Julian Miller - Smistamento

«E così questa è la bellissima Hidestone.» - commentò Julian, mentre si guardava attorno, con le mani nelle tasche dei pantaloni e quella camicia aperta fino al terzo bottone, bianca, che usciva in maniera scomposta dai pantaloni, come se a lui non fregasse niente di apparire perfetto agli occhi degli altri novellini che stavano intorno a lui.
Il suo sorrisetto strafottente era sempre stampato sul volto, i ricci rimbalzavano come molle sulla testa, mentre avanzava per raggiungere la Sala dove avrebbe fatto lo smistamento. Non era il primo della sua vita, quindi non era per niente preoccupato di quello che sarebbe accaduto. Era ambizioso, sapeva che sarebbe finito nella Casa migliore di quell'Accademia e avrebbe continuato a spiccare sugli altri come aveva sempre fatto ad Ilvermorny.
Guardava ogni studente e studentessa che gli passava accanto, cercando di memorizzarne i nomi e i volti, per poterne poi fare una piccola scheda personale nella propria mente. Apprezzava molte delle studentesse che erano passate in precedenza e doveva ammettere che anche qualche ragazzino non era niente male.
Insomma, quell'Accademia sembrava sicuramente avere qualcosa di interessante con cui Julian avrebbe potuto giochicchiare di tanto in tanto.
Gli occhi volarono anche su qualche studente e qualche studentessa degli anni successivi al suo, insomma non ci lasciava nessuno e doveva ben capire cosa offrisse quella scuola per uno che si annoiava facilmente.
Quando venne fatto il suo nome, Julian sospirò e si mosse per raggiungere quella simpatica statua che avrebbe deciso i suoi anni accademici dove sarebbero stati portati avanti.
Era molto competitivo, ma allo stesso tempo non lasciava spazio a distrazioni quando si trattava di studiare e amava farlo, per apparire il migliore della classe in ogni attimo che si passava a lezione.
La sua sorellona, precedentemente aveva portato alto il nome dei Miller in quella stessa accademia e lui doveva fare ancor meglio dell'altra, che già era stata perfetta di per sé.
«Eccoci qua.» - sussurrò alla statua, per poi chiudere le iridi scure e dipingersi sul volto quel sorriso sicuro e strafottente, ancora una volta.
Già immaginava se stesso in una delle teche nella sala trofei, una sua foto o una targa, insomma, dove si elogiavano quei favolosi ricci neri e le sue capacità intellettive. Doveva sicuramente raggiungere quell'obiettivo e provare a diventare una targa in quella Sala per poi uscire dall'Accademia e dimostrare al mondo intero cosa realmente significasse essere Julian Miller.
Riaprì gli occhi di scattò e deciso e a gran voce «Revelio!» - appellò l'incantesimo e attese di vedere quale fosse la spilla a lui concessa.

Julian Miller

Light my fire.

Studente, -