Una finale sfortunata

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  1. Aaron Barnes
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    San Mungo
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    Evan Jack Peters, aveva fatto veramente di tutto pur di entrare in quella organizzazione e soprattutto aveva deciso che la sua vita doveva essere dedicata a quello che gli piaceva di più: se stesso, le sue voglie e le sue follie. Da quando frequentava Annie, doveva ammettere che ogni tanto un barlume di coscienza veniva fuori, ma dopo quello che era successo e dopo quella intervista di quel tizio, Evan fece almeno 10 passi indietro. Strano ma vero, l'acromantula era l'unica famiglia che davvero sentiva di avere. Da bravo sociopatico quale era, si era informato, aveva cercato informazioni sui suoi compagni, li aveva stolkerizzati e ne aveva fatto diventare quasi un'ossessione. Ovviamente nei limiti del possibile, ma una cosa era certa: li sentiva esattamente come se fossero i suoi fratelli. C'era qualcosa di estremamente assurdo ed inquietante in tutto quello, ma Evan si sentiva bene quando succedevano quelle cose.

    Adesso, però, la questione principale da risolvere non risiedeva moltissimo nei sentimentalismi, ma sicuramente in quelli che erano stati capaci di dire sulla sua famiglia. Aveva letto ed anche in quel caso si era documentato, aveva cercato la vita di quel tizio su internet, in biblioteca ed avrebbe anche cercato di seguirlo in qualche modo nei giorni precedenti. Se era vero che i sociopatici avevano anche delle qualità, la sua era il fatto che non gli piaceva essere preso alla sprovvista. Doveva essere sempre un passo avanti a chi decideva - o comunque a chi gli veniva detto - di uccidere, o avere informazioni. La sociopatia, che in particolar modo e nel suo caso sfociava, in un disturbo narcisistico di personalità. Evan era un bugiardo, mentiva sempre, costantemente, da quando aveva sviluppato quel tipo di disturbo della personalità, era un soggetto che ingannava le persone, presentandosi spesso e volentieri con altri nomi e con una vita completamente inventata. Lo aveva fatto con Gerd, lo aveva fatto con Alexey, lo aveva fatto con Madison, Auror. Solamente ad una di queste aveva detto come si chiamasse veramente, ma aveva mentito su tutto il resto. Quindi, aveva quasi un vantaggio in tutta quella storia. La sua disgrazia, la sua malattia mentale poteva, per una sola volta nella sua vita, essergli d'aiuto. Si era informato sul luogo, aveva trovato delle informazioni sulle due squadre che giocavano. Era uno che tendeva a fare le cose un pò da solo, un pò per fatti suoi e comunque era la sua prima vera missione che svolgeva con l'acromantula o comunque con più membri di essa. Conosceva solamente Nara, ma non aveva idea di dove fosse e come volesse agire, ma in fondo a cosa importava? A lui non serviva nessuno, a lui non serviva neanche qualcuno che gli dicesse come farlo, bastava solamente sapere cosa fare. Evan Jack Peters era molto più per le obbligazioni di risultato che di mezzi.

    Quella mattina si era vestito con una tuta, ben attento ad abbinare i colori, ma cercando di essere il più anonimo possibile. Si era messo davanti allo specchio ed aveva fatto delle prove: "Noa è troppo ricco ed esuberante, e Jack è troppo impulsivo e romantico. Evan è troppo riconducibile a me! Cristinel! Bingo!" La sua mente era corrotta e la cosa sorprendente era che riusciva a ricordarsi tutte le bugie che diceva. Si mise degli occhiali grandi, da informatico, i capelli divennero neri, la sua pelle più chiara, i suoi occhi di un nocciola nutella intenso.

    Arrivò allo stadio in perfetto orario e senza neanche riflettere troppo, si fece un giro per tutto il perimetro, le persone potevano entrare, accomodarsi, ma lui, dopo quello che gli aveva fatto combinare Robert per quel diavolo di artefatto aveva imparato che perlustrare la zona prima e sapere dove potersi smaterializzare era una cosa fondamentale. C'era solamente un'uscita sul retro e c'erano almeno 10 maghi a presidiarla. Evan fece un sorrisone a tutti loro. "Ciao! Sono il ragazzo nuovo della sicurezza, mi hanno detto di venire da voi per una divisa e un cartellino identificativo. Mi chiamo Cristinel Radu. Vengo dalla Romania! " la sua mano era tesa verso i ragazzi. Sicuramente era una mossa rischiosa, ma Evan aveva una bacchetta e se fosse stato necessario li avrebbe uccisi tutti e 10. Comunque il suo sguardo era dolcissimo e forse anche un pò impacciato. Sapeva mentire bene, era qualcosa di innato in lui. Dal portafoglio, caccio una carta d'identità, assolutamente falsa, ma comunque ben fatta. I criminali avevano delle risorse e dei contatti illimitati, inoltre, aveva mandato una risposta a Damien proprio con le sue intenzioni e se Damien lo avrebbe ascoltato, era sicuro che lo avrebbe anche aiutato. In fondo all'interno dello stadio era utile essere ognuno in un ruolo diverso, perchè non si conoscevano, ma avevano davvero tutti quanti lo stesso obiettivo e si riteneva fin troppo intelligente per non riconoscere i suoi compagni. Quelli dell'acromantula avevano uno sguardo diverso. Attese semplicemente una risposta dai tizi, sperando che la sua faccia cambiata e di culo, fosse ancora una volta la sua unica salvezza.

    si finge un ragazzo nuovo della sicurezza, va sul retro e interagisce con i maghi che sono li, e cerca di ottenere una divisa e un cartellino identificativo. Mostra anche un documento con nome e cognome Cristinel Rodu.
    Evan da scheda é un metamorfo, quindi cambia colore dei capelli, occhi e carnaggione
     
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75 replies since 5/9/2021, 08:31   1763 views
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