volto, se non si fosse spostata l'indice di quella si sarebbe posato delicatamente in verticale, sulle labbra di lei «Sshh... non devi scusarti. Io so sempre quando sei tu a cercarmi, non ho bisogno della tua firma. Riconoscerei le tue parole anche se scritte nell'aria.» - gli sorrise, questa volta un angolo delle labbra si sollevò più dell'altro e la mano fece per scivolare verso i capelli, se glielo avesse concesso, spostandoli appena dietro l'orecchio di lei.
    Non lasciò la mano di lei nemmeno per sedersi, fino a quando la ragazzina non decise di servir loro la cioccolata, mentre lui cacciava i biscotti con gocce di cioccolato «E io ti ho portato i biscotti.» - le disse con un occhiolino, annusando il calore di quella cioccolata calda.
    «Il fatto che tu non abbia firmato il messaggio, mi fa pensare che le cose non si siano modificate in questi giorni...» - e lei sapeva che lui si stesse riferendo alla situazione con i suoi zii. Sorseggiava la cioccolata, mentre con il corpo si fece lievemente più vicino all'ametrina «Suvvia, ci sono anche io a farti calore.» - un altro occhiolino in sua direzione.
    Julian Miller

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